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Autore: rose07    28/06/2010    3 recensioni
Valeryn e Vittorio sono cugini di terzo grado, belli, simpatici e molto affiatati.
Inaspettatamente, entrambi si prendono una cotta per l’altro, alimentando una lunga catena di guai; lei è fidanzata con il migliore amico di lui.
Ma non è finita qui: quale segreto nasconde la famiglia di Vittorio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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Non riusciva a comprendere il comportamento del cugino. Era stata una cosa completamente imprevedibile, neanche lei stessa se ne capacitava. Credeva che quello che provava verso Vittorio fosse solo una stupida, innocua attrazione, perché sentiva di volergli molto bene e lo ammirava come persona; non qualcosa che potesse essere ricambiata. D'altronde, tutto ciò era assolutamente sbagliato. Non era plausibile che due ragazzi, cugini di terzo grado, con due famiglie molto unite, potessero finire per andare oltre l'amicizia. Sarebbe stato... beh, forse la parola "
scandalo" era troppo, ma Valeryn non riusciva a trovare alcun termine che potesse descrivere la situazione in cui si trovava in quel momento. Doveva fare assolutamente qualcosa. Reagire. Non positivamente, certo; doveva mettere la parola "fine" prima ancora di aver incominciato. Decisa, fece un lungo respiro. Vittorio giocava a pallavolo insieme agli altri, e lei doveva raggiungerlo.
«Miri, vai a giocare?» chiese all'amica, che stava indossando delle infradito.
«Sì, ma ti consiglio di non toglierti quelle» indicò le ciabatte «La sabbia scotta terribilmente.»

