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Autore: rose07    02/06/2010    1 recensioni
Valeryn e Vittorio sono cugini di terzo grado, belli, simpatici e molto affiatati.
Inaspettatamente, entrambi si prendono una cotta per l’altro, alimentando una lunga catena di guai; lei è fidanzata con il migliore amico di lui.
Ma non è finita qui: quale segreto nasconde la famiglia di Vittorio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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Elia prese per mano la sua ragazza e si diresse a passo spedito verso il punto d'incontro fissato con gli altri la mattina stessa.
Erano tutti invitati a casa di Maia per vedere un film o qualcosa del genere. In realtà, Valeryn sapeva che l'amica era entusiasta della ricomparsa del suo amore perduto, Steve, e che voleva solamente festeggiare. Infatti, quella mattina sprizzava felicità da tutti i pori.
«Mi ha chiamata ieri sera e ha detto che non ha potuto contattarmi prima perché aveva lasciato il cellulare a casa. Che sbadato!» aveva detto tutta contenta.
«E come mai non ha pensato di usare il telefono dei suoi zii?»
«Oh, beh... Sicuramente non l'avevano.»
E aveva troncato il discorso là, visto che erano subito entrati in acqua. Adesso i ragazzi della compagnia si affrettavano a raggiungere il luogo dell'appuntamento.
«Non potremmo andarci in macchina? Mi stufo ad andare a piedi fino a lì, mi fanno male le gambe.» si lamentava Valeryn, mentre il suo fidanzato sbatteva la testa.
«Beh, se hai la patente a sedici anni, va bene.» disse sarcastico lui.
«Ma fa caldo!»
«Io sono venuto a prenderti.»
«E perché lo hai fatto? Potevo benissimo venire con gli altri.» rispose lei accigliata. Alle volte, Elia faceva cose veramente strane.
«C'è qualcosa di male se trascorriamo un po' di tempo insieme?»
Elia pareva serio e la cosa fece agitare di gran lunga la ragazza. Non che fosse molto geloso, anzi. Non aveva mai assistito a scenate da parte sua; era sempre lei quella che spesso si adirava. Ma forse Elia aveva fatto bene. D'altronde stavano praticamente passando ogni giorno e ogni ora con i propri amici.
Si addolcì.
«No, hai ragione, amò. Scusami, esagero sempre.» ammise.
«Beh, credevo ti fossi un po' stancata di me.» disse con sincerità il biondo, guardandola negli occhi.
Valeryn quasi perse un battito d'ansia. Al fatto che non stesse pensando al suo ragazzo come prima doveva esserci arrivato anche a lui.
«Ma no, cosa dici? Se stiamo insieme c'è un motivo.» si affrettò a contraddirlo.
«E se sto insieme a te, è perché ti amo.» disse, poco convinta. Col verbo amare non c'era proprio.
Lui si rasserenò e la baciò passionalmente, fermandosi sul marciapiede; tanto che Daniel, accortosi di quelle smancerie, fischiò esultante in loro direzione.
«Un letto, per favore, un letto!» urlava, mentre tutti si voltavano a guardarli.
Vittorio, destandosi dalla sua conversazione con Alex, fece una smorfia.
Quando tutti si accinsero a raggiungerli per mettersi in cammino, il ragazzo passò vicino ad Elia non riuscendosi a trattenere:
«La prossima volta vi offro la mia stanza.»
Il biondo non capì, ma Valeryn, che aveva sentito, rimase attonita.
Gelosia 1-1, molto bene. Tra due cugini poteva definirsi normale tutto quello? Entrambi non lo sapevano, ma se qualcosa era troppo, era troppo e basta.

«Ciao, Steve!» urlò Daniel, parandosi di fronte alla porta della casa di Maia.
Stefano, un ragazzo alto e bello, con ricci capelli di un biondo cenere, aveva aperto dopo aver sentito il campanello suonare all'impazzata. Naturalmente era stato Daniel a creare tutto quel casino e adesso porgeva una mano al ventunenne, mentre quello sorrideva e scuoteva la testa. Perrone non sarebbe cambiato mai.
«Dov'è Maia?» chiese, entrando come una furia in casa
«Sta preparando i tramezzini, vero?»
«No, si sta asciugando i capelli.» rispose Steve, facendo accomodare gli altri.
Valeryn rimase nuovamente abbagliata dalla bellezza del ragazzo, così come le altre.
Per i maschi, invece, era come una specie di idolo, un modello da seguire.
