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Autore: sihu    01/06/2010    5 recensioni
il sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova. che ne sarà stato di James Potter e che ne sarà dei malandrini? Dal terzo capitolo: Non voglio tediarvi con i particolari anche perché non sarebbe giusto nei confronti della famiglia. La notizia fino ad ora è rimasta riservata per non fare preoccupare nessuno e per motivi di privacy, tuttavia vorrei che tutti osservassimo qualche istante di silenzio e rivolgessimo una silenziosa preghiera per James Potter.” disse il vecchio preside abbassando la testa..
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Broken Memories'
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CAPITOLO 11
RIPRENDERE A VIVERE - parte seconda


James e Remus scesero piano le scale, scherzando tra loro come non capitava da così tanto che il secondo ragazzo non riusciva a ricordarlo. Remus era felice, sentiva che tutto stava tornando a posto nonostante i ricordi di James non si fossero ancora decisi a tornare ed era fiducioso. Al piano di sotto trovarono il gruppo al gran completo, compresa la squadra appena tornata dagli allenamenti. Sembravano tutti stanchi, ma di umore migliore rispetto al solito. Sirius e Alice scattarono in piedi non appena videro James, apprensivi, e corsero a salutarlo, stupiti di vederlo in sala comune. Alcuni ragazzi più piccoli, del primo e del secondo anno probabilmente, cominciarono a guardarlo e a parlare a mezza voce ma James sembrò non dare importanza alla cosa. Bastò un ringhio di Sirius e un’occhiataccia di Alice perché la finissero. Entrambi erano sollevati a vederlo scherzare con Remus, meno silenzioso del solito. Per di più sembrava che per la prima volta da giorni fosse sceso di sua spontanea volontà, senza che nessuno lo costringesse o lo supplicasse. Era positivo che cominciasse ad uscire da quella specie di esilio volontario nel quale si era rinchiuso.
“È stato fantastico, eccezionale.” stava esclamando Charleen, del tutto incurante di quel che accadeva intorno a lei. James fissò perplesso e curioso la ragazza, mentre Frank sbuffava.
“Buona sera.” salutò Remus, riuscendo alla fine ad attirare l’attenzione della brunetta, che si voltò con un sorriso che andava da un orecchio all‘altro disegnato sul volto.
“Remus, ho fatto una finta a Frank e ho segnato!” strillò Charleen eccitata, agitandosi.
“È stata solo fortuna.” borbottò Frank, visibilmente di pessimo umore.
Aveva fatto una brutta figura, per di più davanti ad Alice. La ragazza aveva provato a dire qualcosa che migliorasse il suo umore ma fino a quel momento ogni tentativo era miseramente fallito. Il suo orgoglio ne era uscito a pezzi da quell’allenamento.
“Per la prima volta avete giocato bene, deve essere la presenza di James al castello!” esclamò Sebastian, soddisfatto. Era così felice che Sirius non ebbe cuore di zittirlo con un commento acido come suo solito. Dopo tutto aveva ragione, avevano giocato davvero bene. Per la prima volta dall’inizio dell’anno sembravano veramente una squadra.
“Ciao James.” salutò Frank, lasciando un po’ di posto all’amico vicino a lui.
“Di che parlate?” chiese James, curioso, guardandosi intorno interessato.
Tutti si stupirono di quella domanda e del tono vivace che aveva usato James, ma cercarono di non darlo troppo a vedere. L’ultima cosa che volevano era che il ragazzo si richiudesse di nuovo in se stesso.
“Quidditch, Sebastian ti ha sostituito come capitano della squadra di Grifondoro.” spiegò Cristal, titubante, ricordando come era andata a finire l‘ultima volta che Peter aveva provato a portare James agli allenamenti. Il ragazzo però questa volta non ebbe nessuna brutta reazione, anzi, sorrise.
“Manchi a tutti, te lo assicuro.” esclamò Sirius, strizzando l’occhio all’amico.
“Se è stato scelto è perché sa quel che fa.” rispose James, alzando le spalle. Sebastian ringraziò l’amico per quelle parole con un gesto della mano.
“Scherzi, vero? È uno schiavista!” esclamò Alice, scandalizzata, cominciando ad elencare al cugino tutte le torture a cui li aveva sottoposti in nome della squadra. James la ascoltava e sorrideva. Il pochi minuti il suo buon umore era riuscito a contagiare tutti quanti.
“Volevo ricordare a tutti che la scorsa partita l’abbiamo persa e che siamo ultimi!” borbottò Seba, stizzito, indicando i punteggi appesi alla bacheca. Per la prima volta da quasi cento anni, come la McGranitt non si stancava di ripetergli da qualche settimana a quella parte, Grifondoro era ultima e probabilmente avrebbe perso la coppa per la prima volta dopo cinque anni. Mancavano ancora due partite, certo, ma sarebbe stata una vera impresa riuscire a vincerle e a classificarsi primi.
“Appunto.. Che senso ha continuare a giocare? Non abbiamo nessuna possibilità di vincere.” mormorò Charleeen, delusa. Era bastato l’accenno di Sebastian alla classifica per fare passare alla ragazza la voglia di giocare e la fiducia in se stessa che era riuscita a guadagnare segnando a Frank.
