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Autore: Gackt_Agito    05/06/2010    2 recensioni
« Questa che sto per raccontarti è una storia vera, nipotina mia. Ascoltami. » sussurrò il vecchio « Desidero che qualcuno la conosca, prima che io abbandoni questo mondo. E se ti piace, vorrei che un giorno tu la raccontassi ai tuoi figli, e loro ai propri figli e così via per generazioni. Perché finché ci sarà qualcuno a ricordarsi di Samuel e Zackarhia, allora non morirò. E neanche lui morirà. I nostri ricordi vivranno insieme per sempre… »
« Parli di te e di quel ragazzo che amavi in gioventù, nonno? »
« Sì, tesoro. Non ti ho mai raccontato la storia… Ma adesso voglio farlo. Ora ascoltami. »
« Racconta: io ti ascolto. » Poi si voltò verso Josh. « Tu sei troppo piccolo. Vai via, su. »
« Uffa! » Piagnucolò il bambino. Ma, da bravo, prese le sue cose e se n’andò ugualmente. Madeline volse il viso di nuovo verso il nonno, sorridendo. Con un gesto delle mani, lento, lo invitava a parlare. Il vecchio sorrise appena.
« Questa storia inizia come le favole, tesoro mio… » e respirò lentamente, come se gli facesse male.
La bimba annuì, silenziosa.
« Inizia con un C’erano una volta… un ragazzino, un bambino ed un husky. »
E le raccontò la storia della propria vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P refazione______
Ho come la terrificante idea di dover rivedere la struttura lessicale dei capitoli passati. Mi sono resa conto di aver fatto una sequela d’errori inimmaginabile, e la cosa non è che mi vada molto a genio, quindi il prima possibile li rivedrò e li correggerò. A dire il vero questa è una delle poche fiction che mi sta prendendo, fra quelle che ho scritto io. Se tutto va bene… lo so io cosa me ne faccio. x] Ma vedremo più avanti. Ad ogni modo, temo che la storia stia iniziando a prendere una piega che porta verso la fine, con questo capitolo. Non credo che manchi particolarmente tanto, ormai. Entro la fine dell’estate sicuramente la fiction sarà completa. Continuate a seguirla! Infine volevo rispondere a RiflessoCondizionato - tanto per cambiare, insomma, no? – e allora… No che non ti voglio morta, cara o_o Piuttosto, esponimi un po’ la tua idea, magari non è del tutto sbagliato quel che pensi. E… angst esattamente che vuol dire? ._.’’ Ho cercato di capirlo molte volte ma ancora nisba >.> E di fare ricerche via internet non ne ho voglia u_u Comunque non preoccuparti, credo che aggiornerò abbastanza spesso, quindi anche una o due volte alla settimana.. minimo. Ho altre fiction da mandare avanti – perché sì, sono una terribile masochista e ne inizio tremila che poi so che non porterò a termine x] – ma ciò non m’impedirà di continuare questa. Quindi rilassati pure, non c’è bisogno di appostarsi xD E poi le tue recensioni mi fanno venire una gran voglia di aggiornare al più presto. Detto questo, per il capitolo scorso ti lascerò ancora un po’ sulle spine: non se ne parla minimamente di farti sapere adesso o prossimamente chi e perché è morto. Soffri in silenzio, che tanto lo scoprirai presto. u_u Detto questo, spero il capitolo di seguito ti piaccia. Sarà in anonimo anche questo. Mi dispiace u_u/