«Bella Ste!» gli diede una pacca Censeo «Ti tocca fare gli onori di casa? Avete pensato di mettere su famiglia?»
«Ti prego, Maia vorrebbe cinque figli. Non ne avrei la forza.» ridacchiò quello.
«Tu sei un mito!» gli porse la mano Carmine, entusiasta.
Alex e Elia gli tirarono pacche incoraggianti sulla schiena facendogli complimenti, mentre Vittorio, entrato l'ultimo di tutti, esclamò a braccia aperte:
«Steve, cazzo, l'ultima volta che ti ho visto è stata quando mi hai salvato la vita!»
«Perché? Stavi morendo?» s'intromise Daniel, arrivando dal bagno «Cavolo, non poteva lasciarti schiattare?»
«Divertente, Dan!» esclamò con sarcasmo il castano, tirandogli uno scappellotto.
«In realtà, ero con Giulia...»
Valeryn, accanto a loro, rizzò le orecchie, mentre Daniel esclamava:
«La ciarlatana?!»
«Sì, e non sai quante cavolate ha sparato nel raggio di un'ora. Non ce la facevo più, non ricordavo neppure perché mi ero fermato con lei...»
«Fortunatamente sono arrivato io e mi ha scippato un passaggio.» concluse il racconto Steve, mentre Vittorio lo ringraziava ancora una volta.
«E hai lasciato quella bestiona così, su due piedi?» chiese Carmine.
«Capirai, col carisma che si ritrova sarà rimasta a parlare da sola senza accorgersi che me ne ero andato. Ecco perché quest'uomo è un grande!» Vittorio strinse nuovamente la mano a Steve, mentre gli altri ricominciavano con le lodi e blablabla.
Valeryn li guardò di uno sguardo scettico. Avrebbe urlato all'adulazione eccessiva, ma si poteva anche evitare. L'importante era che Vittorio non sopportasse quella chiacchierona di Giulia.
Ecco, nuovamente quella sensazione di gelosia che la pervadeva. Doveva distrarsi.
«Ehi, voi! Lasciate stare il mio lupacchiotto!» esclamò Maia con i ricci bagnati, mentre entrava nel salotto e si parava dinanzi al suo fidanzato.
«Perché? Hai adottato un animaletto?» chiese Censeo, prendendola in giro.
Conny rise alla sua battuta, anzi fu l'unica. Questi la guardò interrogativo, mentre lei arrossiva e si voltava da un'altra parte.
«Possiamo sapere che ci fai con i capelli bagnati?» chiese Daniel, in direzione della mora.
«Beh...»
«E perché non hai ancora preparato i tramezzini?»
Maia sbuffò. «L'ho detto a Sara, idiota.»
Entrò in cucina, mentre la biondina usciva con un sorriso a trenta denti e con in mano un vassoio di cibarie. Daniel fece una faccia schifata, mentre i ragazzi ridacchiavano di nascosto.
«Cosa... cosa sono quelle merde?»
«Queste leccornie» sottolineò il termine, indignata, la ragazza «sono piatti tipici della mia città di origine.»
«Cosa? Ma... ma... e i tramezzini?!» esclamò con aria grave Daniel, scotendola dalle spalle.
Sara fece una smorfia.
«Non c'era abbastanza Pan Carrè per prepararli. Se proprio li vuoi, scendi al supermercato accanto e comprateli.»
Daniel stava per aggiungere qualche altra cosa, ma, vedendo che ognuno si stava posizionando sui divani per guardare il film, lasciò perdere.
«Io nel mezzo!» urlò lanciandosi in picchiata, tra i cuscini.



Stranamente, due ore dopo, i ragazzi erano spaparanzati sul divano con l'aria condizionata e attentissimi; a parte Maia e Stefano, che evidentemente volevano recuperare i cinque giorni perduti e stavano pomiciando senza problemi.
Vittorio, seduto accanto a loro, si voltò leggermente schifato.
«Tra poco vomito.» commentò orripilato per farli smettere. Ma nessuno dei due gli diede retta e il ragazzo tornò imbronciato, cercando di concentrarsi sulla commedia d'amore.