“Scherzi, vero? Siamo i campioni uscenti, non possiamo arrivare ultimi!” rispose Seba, quasi ringhiando, guardandosi attorno in cerca di sostegno. I ragazzi non reagirono come si era aspettato, quasi avessero smesso da tempo di credere nella squadra.
“Rassegnati, con la squadra che abbiamo è impossibile fare di meglio.” sospirò Sirius, rassegnato. I ragazzi non dissero nulla e si dispersero, lasciando Sebastian immerso nei propri pensieri. Solo Charleen rimase dove si trovava, di fronte a James che fissava incantato il camino e le poltrone che vi erano disposte intorno. Quel particolare angolo del castello gli risultava familiare, era sicuro di averci passato un sacco di bei momenti solo che in quel momento non riusciva a ricordarne chiaramente nessuno. L’unica cosa che gli balenava in mente era un’ immagine confusa. Lui e Alice accoccolati insieme su una poltrona, mentre sfogliavano un vecchio album di foto.
“James, che ne pensi?” chiese la ragazza, sistemando una ciocca ribelle dietro l’orecchio e distogliendo il ragazzo da quell‘unico e debole ricordo. James si riscosse dai suoi pensieri e prese a fissare la ragazza.
“Non lo so, non ricordo nulla nemmeno del quidditch.. Però non dovreste arrendervi.” disse James, sorridendole. In quel sorriso Charleen ci lesse un sacco di forza di volontà.
“Si ma non abbiamo speranze..” iniziò Charleen, incantata dal sorriso di James e dai suoi profondi occhi nocciola. Fino a quel momento non aveva mai parlato seriamente con lui. Avevano scherzato certo, si erano anche insultati e qualche volta si erano scambiati fatture ma era decisamente la prima volta che si ritrovavano a parlare civilmente.
“Anche io appena sono tornato al castello pensavo di non averne e invece eccomi qui. Mi avete aiutato, mi siete stati vicini e ora sto meglio. C’è sempre speranza.” spiegò James, inclinando leggermente la testa. Quelle parole colpirono Charleeen rivelando alla ragazza l‘anima seria di James che nei cinque anni precedenti non era riuscita a cogliere.  
“Va un po’ meglio ora?” chiese la ragazza, incerta. Anche lei, come gli altri, aveva il terrore di dire la cosa sbagliata e di rovinare tutto. James sorrise ed annuì, deciso.
“Diciamo che le minacce di morte che Sirius ha lanciato a mezzo castello sono servite e che almeno adesso mi lasciano in pace.” scherzò James, ripensando ai racconti assurdi che in quei giorni aveva sentito dagli amici. Seba aveva giurato che Frank un pomeriggio fosse arrivato a schiantare un paio di Serpeverde troppo curiosi, mentre Remus si era limitato ad ammutolire un’intera aula di Tassorosso. Sirius non aveva detto nulla in proposito, ma qualcosa diceva a James che lui ed Alice erano certamente stati i più spietati. Se nessuno aveva più il coraggio di indicarlo e fare domande inopportune il merito era anche loro.
“È normale dopo tutto quello che ti è successo che si parli di te.” disse Charleen, dopo averci riflettuto un po‘ su. Quello che era successo a James era decisamente fuori dal comune, era normale che il castello ne parlasse. Certo, era anche vero che avevano decisamente esagerato negli ultimi tempi. Alice le aveva raccontato che qualcuno di Grifondoro era persino arrivato ad appostarsi fuori dalla camera dei malandrini con tanto di macchina fotografica, pronti ad immortalarlo come fosse un animale esotico.
“Lo so, ma è fastidioso. La prima sera poi non stavo bene, ero stanco e spaventato. Somma tutto e ne esce una crisi di nervi.” spiegò James sorridendo, cercando di scacciare dalla mente tutto quello che aveva patito in quei giorni. Si era sentito perso, come se non avesse il minimo controllo sulla sua vita. All’ospedale era semplice, aveva la sua stanza, il suo letto, la sua infermiera e basta. Tutto si esauriva in un breve scambio di battute e in qualche giretto per i corridoi. Nessuno era inopportuno o cercava di intromettersi in modo troppo doloroso ed evidente nella sua vita. Al castello invece era perennemente circondato da centinaia di altri adolescenti, e tutto risultava più difficile.
“Ho visto.” disse Charleen in un sussurro. James sembrò non sentire, o forse finse soltanto.
“Come va con le lezioni? Remus ha già iniziato a farti ripetizioni?” chiese Charleen, curiosa. Sapeva che la professoressa McGranitt aveva incaricato Remus di pensare al recupero scolastico di James, per evitare che il ragazzo rimanesse troppo indietro con il programma.
“Me ne parlava oggi, ma purtroppo io non ricordo nessuna formula quindi dovrà ripartire da zero.” sospirò James, depresso all’idea di dover ricominciare tutto da capo. Non ricordare nulla era come avere buttato via tutti gli anni passati della sua vita.
“Accidenti deve essere una bella scocciatura per te.” esclamò Charleen, dispiaciuta.
