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Autore: sihu    16/06/2010    4 recensioni
il sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova. che ne sarà stato di James Potter e che ne sarà dei malandrini? Dal terzo capitolo: Non voglio tediarvi con i particolari anche perché non sarebbe giusto nei confronti della famiglia. La notizia fino ad ora è rimasta riservata per non fare preoccupare nessuno e per motivi di privacy, tuttavia vorrei che tutti osservassimo qualche istante di silenzio e rivolgessimo una silenziosa preghiera per James Potter.” disse il vecchio preside abbassando la testa..
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Broken Memories'
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CAPITOLO 12
ALLA BAITA IN MONTAGNA

Alice, Sirius e James erano stati gli unici grifoni a tornare a casa per le vacanze di natale. Tutti gli altri avrebbero passato il natale al castello guardando la neve depositarsi sui grossi alberi della foresta proibita, come al solito. Anche Lily quell’anno sarebbe rimasta, il che era insolito per lei. La ragazza diceva di non avere voglia di vedere Petunia, la terribile sorella maggiore, ma in realtà Charleen sapeva bene che l’amica aveva sperato fino all’ultimo che James non partisse e che fosse rimasto lì con loro per le feste. Lily aveva guardato James incamminarsi verso il treno che lo avrebbe portato a Londra con lo sguardo triste e la morte nel cuore. Certo, sapeva che era la cosa migliore per lui, eppure il natale senza di lui non sarebbe stato lo stesso. Anche Remus guardava mesto l’amico allontanarsi.
Quello sarebbe stato il primo natale senza Sirius e James. Avrebbe sentito incredibilmente la mancanza degli amici. Per lui i malandrini erano veramente tutto. Erano la sua forza, il suo orgoglio, la sua famiglia. Tutto ciò che gli dava il coraggio di camminare a testa alta e di sopportare quell’incredibile sofferenza luna piena dopo luna piena. La presenza di James, il suo spirito natalizio, la sua esuberanza sarebbero mancati a tutti, era inevitabile. Specialmente ora che era tornato ad essere il James di una volta, seppure senza il minimo ricordo della sua vita passata. Certo, Alice e James avevano chiesto loro di raggiungerli alla baita in montagna per festeggiare insieme capodanno, eppure non era la stessa cosa. Remus sospirò e poi si lasciò cadere seduto sulla poltrona che di solito era occupata da Sirius, cercando di scacciare la tristezza. Lily era rimasta sorpresa che l’invito per capodanno fosse aperto anche a lei. Era stato proprio James in persona ad invitarla, con il suo solito sorriso così caldo e rassicurante. Lily era stata colta e si sorpresa e, incredula, era rimasta immobile, incantata a guardarlo. Persa nella profondità di quello sguardo color nocciola così profondo e pieno di vita. C’era voluto un bel po’ di tempo ed una gomitata ben assestata di Cristal prima che Lily si riprendesse quel tanto che bastava per riuscire a rispondere.
“Certo, James. Ci sarò anche io.” aveva balbettato Lily, imbarazzata. Sirius, poco distante da James, guardava divertito la scena. Era la prima volta che l’amico riusciva a mettere in difficoltà la Evans, e sembrava non essersene neppure accorto. Era decisamente un peccato che James non ricordasse quanto fosse stata importante per lui Lily in tutti quegli anni. Sicuramente avrebbe apprezzato quel momento.
“Sono contento.” rispose James, mentre un sorriso ancora più radioso gli si allargava sul volto. Non riusciva a capire perché, ma le parole della rossa gli avevano riempito il cuore di gioia. Sapere che si sarebbero visti presto, per la festa di capodanno, lo faceva stare bene.
“Davvero?” chiese Lily, guardandolo fisso. James sentì le verdi iridi della ragazza scrutarlo in profondità e cercare di capire cosa gli stesse passando per la mente in quel momento.
“Credo di si..” mormorò James, d’improvviso più serio. Quella ragazza aveva lo strano dono di confonderlo e di mandarlo in crisi. Si era allontanato senza smettere di pensare a quello sguardo, impresso in modo indelebile nella sua mente. Il ragazzo si ritrovò a chiedersi se Lily lo avesse guardato altre volte in quel modo e cercò inutilmente di sforzare la sua memoria alla ricerca di dettagli. Alla fine si era arreso ed era andato a finire di preparare il suo baule.
