Mi è capitato di chiedermi se Sirius avesse mai perdonato Peter, ma non credo che l'abbia fatto: credo che invece sia stato mangiato dal rimorso fino alla morte per non aver fatto lui da Custode Segreto. Povero Sirius!
Sì, sono una ragazza XD
Capitolo
V
Cosa
c’è oltre la
soglia?
Una
cattedrale.
E’ un bel
posto?
E’
stupenda… Non ho mai visto
un luogo così bello.
Sei felice?
Sì,
perché sto andando
incontro a lui.
Percorro la navata centrale a passo
lento, quasi di
danza, non sembro più goffa come al solito. Indosso il mio
abito da sposa, il
velo mi ricade delicatamente davanti al viso, mentre mi avvicino
all’altare.
Malocchio è seduto dietro, l’occhio ancora al suo
posto, e davanti a lui,
splendente come sempre e raggiante alla vista della tua futura sposa,
ci sei
tu, Remus.
Ti stavo
aspettando.
Malocchio mi parla e per attimo
distolgo lo sguardo da
quella meravigliosa visione che è il tuo sorriso,
rivolgendolo a un imponente arco
di marmo alla mia sinistra, che si affaccia su un enorme giardino pieno
di
margherite, tulipani e rose. Al centro c’è un
salice, i rami ondeggianti al
vento.
Nome.
Faccio una smorfia divertita.
Ninfadora
Tonks.
Età.
Ventiquattro
anni.
Luogo di nascita.
Londra,
San Mungo.
Luogo di morte.
Hogwarts.
La mia smorfia ora diventa di
dolore: mi sono data da
fare per raggiungerti il più presto possibile.
Causa.
Omicidio.
Chi.
Mia
zia, Bellatrix Lestrange.
Dove.
Mi volto verso di te. Continui a
guardarmi, come
estasiato, cercando di cogliere ogni piccolo dettaglio del mio aspetto,
ogni
mio movimento, ogni sorriso. Sono così felice di rivederti
che i miei capelli
cambiano colore a ogni battito del mio cuore. Mi prendi la mano.
Dopo pochi secondi siamo a
Grimmauld Place, a casa di
Sirius, e mentre ci guardiamo attorno un rumore di oggetto caduto in
terra e
subito dopo un urlo assordante riempiono il vuoto.
- Feccia! Figli di Babbani! Sono
nella mia casa, qui,
a casa di Purosangue! Cosa devo vedere! –
- Adesso basta! - , ordina una voce
alle nostre
spalle, richiudendo con un incantesimo le tende del quadro della
signora Black.
Mi volto e, davanti a me, trovo te, un po’ più
giovane, gli stessi occhi. Ti
avvicini alla porta, raccogli il portaombrelli e fai cenno di entrare
alla
ragazza che ti trovi davanti. C’è una Tonks poco
più che ventenne che,
guardando a terra, si scusa per la confusione che aveva fatto. Il
giovane Remus
può vederla anche lì, al buio, illuminata dal
rosa dei suoi capelli.
- Tranquilla,
l’importante è che non abbia richiamato
anche Kreacher, sennò saresti davvero stata nei guai - ,
sorride. – Io sono
Remus Lupin –
- Tonks, piacere… - .
Alza lo sguardo e incontra il
suo: riascolto dentro il mio petto le emozioni provate in quel momento
alla
vista del tuo viso e arrossisco teneramente. Mentre i nostri giovani
noi
continuano a guardarsi in silenzio per qualche secondo, mi sento
vorticare su
me stessa, sempre stretta alla tua mano, per ritrovarmi qualche metro
più in
là, più di un anno dopo. Siamo nella cucina, ti
sto dando le spalle, senza il
coraggio di guardarti negli occhi.
- Remus, io ti amo – . Le
parole escono dalla mia
bocca ferme, risolute, come sapendo che quel profondo sentimento non
potrebbe
mai essere annientato da nulla.
- Lo so - .
C’è dolore nella tua voce, la
consapevolezza di chi sa che non è tempo per amarsi.
- E tu? - . Suona come un disperato
tentativo di
sapere; mi sento un po’ infantile, ma ho bisogno di
sentirmelo dire.
- Dora, non possiamo.