C apitolo S esto
~once upon a time



I bambini giocavano spensierati fuori, in giardino.
La palla altalenava fra Josh e Madeline: erano entrambi nipoti, ma non perché figli dei suoi stessi figli, purtroppo. In verità, semplicemente erano i figli dei figli di suo fratello che era ormai morto da anni. Sua moglie Chrissy, con gran gentilezza, aveva deciso di badare a lui. Stare sulla carrozzella era un fastidio immenso: non sentirsi più dalle ginocchia in poi era persino peggio. Probabilmente avrebbe preferito farsele amputare, ma all’idea non aveva pensato mai con gran serietà. Era vecchio e stanco… stanco da tanti, tantissimi anni. E sulla carrozzella da molti di più. Si sentiva in un certo qual modo impedito per fare la maggior parte delle cose basilari di un essere umano. Aspettava soltanto di morire. Quanti anni aveva? Novantatre? Non erano forse abbastanza da sopportare così, in tacita sofferenza? Sì. Erano abbastanza. Poveraccio, non ne poteva davvero più.
In quel momento era lì, con i suoi capelli bianchi e la carrozzina, a guardare i bambini che giocavano nel giardino. Li osservava e lì si rivedeva da bambino, quando giocava con lui a palla. Un sorriso spontaneo gli solcò le labbra, e sorrise stupidamente, con il viso pieno di rughe e le labbra raggrinzite dietro le quali non si nascondevano più i denti bianchi di una volta. Ma quelle, quelle erano le labbra che avevano amato, avevano baciato e morso, erano le labbra più dolci e oscene di tutta la città. Il problema, si diceva, era che avrebbe dovuto perdere la vita insieme con lui, tantissimi anni fa. Avrebbe preferito così, perché sinceramente non ne poteva più. Ci ripensava ogni giorno. Dopo tutti questi anni, lo amava ancora? Ebbene sì, lo amava ancora follemente, e se ne vergognava. Aveva iniziato a credere in Dio nel pregare che non morisse, e adesso ci credeva ancora nella speranza che potesse ucciderlo e portarlo da lui. Ma che razza di Dio implorava? Gli amori di questo genere lui non li promuoveva, no?
Posò le mani con l’artrite sulle gambe. La gamba sinistra tremava come di consueto, ed umettò le labbra screpolate passandoci sopra la lingua. Dondolò un po’ avanti e indietro, fino a quando i bambini non si avvicinarono a lui ridendo e saltellando. « Nonno, non sei stanco ? » aveva chiesto la più grande – quanti anni poteva avere? Dieci? – e il vecchio annuì.
« Sì, Madeline… sono tanto, tanto stanco. »
« Allora vieni nonno: ti porto al letto. » E spinse la carrozzella fino all’interno, svoltando per quei pochi corridoi che c’erano, e lo condusse in camera sua, dove lo aiutò a sedersi sul letto. Arrivò il bambino più piccolo – quanti anni aveva, sette? -, Josh, e si sedette a gambe incrociate per terra come se stesse aspettando qualcosa. « Josh ? » Domandò Madeline. « Che cosa stai facendo? Perché ti sei seduto a terra? »
Il bambino ondeggiò per un po’, infine sorrise all’indirizzo del nonno. « Voglio fare compagnia al nonno prima che si addormenti. »
L’uomo sorrideva. Era seduto sul letto ed esalava sospiri stanchi. Era vecchio oramai, e guardava i propri nipoti con un’espressione dolce… i figli di suo fratello.
« Nonno, ci racconti una storia? Una bella, bellissima storia. » Intervenne Madeline. L’uomo annuì tristemente, con calma. Mugolò qualcosa a mezze labbra ed alzò una mano verso il comodino, indicando qualcosa che vi stava sopra.
« Tesoro, il nonno è stanco... mi passi quell’album di fotografie? »
« Certo » e la bambina obbedì. L’uomo prese a sfogliare con calma disarmante le pagine: le foto dapprima raffiguravano bambini, sempre gli stessi due; poi ragazzi, sempre gli stessi, e infine uno che sembrava un po’ un uomo in carriera e l’altro appena un maturando. L’ultima foto raffigurava gli stessi due che si baciavano, stringendosi l’un l’altro. Al vecchio scappò un sorriso, ed una lacrima scivolò lungo la sua guancia rugosa. Tirò su col naso, forte. « Nonno, va tutto bene? » domandò Madeline.
« Questa che sto per raccontarti è una storia vera, nipotina mia. Ascoltami. » sussurrò il vecchio « Desidero che qualcuno la conosca, prima che io abbandoni questo mondo. E se ti piace, vorrei che un giorno tu la raccontassi ai tuoi figli, e loro ai propri figli e così via per generazioni. Perché finché ci sarà qualcuno a ricordarsi di Samuel e Zackarhia, allora non morirò. E neanche lui morirà. I nostri ricordi vivranno insieme per sempre… »
« Parli di te e di quel ragazzo che amavi in gioventù, nonno? »
« Sì, tesoro. Non ti ho mai raccontato la storia… Ma adesso voglio farlo. Ora ascoltami. »
« Racconta: io ti ascolto. » Poi si voltò verso Josh. « Tu sei troppo piccolo. Vai via, su. »
« Uffa! » Piagnucolò il bambino. Ma, da bravo, prese le sue cose e se n’andò ugualmente. Madeline volse il viso di nuovo verso il nonno, sorridendo. Con un gesto delle mani, lento, lo invitava a parlare. Il vecchio sorrise appena.
« Questa storia inizia come le favole, tesoro mio… » e respirò lentamente, come se gli facesse male.
La bimba annuì, silenziosa.
« Inizia con un C’erano una volta… un ragazzino, un bambino ed un husky. »
E le raccontò la storia della propria vita.






   
 
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