“Più che altro per Remus, gli farò perdere un sacco di tempo.” mormorò James, abbassando la testa. Odiava pesare sugli altri. In quei giorni aveva già fatto abbastanza per rovinare loro la vita e spaventarli a morte. Se ne era reso conto quando si era svegliato in infermeria, con Alice e Sirius al suo fianco. Nonostante tutto erano ancora lì. Anche se lui aveva fatto involontariamente di tutto per allontanarli. Li aveva trattati male, li aveva spaventati a morte e non aveva rivolto loro la parola eppure erano ancora lì, pronti a dargli l’ennesima possibilità. In quel momento aveva giurato a se stesso che ne sarebbe uscito. Lo doveva a quelle persone fantastiche che aveva al suo fianco. Doveva farsi forza e fare almeno un tentativo.
“Se vuoi in pozioni posso aiutarti io, sono la prima della classe.” propose Lily, sorridendo impacciata, avvicinandosi ai due ragazzi seduti vicino al camino.
“Grazie, saresti gentile.” rispose James, pacato, alzando lo sguardo sulla ragazza. La rossa sembrava a disagio, era molto più impacciata del solito.
“Figurati. Charleen invece potrebbe aiutarti con incantesimi.” continuò Lily, prendendo più coraggio e cercando di dimostrarsi disinvolta.
“Hai ragione!” esclamò Charleen, entusiasta di poter fare qualcosa per James.
“Ragazze, siete sicure? Voglio dire, non vi farò perdere troppo tempo. Charleen non ha anche gli allenamenti?” chiese James, titubante. L’ultima cosa che voleva era creare loro dei problemi o rallentare i loro studi.
“Qualche ora la riesco a trovare.” rispose Charleen, sorridendo. Non sapeva nemmeno lei per quale motivo, ma poter essere d’aiuto a James la rendeva felice.
“Squadra a rapporto!” tuonò Sebastian, con fare severo. Charleen sbuffò e fece finta di non avere sentito il richiamo del suo capitano. Era piacevole restare lì a parlare con James. La ragazza si chiese perché non lo aveva mai scoperto prima.
“Un’altra riunione?” chiese Lily alzando un sopracciglio, perplessa.
“Li sta esasperando.” commentò Remus, prendendo posto vicino agli amici. Non appena la ragazza vide Remus si illuminò.
“Remus, io e Charleen abbiamo fatto un piano di studio per James per fargli recuperare le lezioni che ha perso.” spiegò velocemente Lily, rivolgendosi a Remus.
“Sentiamo.” disse il ragazzo, sorridendo. Era felice che le ragazze avessero trovato un modo per tirare in mezzo James. Stare con qualcuno che non erano i malandrini avrebbe fatto bene a James. Stare con Lily, poi, lo avrebbe di sicuro fatto stare meglio. Anche se James non riusciva a ricordarlo Remus era sicuro che stravedeva per Lily. Era il suo primo, unico e vero amore. La ragazza di cui non si stancava mai di parlare, anche dopo che avevano appena litigato e lei gli aveva appena urlato in faccia tutto il suo disprezzo.
“Io lo aiuterò in pozioni, Charleen con incantesimi. Sirius potrebbe aiutarlo in trasfigurazione..” iniziò Lily, entusiasta.
“E io penso al resto, è perfetto.” esclamò Remus, interrompendo la ragazza.
“James, tu cosa ne pensi?” chiese Charleen, voltandosi verso il ragazzo che non aveva ancora dato il suo parere. James era abbastanza silenzioso e pensieroso.
“Non so cosa dire. Siete sicuri che non sarò un peso per nessuno di voi?” chiese ancora James, dubbioso, fissandoli ad uno ad uno.
“Non dire sciocchezze.” esclamò Lily, sorridendo, alzando gli occhi sul ragazzo.
“Perché lo fate?” chiese James, terribilmente serio, fissando le ragazze negli occhi. Bastarono quelle poche parole per gelare il sorriso sul viso di Lily. Quella era decisamente l’ultima domanda che la ragazza si era aspettata.
“James, siamo i tuoi amici..” iniziò Remus, anche lui stupito da quella domanda.
“Lo so Remus, mi riferivo alle ragazze. Alice mi ha detto che io non ho mai avuto un rapporto di amicizia con Lily e con Charleen prima. Lo fate perché vi faccio pena?” domandò James, con un tono neutro.
Non avrebbe mai potuto sopportare che lo aiutassero solamente per pena. Sarebbe stato un colpo troppo duro da accettare. Nessuno dei presenti riusciva a capire cosa passasse per la testa di James in quel momento, né sapeva bene cosa dirgli.
“Non dire sciocchezze..”mormorò Remus, impacciato.
“Charleen, muoviti sennò Seba da i numeri.” chiamò Frank, sbracciandosi verso l’amica.
“Che aspetti, sto parlando con James. È più importante!“ rispose la ragazza, tornando a rivolgere tutta la sua attenzione a James. Frank alzò le spalle e tornò dagli altri.
“Quando ti sono venuta a trovare in ospedale mi sono resa conto che ti odiavo senza conoscerti davvero. Voglio rimediare. Voglio conoscerti, e poi decidere se essere tua amica  No. Che ne pensi?” disse Charleen senza quasi prendere fiato.
“Io non sono il James di prima.” mormorò James, serio.
“Invece lo sei, solo non te ne rendi conto.” replicò Charleen, decisa. James sospirò.
