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Autore: xXxBlackRosexXx    09/06/2010    1 recensioni
Cosa accadde a Sherry Birkin dopo l'incidente di Raccoon City?
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Altro Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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l'amico di papà

CAPITOLO 2: L'AMICO DI PAPA'


Mi risvegliai lentamente cercando di focalizzare i miei pensieri su cosa stava succedendo. Non avevo ancora la forza di rialzarmi, così mi guardai in giro.
Mi trovavo in un ufficio bianco, le pareti erano percorse da tre linee verdi orizzontali di diverso colore, io ero stesa su un divano e difronte ad esso c'erano prima un tavolino e poi una scrivania e dalla parte opposta c'era quell'uomo misterioso con gli occhiali che scarabocchiava qualcosa su dei fogli di carta.
Sopra di me, invece di una coperta, c'era un impermeabile nero che mi copriva tutta, era caldo, ma pesante.
Recuperate le forze, mi misi a sedere senza però lasciar cadere l'impermeabile dalle mie spalle, in contemporanea l'uomo davanti a me, che mi sembrava tanto familiare, alzò lo sguardo per guardarmi in faccia.
-Buongiorno.- furono le prime parole che mi rivolse. Era un uomo molto composto, la sua voce era pacata e dal suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione.
-Ehm, ciao! Tu chi sei?- chiesi timidamente, non riuscivo a cancellare dai miei ricordi i suoi occhi.
-Il mio nome è Albert Wesker, ero un caro amico di tuo padre.
-Di papà? Per questo hai...- e mi indicai gli occhi.
-Ah, no! Anche se sono infetto, a differenza sua sono completamente in grado di controllarmi. Puoi stare tranquilla. Comunque c'è qualche domanda che vuoi farmi prima che torni a lavoro?
Ci pensai su un momento -In effetti sì: dove siamo? Perché mi hai portato con te?
-Questa è una delle sedi della Tricell, un azienda farmaceutica simile all'Umbrella, della quale io sono uno dei tre capi. E te adesso ti trovi qui per una promessa che feci a tuo padre molto tempo fa. Ora se non ti dispiace devo portare questi fogli nelle varie sezioni. Te riposati, anche se ti ho dato della Tachipirina non è detto che la febbre ti sia già passata. Se hai fame sul tavolo ci sono ci sono tè e biscotti e tra un po' passerà la mia segretaria per chiederti in che casa preferiresti vivere.- si incamminò verso l'uscita, ma lo fermai in tempo.
-Aspetta, in che senso casa in cui vorrei vivere?
Si girò verso di me -Beh, un centro di ricerca non è certo il posto migliore dove crescere una bambina, perciò, dato che a me non importa, puoi scegliere tu la casa dove vivere.
-Vuoi dire che vivrò con te?
-Sempre che non ti dispiaccia...- il suo viso era perfetto, non abbozzava un sorriso, niente.
-No, non volevo dire questo...
Poi, mentre lo fissavo nella speranza di ricordarmi di lui ebbi una specie di flashback, c'erano lui, la mamma e il papà nella nostra vecchia casa che discutevano spensierati.
-Tio Weske!- esclamai prima che potesse uscire. Si bloccò all'istante come se avesse ricevuto un colpo e bisbigliò qualcosa tipo -Dannazione, se lo ricorda...
-Adesso mi ricordo di te! Qualche tempo fa venivi a farci visita.
Voltò solo la testa verso di me -Ti ricordi anche che mi devi tipo sette paia di occhiali?
In quell'istante ebbi un altro piccolo flashback un po' confuso, di quando avevo circa cinque anni, di me, papà e lui.
Era venuto a casa nostra per parlare di lavoro con mamma e papà e quando stava per andarsene stava davanti alla porta per salutare. Io mi avvinghiai ai pantaloni di papà, che si trovava davanti a lui e iniziai a strattonarlo perché mi prendesse in braccio che volevo chiedergli una cosa.
-Ah, Sherry. Cosa c'è?
Gli bisbigliai il più piano possibile all'orecchio in modo che Wesker non potesse sentirci.
-Non sono certo che voglia, sai?
Wesker non lasciò trasparire alcuna emozione quando chiese -Cosa ti ha detto?
Papà sfoderò uno dei suoi soliti sorrisoni -Ti va di prenderla in braccio?
-Uhm...
-Dai, è solo incuriosita dagli occhiali! Comportati da bravo padrino per una volta!
Alla fine riuscì a convincerlo, io ero diventata tutta rossa, mentre lui era solo un po' scocciato. Quando mi afferrò sentivo che era molto più forte di papà, ma non ne avevo paura. Guardai intensamente i suoi occhiali da sole e con le mani gli afferrai da entrambi i lati e togliendoglieli rivelai un paio di occhi celesti.
Ci giocherellai un po', poi tutto quel che ricordo fu un sonoro TLACK!
-Ehm, no... non mi ricordo.
-Sarà... comunque io cercherò di arrivare il prima possibile.
Se ne andò lasciandomi da sola. Mentre aspettavo l'arrivo della segretaria iniziai a sorseggiare un po' di tè.
Poco dopo entrò nell'ufficio una ragazza sulla ventina, era alta, magra, molto abbronzata, occhi verdi e i capelli ricci castano scuro non troppo lunghi.
Si avvicinò a me con fare sicuro, in mano teneva un enorme quaderno bianco.
-Ciao! Te devi essere Sherry, io sono Brigitte. Sono la segretaria del Signor Wesker.- disse con voce squillante, poi mi tese la mano. La strinsi e le risposi -Sì, sono io.
Si sedette sul divano accanto a me -Bene, allora il Signor Wesker ti ha già avvisata che devi scegliere te la casa. Allora, prima di tutto in che stato la preferisci?-
Disse mentre iniziava a sfogliare l'immenso quaderno.
-Stato?-
-Sì, la Tricell ha case per i propri ricercatori in tutto il mondo- rispose senza alzare il viso dalle pagine del libro.
-In America va benissimo, magari lontano dalle città.-
-Non ti piace la confusione vero?- disse ridacchiando.
No, in realtà non voglio niente che mi faccia ricordare la mia vecchia vita, voglio completamente cancellare la vecchia Sherry e crearmi una nuova vita.
-Eh, già. Odio le zone caotiche.-
-Ok, allora non provo neanche a proporti un appartamento. Mmm... che ne dici di questa villa allora? E' un po' isolata, ma farebbe comodo anche al Signor Wesker.-
Mi porse la foto di un enorme villa color panna spersa in un enorme prato con qualche albero qua e là.
-Perché farebbe comodo anche a Wesker?-
-Beh, nelle ville della Tricell c'è lo spazio necessario per i laboratori invece di essere costretto ogni giorno ad andare in una sede vicina.-
-Allora è perfetta! Va bene questa, non ne voglio vedere altre!-
-Ne sei sicura? Non mi aspettavo di fare così in fretta. Dopo chiamerò perché mettano in ordine la casa. Quando il Signor Wesker avrà finito un elicottero vi porterà a casa.
Si avviò verso la porta quando si bloccò mi guardò un attimo e disse -Sai, il Signor Wesker ci metterà almeno un ora, vuoi che ti faccia un po' di compagnia?- magari, era da tanto che non facevo una chiacchierata con qualcuno.
-Sì, mi piacerebbe molto.
Tornò a sedersi accanto a me -Allora, che ne pensi del Signor Wesker?- Ci pensai un po' su, non sapevo cosa ero meglio rispondere a uno dei suoi dipendenti. Anche se provava a nasconderlo, si capiva benissimo che provava qualcosa per lui...
-Non lo so, è davvero molto bello, ma mi fa un po' paura stare vicino a lui. E' come se non fosse umano...
-Già, è vero!- si fermò a guardare nel vuoto.
-Per caso sei innamorata di lui?
-Cosa? Io? No ma che dici... insomma è davvero da mozzafiato, però è il mio capo. E comunque ha già abbastanza fan che gli ronzano intorno. Se provi a fare un giro per i laboratori almeno otto scienziate su dieci gli vanno dietro.
Forse non avrei dovuto fare quella domanda, ma volevo vedere la sua reazioni. -Comunque, lui mi ha detto che ci sono altri due capi in realtà oltre a lui, chi sono?- dissi tentando di cambiare discorso.
-A dire il vero gli altri non li conosco, pochi gli hanno visti di persona. Quello che so è che in realtà il Signor Wesker si è unito alla compagnia molto più tardi, ma è comunque stato nominato come uno dei capi.
Rimanemmo in silenzio qualche minuto, poi fu lei a parlare per prima -Te non hai paura del Signor Wesker?
Ci riflettei un attimo -In effetti un po' mi fa paura- quegli occhi rossi mi ricordano troppo quelli di mio papà -però non credo mi voglia fare del male.
-No assolutamente, non intendevo di certo questo. Ma non so, sono sempre, come dire, intimorita da lui. Poi ha sempre quei dannati occhiali da sole che sembra quasi che li utilizzi come una maschera per nascondere qualcosa. Però questo è un po' triste.
Si alzò e nella sua voce si sentiva un misto di disprezzo e al contempo una specie di dispiacere.
Era fin troppo chiaro che lei ci avesse provato con lui ma che per qualche motivo che non riusciva a capire era stata respinta.
-Te magari avrai l'onore di capire che gli sta succedendo...
Mi guardò intensamente per un istante infinito come se provasse un po' di invidia nei miei confronti. Poi finalmente abbozzò un sorriso che mi rassicurò anche se poco.
-Mi dispiace, non avrei dovuto...
-Non importa, davvero!
-Grazie, comunque adesso devo assolutamente tornare a lavoro. Te riposati pure che mi sembri stanca, se hai bisogno di me per qualsiasi cosa chiamami pure.
Se ne andò e io prima di tornare a dormire ripensai continuamente al nostro discorso, potevo davvero fidarmi di lui?


