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Autore: winnie343    21/06/2010    4 recensioni
In una metropoli qualsiasi la storia di un giovane studente che per sbarcare il lunario accetta una proposta di lavoro un pò particolare dal padre del suo migliore amico.
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

Le avventure di Milo



Ciao a tutti, piccola introduzione. Questa storia è nata per caso ed è il primo tentativo di ambientazione fuori dal contesto del Santuario. I personaggi sono persone normali che si muovono in una città normale. Il protagonista è Milo (non so perchè ma mi viene spontaneo utilizzare lui come personaggio principale), ma ci sarà spazio un po' per tutti. Alcuni dei nostri eroi saranno visti in una chiave diversa, altri saranno un po' bistrattati, e di questo mi scuso in anticipo con tutti i loro fans. Un ultima cosa …. siate clementi :-(.




Apro gli occhi ancora mezzo addormentato. La luce che entra nella stanza è abbagliante, nonostante le tende siano tirate. Mi alzo meccanicamente come ogni mattina per dirigermi in bagno, dove espleterò tutte quelle operazioni che si rendono necessarie per tornare ad essere presentabili. Osservando la mia immagine allo specchio noto che i capelli sono sconvolti, arruffati e decisamente troppo lunghi, sto per prendere lo spazzolino da denti, quando improvvisamente una data si materializza nella mia mente … oggi …. o santo cielo! OGGI! Mi precipito sulla sveglia presente sopra il mio comodino … sparita … dileguata, chissà dove l'ho tirata questa mattina? Comincio a cercarla, ritrovandola sotto l'armadio: per fortuna questa volta sono riuscito a non fracassarla, così famelicamente cerco di capire che ore siano … le otto .. o santo cielo! Le OTTO! ...Senza ragionare molto mi precipito nella camera del mio coinquilino e dopo aver afferrato una scarpa gliela tiro in testa urlandogli “idiota! Ti avevo chiesto di chiamarmi alle sei! Sono le OTTO!”; dal groviglio di lenzuoli che si trova sul suo letto spunta all'improvviso una cascata di capelli mori sopra un corpo privo di vestiti; mentre la mia bocca si spalanca meccanicamente, senza chiedermi il permesso, la donna sorridendomi mi fa sapere che forse la persona che cerco non è lei. Prima che riesca a recuperare un'espressione normale e a chiedere scusa, sento chiamarmi dietro le spalle.

  • Ehi Milo, ma che ci fai ancora qui? Oggi non hai il colloquio per ottenere il prestito?

  • Si caro Aioria – mi volto affabilmente, cercando di mantenere la calma, dopo di che afferro l'altra scarpa e gliela tiro in testa – colloquio che grazie a te perderò sicuramente.

Dopo essermi preparato in fretta e furia – credo di aver messo anche i calzini di due colori diversi – esco dall'appartamento che divido con Aioria come una furia, rischiando di travolgere Marin e Shaina, le nostre dirimpettaie, e comincio a correre come un forsennato per la strada: non posso neanche prendere un qualsiasi mezzo pubblico per raggiungere l'altra parte della città, non avendo neanche un cent in tasca. Ho un assoluto, disperato bisogno di quel prestito: entro lunedi dovrò pagare le rata universitaria se non voglio perdere l'unica occasione per cambiare le sorti della mia vita, ho bisogno come l'aria di quel prestito, perchè tutti i lavori che faccio non basteranno a coprire le tasse della prestigiosa università che frequento. Trafelato, sudato e appiccicaticcio arrivo con due ore di ritardo nell'ufficio di Rose McCormack, il mio personale incubo degli ultimi mesi. Dopo essermi buttato ai piedi della sua segretaria, riesco ad entrare e la prima cosa che mi sento dire è:

  • Puzzi ragazzo! - la vecchia zitella con i suoi occhiali bifocali mi fissa severamente

  • Si … mi scusi … sa da casa mia fino a qui è lunga la strada … scusi anche il ritardo è che il mio coinquilino …

  • Si, si … diamo sempre la colpa agli altri. Siediti!

  • Si – eseguo il suo ordine e osservo ogni sua mossa in religioso silenzio

  • Dunque ragazzo, ricapitoliamo! - ogni volta che ci incontriamo comincia così

  • Si … io ho bisogno di questo prestito per terminare gli studi. Una volta che mi sarò laureato e avrò trovato un lavoro

  • Al tempo al tempo ragazzo … innanzitutto bisogna vedere se riesci a laurearti …

  • Beh … ma perchè non dovrei?