“Allora va bene.” disse alla fine James, sorridendo, prima di voltarsi lentamente verso Lily.
“Lily, Alice mi ha detto che prima dell’incidente ero innamorato di te ma tu non mi credevi..” iniziò James, impacciato.
“Come potevo? Mi davi il tormento per qualsiasi cosa, a tutte le ore. Ti sei sempre comportato come un idiota pieno di sé.” rispose Lily, sulla difensiva.
“Viva la sincerità.” commentò James, ironico.
“Scusa.” mormorò Lily, arrossendo all’improvviso. Non voleva risultare cattiva, James non lo meritava. Il ragazzo aveva sofferto anche troppo a causa sua, anche se in quel momento non riusciva a ricordarlo. Lily per un attimo prese a domandarsi cosa avrebbe pensato di lei James quando si sarebbe finalmente ricordato tutto quanto.
“Non importa, va avanti.” disse James, sorridendo.
“Io.. Volevo solo dire che mi piacerebbe conoscerti meglio. Ma non metterti in testa strane idee, non voglio essere la tua ragazza.” continuò Lily, pensierosa. Una parte di lei avrebbe voluto prenderlo, scuoterlo con forza fino a che non avrebbe ricordato, baciarlo con passione e poi dirgli che era innamorata di lui, un‘altra parte di lei invece voleva mettere più distanza possibile tra lei e James.
“Che tu sia la mia ragazza è l’ultima cosa che voglio ora.” disse James, deciso, mettendo con quelle parole fine a qualcuno dei sogni ad occhi aperti della ragazza. Lily a quelle parole sgranò i grandi occhi verdi da gatta.
“Cosa vuoi dire?” chiese Lily, mentre sentiva il mondo caderle addosso. Per la prima volta da quando lo conosceva James Potter la stava rifiutando.
“Come posso mettermi con una ragazza di cui non mi ricordo solo perché tutti mi dicono che una volta l’amavo.” chiese James, triste e mogio. Charleen e Remus non riuscivano a credere alle loro orecchie.
“Tu.. Non provi nulla per me?” domandò Lily, disorientata. Stava succedendo quello che aveva desiderato a lungo in quegli anni, eppure la ragazza non era felice. Ora che James non la amava più lei si era accorta di volerlo.
“Sono confuso. A volte il tuo viso mi sembra dolce e familiare, altre invece anche solo guardarti di sfuggita mi fa male. Non so di più..” spiegò James, distogliendo lo sguardo dalle lacrime che avevano preso a bagnare il bel viso di Lily. Nonostante tutto, quella ragazza aveva il potere di sconvolgerlo e di provocare in lui reazioni inaspettate.
“Tutti a cena, ci siamo liberati di Sebastian!” urlò Sirius, irrompendo nella stanza con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, dovuto probabilmente al fatto di essersi liberato abbastanza velocemente del suo capitano.
“Sirius..” lo richiamò Remus, lanciandogli un’occhiataccia.
“Che c’è, ho interrotto qualcosa?”chiese Sirius, confuso. Remus e Charleen sembravano pronti a lanciare fiamme dagli occhi, Lily era più che mai a terra e James era strano, mogio. Sirius si chiese cosa diamine stesse succedendo e perché tutti quanti sembravano di colpo impazziti. Prese a guardarsi intorno, nervosamente, in attesa di una risposta che sembrava non voler arrivare.
“No, nulla di importante Sirius.” disse Lily, alzandosi di scatto.
“Lily..” cercò di fermarla James, trattenendola per un braccio senza farle male.
“Andiamo a cena.” ribatté la rossa, decisa, liberandosi dalla stretta del ragazzo senza guardarlo negli occhi.
“Aspetta..” chiamò ancora James, stranito. Quella conversazione aveva preso una piega decisamente strana. Come erano finiti a dirsi quelle cose?
“Ho detto andiamo a cena!” ribadì Lily, voltando le spalle a James ed asciugandosi le lacrime sperando che nessuno le avesse notate. Non poteva piangere per James, e soprattutto non poteva permettere che qualcuno lo vedesse. Specialmente lui. Era stata una stupida. Come aveva potuto farselo scappare? Perché non si era resa conto prima di amarlo?
Lily non aprì bocca durante tutta la cena mentre James era più assente del solito. Charleen e Remus che avevano seguito la discussione guardavano preoccupati i due mentre gli altri si guardavano perplessi e confusi.
“Si può sapere che sta succedendo?” chiese Alice, esasperata, guardando con insistenza Sirius, sperando che lui avesse qualche informazione.
“Non ne ho idea. Ero con te, ricordi?” rispose Sirius alzando le spalle.
Nonostante cercasse di nasconderlo, anche lui era parecchio preoccupato. Solo qualche ora prima James sembrava essere tornato lo stesso di sempre, mentre ora era ancora più silenzioso del solito. Doveva di sicuro essere successo qualcosa mentre loro erano a parlare con Sebastian, solo, nessuno sembrava avere voglia di parlarne.
“Remus?” Chiese Alice, speranzosa, voltandosi verso l‘amico. Remus sospirò e lasciò cadere la forchetta sul piatto di colpo.