Appena entrarono nell'arrangiato campo da beach volley della spiaggia comune, dove si erano schierate le squadre avversarie (Elia, Daniel, Carmine, Conny e Censeo VS Vittorio, Sara, Alex, Maia e Stefano), le due ragazze vennero subito ammonite.
«Spiegaci perché non dovremmo giocare?» sbottò arrabbiata la castana.
«Perché le squadre sono già formate, con voi giochiamo con uno in più. Ci pensavate prima, invece di lasciarci qui ed andare a papparvi un cono gelato grande quanto i vostri fianchi.» ribatté Daniel con aria superiore. Valeryn non lo sopportava quando le si rivolgeva in quel modo. Era esageratamente lunatico e pesante.
«E senza chiedere se ne volevamo.» Per di più, sembrava essersi messa quella stupida di Sara ad appoggiarlo. Ma non si odiavano quei due, fino all'altro ieri?
«Va be', entriamo dopo. Vale, vieni, aspettiamo la fine della partita e ci diamo il cambio.» Miriel decise di metter pace, altrimenti le cose sarebbero degenerate. Non che la mora fosse una che assentisse qualunque cosa le venisse detta; ma per quanto potevano volersi bene, Valeryn e Daniel avevano entrambi il loro caratterino ed era meglio non aizzarli.
«Io non...»
«Ah!» esclamò, vittorioso, quest'ultimo.
«Uscite, per forza! Non vi vogliamo, andate via!» e corse a darsi un bel cinque con Sara, che esibiva un sorriso radioso.
Valeryn strinse i pugni. «Come ti permetti? Ti strappo le budella, sai?»
«E provaci.» la provocò.
Miriel tentò di fermare la ragazza da un braccio, ma lei si divincolò avviandosi verso il castano con un'evidente voglia di pestarlo.
«Daniel, perché non la smetti di sparare stronzate?» Vittorio, dalla squadra avversaria, venne in aiuto alla cugina.
«Te la faccio passare io la voglia di comandare? Vuoi?»
Valeryn si voltò grata verso di lui. Daniel, invece, fece una smorfia.
«Te la difendi solo perché è tua cugina?» fece «Io non voglio giocare con delle intruse.»
Sicuramente non diceva davvero, ma Miriel si sentì particolarmente toccata. Non era da molto in quella comitiva e un po' le dispiaceva.
«La pianti di dire cavolate? Valeryn e Miriana giocano, subito.» affermò Vittorio, con il tono di uno che non ammetteva ammonizioni
«Se non ti sta bene, volta il culo e vattene.»
Valeryn rimase sorpresa dalle parole del ragazzo. Non pensava l'avrebbe difesa in quel modo; d'altronde era
solo una partita e lo sciocco era solo Daniel.
«Appunto. Non ti esporre sempre in primis.» aggiunse Alex in aiuto di Miriel, che gli sorrise benevola.
Daniel non fece altro che grugnire, dicendo:
«E va bene, come volete. Ma io
quella» e indicò Valeryn «non ce la voglio nella mia squadra»
«Ben venga!» esclamò lei con aria di sfida «Vado dagli altri. Ma ti conviene aprire gli occhi perché te le farò scontare tutte, una ad una. Devono solo passarmi la palla e vedrai come ti mangerai il fegato.»
Raggiunse il posto di alzatrice accanto al cugino.
«Se vuoi ti cedo il mio posto» irruppe Steve dall'ultima posizione «Io mi sono stufato di questi continui battibecchi stupidi.»
«No, tesoro, stavano solo scherzando» si affrettò a rassicurarlo Maia «Vero?!» e scoccò uno sguardo severo a tutti i presenti. Il suo ragazzo aveva cinque anni più di loro e non era il massimo stare in una comitiva di più piccoli che discutevano per ogni sciocchezza. La ragazza, poi, lo aveva appena ritrovato, non voleva che si stancasse di stare con lei.
Daniel incrociò le braccia. «Se Valeryn ha sempre da ribattere non è colpa mia.»
La ragazza stava per rispondere, ma, improvvisamente, Elia la precedette.
«Daniel, lasciala stare, intesi? E va' in ultima posizione che qui non combini niente di buono.»
Dopo aver obbedito senza fiatare, i due capitani della squadra, Elia e Vittorio, fecero la contesa per la palla e la partita iniziò.
Mentre Alex recuperava una schiacciata impossibile, Valeryn si avvicinò al castano. Voleva ringraziarlo, ma sentiva di essere troppo scontata. Non poteva comunque comportarsi come una maleducata, perciò si decise.
«Grazie, cugi'. Daniel è insopportabile quando ci si mette.»
Lui dapprima esultò per il punto appena fatto, poi le sorrise. «Ma ti pare. E poi... Te lo dovevo.»
«Ah sì?»
«Ieri avrei sicuramente discusso con Elia» sussurrò al suo orecchio «se non fosse stato per te.»
Dopo che schiacciò, la palla venne recuperata da Daniel, che la mandò fuori campo. Valeryn fece una linguaccia al ragazzo che imprecava, e si rivolse al cugino:
«Già, fortunatamente. Non è stato per niente piacevole.»
Vittorio si bloccò.
Per niente piacevole? Non era forse stata bene come lo era stato lui in quei pochi secondi nei quali aveva sentito il cuore battere forte come un tamburo?
«Ti ha dato…
fastidio?» chiese a bassa voce, mentre la palla continuava a roteare sopra le loro teste.
La castana trasalì.
Fastidio? Avrebbe voluto rivivere quel momento ancora mille volte... Non sapeva per quale dubbio motivo, ma lo desiderava.
«No, no» si affrettò a rispondere.
«Non parlavo di... insomma, di
quello. Intendevo il modo in cui è entrato Elia.»
Vittorio parve incupirsi un attimo. Sapeva di star sbagliando nei confronti dell'amico. E quella voce nella coscienza che gli urlava di smettere di parlare con lei di tutto quello lo faceva sentire ancora di più una merda. Ma nonostante questo, non riusciva a starle lontano...«Anch'io» in quel momento fecero una buona azione di squadra e fecero punto «In compenso, mi ha fatto piacere... dico, abbracciarti e... sì, decisamente
abbracciarti.»
Una vera impresa pronunciare quelle parole. Forse non era una buona idea confidare ciò che aveva provato l'altra sera quando l'aveva stretta a sé; specie in mezzo ad una partita di beach volley, ma voleva lo sapesse obbligatoriamente. Valeryn, dal suo canto, era arrossita e non poco. La faccenda era più complicata del previsto, e non ci si doveva mettere Vittorio a peggiorare le cose. Specie adesso che si era ficcata in testa di troncare ogni tipo di rapporto, aldilà di un'amicizia.
«Certo, ma...» adesso costava a lei dire ciò che doveva «Questo non cambierà la nostra... ehm,
posizione.»
Il cugino si fermò, guardandola interrogativo. «In che senso?»
Valeryn sospirò. Perché non capiva che era tutto sbagliato?
«Vitto, non credi sia meglio rimanere così come siamo? Io... io mi diverto con te, sei un caro
amico... e anche un cugino fantastico...» si morse il labbro, consapevole di aver detto una bugia.
Lui parve deluso. Come al solito aveva pensato oltre ogni previsione ed era cascato male. Questo era ciò che lo ingannava: immaginare che ogni cosa andasse bene. Era logico che sua cugina fosse innamorata persa di Elia. Cosa ci faceva a fare lui? Perdere tutto quel tempo e non concludere niente? Andare contro Elia e rovinare un'amicizia per lei che nemmeno lo voleva? Grazie, ma ormai c'era troppo dentro.
Certe teste dure come lui non mollano mai ciò che bramano.
«Naturalmente. Sono d'accordo.»
Ed era una grossa balla. Pure una tonta come Saretta si sarebbe accorta di quanto stesse mentendo.
Nel frattempo, la palla aveva toccato terra, facendo segnare quelli dell'altra squadra. Daniel aveva restituito la linguaccia a Valeryn, che aveva sbuffato. Non le piacevano le cose fatte di forza, né tanto meno fingere, ma si sentiva un pizzico rasserenata. «Comunque, volevo dirti che domenica siamo invitati da zia Antonia per cena. Tu ci sarai?» la destò Vittorio, cambiando discorso.
Vero, la cena! Se n'era completamente dimenticata.
«Certo che sì. Ci sarà da ridere.» Anche lei fece per sorridere, ma il ragazzo voltò la testa dall'altro lato.
Qualcosa le diceva che non aveva preso bene la situazione.
E cosa ci poteva fare?
Lei stava già con Elia, lui era il suo migliore amico, non potevano fargli quello. Ma guardandogli le labbra umide non pensò altro all'infuori che sfiorarle.
Era
irresistibile, oltre ad essere suo cugino.

















   
 
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