Capitolo 3
Assunta
Dopo mezzora nel bagno, decisi di tornare in ufficio.
Almeno per andarmene dignitosamente, e non scappare da una finestra del corridoio.
Quello lo avrei fatto subito dopo essermi congedata.
Uscii dal gabinetto e mi osservai un'altra volta allo specchio, ravviandomi i capelli rossi naturali.
Sì, okay, ci tenevo a precisare il "naturali", che male c'è?
Tsk.
Comunque, dicevo, mi sentivo pronta.
Un soldato che per l'amor di patria si faceva giustiziare, per il proprio orgoglio andava incontro alla morte!
Iniziai a marciare, pancia in dentro e petto in fuori, il fuoco negli occhi verde/castano/verdino-ino-ino (sono indecisa, se dico verde è troppo verde ma se dico castano è troppo castano. Diciamo che sono un castanverde!), Gertrude con la lancia in mano e lo scudo in testa.
Mi sentivo una patriota, un'eroina, una giustiziera... Il fatto che mi stessero per licenziare, senza neanche avermi davvero assunto, era solo un dettaglio minimo.
Passai davanti alla segretaria, che mi sorrise sostenitrice.
Il tipo che riforniva le macchinette mi guardò con ammirazione e una donnina, in sala d'aspetto...rise.
Un attimo, perchè rideva?
Mi fermai di colpo: avevo un pezzo di carta igienica sotto la suola delle scarpe.
Bene, la mia entrata teatrale si prospettava promettente!
Spalancai la porta, pronta a sorbirmi gli insulti più
atroci, quando la tizia con le paperine, là, Brianne, mi sorrise malefica.
- Signorina Owens, finalmente-
- Sono... ehm... rimasta chiusa nel bagno, sì-
- Senta, andiamo al sodo-
Deglutii, guardandomi intorno. James Davies era scomparso, nel frattempo.
- Ovviamente-
- Detto sinceramente, lei non ha un brutto curriculum, solo poca esperienza- mi guardò da sotto le lenti degli occhiali, quasi a volermi dire " confessa, dai, confessa che hai trovato 'sto curriculum su internet, in vendita su E-Bay, eh, dai, confessa" - ma c'è sempre una prima volta, non trova? Inizierà dalla prossima settimana, se non le dispiace- mi passò un malloppone di fogli -qui c'è tutto quel che bisogna sapere sul nostro studio-
Rimasi con la bocca ad O perfetta.
Io quel robo non potevo leggerlo, no, assolutamente no. Non volevo, ecco.
- Be', direi arrivederci, signorina Owens-
- Sì... arrivederci-
Uscii dallo studio in trans.
Ero stata assunta.
A Londra.
Assunta.
Scesi l'ultimo scalino della rampa che portava alla struttura, ben attenta a circumnavigare il tombino.
Mi girai verso un barbone, stravaccato in un angolino del marciapiede.
- Sono stata assunta! Ah, sono stata assunta!- gli urlai.
- Signorina, qui tutti vengono assunti e alla fine si licenziano, e finiscono per strada, e gli piglia una broncopolmonite, e poi muoiono. La vita è triste, signorina, moriamo tutti, nessuno si salva, signorina. Ehi, signorina, che me la da la sua borsetta?-
Mi allungò la mano.
- Scostumato! Come si permette? Si vergogni!- e, impettita, me ne andai.
Girai l'angolo, con la borsetta giudiziosamente incastrata tra l'ascella e il braccio, e adocchiai un bar sulla strada di fronte.
Constatando la mia pancia, che stava intrattenendo un concerto pop a furia di brontolii, e la mia gola, che era più secca del Sahara, decisi di intrufolarmi.
Appena aprii la porta, m'accorsi che era pieno come un uovo.
Un uovo bello pieno, sì.
Mi sedetti ad uno sgabello, accanto al bancone, e attesi.
Mi sentivo in un film: un'intraprendente avvocatessa in un bar in, vicino al suo studio legale, che aspettava composta il suo bicchiere di caffè macchiato, senza zucchero, circondata da colleghi.
Passarono cinque minuti, e l'avvocatessa che era in me si sciolse come gelato al sole: il cameriere continuava a non calcolarmi.
- Hem-hem- tossicchiai.
Lui non si girò.