Qualche ora più tardi, seduto sulla carrozza dell’espresso diretto alla stazione di Londra, tra Alice e Sirius, James era stato a lungo in silenzio, immerso nei suoi pensieri. I due ragazzi parlavano tra loro, gettando di tanto in tanto occhiate nervose al ragazzo con gli occhiali. La mente di James sembrava persa, lontana, ma loro non sapevano esattamente dove. Sirius e Alice non potevano fare a meno di chiedersi se James stesse ancora pensando a Lily. In realtà il ragazzo stava rivivendo nella sua mente qualcosa che tuttavia non riusciva bene a ricordare. Immagini sfuocate, lontane, che non riuscivano a prendere forma. James sentiva solamente tanto dolore, come non ne aveva mai provato prima, e un senso di smarrimento infinito a cui non riusciva a trovare spiegazione. L’istinto gli diceva che in quel ricordo non era solo, che insieme a lui c’erano altre persone ma lui non riusciva proprio a ricordare.
“Sirius, Alice..” annaspò James all‘improvviso, aggrappandosi con tutte le sue forze ai due ragazzi, presi alla sprovvista. Alice sobbalzò, spaventata, mentre Sirius si era fatto improvvisamente pallido.
“Che ti prende, James?” chiese Sirius, guardando preoccupato l’amico che sembrava faticare a respirare. Non sapeva che gli stava succedendo, ma temeva che potesse riguardare il qualche modo la discussione che avevano avuto mesi prima sul treno, proprio su quella stessa carrozza. L’ultima cosa che desiderava era che James avesse come unico ricordo quella lite tremenda nella quale era arrivato ad urlare in faccia al suo amico cose che in realtà non aveva mai pensato in vita sua. Era stata la rabbia a farlo parlare in quel momento così infelice che forse era stato la causa di tutti i problemi di James, e l’orgoglio ad impedirgli di tornare sui suoi passi. Erano settimane che pensava a come affrontare l’argomento con James. Ogni volta si preparava un discorso, si riprometteva di parlare all’amico e di raccontargli tutto ma alla fine si doveva arrendere all’evidenza dei fatti. Non aveva il coraggio di dire a James qualcosa che avrebbe potuto ferirlo o allontanarlo da lui.
“Qualche brutto ricordo? Un incubo?” chiese Alice, frenetica e preoccupata.
“Non lo so. Sensazioni più che altro..” rispose James, confuso, passando rapidamente lo sguardo dall‘espressione truce di Sirius a quella spaventata di Alice. Non capiva perché i due ragazzi fossero così agitati per un semplice incubo. Non era certo la prima volta che gli capitava di averne uno, tuttavia i due ragazzi non gli erano mai sembrati così ansiosi.
“È passato ora?” domandò Alice, dolcemente. James annuì piano, appoggiando la testa sulle gambe della cugina. La ragazza prese ad accarezzargli la testa, cercando di calmarlo. Dopo pochi istanti Alice sentì James rilassarsi e cominciare a respirare più regolarmente. La ragazzi tirò un sospiro di sollievo e abbozzò un sorriso.
“Allora, pronto al natale?” chiese Sirius, cercando di distrarre l’amico cambiando argomento. James sbuffò. Alice e Sirius trovarono la cosa molto strana dato che James di solito adorava il natale. Era proprio quello che si occupava di decorare la sala comune, appendendo decorazioni ovunque a partire dalla settimana seguente Halloween e che andava in giro per il castello cantando a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo orrende canzoncine natalizie.
“Fammi pensare, un sacco di parenti di cui non ricordo assolutamente nulla?” rispose James ironico, alzando gli occhi al soffitto. La cosa che temeva di più era una terribile invasione di zii, zie e cugini che avrebbero passato tutto il tempo a chiedergli se li ricordava.
“Non sono poi così tanti.” mormorò Alice, sorridendo triste.
“Si?” Chiese James, curioso e interessato. Certo, sapere che di lì a poco non sarebbe stato assalito da un branco di parenti lo rassicurava ma tuttavia era colpito dallo sguardo triste della cugina.
