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Autore: MedusaNoir    20/05/2010    4 recensioni
Cosa c'è oltre la soglia? Silenzio? Amore? Rimorso? Riconciliazione? O solo... un inizio?
Dedicato a tutti i personaggi amati, e non, che ci hanno lasciato durante la saga.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Prima di tutto ringrazio coloro che hanno commentato perché mi fa molto piacere sapere di essere riuscita a colpirvi!
Mi è capitato di chiedermi se Sirius avesse mai perdonato Peter, ma non credo che l'abbia fatto: credo che invece sia stato mangiato dal rimorso fino alla morte per non aver fatto lui da Custode Segreto. Povero Sirius!
Sì, sono una ragazza XD

Capitolo V

 

Cosa c’è oltre la soglia?

Una cattedrale.

E’ un bel posto?

E’ stupenda… Non ho mai visto un luogo così bello.

Sei felice?

Sì, perché sto andando incontro a lui.

 

Percorro la navata centrale a passo lento, quasi di danza, non sembro più goffa come al solito. Indosso il mio abito da sposa, il velo mi ricade delicatamente davanti al viso, mentre mi avvicino all’altare. Malocchio è seduto dietro, l’occhio ancora al suo posto, e davanti a lui, splendente come sempre e raggiante alla vista della tua futura sposa, ci sei tu, Remus.

Ti stavo aspettando.

Malocchio mi parla e per attimo distolgo lo sguardo da quella meravigliosa visione che è il tuo sorriso, rivolgendolo a un imponente arco di marmo alla mia sinistra, che si affaccia su un enorme giardino pieno di margherite, tulipani e rose. Al centro c’è un salice, i rami ondeggianti al vento.

Nome.

Faccio una smorfia divertita.

Ninfadora Tonks.

Età.

Ventiquattro anni.

Luogo di nascita.

Londra, San Mungo.

Luogo di morte.

Hogwarts.

La mia smorfia ora diventa di dolore: mi sono data da fare per raggiungerti il più presto possibile.

Causa.

Omicidio.

Chi.

Mia zia, Bellatrix Lestrange.

Dove.

Mi volto verso di te. Continui a guardarmi, come estasiato, cercando di cogliere ogni piccolo dettaglio del mio aspetto, ogni mio movimento, ogni sorriso. Sono così felice di rivederti che i miei capelli cambiano colore a ogni battito del mio cuore. Mi prendi la mano.

 

Dopo pochi secondi siamo a Grimmauld Place, a casa di Sirius, e mentre ci guardiamo attorno un rumore di oggetto caduto in terra e subito dopo un urlo assordante riempiono il vuoto.

- Feccia! Figli di Babbani! Sono nella mia casa, qui, a casa di Purosangue! Cosa devo vedere! –

- Adesso basta! - , ordina una voce alle nostre spalle, richiudendo con un incantesimo le tende del quadro della signora Black. Mi volto e, davanti a me, trovo te, un po’ più giovane, gli stessi occhi. Ti avvicini alla porta, raccogli il portaombrelli e fai cenno di entrare alla ragazza che ti trovi davanti. C’è una Tonks poco più che ventenne che, guardando a terra, si scusa per la confusione che aveva fatto. Il giovane Remus può vederla anche lì, al buio, illuminata dal rosa dei suoi capelli.

- Tranquilla, l’importante è che non abbia richiamato anche Kreacher, sennò saresti davvero stata nei guai - , sorride. – Io sono Remus Lupin –

- Tonks, piacere… - . Alza lo sguardo e incontra il suo: riascolto dentro il mio petto le emozioni provate in quel momento alla vista del tuo viso e arrossisco teneramente. Mentre i nostri giovani noi continuano a guardarsi in silenzio per qualche secondo, mi sento vorticare su me stessa, sempre stretta alla tua mano, per ritrovarmi qualche metro più in là, più di un anno dopo. Siamo nella cucina, ti sto dando le spalle, senza il coraggio di guardarti negli occhi.

- Remus, io ti amo – . Le parole escono dalla mia bocca ferme, risolute, come sapendo che quel profondo sentimento non potrebbe mai essere annientato da nulla.

- Lo so - . C’è dolore nella tua voce, la consapevolezza di chi sa che non è tempo per amarsi.

