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Autore: Niglia    26/05/2010    7 recensioni
{Vecchio titolo: The Wrong Man}
Giulia è una normale ragazza di 18 anni; va a scuola, esce con le amiche e, quando capita, con qualche ragazzo, ma non è certo alla ricerca del Principe Azzurro.
Sembra l'inizio di un'estate come le altre quando, all'improvviso, compare Enrico: l'erede di un impero criminale, bello e affascinante, che si invaghisce di lei e la obbliga, un po' con le buone e un po' con le cattive, a frequentarlo...
"I tuoi amici non sanno dove sei, però loro sono al sicuro." Mormorò, avvicinando le labbra al mio orecchio e facendomi rabbrividire con il suo caldo respiro. "Cerca di fare in modo che rimangano tali... Se mi disobbedisci in qualsiasi modo, farò loro del male, e ti assicuro che sembrerà un incidente."
Parlava come farebbe un amante nell'intimità di una camera da letto, con la stessa voce calda e rassicurante, leggermente roca: eppure le sue parole erano tutto fuorchè rassicuranti. La sua era una minaccia bella e buona...
[dal Capitolo 7]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo XVI

 












 

 

 

 

Alla fine la serata terminò.

Enrico mi aveva riaccompagnato a casa di Alessandra, senza dire o fare nulla che mi avrebbe potuto far ricredere sull’idea sbocciata fresca fresca nella mia mente, e cioè che, dopotutto, un minimo di fiducia valeva la pena concedergli. Oh, non fraintendetemi: intendo dire che mi ero dovuta ricredere sul fatto che mi avrebbe violentata o cose del genere, come invece aveva predetto la mia amica. Ma dopotutto lei era la solita tragica.

Parcheggiò la macchina esattamente di fronte al cancelletto in ferro battuto della casa di Ale, spegnendo il motore e venendo ad aprirmi lo sportello come il più educato dei gentiluomini. Ammetto che avevo lottato durante tutto il viaggio in auto per non aprire il cruscotto e controllare se ci fosse la pistola, come nei vari film che avevo avuto modo di vedere, ma ero riuscita a spedire in un lontano angolino del mio cervello questa malsana idea. A parte che mi avevano sempre insegnato che non è educazione frugare tra le cose degli altri, ma poi, anche se avessi aperto e trovato l’arma, che cosa avrei risolto? Non potevo certo puntargliela contro, no?

Malgrado tutto quello che mi ero ripromessa di fare, mi conoscevo troppo bene per poter anche solo credere di essere capace di fare una cosa del genere. Semplicemente, non era da me. Grazie al Cielo!

Ad ogni modo mi accompagnò fino alla porta, con le mani in tasca che gli davano una strana aria da bello e impossibile, con gli occhi neri e quelle labbra disegnate… Okay, il concetto è arrivato. Insomma, anche se si trattava di lui potevo certo permettermi di ammirarlo senza che lo capisse, no? Un po’ come si fa con le statue dell’antica Grecia, che si osservano con adorazione mentre si cerca in tutti i modi di ignorare la loro nudità: in questo caso, la sua nudità era rappresentata dalla sua fedina penale, in un certo senso.

Comunque non erano questi i pensieri che mi affollavano la mente, mentre cercavo le chiavi che la mia migliore amica aveva lasciato nella veranda – sotto un vaso, per la precisione – per permettermi di rientrare in silenzio senza svegliarla. Come se non mi stesse aspettando alzata per farsi raccontare tutto!

Dopo averle trovate e aver armeggiato con la serratura della porta fino ad aprirla, il tutto con la presenza leggermente opprimente di Enrico alle mie spalle, mi voltai per salutarlo. Dopotutto, non avevo ancora perso le mie buone maniere.

Ma quello che mi disse mi sorprese per l’ennesima volta.

“Ti ricordi della penitenza?”

Osservai piuttosto stupita il sorriso che gli aveva nuovamente illuminato il volto, mentre incrociava le braccia e si posava sullo stipite della porta, incurante della sensualità che sembrava emanare. Si, decisi, era sicuramente colpa di quel dannato Chateau Clinet che mi aveva fatto bere. Non ero più in me!