“Solo tua mamma e la mia. Oltre me, te e Sirius ovviamente.” spiegò la ragazza, sospirando. A quelle parole James capì e abbassò la testa. Era triste pensare ad un pranzo di natale senza lo zio Charlus. Dorea e James sarebbero stati quelli che ne avrebbero sofferto di più, anche se James non aveva alcun ricordo del padre. In un certo senso era meglio che Jamie non ricordasse visto quanto erano stati legati. Anche suo padre non sarebbe venuto. Alice se lo era immaginata, ormai cominciava a non aspettarsi più nulla da lui. Robert non avrebbe sopportato un natale senza gli scherzi, le risate e l’inguaribile buonumore di Charlus così aveva preferito lavorare. Alice chiuse gli occhi per un istante e nella sua mente comparvero tante immagini, tanti natali felici. C’erano gli zii, con James piccolo, c’era anche suo padre e ovviamente c‘era lei. Suo padre e lo zio Charlus erano sempre stati inseparabili, migliori amici fin dal loro primo anno ad Hogwarts. Quando Charlus aveva detto di voler sposare la sorella dell’amico, Dorea, il padre di Alice si era dimostrato la persona più felice della terra. Diceva che da quel momento erano diventati per davvero fratelli, e che più nessuno avrebbe potuto negarlo. Charlus e Robert non facevano che raccontare quella storia da sempre, fin da quando James e Alice erano piccoli.
“Ah.” disse James, pensieroso. Soffriva a non ricordare nulla della sua famiglia, di suo padre. Sua madre gli aveva raccontato che erano molto legati, che Charlus era sempre stato il suo eroe ma James non riusciva a ricordare nulla. Aveva visto decine di foto, sentito altrettanti racconti ma non era servito a nulla.
“Non ci sarà tuo padre?” chiese Sirius ad Alice, perplesso. Era molto strano che il signor Prewet si perdesse il natale in famiglia.  
“Deve lavorare.” rispose Alice vaga, chiudendo il discorso. Sirius e James si scambiarono un’occhiata carica di significato, sospirarono e decisero di non fare altre domande.
Il viaggio proseguì senza ulteriori intoppi e in un paio d’ore giunsero alla stazione di Londra dove Fanny li aspettava ansiosa, guardandosi continuamente intorno. Dorea non era potuta venire di persona a causa di impegni al ministero ma si era raccomandata con la cognata di assicurarsi che James stesse bene e che non si strapazzasse troppo. Fanny aveva rassicurato la cognata ed aveva preso quel compito con sorprendente serietà. Fin troppa per i gusti di James, che cercò inutilmente di spiegare alla zia che stava bene. La donna però non voleva sentire ragioni e continuava ad abbracciarlo e a baciarlo sulla fronte mentre Alice e Sirius ridevano di gusto dell’imbarazzo dell’amico che cercava in tutti i modi di liberarsi dalla presa della donna.
Quando Fanny decise che il tempo dei saluti era finalmente finito, estrasse una passaporta dalla borsa e in un attimo tutti si trovarono in mezzo alle montagne, di fronte ad una casetta circondata da alti pini coperti di neve. Alice sospirò felice guardando la casa del nonno.
La baita era piccola, ma molto accogliente tanto che già dall’esterno si riusciva a percepire l’atmosfera accogliente e familiare. Alice, Sirius e Fanny guardarono ansiosi James mentre questi varcava la soglia guardandosi timidamente in giro. Non appena il ragazzo mise piede nella vecchia casa che era appartenuta al nonno si sentì a finalmente nel posto giusto. Finalmente a casa. Aggirarsi per i corridoi di quella vecchia casa di montagna era sorprendente. In ogni angolo James si sentiva a casa, riusciva a percepire suoni e odori che gli erano incredibilmente familiari. Gli sembrava di conoscerli da sempre e lo facevano stare bene. Si sentiva protetto, al sicuro. Era come se nulla di male potesse accadere tra quelle mura così accoglienti che lo avevano protetto fin da quando era piccolo. A volte quando stava a lungo seduto sulla poltrona a fissare il panorama oppure quando ravvivava il fuoco nel camino aveva le vertigini ed era come se la sua mente si perdesse alla ricerca dei ricordi perduti. Li riusciva quasi a percepire, sentiva che erano lì a pochi passi da lui e che sarebbe bastato allungare le mani per riuscire ad afferrarli. Le ore ed i giorni passarono in un baleno.
Le vacanze di natale stavano trascorrendo serene, senza nessun problema. Da quando era alla baita poi, gli incubi avevano anche smesso di tormentarlo. James poteva finalmente dire di stare bene. L’unico neo di quei giorni perfetti era l’assenza di Remus.