Non aveva capito nulla della trama, e il fatto che, tra altro, i due piccioncini accanto a lui si sbaciucchiassero facendo quel fastidioso "smack" con le labbra lo faceva completamente innervosire. Incrociò le braccia una volta, le gambe due volte, sbuffò tre, fino a quando non si alzò completamente da lì e raggiunse la parte opposta del divano vicino a sua cugina Valeryn. Senza fare rumore, si accomodò di fianco a lei, osservandola. Era così attenta che non si era nemmeno accorta della sua presenza. Lui non era interessato affatto ai film romantici. A lui piaceva vivere le cose sul serio, non guardarle in tv. Continuò ad ammirarla, pensando che probabilmente, se non fossero stati parenti ci avrebbe fatto un pensierino. Era così bella e attraente, specie adesso che si portava un dito sulle labbra, che l'avrebbe volentieri abbracciata come aveva fatto due giorni prima. Fece mezzo sorriso ricordando la scenata che aveva fatto, vedendolo insieme a Franca. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Era stato da quel momento che aveva capito che qualcosa non andava, perché lei era realmente speciale.
«Vitto?» bisbigliò la ragazza, schioccando le dita davanti alla sua faccia. Si era imbambolato come un ebete.
«Eh? Sì, che c'è?» si ridestò lui.
«Non segui il film?»
Vittorio deglutì. «Ehm, no... Non mi piace molto.»
«Ah, capisco.» disse Valeryn, alzando le spalle.
E tornò a concentrarsi sulla scena. Due ragazzi si baciavano, due ragazzi molto somiglianti a loro. Il castano respirò profondamente. Doveva piantarla con tutti quei pensieri, non era discutibile.
Non lo era.
Ma era assolutamente discutibile portare un braccio attorno le spalle della propria cugina e far finta di niente, però.
Valeryn per un attimo spostò lo sguardo sulla mano del ragazzo e ne fu soddisfatta.
Beh, le piaceva tanto quel senso di protezione che le dava, ma certamente non era solo quello dato che sentiva la faccia andarle a fuoco.
«Sei sicuro che non ti piace il film?» sussurrò.
«Certe cose preferisco farle veramente piuttosto che assistere.» soffiò lui, in direzione di una scena d'amore. Lei sogghignò, alzando il mento per provocarlo.
«Con Franca? O con Giulia?»
Vittorio le scoccò uno sguardo quasi inorridito.
«Scherzi? Giulia? Non se ne parla! Quella sanguisuga... Meglio Franca.»
Lei incrociò le braccia, sbuffando.
«Opterei nettamente per quella ciarlatana di Giulia.»
«E perché?»
Il ragazzo si girò a guardarla fisso negli occhi, mentre lei faceva lo stesso. Non riuscendo a sopportare il peso del suo sguardo, proferì abbastanza forte:
«Non ha importanza.»
«Ehi!» esclamò Daniel, che, forse trasportato dal film, era abbracciato a Sara
«Che cazzo urlate? Se dovete dirvi i vostri segretucci, andate in bagno!»
«Ah, bene.» bisbigliò Vittorio, gettando uno sguardo alla televisione, mentre Daniel si calmava. Passarono alcuni secondi in silenzio, guardando i due ragazzi del film che facevano l'amore.
Venne quasi spontaneo pensare lei tra le sue braccia. E non se ne vergognò affatto; forse perché quando stava vicino alla cugina ogni cosa diventava più naturale.
«E se io preferissi te, invece?» mormorò all'altezza del suo orecchio in un impeto di coraggio che stupì anche lui, procurandole dei brividi alla schiena.
Valeryn lo guardò senza fiato, poi strinse le labbra.
«Stai... stai scherzando?»
«No.» disse guardandola negli occhi, e lei boccheggiò, sentendo il cuore battere forte.
«Vitto...»
Ma non appena questi si voltò vide Elia che li fissava tagliente dall'altro lato del divano. Si sentì meno che niente e deglutì, pensando a quanto era stupido per dire quelle cose.
«Sì, scherzavo, Valeryn.» tentò di sorridere, ma ogni tentativo era forzato.
La ragazza lasciò il fiato che aveva trattenuto per tutto quel tempo. Poi si passò una ciocca castana dietro l'orecchio, tentando di mascherare la delusione, nonostante fosse consapevole che era solo uno scherzo e che non doveva fare certi pensieri. Un velo di tristezza la pervase e non sapeva perché.
Vittorio pensò ad Elia e si diede del coglione. Che diamine faceva, ci provava con la sua ragazza? Che razza di migliore amico era? Non lo avrebbe fatto più.
Certo, però... pure lui... Proprio con lei... Dio, che cazzo andava a pensare! Lei era sua cugina. Doveva metterselo in testa.
