Capitolo XVII
Ormai avevo capito che i calcoli che
avevo fatto si stavano
rivelando sempre più sbagliati.
Dopo quella prima sera, Enrico mi
chiese di uscire praticamente
tutti i giorni, portandomi sempre in posti diversi, e comportandosi
– questo
punto andava a suo favore, lo ammetto – sempre da gentiluomo.
Per intenderci:
non aveva più cercato di baciarmi seriamente,
limitandosi ad un innocente bacio sulla guancia che mi
sembrava perfido far
seguire ogni volta da uno schiaffo. Era l’unica cosa che
concedevo, comunque,
dato che avevo sempre baciato sulle guance sia Matteo che Federico, e
non mi
era mai sembrata una cosa così malvagia o maliziosa: tutto
stava nel non
permettere che diventasse tale.
Alla fine, comunque, dopo una
settimana che andavo a dormire a
casa di Alessandra, mia madre si spazientì per questo mio
comportamento e mi
fece un bel terzo grado – lei avrebbe voluto che, per
ricambiare il favore alla
mia amica, anche lei venisse a dormire da me una notte, ma di certo
questo
avrebbe compromesso le mie uscite forzate con Enrico.
Così, fui costretta
– molto a malincuore – a confessarle che stavo
frequentando un ragazzo. Malgrado quello che mi aspettavo da parte sua,
non mi
fece nessuna scenata: mi chiese semplicemente per quale motivo non
glielo
avessi detto subito e, ovviamente, aveva voluto sapere vita, morte e
miracoli
del giovane in questione. Rimasi piuttosto vaga – non
specificai che si
trattava di un Occhi Belli, tanto per essere chiari – e mi
limitai a dire che
mi era stato presentato da Federico – bugiarda!
– e che ci stavo uscendo più per gioco che per
altro. Le dissi che, per quanto
mi riguardava, avrebbe anche potuto dirlo a mio padre, dato che non
avevo
nessuna intenzione di far si che quella storia diventasse troppo seria.
“Aspetta prima di dire una
cosa simile, nella vita non si può mai
sapere…” Mi disse, con un’aria da saggia
veggente che mi terrorizzò. Stava
scherzando, vero? Se avesse saputo chi era davvero Enrico mi avrebbe
chiuso a
chiave in camera mia per il resto della mia esistenza…
Come se non fosse bastato, inoltre, il
mio improvviso rossore di
spavento era stato scambiato per un imbarazzo da cotta. Si, come no!
Comunque, i miei piani stavano andando
a rotoli. Adesso che anche
mia madre sapeva di Enrico e che mi incoraggiava inconsciamente in
qualcosa di
assurdo, come avrei fatto? Il discorso che avevamo avuto su quella
famosa
terrazza, a proposito del fatto che, se mi fossi affezionata a lui, poi
avrei
finito solo per soffrire quando si sarebbe stufato di me, ora si era
amplificato: averlo rivelato a mia madre suonava come una
ufficializzazione non
desiderata…
Ma quello che davvero stava iniziando
a darmi fastidio – ed era
grave, dato che ci stavo uscendo solo da poco più di un paio
di settimane – era
che non riuscivo più a vedere né Alessandra,
né i miei amici. Enrico mi aveva
praticamente monopolizzato, pretendendo la mia presenza quasi ad ogni
ora del
giorno. Aveva iniziato a tempestarmi di messaggi inutili e superflui, a
volte
semplicemente per chiedermi cosa stessi facendo, e se tardavo a
rispondergli mi
telefonava direttamente. Personalmente stavo sfiorando l’orlo
di una crisi di
nervi precoce: non avevo mai tollerato un simile comportamento da parte
di nessuno, e più volte
mi ero ripromessa
che non avrei permesso a nessun ragazzo di comportarsi in quel modo con
me, e
invece adesso mi ritrovavo invischiata in una situazione che odiavo da
tutti i
punti di vista!
E poi c’era stato
l’episodio delle rose. Era un mercoledì mattina,
mio padre era al lavoro – grazie al Cielo! – ed ero
sola con mia madre in casa:
ad un certo punto squillò il citofono e mia madre fu
più veloce di me a
rispondere. La vidi sgranare impercettibilmente gli occhi
nell’ascoltare quello
che doveva essere il postino, e dopo aver premuto il pulsante per farlo
salire
si voltò verso di me, stupita.
“Cos’è
successo?” Avevo chiesto, iniziando a preoccuparmi.