“Uhm, Lily e Charleen si sono offerte di aiutare James in pozioni e incantesimi.” iniziò a raccontare Remus, distogliendo lo sguardo da James e Lily. Era decisamente meglio quando passavano il tempo a litigare piuttosto che quando si ignoravano a quel modo.
“È perfetto, io potrei aiutarlo in trasfigurazione.” esclamò Sirius, sorridente.
“Fallo finire.” lo richiamò Alice, severa.
“Scusa.” disse Sirius, mortificato. Remus alzò gli occhi al cielo e proseguì il racconto.
“James le ha ringraziate e ha chiesto perché lo stavano facendo.” continuò Remus. Sirius intuì di colpo dove sarebbe andato a finire il discorso.
“Accidenti, è colpa mia. Ho detto a James che con Lily e Charleen non aveva mai avuto un grande rapporto.” esclamò Alice, con aria colpevole.
“Beh, era la verità.” commentò Sirius, schietto.
“Si ma.. Che è successo?” chiese Alice, ansiosa e preoccupata, voltandosi di nuovo verso Remus e prendendo a tormentarsi nervosamente le mani.
“Charleen ha detto di essersi resa conto di avere sempre odiato James a priori, e gli chiesto la possibilità di conoscerlo meglio e di decidere se essere sua amica o no. Lily ha detto più o meno la stessa cosa.” raccontò Remus, pensieroso.
“E poi?” chiesero Alice e Sirius in coro, entrambi curiosi di sapere come era andata a finire quella strana discussione.
“Beh, in pratica James ha detto a Lily di non provare nulla per lei.” rispose Remus, triste, lasciando i due amici con la bocca aperta.
“Questa è bella.” esclamò Sirius, sorpreso.
“Sirius, Lily sta male!” lo richiamò Alice, sconvolta dall‘insensibilità del ragazzo. Persino una teiera di terracotta riusciva ad essere più comprensiva di Sirius.
“È questo il punto. Non lo trovi strano? A Lily non era mai importato niente di James. Non era lei quella che ripeteva sempre che non lo avrebbe mai voluto come ragazzo?” chiese Sirius, cercando di ricordare le parole esatte che aveva usato la ragazza negli anni. Alice sembrò riflettere sulle parole del ragazzo, ma non commentò.
“Forse non gli era proprio indifferente.” ipotizzò Remus, pensieroso.
Nel frattempo dalla parte opposta del tavolo James guardava Lily, che a sua volta fissava con insistenza il piatto ancora pieno. Da quando erano scesi a cena la ragazza non aveva aperto bocca, troppo presa a pensare. James si sentiva in colpa. Non era certo sua intenzione ferirla, lui voleva solamente capire se Lily provasse pena per lui o meno.
“Lily, sei triste per colpa mia?” chiese James, avvicinandosi a Lily per poter parlare con tranquillità senza che gli altri sentissero. Nel vedere il viso di James a pochi centimetri dal suo il cuore di Lily prese ad accelerare di colpo. La ragazza gli lanciò un’occhiata. Avrebbe voluto dirgli tante cose in quel momento. Voleva urlargli contro tutta la sua rabbia, la sua frustrazione e la sua delusione ma d’improvviso realizzò che non poteva. James per la prima volta da giorni sembrava stare meglio, non poteva riversargli addosso tutte le sue delusioni e farlo stare peggio. Non sarebbe stato giusto. Aveva già fatto troppo male a quel ragazzo con il suo brutto carattere e con parole urlate senza pensare.
“No, io.. Non credo. Voglio dire, va bene così.” rispose Lily, cercando con cura le parole.
“Non capisco.” mormorò James, confuso, fissandola negli occhi. Di colpo realizzò che quegli occhi così verdi erano velati di lacrime, quasi avesse appena finito di piangere. James si chiese se quelle lacrime fossero state versate per colpa sua, ma preferì tenersi per sé la domanda per non avere risposta.
“Sono felice se mi darai la possibilità di conoscerti e spero che noi possiamo diventare amici.” spiegò Lily, cercando di abbozzare un timido sorriso.
“Non sei rimasta male perché non ricordo nulla di te?” chiese ancora James, senza interrompere quel contatto visivo. In quel momento James si sentiva la persona più felice del mondo, anche se non riusciva a capirne la ragione. Stava solamente parlando ad una ragazza che fino a qualche mese prima lo odiava, eppure si sentiva come se avesse appena scalato una montagna o vinto una coppa di quidditch.
“Che diritto avrei, James?” domandò lei in risposta, scappando per non scoppiare di nuovo a piangere di fronte a lui. James non cercò di fermarla questa volta, intuendo che la ragazza avesse bisogno di stare sola. Charleen sospirò, si alzò da tavola senza dare troppo nell’occhio e seguì Lily, con l’intenzione di parlare con lei. Come aveva previstò trovò l’amica in lacrime nella loro stanza, riversa sul letto a piangere. Sembrava distrutta.
“Hai perso la tua occasione con James.” mormorò Charleen, sedendo sul letto di fianco all’amica e stringendola forte a sé, accarezzandole piano la testa.
“Non capisco di cosa stai parlando.” mormorò Lily, tra un singhiozzo e l’altro.
“Se vuoi sfogarti sono qui.” disse Charleen, accarezzandole dolcemente la testa.
“Va tutto benissimo. Sono stanca, vado a letto.” sospirò Lily, chiudendosi in bagno.