- E tu? - . Suona come un disperato tentativo di sapere; mi sento un po’ infantile, ma ho bisogno di sentirmelo dire.

- Dora, non possiamo. Io… io l’ho sempre saputo, fin dal primo istante. Però… però l’ho sempre rifiutato, non potevo pensare che una ragazza così giovane, così piena di tempo davanti potesse passare la sua vita con me, un vecchio... un uomo ormai grande, che ha sofferto tanto… -

- Anch’io ho sofferto, Remus –

- Non capisci! Tu… tu non puoi capire... Siamo in un clima di guerra, la situazione è disperata, non possiamo permetterci certi lussi… -

- E così amare sarebbe un lusso? –

- No, no, non capisci cosa voglio dire… Io… non lo so neanch’io… Sono grande per te, sono grande per amare… non posso… Tu mi ami, credo nelle tue parole, ma… -

- E tu? - . Lo ripeto con la stessa fermezza di prima, con il disperato bisogno di essere accettata da lui. Mi volto a guardarlo. Non distoglie lo sguardo dai miei occhi.

- Sono pericoloso per te… sono un lupo mannaro, Dora, lo sai. Non posso permettermi di amarti… - .

Non ti lascio finire la frase: ti prendo il volto tra le mani, alzandomi in punta di piedi, e ti bacio delicatamente sulle labbra. Con un’espressione di profondo dolore e combattimento interiore, ricambi il mio bacio

Ancora un'altra giravolta, ancora un’altra stretta di mano e ci ritroviamo a casa dei miei genitori, pochi mesi fa. Sono distesa sul letto e non riesco a trattenere le urla mentre mia madre mi aiuta a far nascere il bambino. Tu aspetti fuori dalla porta e irrompi nella stanza appena senti il suo vagito.

- Dora, è nato? E’ andato tutto bene? - , chiedi in preda all’ansia. Mia madre ti porge il piccolo appena avvolto in fasce e tu lo accogli tra le tue braccia tremanti come se dovesse rompersi al primo movimento brusco. Lo guardi con la bocca spalancata, senza riuscire a pronunciare nessuna parola. Il piccolo arriccia il nasino e ogni volta che lo fa i suoi capelli cambiano colore. Sorridendo innamorato, ti avvicini a me per far godere anche me della sua straordinaria essenza.

- Hai deciso come chiamarlo? - , mi chiedi accarezzandomi la testa mentre prendo in braccio il bambino.

- Pensavo… pensavo Ted, come mio padre - . Alle mie parole mia madre nasconde il viso per evitare di infettare con lacrime di dolore un momento così magnifico.

- Al piccolo Teddy, allora - , sorridi avvicinandoti per baciarlo sulla fronte.

Il vero te mi stringe ancora una volta la mano, ma leggermente la lascio andare. – Voglio salutarlo un’ultima volta - , ti dico. Mi avvicino a Teddy, al nostro Teddy e gli sfioro le guance, mentre le lacrime mi sfiorano copiose il volto.

 

Finito?

Sì.

Cosa vuoi fare?

Voglio… vogliamo andare avanti.

Ti sorrido.

Questa è la tua chiave. Apri il cancello.

Prendo lentamente la chiave dalla mano di Malocchio. Lo guardo riconoscente di tutto ciò che ha fatto per me e poi mi volto un’ultima volta verso il portone della cattedrale, dal quale sono venuta. Andando avanti lascerò solo Teddy... Potrei cercare di stargli accanto anche solo come una presenza silenziosa, per vederlo crescere e salvarlo da ogni pericolo…

- Ha Harry - .

Per la prima volta pronunci parola e io non ho bisogno di pensare. Tenendoti per mano ci incamminiamo attraverso l’arco e in fondo al giardino vedo un cancello bianco e elegante ergersi imponente. Improvvisamente vedo delle figure farsi spazio dai rami del salice: James, Sirius e Lily ti vengono incontro, mentre io, emozionata e felice, vedo mio padre aprire le braccia per accogliermi con tutto il suo bene. Mi sorridi e poco prima di lasciarmi andare da lui mi sussurri innamorato alcune parole all’orecchio.

Non lasciarmi più solo.

   
 
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