“Quale penitenza?” Domandai incerta, cercando di temporeggiare. In realtà sapevo perfettamente di cosa stava parlando, ma non volevo di certo dargliela vinta. Sciocco da parte mia, ma volevo prendermi almeno una piccola, piccolissima rivincita. Che illusa.

Infatti il suo sorriso si allargò ulteriormente, mentre si avvicinava pericolosamente a me. “Hai perso un gioco, e ora ti spetta una penitenza. Non hai mai fatto queste cose, da piccola?” Mormorò, malizioso.

Cercai di indietreggiare, ma sfortunatamente incontrai la sedia a sdraio sulla quale sbattei l’incavo delle ginocchia, il che mi fece cadere all’indietro su di essa. Enrico rise piano, come se sapesse che la mia amica e i suoi genitori stavano dormendo e non volesse svegliarli, e prima di potermi rialzare mi si inginocchiò davanti, posando le mani sui braccioli di legno della sdraio e chinandosi verso di me.

“Com’è che si dice in questi casi?” Sussurrò, fingendosi pensieroso. “Ah, si… Sei in trappola.”

Sentii il cuore battere talmente forte che temetti per un attimo che volesse uscirmi dal petto, per abbandonarmi insieme all’ultima goccia di lucidità che credevo mi fosse rimasta. Deglutii, mentre cercavo inutilmente di appiattirmi contro lo schienale della sedia per sparire al suo interno.

“Cosa… Cosa vuoi…?” Balbettai, senza staccare lo sguardo da lui per cercare di prevenire le sue mosse.

Il suo sorriso, come sempre, non mi piacque per niente. “Prova ad indovinare…”

Lo vidi venirmi lentamente sempre più vicino, le sue mani che avevano bloccato le mie sopra i braccioli per impedirmi ogni genere di movimento: sembrava che volesse gustarsi ogni singolo secondo di quell’attimo. A quel punto iniziai a sconnettere e a pensare a cose senza senso. Com’è che diceva Bergson, in proposito? Ah si, qualcosa del tipo ‘la durata di un evento dipende dall’intensità con cui lo si è vissuto’… Dove l’avevo già studiato? In arte, in filosofia? O forse era francese, con Proust?

E perché diavolo stavo pensando a quello?!

Sbattei più volte le palpebre e ritornai con i piedi per terra, anche se la mia realtà non mi piaceva particolarmente. Enrico era ormai a pochi centimetri dalle mie labbra – come aveva fatto ad avvicinarsi tanto? – e all’ultimo momento, quando socchiuse gli occhi e fece per annullare ogni distanza rimasta, io voltai di scatto la testa, deviando il suo bacio che andò a posarsi sulla mia guancia.

Si allontanò, sorpreso e divertito, mentre io gli rivolgevo un’occhiata furiosa. “Si può sapere cosa ti è preso?” Sibilai, del tutto impotente. Ero ancora bloccata sotto la sua stretta, dopotutto.

Scrollò le spalle con eleganza e nonchalance, continuando a sorridere. “Era la tua penitenza.” Rispose, guardandomi di sotto in su attraverso le sue lunghe ciglia nere.

Dio, perché dovevo trovare attraente proprio l’unica creatura con cui non volevo avere nulla a che fare?

“Non credo proprio.” Sibilai, cercando di incenerirlo con lo sguardo.

La sua risata era terribilmente irritante, inoltre vederlo così prossimo al mio viso mi metteva fin troppo a disagio; okay, mi aveva già vista mezzo nuda e certo, purtroppo aveva anche avuto modo di baciarmi, in un certo senso, ma non poteva di sicuro aspettarsi che io avrei continuato a lasciarglielo fare con tutta quella nonchalance che lui amava mostrare.

“È solo un bacio.” Sussurrò insistente, imbronciando le sue labbra carnose e invitanti…

No! Accidenti, Giulia, riprenditi!

“È meglio se adesso te ne vai, Enrico.” Mormorai con la voce leggermente tremante, distogliendo lo sguardo da lui e rivolgendolo altrove.

Lo sentii sospirare, rassegnato, e alla fine si alzò in piedi liberando i miei polsi dalla sua stretta. “Va bene, è ora.” Acconsentì, palesemente di malavoglia.