Lei aveva scosso la testa.
“Adesso lo vedi…”
Quando il postino bussò
alla porta andammo insieme ad aprirgli, e
a quel punto avevo visto l’uomo seminascosto da un enorme
mazzo di rose bianche
e rosse che annunciava, in tono interrogatorio: “Una consegna
per la signorina
Giulia…?”
Avevo annuito, allungando le braccia
per privarlo di
quell’ingombro. “Si, sono io…”
Come al solito mia madre fu molto
più rapida di me, così chiese,
sollecitamente: “Chi le manda?”
Il postino frugò nella sua
borsa in pelle fino a tirarne fuori
un’agendina, che aprì all’ultima pagina
scorrendone i vari nomi segnati, prima
di rispondere. “Un certo… D’Angelo
Enrico…”
Ecco, quella da parte sua proprio non
me l’aspettavo; passassero
pure i messaggi e le chiamate, per quanto poco le tollerassi, ma che mi
spedisse fiori a casa mia, senza
sapere se ero sola o con i miei genitori – tremavo alla sola
idea di mio padre
che accoglieva il postino con un simile pacco! – era qualcosa
che andava contro
ogni logica! Accidenti, non eravamo mica fidanzati! Chi si credeva di
essere?
Mia madre invece prese la cosa con
molta più filosofia. Sembrava
parecchio emozionata, mi aveva dato un vaso per permettermi di tenere
quei bellissimi fiori in camera
mia, anche se
al momento avevo solo il desiderio si prenderli e buttarli nella
spazzatura –
cosa che non le dissi, per non farla insospettire. Si supponeva che in
fondo mi
facesse piacere un simile gesto, no? Anche perché lei sapeva
che, quando non
ero interessata ad una persona, non mi facevo tanti scrupoli a dirlo o
a farlo
capire: perciò, dato che queste uscite con Enrico stavano
andando per le
lunghe, lei si era fatta l’idea che forse
qualcosa per lui la provavo…
Certo, ora provavo il bisogno fisico
di picchiarlo!
Così quel mazzo di fiori
sulla mia scrivania rimase a fissarmi per
tutta la sera come una costante minaccia. Anche se mia madre trovava
tutto
l’insieme parecchio romantico, a me sembrava solo
inquietante: mi sembrava solo
un modo come un altro che Enrico aveva utilizzato per farmi capire che
io, in
fondo, non potevo fare nulla per scappare da lui – sapeva
dove abitavo, chi
frequentavo, quando e come uscivo… Insomma, anche volendo
fuggire sarebbe stato
impossibile.
Inoltre mi ero accorta che, quando non
ero con Enrico, avevo
sempre e costantemente alle calcagna i suoi
‘uomini’: Stefano, Lorenzo,
Francesco, Alberto e Davide, erano diventati la mia ombra. Sembrava si
dessero
il cambio per tenermi sotto controllo, e lo facevano sempre a due a
due: potevo
stare tranquilla solo rimanendo a casa, così fu inevitabile
iniziare ad uscire
sempre meno ed essere costretta a vedere Alessandra solo invitandola a
pranzo
da me.
“Non capisco come fai a
sopportare questa situazione.”
La mia migliore amica mi osservava
seriamente, poggiata contro la
finestra e sotto il condizionatore, con le braccia incrociate sul petto
e un
tono terribilmente severo. Ormai la maggior parte delle nostre poche
conversazioni ruotava intorno al medesimo argomento, tanto che avevo
l’impressione di vedere Enrico anche quando lui non
c’era. Incubi, stavo
iniziando ad avere gli incubi.
Scrollai le spalle, lanciando uno
sguardo alla porta chiusa: non
volevo che mia madre entrasse all’improvviso e ci scoprisse a
parlare di cose
simili. “Non lo capisco nemmeno io, geme. Eppure lo faccio,
ma non chiedermi il
perché.” Mormorai con un filo di voce.
La sentii sospirare, combattuta.
“Cavolo… È tutto troppo
assurdo!”
Esclamò, prima di abbassare strategicamente la voce.
“Voglio dire… Se non fosse
lui sarebbe anche divertente, no? Le
rose, le uscite… Ma accidenti, è come se ti
stesse tenendo sotto chiave! Ti
rendi conto che non puoi fare nulla
senza avere lui o i suoi compari alle costole? Sono cose che non si
vedono più
neppure nei film!”