“Che farai tu per natale?” aveva chiesto James curioso un pomeriggio particolarmente freddo. Nonostante la neve e le proteste della squadra Sebastian non aveva annullato l’allenamento, così James e Remus si trovavano da soli in sala grande insieme ad Alice. Con la scusa delle ripetizioni a James la ragazza era riuscita un’altra volta a saltare gli allenamenti. Sirius e i compagni erano orgoglioso di lei, Sebastian un po’ meno. Remus alla domanda di James aveva alzato la testa dalla scacchiera e aveva assunto un’espressione mogia, prima di alzare le spalle, fingendosi indifferente alla questione.
“Starò qui al castello.” aveva risposto Remus, triste, tornando a concentrarsi sulla partita.
“Ma la tua famiglia?” aveva domandato ancora James, curioso e al tempo stesso triste.
“Ho solo una vecchia zia e qualche gatto. Sono sicuro che non sentiranno troppo la mia mancanza.” aveva detto Remus alzando le spalle e cercando di abbozzare un sorriso.
“Lo sai vero che in montagna c’è posto anche per te? Si era intromessa Alice, premurosa.
“Grazie Alice, ma non voglio disturbare. Sarete già in tanti.” aveva iniziato a dire Remus, a disagio. Peter lo aveva fissato perplesso. Non era da lui essere così a disagio con Alice.
“Sarebbe fantastico se venissi anche tu.” aveva insistito James, per nulla scoraggiato da quel gentile rifiuto.
“Mi spiace James, non posso proprio.” aveva mormorato Remus, abbozzando un sorriso di scuse. Non poteva certo dirgli che non passava il natale con lui per via della luna piena. James non sapeva che lui era un lupo mannaro. O meglio, lo sapeva ma non lo ricordava e grazie al cielo nessuno aveva ancora pensato a raccontarglielo. L’ultima cosa che Remus voleva era che l’amico scappasse spaventato ogni volta che lo vedeva.
“Almeno ci raggiungerai per la festa di capodanno, vero?” aveva chiesto James, imbronciato come un bambino al quale tolgono le caramelle.
“Cercherò di fare il possibile.” aveva risposto Remus, vago, cercando di non scoppiare a ridere per l‘espressione offesa di James.
“Ma, come? Almeno alla festa devi venire!” aveva insistito James, per nulla intenzionato ad arrendersi. Alla fine Remus aveva dovuto capitolare.
“Verrò, promesso.” aveva detto alla fine Remus, arrendendosi all’insistenza dell’amico.

Il giorno di natale tutta la famiglia era riunita intorno al tavolo, al cui fianco campeggiava un gigantesco albero di natale che avevano addobbato James, Alice e Sirius, stracolmo di regali ancora tutti da scartare. Per l’occasione inaspettatamente alla fine si era fatto vivo anche lo zio Robert, il padre di Alice. James non lo aveva mai visto da quando si era ripreso. Dorea aveva cercato di giustificarlo, dicendo ogni volta che il fratello era molto occupato con il lavoro ma James aveva capito che si trattava di una bugia dal modo in cui la madre fissava il pavimento mentre parlava. Durante la cena di natale lo zio aveva parlato poco, quanto bastava perché James capisse che era a disagio quando si trovava solo in compagnia del nipote. James non riusciva a spiegarsi questo strano fatto. Cercava di non darlo a vedere, ma lo rattristava molto. Sua madre, gli aveva raccontato che zio Bob era molto attaccato a Charlus e che aveva sofferto immensamente della sua perdita. Secondo la donna il fratello faceva fatica a parlare con lui perché gli ricordava l’amico che aveva da poco perso.
James non era sicuro di poter capire quello strano discorso, ma aveva annuito lo stesso per non dispiacere la madre.
Lui non aveva alcun ricordo del padre oppure della sua morte, ma era abbastanza sicuro che avere al suo fianco suo zio avrebbe potuto aiutarlo a superare quel brutto periodo. Peccato che questi non fosse dello stesso parere. James ne aveva parlato a lungo anche con Alice e Sirius, che gli avevano consigliato entrambi di affrontare quella discussione con Robert.
Subito dopo cena il ragazzo era andato a cercarlo per parlare, ma lo zio era sparito.
“È stato chiamato per una grave emergenza. Mi spiace James, posso fare io qualcosa per te?” aveva detto la zia Fanny, con un’espressione triste.