Con un sospiro sollevato mi alzai anch’io, dirigedomi verso la porta cercando di continuare a tenerlo sotto controllo; tuttavia sembrava aver terminato con le cattive intenzioni, almeno per quella notte, e allora feci per entrare in casa prima che potesse cambiare idea. Ciò nonostante la mia maledetta buona educazione mi costrinse a voltarmi nuovamente verso di lui per salutarlo, e alla fine accadde.

Mi ritrovai le sue labbra posate sulla mia guancia talmente all’improvviso che rimasi imbambolata davanti a lui, senza fare assolutamente nulla per staccarlo da me; il profumo del suo dopobarba mi investì più di prima ed io mi scoprii ad annusarlo con gli occhi socchiusi, rendendomi conto solo dopo della stupidità del mio gesto. Ma ormai…

Si allontanò lentamente dal mio viso con un sorriso che non aveva nulla di malizioso ma che era provocante nella sua assurda dolcezza, e infine dischiuse le labbra per parlare. “Per stanotte mi accontenterò di questo… Buonanotte, Giulia.” Mormorò, con voce roca.

Detto questo indietreggiò di qualche passo, continuando a sorridermi, e solo all’ultimo mi diede le spalle ed uscì dal cancelletto, lasciandomi sola. Rimasi ad osservarlo fino a quando il rumore della sua macchina non sparì dietro l’angolo, e a quel punto ripresi a respirare normalmente; ero più scioccata per il fatto che il suo bacio era stato così tenero e gentile o per il fatto di sentire il cuore esplodermi nel petto…?

Stupida! Ma che vai a pensare!

No, decisamente non poteva essere per quello. Semplicemente mi aveva stupita il suo gesto, tutto qui: non mi aspettavo si comportasse in quel modo – al limite avrei creduto che mi avrebbe obbligata a baciarlo, ma non era successo… Allora Enrico era sincero quando aveva detto, qualche giorno prima, che nei miei confronti nutriva un autentico rispetto?

Scossi piano la testa, sollevando una mano a sfiorarmi la guancia ed entrando in casa senza allontanare le dita dal punto in cui le sue labbra avevano incontrato la mia pelle. Avevo l’impressione che il suo profumo aleggiasse ancora intorno a me, come una scia, a dispetto del mio profondo desiderio di cancellare quegli ultimi minuti della serata che erano giunti tanto inattesi quanto indesiderati. Accidenti, adesso avrebbe creduto chissà cosa a giudicare dalla mia reazione!

 

 

Quando, la mattina dopo, aprii gli occhi, per poco non mi sfuggì un grido di spavento.

Mi ritrovai il volto della mia migliore amica sospeso pochi centimetri sopra il mio, con uno sguardo talmente penetrante e indagatore da riuscire a farmi arrossire. Comunque, quando si accorse che mi ero svegliata, si allontanò quel tanto che bastava per farmi sollevare.

“’Giorno, geme…” Biascicai, passandomi una mano tra i capelli per renderli un po’ meno sconvolti.

Com’era da aspettarsi, lei non si degnò neppure di rispondere. “Allora?! Non hai nulla da raccontarmi?” Esclamò, incrociando le braccia.

Per tutta risposta sbuffai, tuffandomi nuovamente tra le lenzuola e nascondendo la testa sotto il morbido cuscino. “Ho sonno, geme…”

“Ah no, ora ti svegli!” Sentii il lenzuolo scoprirmi e la mia migliore amica, che in quel momento detestai con tutta me stessa, saltò sul letto per farmi il solletico e costringermi con le buone o le cattive a svegliarmi del tutto.

“Ti odio!” Grugnii, guardandola di sbieco.

Lei imbronciò le labbra, per nulla disposta a lasciar perdere. “Voglio sapere che cosa è successo ieri notte! Accidenti, hai fatto tardi! Io mi sono addormentata intorno alle due e tu non eri ancora arrivata!”

Cavolo, avevamo fatto così tardi? Non me n’ero accorta, forse ero ancora troppo sconvolta per guardare anche solo l’orologio. Del fatto che fosse già coricata, in effetti, mi ero sorpresa anch’io, ma avevo preferito non svegliarla proprio per evitare una scenata come quella che, invece, mi stava facendo adesso.

