Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: ColdBlood     30/06/2010    3 recensioni
[...]- Sei assurdo. Mi hai chiesto se stavo bene perché avevi programmi per la serata! – fece, un po’ divertito.
Jamie sollevò le sopracciglia – Certo. Non sia mai che mi approfitti di una malato. Sono un signore, io! – fece, con un espressione fiera. Miles non poté fare a meno di ridacchiare, mettendo in mostra i denti bianchi.
- Tu SEI un approfittatore! – rispose, volendolo prendere in giro, voltandosi verso di lui e alzando quel poco la testa che bastava per baciarlo.
Jamie sorrise nel bacio e gli passò le braccia intorno alla vita, stringendolo.
Ruppe il bacio dopo poco solo per poterlo prendere per un braccio e trascinarlo in camera da letto, dove lo gettò sul materasso poco delicatamente.
Prima che Jamie lo sovrastasse con il suo corpo, Miles si affrettò a sistemarsi i capelli sul viso, saltati un po’ di lato a causa della caduta morbida sul letto.
Jamie non se ne accorse, oppure fece finta di non accorgersene, e tornò subito a baciarlo, iniziando a toccare il suo corpo magro, forse fin troppo, da sopra il pigiama.
Miles si allontanò dopo poco, per sfilarsi la maglietta da solo, ma riafferrando subito dopo il suo ragazzo per la nuca, per ricollegare le loro labbra.
E poi Jamie fece un errore. Un errore da principianti per lui, che stava con Miles da quasi cinque mesi ormai.
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
new
My Scars Remind Me That the Past Is Real
 
 
Jamie entrò in casa e, toltosi la giacca, l’appese all’appendiabiti all’entrata. La temperatura era davvero bassa quella sera, e le sue mani erano ancora congelate, quindi fece un respiro più profondo e rilassato quando percepì il caldo intorno a se, sulla sua pelle fredda. Fortunatamente Miles si era ricordato di accendere il riscaldamento quando era tornato dall’università.
Avanzò nel soggiorno, aspettandosi di vedere il suo ragazzo steso sul divano a bivaccare, oppure a studiare. Ma non c’era nessuno, quindi andò in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua, prima di chiamare - Miles?! –
Ma non ottenne alcuna risposta. Che fosse uscito lasciando il riscaldamento acceso? Non era da lui.
Lasciò il bicchiere ancora pieno per metà e avanzò lungo il corridoio fino ad arrivare alla loro camera da letto.
Beh, tecnicamente la camera da letto era sua, ma ormai la maggior parte delle notti Miles le passava a casa sua, e non nel suo appartamento vicino all’università, che aveva affittato con un amico quando era venuto a studiare all’Art Istitute Of Boston.
E poi, ricordò, gli aveva chiesto di cenare insieme quella sera, quindi Miles doveva essere necessariamente li! Allora pensò che forse si era semplicemente addormentato, ecco perché non rispondeva.
Arrivò il camera da letto e poté costatare di aver avuto ragione.
Miles era steso sul suo letto, sotto le coperte, profondamente addormentato.
I capelli lunghi e neri che gli coprivano quasi completamente la fronte e gli occhi, erano un po’ sparsi sul cuscino coperto da una federa blu notte, ma il suo viso era quasi difficile da vedere tra le coperte e i capelli.
Sorrise e si avvicinò al letto, silenziosamente, piegandosi poi sui polpacci li vicino così da avere il viso all’altezza di quelle del ragazzo. Allungò una mano e sfiorò con il dorso del dito indice il suo naso. – Miles, piccolo? – chiamò poi, gentilmente.
Solo dopo qualche secondo vide che il ragazzo stava avendo qualche reazione, iniziandosi a lamentare nel sonno. Poi aprì e chiuse gli occhi più volte, prima di fissare quelle pozze nere negli occhi verdi del compagno.
- Ehi…- sussurrò allora, con voce satura di sonno. – Ti stavo aspettando…ma mi sono addormentato. – spiegò poi, facendo per alzarsi su un gomito.
Jamie sorrise, e si sporse in avanti per riceve il bacio del “bentornato a casa” che a Miles faceva tanto coppia anni ’50, ma al quale il più grande non poteva proprio rinunciare. E perché farlo, poi?
- Tranquillo. Dormi un altro po’. Vado a preparare qualcosa per cena. Ti chiamo quand’è pronto. – fece poi, alzandosi e scompigliandogli i capelli prima di andare verso la cucina.
Miles si irrigidì all’istante nel letto quando il ragazzo gli toccò i capelli, e se li risistemò immediatamente in modo che andassero a nascondere gli occhi, come al solito.