Era sinceramente dispiaciuta. James aveva intuito che la donna stesse mentendo circa l’improvvisa partenza dello zio ma aveva preferito non dire nulla. Scosse la testa, si strinse nelle spalle e tornò da Alice e Sirius. A tirare su il morale di James ci pensarono i regali.
Alice aveva regalato al cugino un ciondolo che raffigurava la runa che stava a significare la famiglia, mentre Sirius un bracciale di cuoio con un simbolo magico che indicava un legame fraterno. James aveva subito indossato i suoi regali e si era immediatamente sentito più forte.
Sua madre ed i suoi zii avevano pensato di regalargli una scopa, visto che la sua era andata misteriosamente persa l’anno precedente, ma avevano deciso di consegnargliela solo quando si sarebbe completamente ripreso. L’ultima cosa che volevano era che provandola James si facesse di nuovo male. James era sicuro che l’idea della scopa non era partita dalla madre e che la zia aveva dovuto insistere parecchio per convincerla. Neppure Alice sembrava convinta che quella dei genitori fosse stata una buona idea. L’unico realmente felice, oltre James, era Sirius. Il ragazzo era convinto che volare avrebbe fatto ricordare a James chi era.
Subito dopo natale Sirius, James e Alice cominciarono ad organizzare la festa di capodanno, preparando ogni cosa per l’imminente arrivo dei loro amici. Dopo lunghe discussioni, Alice e James avevano convinto le rispettive madri a lasciare loro l’intera baita fino al termine della vacanze di natale. Inutile dire che la più apprensiva era Dorea. C’era voluta tutta la faccia tosta di Sirius e la sua promessa di non perdere mai di vista James perché alla fine la donna cedesse, seppure con molti dubbi.
I ragazzi erano anche riusciti a convincerle a lasciare che Frank e Remus rimanessero anche dopo la festa, fino al ritorno a scuola. Questa volta era stata Fanny a sollevare qualche obiezione, preoccupata che la sua bambina dormisse con un ragazzo, ed era stata Dorea a spiegare alla cognata che la figlia era ormai grande e che sicuramente non sarebbe stata la prima volta. Alla fine, tra pianti, discussioni e abbracci gli adulti lasciarono la baia.
Non appena le due donne furono scomparse nel camino James, Alice e Sirius tirarono un sospiro di sollievo. Alice guardò l’ora, erano le cinque e gli amici sarebbero arrivati solamente il pomeriggio successivo. Sirius propose una battaglia a palle di neve nel giardino, e gli altri due accettarono senza pensarci. La giornata passò in un baleno.
Il giorno dopo Alice era sola nella sala da pranzo quando sentì strani rumori provenire dal camino. La ragazza si avvicinò, guardinga, e prese a studiarlo perplessa. Sentiva chiaramente delle voci provenire da lì ma non riusciva a spiegarselo. Improvvisamente un lampo la fece sobbalzare, seguito quasi immediatamente da una grossa nuvola di fumo.
“Ciao amore mio, ti sono mancato?” chiese Frank, sbucando dal camino e lasciando che Alice si gettasse tra le sue braccia.
“Non sai quanto!” esclamò la ragazza, felice di poter abbracciare di nuovo il suo bel portiere.
Dopo Frank comparvero anche gli altri, curiosi di scoprire tutti i dettagli della casa. Avevano sentito più volte parlare della misteriosa baita in montagna da Alice e da James, ma fino a quel momento nessuno vi aveva mai messo piede.
“La solita esagerata.” sbuffò Cristal, lasciandosi cadere su una poltrona.
“Sei solo gelosa.” la apostrofò Charleen, facendole una linguaccia.
“Si, è vero.” ammise Cristal, strappando una risata a tutti i presenti.
“Che bello, ci siete proprio tutti.” mormorò Alice, sognante, guardando tutti gli amici riuniti nel salotto piccolo ma accogliente. La più stranita di tutti era decisamente Lily. Dato che nella sua famiglia erano tutti babbani tranne lei non era mai stata in una casa completamente magica. Tutti quegli strani oggetti e quei quadri che si muovevano la stupivano.
“James e Sirius?” chiese Remus, guardandosi intorno. All’appello mancavano solo i due ragazzi. Il ragazzo sospirò ed ipotizzò, conoscendoli, che si fossero cacciati in qualche stanza a preparare una serie di scherzi stupidi e infantili per la serata o che fossero semplicemente in ritardo come loro solito.
