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Autore: lames76    14/06/2010    2 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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La mattina dopo si alzarono all’alba e lasciarono il villaggio. Menion avrebbe voluto parlare con la sua amica (ma dalla sera prima non riusciva piu' a pensarla solo come una ‘amica’) ma questa era sempre stata vicino ad Aura e lui non aveva avuto il coraggio d'avvicinarsi a lei. Cosi' ando' a chiedere consiglio a Pentea. La greca era la donna, a parte Olimpia, con cui aveva piu' legato durante il suo tirocinio.
"Scusa, ti posso fare una domanda?", chiese un po' incerto. Si sentiva un idiota.
"Dimmi pure", rispose l’altra.
"Che tu sappia, e' possibile che la poesia possa evocare della magia?"
"Da quello che ne so e' possibile", la donna lo guardava incuriosita, "Comunque dovresti chiedere a qualche sciamano o una sacerdotessa, sono loro che se ne capiscono di queste cose"
Dopo quella discussione Menion prese il coraggio a due mani e si avvicino' ad Olimpia.
"Ti posso parlare?", era riuscito a non fare incrinare la sua voce. Lei annui'.
"Io intendevo in privato", aggiunse guardando Aura.
"Allora puoi parlare, tra me e Aura non ci sono segreti", Olimpia sembrava sicura.
"Beh, volevo chiederti scusa per ieri sera", sospiro' Menion.
"Perche'?", chiese la giovane aggrottando le sopraciglia.
"Ho scoperto che la poesia puo' generare della magia ed io non lo sapevo", disse quasi balbettando, "Penso che ieri sera sia stato quell’incantesimo a far si che tu mi... ehm... baciassi. Io non intendevo approfittar..."
"Credi che io sia tanto stupida da farmi incantare da una magia?", la giovane era imbestialita, "Non sono forse venuta di mia spontanea volonta' nella tua stanza?", respiro' affannosamente cercando di calmarsi ma poi esplose, "Non hai capito niente!", si allontano' con passo pesante. Gli occhi di Menion e quelli di Aura s'incontrarono e il ragazzo lesse, in quelli della guerriera, per la prima volta qualcosa di diverso dall’odio puro... del divertimento.
"Ho sbagliato tutto vero?", chiese piu' a se stesso che a lei.
Ora Aura si stava mordendo un labbro per non scoppiare a ridergli in faccia.
Il ragazzo affretto' il passo e si mise al fianco di Olimpia.
"Se ti puo' far sentire meglio puoi picchiarmi con il tuo bastone", era una frase stupida ma non sapeva proprio che altro dire. Lei non gli rivolse lo sguardo.
"Il fatto e' che io... con le donne, non sono... anzi sono, come hai potuto vedere, un perfetto imbranato", ora era completamente sincero, "Ti chiedo scusa dal profondo del cuore. Io non sono un tipo che ha molto successo in campo amoroso ed ho pensato che...", non trovo' altre parole e maledi' la sua timidezza.
La ragazza improvvisamente si volto' verso di lui.
"Si, ti perdono", sospiro' ancora, "Ma non aspettarti piu' che venga nella tua stanza!"


   La sera passarono la notte in un’altra locanda e Menion si ritrovo' di nuovo solo. Vide che la luna era alta nel cielo, anche se era solo uno spicchio così estrasse dalla sua tasca lo specchietto. Appena la luce lunare vi si rifranse contro apparve il volto di Tintinnio.
"Era l’ora!", sbuffo' con finta rabbia l’essere fatato, "Pensavo ti fossi dimenticata di me..."
"Ma figurati, come potrei dimenticarmi della mia fata preferita!", gli rispose il ragazzo adulandola, "Ti volevo chiedere una cosa..."
"Lo so gia' e ti posso rispondere", lo anticipo' lei, "Esiste la magia legata alla poesia ma tu non ne sei in possesso", di nuovo, prima che Menion potesse aprire bocca per ribattere lei lo anticipo', "Ti chiedi come hai fatto allora a battere quel tipo in quel duello?", sorrise magnanima davanti alla sua espressione interrogativa, "Secondo te cosa ti sei allenato a fare su quella nave?"
"Vuoi dire che ci sono riuscito da solo?", ora la voce di Menion era incredula.
"Ma certo!", rispose la fata, "Ma non ti montare la testa, quel tipo non era certo un buon schermitore!", smorzo' i suoi entusiasmi lei, che pareva un pochino gelosa.



Beatrix: A quanto pare ci avevi azzeccato!
   
 
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