Tolse il braccio dalle sue spalle lentamente e le incrociò al petto.
Una complicazione dopo l'altra.
Non era corretto.













Elia prese per mano la sua ragazza e si diresse a passo spedito verso il punto d'incontro fissato con gli altri la mattina stessa.
Erano tutti invitati a casa di Maia per vedere un film o qualcosa del genere. In realtà, Valeryn sapeva che l'amica era entusiasta della ricomparsa del suo amore perduto, Steve, e che voleva solamente festeggiare. Infatti, quella mattina sprizzava felicità da tutti i pori.
«Mi ha chiamata ieri sera e ha detto che non ha potuto contattarmi prima perché aveva lasciato il cellulare a casa. Che sbadato!» aveva detto tutta contenta.
«E come mai non ha pensato di usare il telefono dei suoi zii?»
«Oh, beh... Sicuramente non l'avevano.»
E aveva troncato il discorso là, visto che erano subito entrati in acqua. Adesso i ragazzi della compagnia si affrettavano a raggiungere il luogo dell'appuntamento.
«Non potremmo andarci in macchina? Mi stufo ad andare a piedi fino a lì, mi fanno male le gambe.» si lamentava Valeryn, mentre il suo fidanzato sbatteva la testa.
«Beh, se hai la patente a sedici anni, va bene.» disse sarcastico lui.
«Ma fa caldo!»
«Io sono venuto a prenderti.»
«E perché lo hai fatto? Potevo benissimo venire con gli altri.» rispose lei accigliata. Alle volte, Elia faceva cose veramente strane.
«C'è qualcosa di male se trascorriamo un po' di tempo insieme?»
Elia pareva serio e la cosa fece agitare di gran lunga la ragazza. Non che fosse molto geloso, anzi. Non aveva mai assistito a scenate da parte sua; era sempre lei quella che spesso si adirava. Ma forse Elia aveva fatto bene. D'altronde stavano praticamente passando ogni giorno e ogni ora con i propri amici.
Si addolcì.
«No, hai ragione, amò. Scusami, esagero sempre.» ammise.
«Beh, credevo ti fossi un po' stancata di me.» disse con sincerità il biondo, guardandola negli occhi.
Valeryn quasi perse un battito d'ansia. Al fatto che non stesse pensando al suo ragazzo come prima doveva esserci arrivato anche a lui.
«Ma no, cosa dici? Se stiamo insieme c'è un motivo.» si affrettò a contraddirlo.
«E se sto insieme a te, è perché ti amo.» disse, poco convinta. Col verbo amare non c'era proprio.
Lui si rasserenò e la baciò passionalmente, fermandosi sul marciapiede; tanto che Daniel, accortosi di quelle smancerie, fischiò esultante in loro direzione.
«Un letto, per favore, un letto!» urlava, mentre tutti si voltavano a guardarli.
Vittorio, destandosi dalla sua conversazione con Alex, fece una smorfia.
Quando tutti si accinsero a raggiungerli per mettersi in cammino, il ragazzo passò vicino ad Elia non riuscendosi a trattenere:
«La prossima volta vi offro la mia stanza.»
Il biondo non capì, ma Valeryn, che aveva sentito, rimase attonita.
Gelosia 1-1, molto bene. Tra due cugini poteva definirsi normale tutto quello? Entrambi non lo sapevano, ma se qualcosa era troppo, era troppo e basta.

«Ciao, Steve!» urlò Daniel, parandosi di fronte alla porta della casa di Maia.
Stefano, un ragazzo alto e bello, con ricci capelli di un biondo cenere, aveva aperto dopo aver sentito il campanello suonare all'impazzata. Naturalmente era stato Daniel a creare tutto quel casino e adesso porgeva una mano al ventunenne, mentre quello sorrideva e scuoteva la testa. Perrone non sarebbe cambiato mai.
«Dov'è Maia?» chiese, entrando come una furia in casa
«Sta preparando i tramezzini, vero?»
«No, si sta asciugando i capelli.» rispose Steve, facendo accomodare gli altri.
Valeryn rimase nuovamente abbagliata dalla bellezza del ragazzo, così come le altre.
Per i maschi, invece, era come una specie di idolo, un modello da seguire.
«Bella Ste!» gli diede una pacca Censeo «Ti tocca fare gli onori di casa? Avete pensato di mettere su famiglia?»