Qualche ora più tardi i ragazzi erano di nuovo nella sala comune, fatta eccezione di Lily e Charleen. Erano tutti impegnati nelle loro solite attività serali. C’era chi leggeva, chi faceva o meglio copiava i compiti per il giorno dopo, chi giocava a scacchi e chi perdeva semplicemente tempo. Alice e Frank facevano decisamente parte di quest’ultima categoria.
“Cuginetta, l’adorabile infermiera del castello muore dalla voglia di vedermi. Ti va di accompagnarmi?” chiese James sorridente, lanciando alla cugina uno sguardo da cucciolo tenero che non ammetteva risposte negative. La ragazza lo fissò intensamente, chiedendosi se mandarlo al diavolo o accontentarlo. Alla fine propense per la seconda possibilità, diede un bacio a Frank e si alzò dal divano sul quale era stata comodamente sdraiata fino a poco prima. Il sorriso di James si allargò ancora di più, felice di avere raggiunto il suo scopo.
“Sempre circondato da infermieri e guaritori, tu.” commentò Frank, sorridendo. Il buon umore di James era decisamente contagioso, persino più di quello di Sebastian. In quegli ultimi mesi Seba aveva fatto del suo meglio per non fare pesare troppo l’assenza di James, ma riavere il ragazzo al castello era tutta un’altra cosa. Riusciva a risultare simpatico persino quando ti portava via la ragazza perché lo accompagnasse in infermeria. Frank era felice che James fosse finalmente tornato il solito, anche se non riusciva a ricordare ancora nulla.
“Che vuoi che ti dica, sono sfortunato.” rispose James, alzando le spalle e stiracchiandosi, lasciando intravedere la fasciatura al braccio sotto le maniche della camicia tirate su.
“Come va il braccio?” chiese Alice, preoccupata. A volte sembrava che la ragazza più che da cugina gli facesse da sorella preoccupata e da mamma insieme, ma James la amava anche per questo. Sua madre gli aveva raccontato che lui ed Alice erano cresciuti insieme, dividendo ogni cosa fin da quando erano neonati.
“Molto meglio.” rispose James, alzando le spalle.
“Quando guarisce potresti tornare in squadra e fare felice Seba.” propose Frank, senza pensare. Rivedere James volare sarebbe stato fantastico e avrebbe dato qualche possibilità di vittoria in più alla squadra, senza contare che avrebbe di sicuro preoccupato gli avversari.
“Sarebbe bello, però non so..” iniziò a dire James, confuso.
“Seba non aspetta altro, ed anche la McGranitt.” esclamò Sirius, alzando da testa dal tema di incantesimi che stava facendo prendendo spunto da quello di Remus che giocava a scacchi con Seba e fingeva di non notare quello che stava succedendo. Era sempre stato contrario al fatto che gli amici copiassero i suoi compiti, ma allo stesso tempo era troppo buono per lasciare che Sirius prendesse punizioni e brutti voti.
“Forse volare lo aiuterebbe a ricordare..” buttò lì Cristal, alzando le spalle.
“È fuori discussione, è ancora troppo presto.” tuonò Alice, con un tono che non ammetteva repliche e che lasciò tutti di stucco. L’idea di vedere James su una scopa, sospeso in aria a chissà quanti metri d’altezza la terrorizzava. Non poteva fare a meno di pensare a quello che sarebbe potuto succedere se fosse caduto e avesse di nuovo battuto la testa.
“Agli ordini mamma.” la canzonò James, sorridendo.
“Cammina, incosciente!” sibilò Alice, prendendo James sotto braccio e trascinandolo via, oltre il buco del ritratto. I corridoi, complice l’ora tarda, erano deserti. Nel castello gli unici passi che si sentivano risuonare erano i loro.
Tutto quel silenzio faceva stare James bene, e nello stesso tempo gli raccontava tante cose che pensava di avere dimenticato. Sensazioni più che altro. Camminare per il castello era come entrare continuamente in contatto con elementi del suo passato che non ricordava ma che sapeva centravano con lui, che sapeva essere lì a portata di mano. James era sicuro che in ogni angolo di quel castello aveva vissuto momenti belli ed importanti, solo non riusciva a ricordarli chiaramente. Di nuovo ripensò a quell’immagine di lui e Alice di fronte al camino e improvvisamente ricordò che c‘era qualcosa di giallo intorno a loro, le pareti forse. Sicuramente non doveva trattarsi della sala comune di Grifondoro, ma di un posto che gli assomigliava parecchio.
“Come mai devi andare in infermeria?” chiese Alice, pensierosa, distogliendo James dai suoi ricordi. Il ragazzo alzò le spalle.
“Controllo.” rispose James, immerso nella contemplazione dei quadri alla sua sinistra.
“Remus mi ha raccontato della discussione con Lily.” disse Alice, improvvisamente senza una ragione precisa se non quella di sapere come l‘aveva presa il cugino.
“Non è stata proprio una discussione.” spiegò James, sospirando. Non sapeva nemmeno lui bene cosa fosse successo. Aveva la sensazione che la ragazza lo avesse frainteso, e che lui a sua volta avesse frainteso lei.