Ormai non sapevo neanche
più che cosa risponderle, perché capivo
che aveva cento volte ragione. La cosa che più mi dava
fastidio, ora, era che
Enrico non si era ancora stufato di me. Insomma, davvero, che cosa mai
poteva
volere? Di sicuro non stava con me per il mio corpo, dato che non ci
ero mai
andata a letto – e ci sarebbe anche mancato altro. Non
l’avevo mai neppure
baciato, se si escludevano quei casti baci sulla guancia che aveva
preso l’abitudine
di darmi come ‘buonanotte’ tutte le sere, ma che
comunque accettavo in modo
piuttosto passivo. Insomma, che cosa diavolo
voleva da me? Più mi ripetevo questa domanda meno
trovavo una risposta,
come se, in fondo, una risposta non ci fosse.
Era un capriccio, punto. Lui mi
voleva, ed eccomi qui!, al suo
completo servizio. E se provavo a ribellarmi, beh, sapevo cosa sarebbe
accaduto… Se la sarebbe presa con i miei amici,
così com’era accaduto con
Matteo – e per quanto avessi smesso da tempo di preoccuparmi
di lui, di certo
non potevo ignorare di aver messo in pericolo Alessandra, Laura e
Federico. Per
non parlare della mia famiglia!
Che situazione schifosa.
“Lo sai cosa ti
dico?” Sbottò all’improvviso la mia
amica,
facendomi sussultare.
La guardai, sorpresa dal suo tono
rabbioso. “Cosa?”
“Se tu non fossi vergine,
saresti potuta andare a letto con lui da
subito e togliertelo di torno. E adesso non avremmo tutti questi
problemi!”
Mi rendevo conto di avere la bocca
aperta – scioccata da
quell’esclamazione – ma non riuscii a mantenere un
certo contegno neppure dopo.
Scossi la testa, completamente rossa in viso. Accidenti, mi sentivo
bollente!
“Geme, ma cosa stai
dicendo?!” Esclamai, sorpresa e leggermente
arrabbiata. Va bene che ci dicevamo sempre tutto, però ogni
cosa ha un limite. “Che
razza di cose da dire sono queste? Adesso sembra quasi che la colpa sia
mia! E
poi non sarei andata a letto con lui neppure se non fossi stata
vergine, tanto
per chiarire le cose.”
Alessandra sospirò, pentita
della sua affermazione. “Scusami,
geme, ho esagerato. Non volevo dire che… Oh senti, hai
capito benissimo cosa
intendevo!” Sbuffò, incrociando le braccia.
Certo, io capivo
benissimo,
ma certe uscite poteva risparmiarsele.
“Okay, senti, non importa.
Non voglio litigare con te, lo so che
non l’hai detto con cattiveria.” Scossi la testa,
innervosita. “È che ho un po’
i nervi a fior di pelle, in questo periodo, e sapere che…
Beh, in fondo anche
tu hai ragione, se fossi stata un altro tipo di
ragazza…” Lasciai il discorso a
metà, certa che anche lei avrebbe compreso alla perfezione
ciò che volevo dire.
Subito mi strinse in un abbraccio,
cercando di confortarmi come
poteva. “Dai, questi sono discorsi inutili.”
Decise. “Senti, perché non provi a
sentire qualche altro ragazzo? Potrei chiedere a Riccardo se ha qualche
amico…
Così, quando Enrico si sarà stufato, tu non
soffrirai più del necessario.”
“Si certo…
Così Enrico vi farà fuori tutti
quanti!” Sbottai,
alzandomi e poggiandomi al muro. “Non è per niente
una buona idea… Tanto non mi
interessa avere un ragazzo, adesso, la parentesi con Enrico
è solo questo, un
intermezzo nella noia della mia vita quotidiana. Quando
finirà, come dici tu,
sta pur certa che non ne soffrirà nessuno.”
“Se lo dici
tu…” Sospirò, per nulla convinta.
Dopo una manciata di minuti in
silenzio, durate i quali entrambe
avevamo preso a frugare i nostri cellulari, ripresi la parola.
“Mi ha appena chiesto
se stasera posso uscire con lui…” Rivelai
scuotendo la testa, rassegnata. “Il
bello è che riesce a non farle passare per
minacce… Senti cosa dice: Ciao,
Giulia. Allora, hai voglia di fare un
giro con me, dopo cena, o sei impegnata? Che faccia
tosta…”
“Se non conoscessi la
situazione, direi che ti sta davvero dando
la possibilità di scegliere se accettare l’invito
o mandarlo a quel paese.” Concordò
la mia amica, con aria grave.
