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Autore: Lusty_Archivio    31/05/2010    14 recensioni
Una raccolta di 100 capitoli, drabble o flashfic, dedicati al pairing Zoro x Sanji.
O1. Hateful. « Chiamami ancora una volta marimo e giuro che ti faccio a pezzi ». « Oh. Ok… marimo ».
1O. Addictions. Un gran bel vizio, senza dubbio.
2O. Parents. « Pa… pà! ».
3O. Present. « L’ho trovato per terra! Non farti strane idee, capito?! ».
4O. Skating. « Dammi... dammi una mano... Anche solo per dieci secondi... ».
5O. Special Chapter.
6O. Apologize. Brutto idiota. L’avrebbe preso a calci.
7O. Guardian. Non era la prima volta che rimanevano entrambi a fissare il mare, senza nulla da fare né da dirsi.
8O. S.Valentine. Lo shock era stato forte. Troppo forte, per il suo povero cuore.
9O. Jealousy. Strinse così forte la presa attorno al suo polso che si poterono udire le ossa scricchiolare.
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blatereggiando.

Parapappappapà. Happy Birthday raccolta del cacchio Thousand Musses!

E con questo, questa raccolta compie un anno e 3 giorni. Yatta! Ovviamente, ciò non sarebbe stato possibile grazie ai vostri commenti, quindi grazie, grazie a tutti coloro che hanno commentato, anche solo una volta. Siamo al capitolo 63, mi sa che ne avremo ancora per un bel po’, anche se, a dirla tutta, spero di riuscire a concludere la raccolta entro la fine del 2010. Ora che è praticamente finita la scuola, oltretutto, mi sento leggera e libera come un usignolo... °ç° ... Spero di riuscire ad aggiornare con più frequenza, casini familiari permettendo. Questa volta la tematica principale è costituita dai sette colori dell’arcobaleno. Spero che il capitolo vi piaccia, nonostante ci siano... uh... tredici drabble in meno rispetto allo Special Chapter precedente.

Grazie per i preferiti, i seguiti e i ricordati attuali, e un grazie doppio alle meravigliose commentatrici dei capitoli scorsi. *abbraccione soffocante virtuale* Vi saluto qui che è mezzanotte e ho un sonno bestiale e...  orsù, diciamo buon compleanno ai due patati lasciando una recensione! *sorriso falso ed iporcita*

 

Disclaimerchemidimenticosempre » One Piece © Eiichiro Oda.

Se OP mi appartenesse, le doujinshi di Yamato sarebbero sicuramente manga ufficiali. YAMATO TI AMO.


 

 

 

 

 

 

 

 

Thousand Musses ~ ZoSan

 

 

 

63.  » Special Chapter (2).

1.

Le grida euforiche s’innalzano dal ponte, schizzi vermigli d’alcool spruzzano verso il cielo, limpido e splendente come lo specchio d’acqua sopra cui la nave scivola piano.

Abbozza un sorriso, Sanji, accarezzando languidamente l’orlo del suo boccale.

Vede lo spadaccino ridacchiare, protendere sfrontato le mani verso il cielo, a sfidare, ancora una volta, chi lassù vi dimora – e vorrebbe dargli dell’idiota, vorrebbe prenderlo a calci in culo, vorrebbe buttarlo in mare e lasciarlo annegare, perché solo un cretino potrebbe deridere la morte dopo esserne scampato per puro miracolo per la millesima volta.

Sbuffa, chiudendo gli occhi.

Poi ode quell’odiosa voce imprecare, e non può fare a meno di riaprirli, con estremo disappunto. Il marimo si è rovesciato il vino addosso.

Osserva silenzioso la macchia espandersi sulla maglia, imprimendo di rosso la stoffa bianca.

Pare sangue, quella macchia.

« Dov’è quel tipo?! Che... che diavolo è successo qui?! ».

« Nul.. lah... N-non è suc... cesso... null... ah... ».

Nemmeno si rende conto d’aver iniziato a tremare.

 

 

2.

« Merda! », ringhia Zoro, sbattendo la porta.

I denti digrignano come quelli di una bestia, una mano preme convulsamente contro l’occhio lacrimante; a tale vista, la risata beffarda che scivola dalle sottili labbra della ragazza è d’obbligo: « Mi pare di constatare che la cosa sia andata particolarmente bene, mh? ».

L’occhiata d’odio che lo spadaccino le scaglia non la scalfisce minimamente; Nami ridacchia ancora e poggia la mano schiusa sul viso, a mo’ d’appoggio, « Sembra che Sanji-kun abbia gradito particolarmente la tua iniziativa, Zoro », e inveisce, ancora, perchè non può fare a meno di trovare la cosa terribilmente divertente.

Lo spadaccino bagna un cencio e se lo spiattella malamente in volto, rinfrescandosi l’occhio.

« Chiudi il becco, strega », sibila, uscendo dalla cucina con la stessa malagrazia con cui è entrato.

E sentendo l’occhio bruciare, si ripromette di non tentare mai più di baciare il cuoco senza il suo consenso.

Non sotto quei cazzo di mandarini che schizzano succo a tradimento, perlomeno.

 

 

3.

La mano scivola lungo il suo volto, accarezzando i lineamenti con un’impacciataggine inaspettata.

