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Autore: Hap Collins    29/05/2010    1 recensioni
citazioni da Lovecraft, una villa, uno strano concorso letterario, ma cosa centrano i samurai?
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rewind

 

SCRITTORI DA UCCIDERE - PARTE QUARTA

 

4. La compassione per il nemico porta alla vittoria.

 

Si svegliò a mattino inoltrato evitando la colazione. Mentre si preparava, fu avvertito da una cameriera che il dottor Guglielmi lo attendeva nel suo studio. Indossò la giacca e notò soddisfatto che la pistola, infilata in una tasca interna, non dava nell’occhio.

Lo studio di Guglielmi aveva un aspetto più sobrio rispetto al resto della villa. Niente mobili antichi né armature, solo una stupida spada storta appesa al muro.

«Signor Leoni, cosa ne pensa del suo racconto?» Lucio Guglielmi si era installato sulla sedia padronale difesa dall’enorme scrivania e recitava il suo ruolo con collaudata superiorità.

«Credo sia ottimo. Specie se confrontato con i lavori degli altri finalisti»

«Lei crede davvero?» Guglielmi sogghignò ambiguo, il suo mento aguzzo avrebbe potuto graffiare il tavolo se si fosse chinato di poco.

Teo avvertì un principio d’incendio dalle guance alla fronte. Stava per ricevere l’ennesimo rifiuto. Anni di tentativi e mai un riscontro positivo. Mentre i non artisti, i non letterati, scalavano le classifiche di vendita per colpa di un pubblico ignorante, imboccato da furbi personaggi che su quell’ignoranza lucravano.

«Sì, ci credo! In questi giorni ho ascoltato roba vomitevole. Certa gente dovrebbe rendersene conto da sola di non avere talento per la scrittura.»

«Lei mi piace» disse Guglielmi soddisfatto. «Non a caso è stato selezionato tra i finalisti del concorso. A volte penso che dovrei dare una possibilità anche a chi non ha talento e si ostina a martellare gli editori spendendo robaccia illeggibile. La caparbietà di questa gente mi commuove e vorrei coinvolgerli in un progetto editoriale. Qualcosa che gli permetta di essere finalmente pubblicati, di trasferire le loro anime sulla carta per sempre.»

Teo era disorientato, stava aspettando il rifiuto e invece riceveva apprezzamenti. Passò un dito lungo l’apertura della giacca, in direzione della tasca interna.

«Ha mai sentito parlare del Necronomicon?»

Che razza di domanda. Il vecchio doveva essersi fritto il cervello.

«Beh, sì. È un libro di magia nera, ma credo sia solo un’invenzione di Lovecraft per i suoi racconti.»

«No, non lo è. Il Necronomicon esiste davvero, o meglio ne esistono diverse copie riprodotte a regola d'arte.»

«Mh.Secondo la leggenda alcune copie sono scritte con il sangue e impaginate in pelle umana.»

«Già.» Guglielmi si alzò in piedi. «Le dispiace se mi sgranchisco un po’ le gambe mentre parliamo? Sono giorni che lavoro seduto alla scrivania.»

«Faccia pure.» A chi voleva darla a bere? Quell’ufficio sembrava appena scartato dal cellophane, ordinato e pulito da far schifo. Non ci lavorava nessuno lì dentro. La mano di Teo scivolò verso il taschino a sfiorare il calcio della pistola.

«La vedo un po’agitato.»

«F- forse non ho riposato bene.»

«Un tempo ero come lei» Guglielmi si avvicinò alla finestra. «Poi ho scoperto le arti marziali e la filosofia orientale. Grazie allo studio e all’allenamento ho raggiunto il mio equilibrio.»

Di nuovo il ronzio alle orecchie, il senso di smarrimento e i suoni ovattati. Teo non riusciva più a capire di cosa blaterasse quell’imbecille. Doveva agire in fretta, ma l’ansia lo schiacciava e faticava a muoversi.

Guglielmi prese la spada appesa al muro e la sfilò dal fodero. Una katana giapponese con la caratteristica lama ricurva. Si girò verso Teo e continuò a parlare.

«Caro il mio Leoni, l’editoria è una guerra e in questa guerra io seguo i principi dell’antica saggezza samurai.»

Cominciò a menare fendenti in aria con movimenti precisi, prima lentamente poi aumentando d’intensità.

«Il nemico non va contrastato, il nemico va accontentato. In questo modo è più facile sconfiggerlo.»

Teo estrasse la pistola e la puntò tremando verso Guglielmi, che vibrò un fendente mirando al collo e mozzandogli di netto la testa.

Abbassò la spada, guardò la testa di Teo rotolata in terra, poi la pistola. Questa volta aveva rischiato troppo. Era in gamba questo Leoni, peccato avesse perso la testa.

Squillò il telefono sulla scrivania e Guglielmi andò con calma a rispondere.

«Si? Me lo passi pure.»

«Carissimo! Stiamo raccogliendo il materiale e inizieremo subito la produzione.»

«Certamente, a regola d’arte, e copertina in vera pelle.»

 

 

 

 

  
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