“Siete arrivati presto, dormono ancora.” spiegò Alice, indicando le scale che conducevano al piano di sopra dove c‘era la stanza che dividevano i due ragazzi. Sebastian aprì la bocca per commentare, ma fu interrottò da un brontolio proveniente dal piano di sopra.
“Che è tutto questo casino, una mandria di bufali?” borbottò un alquanto assonnato Sirius, scendendo con poca grazia le scale.
“Mi correggo, James dorme ancora.” precisò Alice, sorridendo.
“Buongiorno Sirius.” salutò Seba, sorridente, felice di potersi finalmente prendere qualche piccola rivincita contro il compagno di squadra che faceva ogni cosa in suo potere per riuscire a sabotare ogni allenamento della squadra di Grifondoro.
“Un po’ meno rumore, no?” sbuffò Sirius, guardandosi intorno tra l‘assonnato e l‘infastidito.
“Quante storie. Era ora che ti svegliassi.” esclamò Cristal, spettinando Sirius. Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile in risposta, provocando le risate degli amici.
“Che ne dite di qualcosa di caldo?” propose Alice, notando che gli amici non erano abituati al clima freddo della montagna e sembravano molto infreddoliti.
“Buona idea.” concordò Remus, stringendosi il più possibile nel maglione.
“Sveglio James per la colazione.” disse Alice, dirigendosi verso le scale che conducevano al piano di sopra dove c’era la stanza che James divideva con Sirius.
“Povero, lascialo dormire.” esclamò Charleen, lanciando un‘occhiataccia all‘amica.
“Dorme ancora? Vuoi dire che tutto questo rumore non lo ha svegliato?” chiese Frank, allibito. Remus e Sirius scoppiarono a ridere quasi simultaneamente.
“James ha il sonno pesante.” spiegò Sirius, alzando le spalle.
“Buttarlo giù dal letto è sempre stata un’impresa difficile.” precisò Remus, scuotendo la testa.
Lily si ritrovò a guardare i due ragazzi, perplessa. Una parte di lei era gelosa del fatto che quei due dividessero la stanza con James e che conoscessero ogni dettaglio della sua vita.
Alice scoppiò a ridere. Svegliare James era sempre stata un’operazione pericolosa. Ci voleva molta pazienza e anche molta pratica oppure nella più rosea delle previsioni si rischiava di prendere qualche calcio o qualche strana fattura.
“Se ne farà una ragione.” concluse Alice, risoluta, alzando le spalle.
“Lascia, faccio io.” disse Sirius, superando la ragazza e dirigendosi verso le scale. .
Alice provò ad obiettare, poi cambiò idea e decise di andare dal suo ragazzo. Dopo tutto erano quasi dieci giorni che non si vedevano.
Sirius salì le scale, cercando di non fare troppo rumore. La casa aveva tutte le pareti di legno ed ogni passo sembrava risuonare in tutta la casa. Il ragazzo spinse la porta, ed entrò piano nella stanza ancora in penombra.
La sera prima, dopo il pomeriggio passato a fare a palle di neve e un’ottima cena preparata da Alice, lui e James erano stati alzati fino a tardi a parlare con Alice. Avevano discusso di un sacco di cose, della loro infanzia, del castello, degli scherzi ai Serpeverde ed ai professori. James ascoltava la cugina ed il suo migliore amico rapito, pendendo letteralmente dalle loro labbra. Alla fine, verso le tre del mattino la ragazza era crollata e si era decisa ad andare a dormire mentre gli altri due avevano deciso che sarebbero stati alzati a guardare l’alba. O meglio, avevano tentato di stare svegli ma alla fine erano crollati per la stanchezza qualche ora più tardi, verso le cinque e mezza.  
“Ehy, Jamie?” chiamò Sirius, avvicinandosi con cautela al letto dove riposava l’amico.
“Uhm..” mugugnò il ragazzo in risposta, senza alzare la testa dal cuscino ed accoccolandosi ancora di più sotto le coperte.
“È mattina, coraggio.. Apri gli occhi.” cercò di convincerlo Sirius, paziente, scuotendolo piano.
“Sirius.. Lasciami dormire.” borbottò James, con la voce ancora impastata da sonno. Sirius lo guardò, sorridendo. James era sempre stato un dormiglione, adorava alzarsi tardi e, visto che per buttarlo giù dal letto non bastavano nemmeno le maniere forti, il ragazzo aveva iniziato a ricorrere ai ricatti morali.