« Che stai facendo, idiota? », mormora il cuoco – la voce austera distorta da un impercettibile tono di compiacenza –, e la risposta che giunge alle sue orecchie è solo un freddo, flemmatico silenzio. I polpastrelli dello spadaccino sono ruvidi, rigidi, sfregiati dall’ambizione; gli sfiorano le labbra, le guance diafane, cospargendo il suo corpo di sottili, impercettibili, insopportabili brividi.

Godono entrambi di quel tocco, seppur in silenzio.

Zoro allunga le dita a scostare il ciuffo biondo, adagiato a coprire l’occhio ceruleo, ma la mano scarna dell’altro lo blocca prima che possa riuscire nel suo intento.

« Non ci provare, Zoro ».

« Perché no? ».

« Perché no ».

E pensa un po’ di odiarli quei ciuffi paglierini, lo spadaccino.

 

 

4.

I tacchetti delle scarpe schioccano e crepitano a terra, amplificando il suono dei passi che si susseguono rapidi lungo la ciottolata via della cittadina.

« Tsk, quell’idiota! ». Il marimo si è perso, come suo solito.

Cosa che tuttavia Sanji non comprende è perché mai sia lui a volerlo andare a recuperare – o forse lo sa, ma l’orgoglio è una brutta bestia, in fondo.

Volta il capo a destra, poi a sinistra, e ansima, e la cicca intanto scivola a terra, mossa dalla calda brezza marina che soffia.

Sgrana gli occhi quando, tra tante teste, ne scorge una d’un istinguibile colore, poco distante.

Gonfia il petto, prende fiato, fa per urlare; ma l’uomo si volta, rivelando un volto maturo che lui, dannazione!, non ha mai visto.

E allora impreca Sanji – e pesantemente, anche -, riprendendo a correre dalla parte opposta.

Per un attimo aveva creduto – sperato? - fosse l’idiota.

... Beh, continuerà a cercare.

E, oh, allora qualcun altro con i capelli verdi esiste.

 

 

5.

La voce flautata del cuoco accarezza l’aria come un tocco materno, mentre le delicate parole della poesia colmano il gravoso silenzio che aleggia nella stanza.

« Vivevo la mia vita cercando la luce del sogno, e l'ho trovata in te.
Nei tuoi occhi azzurri
vive ciò che da sempre desideravo.
Le mie misere parole non sono in grado di descrivere la tua grazia*
».

Sanji chiude gli occhi e assapora con fare platonico ciò che ha appena recitato; depone il libro sulle ginocchia e posa lo sguardo verso il compagno, riverso con la sua notoria raffinatezza sul tavolo della cucina. Lo osserva, esortante - speranzoso. Dopo qualche secondo di mancata reazione, inizia a fissarlo con estrema inisistenza.

« Beh? Che vuoi? », grugnisce Zoro, corrugando la fronte.

« Io ho gli occhi azzurri » fa notare lui, con ovvietà.

« E quindi? ».

« ... ».

« ... ».

« Il tuo romanticismo mi commuove Zoro, davvero », borbotta Sanji, riprendendo a leggere scuotendo il capo sconsolato.

 

*La poesia l’ho trovata nel web, ma purtroppo non conosco l’autore. Se, al contrario, qualcuno sa chi è, chiedo gentilmente di farmelo sapere affinché possa mettere gli opportuni credits. Thanks.

 

 

6.

È sera, constata tediato Zoro dall’alto della vedetta.

Socchiude gli occhi, conta le stelle. Non sa che fare, il tempo è ancor più lento del solito, incrocia le mani dietro alla testa e sbuffa.

Le brillanti luci dell’isola sfregiano il manto nero della notte, con un cacofonico gioco di colori accecanti – che fastidio, pensa, imprecando a bassa voce.

La sua porzione di cibo è ancora lì, intatta, accanto alle sue katane. Non la vuole vedere, non la vuole toccare. Vuole che sparisca e basta, come quell’odore.

« Che roba è, cuoco? ».

« Che cosa? ».

« Questo olezzo. Sembra lavanda. ».

« ... Non so di che parli ».

Lavanda - profumo di donna, forse.

Osserva distrattamente il mare, lo spadaccino: lo scorge indaco, al calare della notte.

E non può fare a meno di pensare di cominciare ad odiarlo, quel colore smorto.

 

 

7.

« Tu non sei normale », commenta caustico Zoro, trattenendo basito l’orlo dei calzoni – già slacciati - con un ostentato disappunto.

Che fossero un ammasso di dementi era cosa più che appurata, ma mai, mai, avrebbe pensato che il cuoco potesse raggiungere tali livelli di idiozia.

E sì che di stima nei suoi confronti ne aveva già poca, lui.

« Non me ne frega di quello che pensi! Stammi lontano! Vattene a dormire da un’altra parte! ».

« Sono mutande, cuoco! », lo spadaccino strabuzza gli occhi, indicandosi il bassoventre con esasperazione, « Mutande! ».

« Mutante viola! », precisa Sanji, additandolo con la cicca consunta stretta convulsamente tra le dita, « Non lo sai che il viola porta sfortuna, brutto buzzurro ignorante?! ».

Silenzio. Uno scambio di sguardi attoniti da ambo le parti.

« Tu. Non sei normale », ripete il vicecapitano, scandendo le parole con raccapriccio.

E il calcio fuorioso del nakama che consegue – che lo scaraventa fuori dalla stanza con un tonfo assordante –, gli fa notare che, effettivamente, solo un essere anormale potrebbe calciare in una maniera così spaventosamente devastante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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