«Ti prego, Maia vorrebbe cinque figli. Non ne avrei la forza.» ridacchiò quello.
«Tu sei un mito!» gli porse la mano Carmine, entusiasta.
Alex e Elia gli tirarono pacche incoraggianti sulla schiena facendogli complimenti, mentre Vittorio, entrato l'ultimo di tutti, esclamò a braccia aperte:
«Steve, cazzo, l'ultima volta che ti ho visto è stata quando mi hai salvato la vita!»
«Perché? Stavi morendo?» s'intromise Daniel, arrivando dal bagno «Cavolo, non poteva lasciarti schiattare?»
«Divertente, Dan!» esclamò con sarcasmo il castano, tirandogli uno scappellotto.
«In realtà, ero con Giulia...»
Valeryn, accanto a loro, rizzò le orecchie, mentre Daniel esclamava:
«La ciarlatana?!»
«Sì, e non sai quante cavolate ha sparato nel raggio di un'ora. Non ce la facevo più, non ricordavo neppure perché mi ero fermato con lei...»
«Fortunatamente sono arrivato io e mi ha scippato un passaggio.» concluse il racconto Steve, mentre Vittorio lo ringraziava ancora una volta.
«E hai lasciato quella bestiona così, su due piedi?» chiese Carmine.
«Capirai, col carisma che si ritrova sarà rimasta a parlare da sola senza accorgersi che me ne ero andato. Ecco perché quest'uomo è un grande!» Vittorio strinse nuovamente la mano a Steve, mentre gli altri ricominciavano con le lodi e blablabla.
Valeryn li guardò di uno sguardo scettico. Avrebbe urlato all'adulazione eccessiva, ma si poteva anche evitare. L'importante era che Vittorio non sopportasse quella chiacchierona di Giulia.
Ecco, nuovamente quella sensazione di gelosia che la pervadeva. Doveva distrarsi.
«Ehi, voi! Lasciate stare il mio lupacchiotto!» esclamò Maia con i ricci bagnati, mentre entrava nel salotto e si parava dinanzi al suo fidanzato.
«Perché? Hai adottato un animaletto?» chiese Censeo, prendendola in giro.
Conny rise alla sua battuta, anzi fu l'unica. Questi la guardò interrogativo, mentre lei arrossiva e si voltava da un'altra parte.
«Possiamo sapere che ci fai con i capelli bagnati?» chiese Daniel, in direzione della mora.
«Beh...»
«E perché non hai ancora preparato i tramezzini?»
Maia sbuffò. «L'ho detto a Sara, idiota.»
Entrò in cucina, mentre la biondina usciva con un sorriso a trenta denti e con in mano un vassoio di cibarie. Daniel fece una faccia schifata, mentre i ragazzi ridacchiavano di nascosto.
«Cosa... cosa sono quelle merde?»
«Queste leccornie» sottolineò il termine, indignata, la ragazza «sono piatti tipici della mia città di origine.»
«Cosa? Ma... ma... e i tramezzini?!» esclamò con aria grave Daniel, scotendola dalle spalle.
Sara fece una smorfia.
«Non c'era abbastanza Pan Carrè per prepararli. Se proprio li vuoi, scendi al supermercato accanto e comprateli.»
Daniel stava per aggiungere qualche altra cosa, ma, vedendo che ognuno si stava posizionando sui divani per guardare il film, lasciò perdere.
«Io nel mezzo!» urlò lanciandosi in picchiata, tra i cuscini.



Stranamente, due ore dopo, i ragazzi erano spaparanzati sul divano con l'aria condizionata e attentissimi; a parte Maia e Stefano, che evidentemente volevano recuperare i cinque giorni perduti e stavano pomiciando senza problemi.
Vittorio, seduto accanto a loro, si voltò leggermente schifato.
«Tra poco vomito.» commentò orripilato per farli smettere. Ma nessuno dei due gli diede retta e il ragazzo tornò imbronciato, cercando di concentrarsi sulla commedia d'amore.