Sbuffai, passandomi una mano tra i
capelli. “Accidenti, non ho
nessuna voglia di uscire con lui, stanotte. Mi sento anche poco
bene…”
“Perché non provi
a dirglielo?”
La fissai, inarcando un sopracciglio,
ma in realtà stavo
ponderando davvero l’idea. Dopotutto non gli avevo ancora
dato ‘buca’ ad un
appuntamento, non sapevo quale sarebbe stata la sua
reazione… Avrei potuto
provare, no? Perciò annuii, lentamente, mentre le dita
scorrevano veloci sulla
tastiera del telefono.
“Si, hai ragione. Voglio
proprio vedere…” Non conclusi la frase,
scrivendo il messaggio e inviandolo prima di poter cambiare idea. Un
sospiro
fece capire ad Alessandra che gliel’avevo mandato.
“Cos’hai
scritto?” Domandò, curiosa. Mi limitai a porgerle
il
cellulare e lei lo prese, scorrendo la lista dei messaggi inviati fino
a
trovare quello incriminato.
“Scusa,
Enrico, ma oggi non ho
molta voglia di uscire. Ti spiace se facciamo un’altra
volta?” Disse,
leggendo ad alta voce. Poi alzò lo sguardo su di me,
divertita. “Cavoli, sei
stata anche fredda al punto giusto! Sembri quasi pentita!”
Ridacchiai, incrociando le braccia.
Ero curiosa di sapere cos’avrebbe
risposto…
“Oh, un messaggio.
Sarà lui?”
Ecco qua.
“Passamelo, vediamo un
po’.”
Mi porse di nuovo il telefono e io
aprii il messaggio, notando che
– com’era prevedibile – era proprio da
parte di Enrico. “Tutte le volte che
vuoi. Ma come mai non vuoi uscire oggi? Mi devo
preoccupare?”
Alessandra soffiò,
spostandosi i ciuffi dalla fronte. “Ma dico,
farsi gli affari suoi no? Perché ho l’impressione
che suoni come una minaccia?”
Più che minaccia, mi
sembrava stranamente comprensivo… Forse anche
troppo. Senza rispondere alla mia amica digitai il messaggio di
risposta,
sforzandomi di essere gentile anche se, in effetti, avevo una voglia
matta di
dirgli che non erano fatti suoi.
No, mi
sento solo un po’ male.
Sai, cose da donne… Non preoccuparti. Ci sentiamo
un’altra volta, ciao.
Inviai e lo feci leggere alla mia
Coscienza, che per tutta
risposta sbuffò per l’ennesima volta.
“Troppo dolce e troppo gentile, geme. Non
dovresti mostrarti così docile con lui.”
Alzai gli occhi al cielo con una breve
scrollata di spalle. “Tanto,
ormai…”
“Geme, ha già
risposto.” Mi avvisò, restituendomi il telefono
senza che glielo chiedessi.
Appena lessi il suo messaggio
ridacchiai, innervosita. “Avevi
ragione… Senti cos’ha scritto: Ci
sentiamo più tardi, Giulia, ora non
voglio disturbarti perché sarai con
la tua amica. Se non posso vederti, voglio almeno sentirti…
Va bene? Divertiti
e prendi qualche aspirina. Ciao.”
Alessandra scosse la testa, stupita.
“’Se non posso vederti,
voglio almeno sentirti’? Mio Dio, ma che razza di pretese
sono queste?”
Gettai il telefono sul letto,
decidendo che se l’avessi gettato
per terra – come invece avrei voluto fare – avrei
dovuto aspettare fino a
Natale prima di vederne uno nuovo. “Non ho nessuna intenzione
di rispondergli,
mi ha proprio scocciato.”
“Brava geme! Così
mi piaci!” Esultò la mia amica, saltando sul
letto. Poi si fermò, giungendo le mani e guardandomi con gli
occhi che
brillavano. “E adesso che hai sistemato il tuo carceriere,
che ne dici se
stasera vieni da me a cena e poi ci incontriamo con Fede e Laura per
vederci un
film? Tanto per cambiare!”
L’idea era molto, molto allettante.
Stavo per accettare – oh, l’avrei voluto fare
così tanto, una serata con i miei
amici! – ma in quel momento mia madre bussò alla
porta della mia camera,
affacciandosi e mostrando un viso leggermente preoccupato.
“Cos’è
successo?” Le chiesi, contagiata da quello sguardo turbato.