Sospirai, mettendomi a sedere e rinunciando all’idea di scampare all’interrogatorio. “Prima che ti faccia strane idee, lasciami premettere che non è successo nulla di imbarazzante, contrariamente alle tue oscene aspettative.”

Alessandra ebbe il buonsenso di arrossire, ma non per questo rinunciò al suo obiettivo. “Beh, meglio così. Però non credere di cavartela con questo! Voglio i dettagli! Det-ta-gli!” Esclamò, scandendo ben bene le parole.

Mi affrettai a portare un dito alle labbra, facendole cenno di abbassare la voce. “Zitta! Sei scema? Vuoi che tua madre lo venga a sapere?!”

“No, lo voglio sapere io!” Esclamò ancora, lanciandomi un cuscino che – vista la mia scarsa prontezza di riflessi mattutina – mi prese in piena faccia.

Sbuffai, ricambiandole la cortesia e tirandoglielo nuovamente addosso. “Okay, va bene!” Sibilai, incrociando le gambe e cercando una posizione più comoda. Qualcosa mi diceva che sarebbe stato un lungo interrogatorio… Forse era il luccicchio assassino nei suoi occhi?

“Mi ha portato a cena al Fleur-de-Lys, sai, quel ristorante sulla scogliera…” Esordii, non riuscendo ad impedirmi di provare una punta di orgoglio nel poter dire di essere stata in un simile locale. Saltai senza pensarci due volte la parte del terrazzo – non mi sembrava davvero il caso di dirlo a qualcun altro – e le raccontai della cena nei minimi dettagli, dato che era questo quello che voleva.

“Ho mangiato cose di cui non conoscevo neppure il nome!” Le confidai, con una smorfia.

Tuttavia, la strana espressione con cui mi stava osservando la mia amica mi fece intuire che non era esattamente quello ciò che voleva sentire. Perciò mi interruppi e, con un sospiro, chiesi. “Cosa c’è?”

“Stai tergiversando, geme!” Esclamò, alzando le braccia al soffitto in un gesto spazientito.

Roteai gli occhi, decidendo di arrendermi. “Okay, saltiamo direttamente al punto clou, visto che ti stai annoiando… Ha cercato di baciarmi.”

“CHE COSA?!” Gridò, quasi.

Mi lasciai sfuggire un’imprecazione assai poco gentile. “Ma cavolo, geme, vuoi davvero vedermi morta? Non urlare!” La supplicai, lanciando uno sguardo preoccupato verso la porta chiusa. Le nostre due madri erano molto amiche, avevano un buon rapporto, e se sua madre avesse anche solo sospettato qualcosa sulle mie uscite, di conseguenza l’avrebbe saputo anche mia madre… Per carità, mi sarebbe servita solo quella scusa per non dover più uscire con Enrico, ma ormai avevo fatto una promessa!

Alesssandra annuì, tappandosi la bocca con le mani. Prese un bel respiro, poi tornò all’attacco. “Ha cercato di baciarti?” Ripetè, questa volta sussurrando. “E lo dici con questa leggerezza?”

Alzai le spalle, indifferente. “Ho detto che ha cercato di baciarmi, non che ci è riuscito!” Spiegai. “L’ho mandato via prima che lo facesse. Grazie al cielo eravamo già arrivati a casa…”

“No, aspetta un attimo.” Mi interruppe ancora, stupita. “Mi stai dicendo che lui ti ha quasi baciata nella veranda di casa mia? E io stavo dormendo?!”

“Perché ho l’impressione che avresti voluto assistere?” Domandai retorica, con una smorfia.

Per tutta risposta la sentii sbuffare. “Dai, hai capito benissimo cosa volevo dire!” Insomma… “Beh, e alla fine? Com’è finita la serata? Ha cercato di baciarti, tu l’hai mandato in bianco, e…?”

Il suo tono era davvero parecchio insinuante, che mente perversa. “E niente, mi ha dato la buonanotte e se ne è andato.” Conclusi, mascherando uno sbadiglio con il dorso della mano.

Rimanemmo in silenzio per un po’, poi fu Alessandra a riprendere la parola. “Non è andata così male…” Mormorò, osservandomi di sottecchi.