Non aveva capito nulla della trama, e il fatto che, tra altro, i due piccioncini accanto a lui si sbaciucchiassero facendo quel fastidioso "smack" con le labbra lo faceva completamente innervosire. Incrociò le braccia una volta, le gambe due volte, sbuffò tre, fino a quando non si alzò completamente da lì e raggiunse la parte opposta del divano vicino a sua cugina Valeryn. Senza fare rumore, si accomodò di fianco a lei, osservandola. Era così attenta che non si era nemmeno accorta della sua presenza. Lui non era interessato affatto ai film romantici. A lui piaceva vivere le cose sul serio, non guardarle in tv. Continuò ad ammirarla, pensando che probabilmente, se non fossero stati parenti ci avrebbe fatto un pensierino. Era così bella e attraente, specie adesso che si portava un dito sulle labbra, che l'avrebbe volentieri abbracciata come aveva fatto due giorni prima. Fece mezzo sorriso ricordando la scenata che aveva fatto, vedendolo insieme a Franca. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Era stato da quel momento che aveva capito che qualcosa non andava, perché lei era realmente speciale.
«Vitto?» bisbigliò la ragazza, schioccando le dita davanti alla sua faccia. Si era imbambolato come un ebete.
«Eh? Sì, che c'è?» si ridestò lui.
«Non segui il film?»
Vittorio deglutì. «Ehm, no... Non mi piace molto.»
«Ah, capisco.» disse Valeryn, alzando le spalle.
E tornò a concentrarsi sulla scena. Due ragazzi si baciavano, due ragazzi molto somiglianti a loro. Il castano respirò profondamente. Doveva piantarla con tutti quei pensieri, non era discutibile.
Non lo era.
Ma era assolutamente discutibile portare un braccio attorno le spalle della propria cugina e far finta di niente, però.
Valeryn per un attimo spostò lo sguardo sulla mano del ragazzo e ne fu soddisfatta.
Beh, le piaceva tanto quel senso di protezione che le dava, ma certamente non era solo quello dato che sentiva la faccia andarle a fuoco.
«Sei sicuro che non ti piace il film?» sussurrò.
«Certe cose preferisco farle veramente piuttosto che assistere.» soffiò lui, in direzione di una scena d'amore. Lei sogghignò, alzando il mento per provocarlo.
«Con Franca? O con Giulia?»
Vittorio le scoccò uno sguardo quasi inorridito.
«Scherzi? Giulia? Non se ne parla! Quella sanguisuga... Meglio Franca.»
Lei incrociò le braccia, sbuffando.
«Opterei nettamente per quella ciarlatana di Giulia.»
«E perché?»
Il ragazzo si girò a guardarla fisso negli occhi, mentre lei faceva lo stesso. Non riuscendo a sopportare il peso del suo sguardo, proferì abbastanza forte:
«Non ha importanza.»
«Ehi!» esclamò Daniel, che, forse trasportato dal film, era abbracciato a Sara
«Che cazzo urlate? Se dovete dirvi i vostri segretucci, andate in bagno!»
«Ah, bene.» bisbigliò Vittorio, gettando uno sguardo alla televisione, mentre Daniel si calmava. Passarono alcuni secondi in silenzio, guardando i due ragazzi del film che facevano l'amore.
Venne quasi spontaneo pensare lei tra le sue braccia. E non se ne vergognò affatto; forse perché quando stava vicino alla cugina ogni cosa diventava più naturale.
«E se io preferissi te, invece?» mormorò all'altezza del suo orecchio in un impeto di coraggio che stupì anche lui, procurandole dei brividi alla schiena.
Valeryn lo guardò senza fiato, poi strinse le labbra.
«Stai... stai scherzando?»
«No.» disse guardandola negli occhi, e lei boccheggiò, sentendo il cuore battere forte.
«Vitto...»
Ma non appena questi si voltò vide Elia che li fissava tagliente dall'altro lato del divano. Si sentì meno che niente e deglutì, pensando a quanto era stupido per dire quelle cose.
«Sì, scherzavo, Valeryn.» tentò di sorridere, ma ogni tentativo era forzato.
La ragazza lasciò il fiato che aveva trattenuto per tutto quel tempo. Poi si passò una ciocca castana dietro l'orecchio, tentando di mascherare la delusione, nonostante fosse consapevole che era solo uno scherzo e che non doveva fare certi pensieri. Un velo di tristezza la pervase e non sapeva perché.
Vittorio pensò ad Elia e si diede del coglione. Che diamine faceva, ci provava con la sua ragazza? Che razza di migliore amico era? Non lo avrebbe fatto più.
Certo, però... pure lui... Proprio con lei... Dio, che cazzo andava a pensare! Lei era sua cugina. Doveva metterselo in testa.
Tolse il braccio dalle sue spalle lentamente e le incrociò al petto.
Una complicazione dopo l'altra.
Non era corretto.










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