  • La tua media non è eccezionale e sei indietro con gli esami

  • Si … vede … il fatto è che .. come lei ben sa … io per vivere e pagarmi gli studi lavoro

  • Eh caro … mi sa che lavori un po' poco visto che sei in cerca di un prestito – la guardo basito

  • Ma no … è che i lavori che faccio non sono sufficienti a pagare la retta ….

  • Si, si … sono cose che già mi hai detto, ma questo non spiega la tua media e i tuoi ritardi

  • E' che ho poco tempo per studiare e …

  • Non sono convinta ragazzo, non sono affatto convinta.

  • Che cosa non la convince? - comincio ad irritarmi

  • Secondo me l'università che frequenti non è alla tua portata

  • Io non credo

  • Io credo … non mi sembri un tipo molto sveglio sai? Devo approfondire di più la cosa

  • Ma questa è la decima volta che mi fa venire!

  • E allora? Se servirà tornerai altre 100!

  • Ma vede io devo pagare le tasse e mi servono quei soldi

  • Problema tuo ragazzo … fatteli prestare

  • E' per questo che sono qui – sono sempre più alterato, ma la vecchiaccia non si scompone

  • Dovrai aspettare! - La mia pazienza se ne va con tutti i miei buoni propositi

  • Non è che per caso lei si è talmente invaghita di me e del mio bel faccino che mi costringe a tornare qui ogni volta solo per osservarmi?

  • ….

  • Non dice nulla?

  • Respinta!

  • Cosa?

  • La tua domanda è respinta!

  • E perchè?

  • Perchè ho scoperto finalmente che sei un idiota. E come vedi ti dimostro anche che non ho nessun tipo di attrazione nei tuoi confronti ragazzino … sei troppo immaturo, troppo capellone e troppo alto.

  • No, aspetti

La vecchia si alza e senza permettermi di replicare mi fa buttare fuori dagli inservienti. Resto circa mezz'ora fuori da quel maledetto ufficio ad imprecare nella mia lingua madre, il greco, insulti ed epiteti che nessuno comprende; abbandono il campo solo quando realizzo che alle undici avrei una lezione all'università e ricomincio a correre come un forsennato per cercare di arrivare in tempo. Certo, a questo punto mi domando che cosa ci vado a fare a lezione, visto che da lunedì sarò un ex studente, ma le abitudini sono dure a morire. Arrivo nell'aula ancora più trafelato e sconvolto di prima, neanche fossi inseguito dai morti viventi di Romero. L'aula è gremita, ma per fortuna il mio amico Camus mi ha tenuto un posto. Mi siedo accanto a lui, non riesco a rispondere a nessuna delle sue domande perchè mi manca l'aria anche solo per respirare. Quando finalmente riesco a prendere fiato, nell'aula entra l'emerito professore di Economia, il venerabile Doko, soprannominato da tutti Yoda per la sua incredibile somiglianza con il nanetto jedi. Sarà anche un guru e un grande studioso, ma visto da vicino fa proprio un brutto effetto. Vecchio, basso e cencioso assomiglia in tutto e per tutto al cavaliere tascabile. Ma il vero problema non è tanto il suo aspetto fisico, ma il suo essere e le sue lezioni: 45 minuti di noia mortale. A volte è talmente annoiato perfino lui dalla sua voce che si addormenta di botto con buona pace dei vari Keynes e Smith, che dall'oltretomba gli manderanno una valanga di epiteti. Il problema è che, essendo la materia obbligatoria e il professore di prestigio, ogni singolo studente che frequenti la facoltà deve sorbirsi questo capolavoro di lezione. Anche questa, come le altre procede soporiferamente, così ho tempo di aggiornare Camus sulla mia disperata situazione finanziaria.

  • Avanti Milo, perchè una volta per tutte non accetti un mio aiuto?