“Non è colpa tua se non ti ricordi di lei e non provi gli stessi sentimenti che provavi prima. In un certo senso è meglio così che ti sia passata.” mormorò Alice, ricordando a quanto aveva sofferto James negli anni per i molteplici rifiuti di Lily. Ogni volta ci stava sempre peggio, ma non riusciva mai a mettere un punto e ad andare avanti. Persino a giugno, dopo che avevano litigato, James riusciva ancora a giustificarla.   
“Non è passata. Solo, è strano..” disse James, enigmatico, fissando il pavimento.
“Che vuoi dire?” chiese Alice, confusa, fissandolo intensamente. James sospirò.
“A volte la vedo e mi sembra di conoscerla da sempre. Le correrei incontro, l’abbraccerei e la bacerei per ore. Altre invece mi fa paura, mi sembra una sconosciuta pronta a farmi del male. Non capisco come possano convivere queste due sensazioni.” spiegò James, cercando di fare capire alla cugina quello che provava. Alice sospirò.
Non riusciva proprio a capire James quando si parlava di Lily. Certo, voleva bene all’amica, ma non capiva cosa ci vedesse James di tanto speciale da soffrirci così a lungo.
“Con i malandrini invece?” chiese Alice, ricordando la rinnovata complicità di James e Remus di qualche ora prima. Quando li aveva visti scendere le scale insieme aveva avuto la sensazione di essere tornata indietro di qualche tempo, prima della morte del padre di James e prima che tutta quella brutta storia avesse inizio.
“Va alla grande. Sirius e Remus sono stati la mia salvezza qui al castello.” esclamò James, grato. Fin da subito Sirius e Remus si erano rivelati indispensabili per lui, persino quando non credeva possibile riuscire a fidarsi di qualcuno. Lo avevano ascoltato, protetto, medicato e compreso nonostante lui li allontanasse di continuo. Era profondamente in debito con loro.
“Ehy, grazia per la riconoscenza.” sbottò Alice incrociando le braccia, fingendosi offesa.
“Smettila, sai che per me sei la persona più importante. Gli unici ricordi che ho sono quelli in cui ci compari anche tu.” disse James, abbracciando la cugina con trasporto. Alice chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel contatto. Era piacevole stare stretta tra le braccia di James, sentire di nuovo il suo calore ed il suo affetto.
“Dici davvero?” chiese Alice, incredula, aprendo piano gli occhi.
Non sapeva che James fosse riuscito a ricordare qualcosa, non gli aveva mai chiesto nulla per non mettergli troppe pressioni. James annuì piano, sorridendo.
“Si, sono scene confuse più che altro. Io e te che giochiamo in una casa di legno con le pareti gialle e che guardiamo delle vecchie foto.” raccontò James, cercando di ricordare il maggior numero di dettagli possibili. Alice lo lasciò parlare, senza interromperlo.
“Deve essere la casa in montagna del nonno. Quando eravamo piccoli eravamo sempre lì.” spiegò la ragazza, stupita. James rimase in silenzio per un po’, pensieroso.
“Mi ci potresti portare un giorno?” chiese alla fine James, guardando la cugina implorante.
A quelle parole il viso di Alice si illuminò.
“Certo, sarebbe una bella idea. Che ne pensi se andassimo lì per le vacanze di natale?” propose Alice, felice. Le vacanze sarebbero iniziate la settimana successiva e nessuno di loro aveva ancora fatto programmi. Certo, doveva avvisare i suoi genitori e sua zia, ma era sicura che non ci sarebbero stati problemi. Tutti quanti erano affezionati alla vecchia casa del nonno, ed era sempre piacevole passare le feste lì, insieme, persi nei ricordi e nelle foto.
“Fantastico.” esclamò James, sorridente.
“Gli altri potrebbero raggiungerci per capodanno per festeggiare insieme.” continuò Alice, cercando di programmare nei minimi dettagli la loro breve vacanza. Voleva che fosse tutto perfetto, per James.
“Così passeresti il capodanno con il tuo Frank.” scherzò James, sereno. Iniziare il nuovo anno con gli amici che aveva ritrovato al castello sarebbe sicuramente stato un buon auspicio e forse lo avrebbe aiutato a ricordare almeno qualche dettaglio del suo passato.
“Geloso?” chiese Alice, ironica, arrossendo di colpo.
“No, tanto io ho Seba.” rispose James, malizioso.
“Te lo lascio volentieri, ultimamente è insopportabile.” commentò Alice, incupendosi all’improvviso al solo ricordo degli ultimi allenamenti e delle infinite discussioni che ne erano seguite. Sembrava che niente andasse mai bene al ragazzo. Invece di incoraggiarli e lodarli riusciva solo a dire che avrebbero potuto fare meglio.
“È solo preoccupato per la squadra.” mormorò James, prendendo le difese del capitano. Anche se non aveva nessun ricordo dell’anno precedente provava una simpatia innata per quel ragazzo e per il ruolo difficile che era chiamato a ricoprire. Farsi ascoltare e dare ordini non era mai semplice, in nessun caso, specialmente quando si tratta dei propri amici.
“Fin troppo, è stressante.” esclamò Alice, sbuffando.
“Per forza, non lo ascoltate.” gli fece eco James, prendendola in giro.