“Da bravo, non lascerai che il tuo amico faccia colazione da solo..” disse ancora Sirius, con una voce da cane bastonato.
“Uhm..” mugugnò ancora James, aprendo un occhio e cercando di mettere a fuoco l’altro ragazzo. Impresa davvero impossibile visto che era ancora mezzo addormentato e non portava gli occhiali; senza James Potter era una vera talpa.
“Per favore..” implorò Sirius, fissando l’amico dritto negli occhi con un‘espressione triste da cucciolo sperduto. James sospirò e si lasciò convincere. Afferrò distrattamente gli occhiali, e finalmente riuscì a vedere chiaramente tutto quello che lo circondava.
“Arrivo.” rispose James, arrendendosi al fatto che Sirius non avrebbe certo smesso di dargli il tormento fino a che non si sarebbe deciso ad alzarsi.
“Bravo, ti aspetto giù con gli altri.” disse Sirius, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta. Dal piano di sotto si sentivano arrivare le risate degli altri ragazzi. Probabilmente Seba aveva fatto una delle sue battute e gli altri erano scoppiati a ridere.
“Altri?” chiese James ancora intontito, senza capire a cosa si stesse riferendo l’amico.
“Sono arrivati tutti. Ricordi? La festa di capodanno.” ricordò Sirius, paziente.
James connetteva veramente poco appena sveglio.
“Sono già qui? Ma è presto!” rispose James, guardandosi intorno per cercare di capire che ore fossero. Alice la sera prima aveva ripetuto loro almeno una decina di volte che Frank e gli altri non sarebbero arrivati prima delle due e mezza del pomeriggio successivo. Non poteva essere già quell’ora.
“Sono le tre passate..” specificò Sirius, guardando distrattamente l‘orologio al suo polso.
“Accidenti, ma è tardissimo!” urlò James, sbarrando di colpo gli occhi e saltando in piedi. Afferrò la prima maglia pulita che gli venne sotto mano e i primi jeans che trovò, senza preoccuparsi di controllare se fossero suoi oppure di Sirius, prima di precipitarsi fuori dalla stanza, seguito da un Sirius decisamente divertito.
“Fa con calma James, non c’è ragione di cadere dalle scale.” disse Alice tranquillamente, mentre James inciampava su un gradino e finiva lungo e disteso per terra.
“Ali, dovevi svegliarmi prima!” sbuffò James mentre si rialzava, infastidito e dolorante.
Remus e Lily si scambiarono un’occhiata preoccupata, poi il ragazzo corse ad aiutare l’amico per accertarsi che non si fosse fatto troppo male cadendo. Sirius ed Alice sembravano tranquilli, quasi il ragazzo fosse caduto molte altre volte in quel modo.
“Dormivi così bene che mi dispiaceva.” disse Alice, tenera, appoggiando la testa contro il petto di Frank. Sentire il battito regolare del cuore del suo ragazzo la tranquillizzava.
“Che brava cugina, magari ne avessi una anche io così.” esclamò Seba, sognante.
“Come va la testa?” chiese Sirius, preoccupato. Le parole del ragazzo ebbero il potere di agitare non poco tutti i presenti, che tendevano a preoccuparsi appena si parlava della salute di James. La triste visione di James, inerme ed immobile in un letto d’ospedale aveva scosso tutti loro, era ancora troppo vicina e tornava spesso nei loro incubi.
“Adesso bene, ma va a momenti.” rispose James, sospirando, cercando di non fare caso alle facce pallide e sconvolte. Odiava fare preoccupare a quel modo gli amici.
“Tutto bene James?” domandò Remus, confuso. La domanda di Sirius lo aveva spiazzato.
“Si, nulla di grave.” rispose James, sorridendo  e pensando ad una battuta per cercare di tranquillizzare un po’ tutti i presenti.
“Solamente un mal di testa molto forte che gli impedisce di fare qualsiasi cosa da circa una settimana o più.” spiegò meglio Alice, ironica.
“Non è normale. Hai avvisato i medimaghi?” chiese Lily, preoccupata. James alzò gli occhi al soffitto e sospirò, arrendendosi all’evidenza dei fatti. Nulla di quanto avrebbe potuto fare o dire avrebbe avuto il potere di distogliere gli amici dalle loro paranoie. Guardandoli si ritrovò a pensare che alle volte riuscivano ad essere persino più paranoici di sua madre.