“Hanno ricoverato nonno,
dobbiamo andare in ospedale. Vieni anche
tu, vero?” Disse, terribilmente seria.
Io annuii, staccandomi dal muro.
“Certo, mi preparo. A che ora
dobbiamo andare?”
“Adesso, Giuli. Vestiti e
andiamo.” Poi si voltò verso Alessandra,
sorridendole a mò di scusa. “Mi spiace
interrompere la vostra serata, ragazze. Ti
riaccompagniamo noi a casa, okay Ale?”
La mia migliore amica
annuì, e quando fummo rimaste di nuovo sole
sospirò. “Cavolo geme, spero non sia nulla di
grave… Non preoccuparti se
stasera non puoi venire, okay? Lo dirò io a Laura.”
“Grazie mille, geme. Dai,
inizio a prepararmi…” Mormorai, aprendo
le ante dell’armadio. Fantastico, ci mancava anche
quell’ennesima
preoccupazione alla mia già incasinata esistenza. Non
aspettavo altro…
Quando, verso l’ora di cena,
rientrammo dall’ospedale, andammo a
cenare a casa di mia nonna per non lasciarla sola, dato che il nonno
era ancora
ricoverato. Mi ero del tutto dimenticata di Enrico e del fatto che
avrei dovuto
sentirmi con lui, perciò lasciai il cellulare nella borsa
per tutta la sera,
preferendo godermi una delle poche serate in famiglia nelle quali erano
presenti anche i miei zii che vivevano in altre città.
Non potevo di certo immaginare che
Enrico avrebbe interpretato
questo mio ‘silenzio’ improvviso come una sorta di
ribellione al suo desiderio
di sentirmi, così come non avevo immaginato che sarebbe
ricorso ai suoi uomini
per tenermi sotto controllo. Così, quando verso mezzanotte
andammo via da casa
di nonna per tornare a casa nostra, fu con non poco spavento che vidi
la
macchina di Stefano seguire a distanza quella di mio padre, scortandoci
fino a
casa.
Dunque mi faceva pedinare anche quando
ero con i miei genitori? Questo
era davvero troppo, non aveva nessun diritto di intromettersi fino a
quel punto
nella mia vita! E io non ero di certo tenuta a rendergli conto di ogni
cosa che
facevo, che diavolo.
Dio, come lo odiavo!
Non appena l’avessi rivisto,
gli avrei detto chiaro e tondo che
non volevo più avere nulla a che fare con lui, e che per
quanto mi riguardava
poteva attuare tutte le minacce che voleva. Io con lui avevo chiuso.
Mi hai
sentito, Enrico? Ho chiuso!
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AA - Angolo Autrice:
Eccomi qui, dopo secoli di silenzio stampa, ad aggiornare questa storia! Wao, l'ho iniziata un anno fa... Non sembra vero... Mi viene da piangere :'(
Okay, questa è la serata della commozione. Non voglio sprecare il mio angolino per fare un discorso da Oscar (per la serie: ringrazio i miei genitori, la mia famiglia, il mio gatto e la mia tartaruga per essermi stati vicini) perchè non è il caso - ehi, dopotutto non è nemmeno l'ultimo capitolo! Anzi, a ben vedere siamo un pò lontani dal traguardo... Chissà se, di questo passo, riuscirò a finirla prima di Natale? Ci sono così tante cose che vorrei scrivere, ma se non altro la FINE è già ben delineata nella mia mente *-* Anzi, ad essere sincera stavo già pensando ad un seguito xD
Ma non voglio stancarvi oltre con queste mie baggianate - passo ai ringraziamenti!
Dunque, un grazie alle 90 persone che hanno aggiunto questa storia alle Preferite e un altro grazio alle 129 che l'hanno aggiunta alle seguite! ^^ Vi adoro =*
Poi, un grazie immenso a Alebluerose91, Alida Dreamer, Valentina 78, xmas, daykiria e Rosella per aver recensito lo scorso capitolo - grazie, grazie, grazie, mi fa sempre un grande piacere leggere le vostre recensioni e sapere che cosa pensate dei miei scarabocchi ^^
Okay, questo era ufficiamente l'ultimo capitolo che posterò prima dell'Esame di Maturità, perciò ci sentiamo direttamente a Luglio ^^
Un abbraccio e un bacione a tutte, grazie per stare appresso a questa storia da più di un anno!
Ci sentiamo al prossimo capitolo =)
GiulyRedRose