  • Io non accetto l'elemosina Robespierre

  • Ma la mia non è elemosina. Te lo faccio io il prestito e invece di doverli restituire a loro, li restituisci a me

  • No .. rovinerebbe la nostra amicizia. Lo sai meglio di me … i soldi e le donne

  • Rovinano l'amicizia … si si … me lo avrai ripetuto migliaia di volte

Sorrido a Camus e comincio a pensare a quanto le cose siano cambiate tra di noi nel corso di questi due anni di università. La prima volta che lo vidi un'antipatia spontanea si impadronì di me. Mentre io ero il classico ragazzo povero, ambizioso e con poche possibilità, in lui vedevo tutto ciò che volevo ma non avevo. Di famiglia ricca, spaventosamente ricca, bello, affabile, di modi educati, intelligente e brillante. Mentre io arrancavo nei miei corsi di studi, lui passava illuminato da una luce abbagliante indenne ad ogni appello, esame o prova scritta. Otteneva sempre il massimo dei voti senza alcuno sforzo, almeno così credevo, e oltretutto frequentando il doppio dei miei corsi. Logico che l'antipatia fosse presente. Se non lo ignoravo, lo insultavo e se non l'insultavo non perdevo occasione per parlare male di lui. Fino al giorno in cui non me lo ritrovai in quello che considero il mio personale luogo di salvezza: la piscina in cui si svolgono gli allenamenti della squadra di pallanuoto di cui faccio parte. Ritrovarmelo lì, lui il principe ereditario, in una palestra scalcagnata con il desiderio di diventare membro di una squadra ancora più scalcagnata, fu per me una grande sorpresa. Da quella sera decisi che forse avrei dovuto sforzarmi di più per offrirgli un'occasione. La cosa, lo ammetto, non fu del tutto spontanea, visto che venni invogliato dal mio caro coinquilino, anche lui membro onorato della squadra scalcagnata, che mi minacciò di farmi saltare gli incisivi se avessi fatto qualcosa per allontanare quel grande talento che era Camus. Non avendo i soldi per il dentista optai quindi per l'approfondimento della conoscenza del francese. E così mi ritrovai a condividere praticamente tutto con lui. Il ragazzo non solo è un genio, bello, intelligente e blah, blah, ma è soprattutto generoso e privo di qualsiasi forma di arroganza che potrebbe derivargli dalla sua posizione sociale. Anzi, oserei dire che la sua sia una natura rivoluzionaria – da qui il nomignolo che gli ho affibbiato – che ben presto lo costringerà ad abbandonare il tetto paterno.

  • Ehi Milo, Milo … ma mi stai ascoltando?

  • Uhm? Oh scusa Camus, ero distratto

  • Non dalla lezione immagino – entrambi ci voltiamo a guardare il professor Doko, Yoda, che dorme beatamente sopra la cattedra – ti stavo dicendo che mi è venuta un'idea … non so se sia una buona idea, ma vista la tua situazione disperata ….

  • Accetto

  • Cosa?

  • La tua idea … qualsiasi cosa sia .. se riesce a risolvere la mia situazione .. allora accetto

  • D'accordo. Allora ti pagherò ad ogni prestazione

  • Cosa? - casco letteralmente dal pero

  • Si … non ti va bene a prestazione? Vuoi essere pagato un tot al mese?

  • Ma di cosa diavolo stai parlando? A che tipo di prestazione ti riferisci?

  • A quelle sessuali di cui usufruirò – come la mattina con la mora di Aioria la mia bocca si spalanca meccanicamente, in più il mio occhio destro comincia a battere febbrilmente – il tuo occhio Milo

  • Si … il mio occhio … sessuali? Vuoi dire che io … che tu …. che io … tu sei … om ...cioè tu vuoi che io … - sul volto di Camus compare un ghigno malefico

  • Ti dispiace?

  • Io … io …. no … io … - il suo ghigno divertito e il mio balbettio cominciano ad attirare l'attenzione dei nostri vicini

  • Riprendi fiato Milo … sto scherzando – il mio sospiro di sollievo fa voltare le 5 file davanti a noi

  • Non è che io ce l'abbia con … è solo che …

  • Si si, lascia perdere … però anche tu … accetti senza sapere neanche cosa ti sto offrendo!

  • Hai ragione …. è solo che sono disperato … ma non voglio elemosina

  • Ah non ti preoccupare … se va come credo dovrai sudare parecchio per avere quei soldi

  • Dimmi … cosa devo fare?

  • Innanzitutto devi venire a cena a casa mia

  • Nella reggia?

  • E' una casa Milo … come le altre

  • No … la mia è una casa

  • La tua è un tugurio

  • Beh si, in effetti …. però la tua è una reggia ...è la città proibita … è Schonnbrumm, se non Versailles. Sei sicuro che vuoi che venga da te?

  • Si … per forza devi venire, perchè il lavoro che ti sto offrendo in realtà è mio padre che te lo offrirà

  • Non capisco

  • Capirai, purtroppo capirai

  
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