I due ragazzi continuarono a battibeccare fino a che non tornarono nella sala comune, dove non trovarono più nessuno. James salutò la cugina con bacio, poi i due si separarono e presero le scale che portavano alle rispettive stanze. Prima di entrare James si fermo a guardare la porta della stanza dei malandrini, dove campeggiava una grossa scritta dorata con le iniziali dei ragazzi. James guardò sorridendo la scritta, seguendone il contorno con un dito prima di spingere la porta, attento a non fare troppo rumore.
“Tutto bene?” chiese Sirius alzandosi di scatto non appena aveva visto comparire James sulla porta della loro stanza. Il ragazzo stava cercando di fare piano per non svegliare nessuno, ma né Sirius né Remus si erano ancora addormentati. Entrambi stavano aspettando il ritorno di James, con una punta di preoccupazione, per sapere cosa aveva detto l‘infermiera. Solo Peter russava della grossa.
“Il braccio è quasi guarito, settimana prossima mi toglie le fasce.” spiegò James, cercando di togliersi la cravatta, operazione piuttosto difficile con una mano sola.
“È una bella notizia.” commentò Sirius, sorridendo, avvicinandosi per aiutare l‘amico. Lo aiutò anche con la camicia e poi gli passò il pigiama.
“James, rimarrai al castello per le vacanze di natale?” chiese Remus, pensieroso.
“No, torno a casa. Alice vuole portarmi nella casa in montagna di nostro nonno. Pensa che possa aiutarmi a ricordare.” raccontò James sedendosi sul proprio letto, realizzando di colpo che passare il natale a casa voleva dire separarsi dai suoi amici, da Sirius e Remus.
“Sarebbe davvero un bellissimo regalo di natale se tu riuscisse a ricordare qualcosa!” disse Remus, un po’ triste all’idea di separarsi dall’amico seppure per poche settimane ma allo stesso tempo felice per lui. L’atmosfera del natale in famiglia, nella vecchia baita in montagna non poteva che fare bene a James. Sarebbe sicuramente tornato al castello più in forma che mai.
“Sarebbe un sogno, ma non penso sia così facile.” sospirò James. Ora che aveva ripreso a fidarsi di chi aveva intorno non faceva che pensare ai ricordi che aveva perso. Certo, sapeva istintivamente che Remus e Sirius erano due persone splendide ma voleva anche ricordare tutti i momenti, sia quelli belli che quelli brutti, passati insieme.
“Non si sa mai, no?” disse Sirius abbozzando un sorriso e cercando di essere positivo. James non rispose e rimase in silenzio per un po’ di tempo.
“Sirius, verresti con me? Non so se ce la faccio da solo..” chiese alla fine, senza guardare Sirius negli occhi. Non sarebbe riuscito a reggere un rifiuto.
“Non saresti lo stesso da solo. C’è Alice, c’è tua madre, i tuoi zii..” iniziò Sirius, incerto, interrompendosi all’improvviso quando il suo sguardo incrociò gli occhi di James.
“Si, ma tu mi capisci anche quando non parlo. Per favore.” supplicò James. Era lo stesso sguardo che gli aveva lanciato sul treno. Sirius lo ricordava bene, ce l’aveva fotografato in mente e lo rivedeva ogni volta che chiudeva gli occhi.
“Va bene, allora. Tutto quello che ti può aiutare a stare meglio, James.” disse Sirius sorridendo. Non avrebbe fatto lo stesso errore due volte.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
ebbene si, sono ancora io e sono già tornata. no, non è natale.
onestamente non so come sia stato possibile, ma sono riuscita ad aggiornare in tempo record, almeno per i miei standard.
spero che la cosa vi faccia piacere e che la seconda parte del capitolo vi piaccia quanto i capitoli precedenti.
prima di rispondere ai commenti vi lascio un consiglio: non perdetevi il prossimo capitolo. GROSSE novità in vista!
graaazie mille a chi legge, preferisce, segue e commenta la mia storia.
siete dei veri angeli!
LOVE_VAMPIRE: grazie mille per il commento!
mi spiace per il mio odio per Peter, ma non ci posso fare nulla. ho provato a farmelo stare simpatico, ma non mi riesce proprio.
contrariamente alla tue ipotesi James si è ripreso. parlare con Remus gli ha fatto bene. per l'incontro con il suo amore alias il quidditch credo bisognerà aspettare qualche capitolo, ma non ti preoccupare.. ci saranno grandi sorprese anche su questo fronte!
SATANABAAN: grazie mille per il commento!
un approccio duro con James? povero, con tutto quello che ha passato poi lo tenta per davvero il suicidio!
sono contenta che la mia storia ti piaccia e spero che continuerai a seguirla.
ILOVEJAMES97: grazie mille per il commento!
sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto e spero che abbia apprezzato anche l'aggiornamento in tempo record!
MALANDRINA4EVER: grazie per il commento!
wow, sono felice che ti sia piaciuto. calcola che lo scorso capitolo all'inizio era la metà di questo. ho dovuto dividerlo perchè era troppo lungo!
la scena di JAmes e Sirius che dormono insieme ha intenerito anche me.
dovevo assolutamente scriverla!

GRAAAZIE MILLE a chi ha letto fino a qui, a chi ha già commentato e a chi commenterà!
  
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