Non so quanto tempo fosse passato, ma ero ancora stanca quando aprii leggermente gli occhi per vedere da dove provenissero quelle voci. Di fronte a me c'erano Wesker e Brigitte che parlavano a bassa voce pur di non svegliarmi.
-Così ha deciso di portarla via di qui...- disse Brigitte.
-Sì, è meglio così.
-Perché ha deciso di portarla con sé? Non sarebbe più al sicuro qui?
-Che sarebbe più al sicuro sì. Ma ha bisogno di vivere e qui le sarebbe impossibile. Solo guardando i miei occhi prende paura, se mai dovesse finire nei laboratori con tutte le cavie chissà come reagirebbe! Ma quello che mi spaventa di più sono gli altri ricercatori, tutti proverebbero a prendere un campione del suo sangue per scoprire qualcosa in più sull'antivirus e a tempestarla di domande sul padre. Non posso permettermelo dopo che ho promesso a suo padre che se avessi potuto l'avrei tenuta al sicuro da tutto questo.
Lei lo guardò come se vedesse Wesker per la prima volta. Mai avrebbe pensato che esistesse anche questo lato del suo capo.
-Ha bisogno di dimenticare, e per ora questo è tutto quello che posso fare per lei. Anche se sarò costretto a tenerla come una prigioniera...
Mi afferrò di nuovo tra le sue braccia e mi portò alla mia nuova casa, alla mia nuova vita.


  
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