- Ehm... scusi?-
Niente.
- Cameriere?-
Niente.
- Senta, brutto pinguino da quattro soldi, mi ascolta oppure devo ballare nuda sullo sgabello per attirare la sua attenzione?- chiesi, leggermente irritata.
Leggermente, eh.
Tutte le persone accanto a me si zittirono, scioccate dalla mia reazione.
- Signorina, deve ordinare alla cassa, e poi presentarsi con lo scontrino-
Ah.
Ops.
Mi feci spazio, sgomitando come se fossi stata allo stadio.
Arrivata davanti al bancone della cassa, una ragazza carina, i capelli biondi raccolti in due trecce, mi sorrise.
- Salve, senta vorrei un caffè macchiato, senza zucchero, però il latte parzialmente scremato, e il caffè decaffeinato, bollente ma non troppo, cioè, tiepidamente caldo, capisce? E denso, non acquoso, buono, sì, ma non deve sapere troppo di caffè, quanto di latte macchiato, mi spiego? Tipo quello di mia madre- aggiunsi infine.
Lei mi guardò leggermente stranita.
Che c'è, a Londra non sapevano fare un normalissimo caffè macchiato?!
- Se preferisce, abbiamo acqua calda, tiepida, con un po'di zucchero e limone- mi disse infine.
Sentii uno dietro di me ridacchiare.
Era un'offesa?
- Sei sarcastica?-
- No, sono serissima-
- Be'...- un'altra risata da parte deltizio dietro- no, io voglio il mio caffè macchiato-
- Come desidera- e, con uno strappo, mi consegnò lo scontrino.
Quando mi girai, senza alzare lo sguardo, pestai distrattamente il piede all'uomo alle mie spalle, infine mi diressi dal cameriere di prima.
Dieci minuti dopo, mi venne servito il caffè.
Faceva schifo, sinceramente, ma che pretendevo? Era l'unica cosa che riusciva divinamente a mia madre.
- Com'è il suo caffè?- chiese una voce alla mia destra.
Riconobbi subito la risata del maleducato in coda.
- Decente. Il suo spero che sia disgustoso- risposi, stizzita.
- Davvero?-
- Ovvio-
- Be', mi dispiace deluderla, ma è ottimo. Lo prendo sempre prima di tornare a sfasciare famiglie-
Sbiancai, girandomi.
Accanto a me c'era James Davies, figo come qualche un'ora prima, ma con un piede dolorante.
Ops, ops, ops e ancora ops.
- Ah-
- Sorpresa!-
- Sì-
- Ah, gliel'ha detto Brianne che io sarò il suo capo?-
- No, su questo ha sorvolato...-
- Bene, ora lo sa-
- Bene-
- Ah, il suo tacco, sul mio piede sinistro, davvero adorabile-
- Lo credo anche io-
- Mi vorrebbe chiedere scusa?-
Mi girai quasi con le lacrime agli occhi - Senti, Davies, mi dispiace, davvero, credevo che fossi un buzzurro senza ritegno-
- Chiamami James-
- Oh, per fortuna, credevo che fossi uno con la puzza sotto il naso che si vuole far chiamare "capo"-
Un tipo della mia età, all'incirca, posò una spalla su James.
- Salve, capo-
- Salve, Matter-
- ...-
- Sì, diciamo che capo lo preferisco, ogni tanto-
- ...-
Guardò l'orologio - Credo che ci sia una famiglia pronta a dividersi per colpa mia, signorina Owens. Arrivederci-
- ...-
Ero pronta al suicidio.
Il mio capo mi sfotteva, gli avevo dato del buzzurro con la puzza sotto il naso, uno sfascia famiglie, e gli avevo pestato un piede.
Sì, direi che l'inizio era buono.
Eccomi col
terzo capitolo.
Non ho il
tempo di ringraziarvi, i miei genitori mi stanno minacciando di andare a
mangiare -.-"
Devo
scappare.
Spero davvero
che vi piaccia.
Grazie a
tutti quelli che hanno recensito
Vi adoro
*___*
Al prossimo
capitolo
Caramella_rosa_gommosa
P. s. Ci
tengo a precisare che il mio Word è fuori funzione, di conseguenza non
mi segnala gli errori nè meli fa correggere -.-" Spero di sistemare il tutto :)