“Si, dicono che è tutto a posto. Non sanno a cosa è dovuto ma non pensano sia grave.” rispose Sirius, sbadigliando. La prima volta che James aveva avuto quei dolori Dorea lo aveva trascinato di forza al San Mungo, terrorizzata, ignorando le proteste del figlio che diceva di stare bene. Sirius ed Alice erano rimasti a casa, insieme a Fanny. Nessuno di loro era riuscito a muoversi da dove si trovava. La ragazza non aveva mai smesso di piangere per tutto il tempo, aggrappata al braccio di Sirius, fino a che James non era tornato con il suo solito sorriso sulle labbra rassicurandoli che stava bene. Alice gli si era fiondata in braccio ed aveva continuato a piangere per quasi mezzora aggrappata alla maglietta di James, bagnandola con le sue lacrime, mentre il ragazzo cercava di calmarla accarezzandole la testa dolcemente.

Alice, cercando di non pensare agli strani dolori del cugino, decise di dedicarsi alla merenda per loro e alla colazione per Sirius e James. Subito dopo i ragazzi si misero all’opera con nastri, palloncini, festoni e cibarie. Nel giro di un paio d’ore la stanza aveva cambiato volto ed era finalmente pronta ad ospitare l’imminente festa.  
“Accidenti.” imprecò James improvvisamente, barcollando e portandosi una mano sulla fronte.
“Jamie.” chiamò Cristal, avvicinandosi per prima al ragazzo. Richiamati dalla ragazza, erano accorsi anche gli altri e si erano ritrovati a fissare James senza sapere bene cosa fare.
“Vuoi un po’ d’acqua?” chiese Remus, aiutandolo a sedersi sul divano. James cercò di rispondere ma una nuova fitta improvvisa lo fece accasciare ancora di più sul divano.
“No, lasciatelo stare dieci minuti che gli passa.” disse Alice, decisa. Nonostante fosse pallida come un cencio e stesse per avere una crisi nervosa stava cercando con tutta se stessa di non perdere la calma. I ragazzi annuirono, obbedienti, allontanandosi un po‘ per fare respirare l‘amico. James rimase solo, sul divano, mentre gli altri cercavano di nascondere le proprie preoccupazioni.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, GRAAAZIE mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
mi fa un sacco piacere sapere che tutti voi leggete la mia storia!
grazie quindi, per ogni lettura attenta o distratta, per ogni commento e per ogni volta che mettete la mia storia tra le vostre preferite o seguite!
piccola comunicazione: questo capitolo era lunghissimo, per motivi di tempo ho dovuto spezzarlo in due: la seconda parte si intitolerà CAPODANNO. vi dico già da ora che nel prossimo capitolo ci saranno GROSSISSIME novità. non perdetevelo, e non perdetevi nemmeno questo se riuscite!
LOVE_VAMPIRE: grazie mille per il commento!
sono contenta che i recenti sviluppi della storia ti siano piaciuti. eh si, Lily ormai è cotta, James invece è confuso. Sirius non ho ancora deciso se si innamorerà o meno e Peter invece è sempre in secondo piano. hai visto però che in questo capitolo l'ho nominato? faccio passi avanti, vedi?
al prossimo capitolo, da non perdere!
MALANDRINA4EVER: grazie mille per il commento!
eh si, nello scorso capitolo sono tornati ad esistere i malandrini, anche se James è dispiaciuto che Remus non sia andato con loro in montagna per natale!
per quanto riguarda il volare, la scopa c'è (quasi) anche se ora rimane da capire: 1. come ha fatto James a farsi male? 2. che fine ha fatto la sua scopa?
ILOVEJAMES97: grazie mille per il commento!
mi spiace di farti friggere. spero che questo capitolo ti sia piaciuto. non perderti il prossimo, fidati!
MSMONTANA: grazie mille per il commento!
bentornata! non ti preoccupare se non commenti sempre, l'importante è che la storia ti piaccia cmq!
sono contenta che i miei personaggi ti piacciano, spero risultino anche abbastanza verosimili.
Remus non dirà (di nuovo) a JAmes che è un licantropo perchè conto di fargli tornare la memoria a breve. aspetta e vedrai!
povero Seba, ma almeno ti sta un po' simpatico? Peter, come ho già detto e come si vede in tutte le mie storie, lo odio. non ci posso fare nulla, è più forte di me. non riesco a descriverlo in termini positivi e realistici.
GRAAAZIE a tutti, al prossimo capitolo!


  
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