Io… io l’ho sempre saputo, fin
dal primo istante. Però… però
l’ho sempre rifiutato, non potevo pensare che una
ragazza così giovane, così piena di tempo davanti
potesse passare la sua vita
con me, un vecchio... un uomo ormai grande, che ha sofferto
tanto… -
- Anch’io ho sofferto,
Remus –
- Non capisci! Tu… tu
non puoi capire... Siamo in un
clima di guerra, la situazione è disperata, non possiamo
permetterci certi
lussi… -
- E così amare sarebbe
un lusso? –
- No, no, non capisci cosa voglio
dire… Io… non lo so
neanch’io… Sono grande per te, sono grande per
amare… non posso… Tu mi ami,
credo nelle tue parole, ma… -
- E tu? - . Lo ripeto con la stessa
fermezza di prima,
con il disperato bisogno di essere accettata da lui. Mi volto a
guardarlo. Non
distoglie lo sguardo dai miei occhi.
- Sono pericoloso per
te… sono un lupo mannaro, Dora,
lo sai. Non posso permettermi di amarti… - .
Non ti lascio finire la frase: ti
prendo il volto
tra le mani, alzandomi in punta di piedi, e ti bacio delicatamente
sulle
labbra. Con un’espressione di profondo dolore e combattimento
interiore,
ricambi il mio bacio
Ancora un'altra giravolta, ancora
un’altra stretta di
mano e ci ritroviamo a casa dei miei genitori, pochi mesi fa. Sono
distesa sul
letto e non riesco a trattenere le urla mentre mia madre mi aiuta a far
nascere
il bambino. Tu aspetti fuori dalla porta e irrompi nella stanza appena
senti il
suo vagito.
- Dora, è nato?
E’ andato tutto bene? - , chiedi in
preda all’ansia. Mia madre ti porge il piccolo appena avvolto
in fasce e tu lo
accogli tra le tue braccia tremanti come se dovesse rompersi al primo
movimento
brusco. Lo guardi con la bocca spalancata, senza riuscire a pronunciare
nessuna
parola. Il piccolo arriccia il nasino e ogni volta che lo fa i suoi
capelli
cambiano colore. Sorridendo innamorato, ti avvicini a me per far godere
anche
me della sua straordinaria essenza.
- Hai deciso come chiamarlo? - , mi
chiedi
accarezzandomi la testa mentre prendo in braccio il bambino.
- Pensavo… pensavo Ted,
come mio padre - . Alle mie
parole mia madre nasconde il viso per evitare di infettare con lacrime
di
dolore un momento così magnifico.
- Al piccolo Teddy, allora - ,
sorridi avvicinandoti
per baciarlo sulla fronte.
Il vero te mi stringe ancora una
volta la mano, ma
leggermente la lascio andare. – Voglio salutarlo
un’ultima volta - , ti dico.
Mi avvicino a Teddy, al nostro Teddy e gli sfioro le guance, mentre le
lacrime
mi sfiorano copiose il volto.
Finito?
Sì.
Cosa vuoi fare?
Voglio…
vogliamo andare avanti.
Ti sorrido.
Questa è la
tua
chiave. Apri il cancello.
Prendo lentamente la chiave dalla
mano di Malocchio.
Lo guardo riconoscente di tutto ciò che ha fatto per me e
poi mi volto
un’ultima volta verso il portone della cattedrale, dal quale
sono venuta.
Andando avanti lascerò solo Teddy... Potrei cercare di
stargli accanto anche
solo come una presenza silenziosa, per vederlo crescere e salvarlo da
ogni
pericolo…
-
Ha Harry - .
Per la prima volta pronunci parola
e io non ho bisogno
di pensare. Tenendoti per mano ci incamminiamo attraverso
l’arco e in fondo al
giardino vedo un cancello bianco e elegante ergersi imponente.
Improvvisamente
vedo delle figure farsi spazio dai rami del salice: James, Sirius e
Lily ti
vengono incontro, mentre io, emozionata e felice, vedo mio padre aprire
le
braccia per accogliermi con tutto il suo bene. Mi sorridi e poco prima
di
lasciarmi andare da lui mi sussurri innamorato alcune parole
all’orecchio.
Non
lasciarmi più solo.