Come prima mi limitai a scrollare in modo noncurante le spalle, come a dire che in fondo, in qualunque modo sarebbe potuta andare, non me ne sarebbe importato lo stesso. In realtà, mi aveva sorpreso quando mi aveva detto di avere un debole per me – okay, in realtà aveva proprio detto “Mi piaci”, ma quanta parte di verità poteva mai esserci? – tuttavia non mi sembrava il caso di metterla a parte anche di quello. Certo, era la mia migliore amica, e un giorno sicuramente l’avrebbe saputo, ma… Non adesso.

Mi sentivo un po’ in colpa nel tacerle parte della verità, ma per il momento non potevo fare altro. Inoltre aveva ammesso lei stessa che la serata non era stata un completo disastro – anche se probabilmente non avrebbe detto così, se avesse saputo del terrazzo – e in questo modo avrebbe anche potuto dire a Riccardo di stare tranquillo e di non comportarsi da guardia del corpo nei miei confronti. Anche perché in tal caso Enrico si sarebbe potuto arrabbiare, e vederlo nuovamente infuriato non rientrava nei miei piani futuri; non avevo forse accettato di assecondarlo proprio per evitare questo?

“Spero che presto si stufi di me.” Dissi schiettamente, senza guardare la mia amica negli occhi. “Non voglio essere il giocattolo di nessuno…”

Ale si alzò dal suo letto e venne a sedersi al mio fianco, passandomi un braccio intorno alle spalle in un gesto che voleva essere confortante e che, stranamente, vi riuscì. Almeno in parte.

“Dai geme, non pensarci.” Disse, dispiaciuta. “Senti, ne hai voglia di uscire con Fede e Laura, stasera? Ieri mi hanno chiesto se andavamo con loro a fare un giro.”

Una domanda mi sorse spontanea. “Ci sarà anche Matteo?”

Ma lei scosse la testa, aggrottando la fronte. “No, siamo solo noi. Sembra che Matteo si sia preso un periodo di pausa dal gruppo… Bah, è uno stupido.”

Il suo tono e le sue parole mi strapparono un sorriso. “Si, concordo!”

Il mio cellulare era rimasto spento dalla notte prima, e non lo accesi per controllare se vi fosse qualche messaggio importante. Ero con la mia migliore amica, quindi se lei avesse dovuto dirmi qualcosa l’avrebbe fatto a voce, e mia madre non aveva motivo di cercarmi…

Ma suppongo che avrei dovuto controllare lo stesso. In fondo, Enrico conosceva il mio numero…

Oh, che stupida. Dovevo smetterla di pensare a lui.



















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AA - Angolo Autrice:
Oggi è serata di aggiornamenti xD
Comunque... Da quanto tempo! Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma come avrò di certo già detto, quest'anno ho la maturità... E' molto probabile che questo sia l'ultimo capitolo che pubblicherò prima dell'esame, ma non per questo preoccupatevi, perchè la storia continua! Anzi, the show must go on! xD
Dunque, che dire... Le vostre recensioni sono splendide, come sempre! Purtroppo non posso rispondere singolarmente, ma voglio citare voi anime pie che commentate i miei capitoli spassionati ^^ Perciò, un grazie infinito a:
  • _Aleidita_
  • renesme e jacob
  • Sfosfy4ever
  • Ada Wong
  • prettyvitto
  • freyja
  • lara27
  • luis
  • Alebluerose91
  • xmas
Un altro ringraziamento va alle fantastiche 78 persone che hanno aggiunto la mia storia alle Preferite e alle 119 che l'hanno messa tra le Seguite! Vi voglio bene =*
Sperando che questo capitolo non sia così deludente - purtroppo non può esserci un colpo di scena in ogni capitolo, visto che sono anche piuttosto brevi! - vi lascio con un forte abbraccio =) Sono davvero commossa nel vedere tutte queste recensioni e nel notare che questa storia, malgrado gli aggiornamenti centellinati e la trama non così profonda, stia piacendo! ^^ Un bacione a tutti coloro che leggeranno, commenteranno, eccetera ^^
A presto! Smack =*
GiulyRedRose

   
 
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