Rimase nel letto, steso supino a guardare il soffitto, mentre dentro di se si imponeva di calmarsi e riprendere il controllo di se stesso. Un gesto innocente come quello non poteva metterlo così tanto sul chi va la. Non poteva farlo preoccupare così tanto.
Perché si continuava a fare tali problemi? Non sapeva la risposta, sapeva solo che non riusciva a comportarsi normalmente. Doveva sempre sembrare un completo psicopatico! In tutto quello che faceva!
Solo dopo vari respiri profondi riuscì a far smettere il suo cuore di battere così velocemente, e riuscì a rilassare la mascella contratta.
Si alzò dal letto prima che Jamie lo chiamasse, deciso a raggiungerlo in cucina, ma quando vide la forte luce che proveniva dalla stanza riflettersi sul corridoio, si fermò un attimo prima di entrare, per sistemarsi meglio i capelli sul viso.
Quando lo sentì entrare Jamie, che aveva appena messo l’acqua sul fuoco, si voltò e lo guardò. Il ragazzo indossava un suo pigiama che gli andava un po’ grande, essendo Jamie più alto e con le spalle più larghe, e gli faceva tenerezza con i capelli tutti scombinati.
- Ti senti poco bene per caso? Per questo dormivi? – gli chiese poi, pensando al fatto che difficilmente Miles dormiva di pomeriggio.
Miles scosse la testa, mentre prendeva la tovaglia dal cassetto e iniziava ad apparecchiare.
- Nono, ero solo un po’ stanco, e sono tornato presto. E mentre ti aspettavo mi sono addormentato. – gli disse, a testa bassa, prendendo poi le posate.
Jamie annuì soltanto, ma senza togliergli gli occhi di dosso.
Dio, la voglia di saltargli addosso era ogni secondo più forte.
Forse, magari, avrebbero potuto rimandare a più tardi la cena?
- Hai fame? – gli chiese allora, con tono vago.
Miles fece spallucce, senza guardarlo. – Non esageratamente…- gli rispose, posizionando al loro posto due bicchieri.
Jamie allora sorrise e spense il fuoco, andandogli subito dopo alle spalle e prenderlo all’improvviso per la vita.
Il moro sobbalzò sorpreso e voltò la testa per guardarlo – Che ti prende? – gli chiese poi.
Il più grande, di tutta risposta, gli baciò il collo. – Possiamo rimandare la cena? Avrei un’idea migliore su come passare la serata. –
Miles lo guardò e scosse la testa, sbuffando una risata.
- Sei assurdo. Mi hai chiesto se stavo bene perché avevi programmi per la serata! – fece, un po’ divertito.
Jamie sollevò le sopracciglia – Certo. Non sia mai che mi approfitti di una malato. Sono un signore, io! – fece, con un espressione fiera.
Miles non poté fare a meno di ridacchiare, mettendo in mostra i denti bianchi.
- Tu SEI un approfittatore! – rispose, volendolo prendere in giro, voltandosi verso di lui e alzando quel poco la testa che bastava per baciarlo.
Jamie sorrise nel bacio e gli passò le braccia intorno alla vita, stringendolo.
Ruppe il bacio dopo poco solo per poterlo prendere per un braccio e trascinarlo in camera da letto, dove lo gettò sul materasso poco delicatamente.
Prima che Jamie lo sovrastasse con il suo corpo, Miles si affrettò a sistemarsi i capelli sul viso, saltati un po’ di lato a causa della caduta morbida sul letto.
Jamie non se ne accorse, oppure fece finta di non accorgersene, e tornò subito a baciarlo, iniziando a toccare il suo corpo magro, forse fin troppo, da sopra il pigiama.
Miles si allontanò dopo poco, per sfilarsi la maglietta da solo, ma riafferrando subito dopo il suo ragazzo per la nuca, per ricollegare le loro labbra.
E poi Jamie fece un errore. Un errore da principianti per lui, che stava con Miles da quasi cinque mesi ormai.
Gli passò le mani sul viso, tirando indietro i capelli, per prenderlo tra di esse e scoprì la cicatrice che segnava il volto del ragazzo. Partiva dal lato della fronte e tagliava il sopracciglio, facendo pendere un po’ verso il basso l’occhio destro.
Miles si agitò immediatamente, scattò come se gli avessero dato una scossa. Scacciò via le mani di Jamie e lo spinse di lato, con violenza, alzandosi subito dopo dal letto in evidente stato di shock.
- Che cazzo fai, eh!? Ti ho detto mille volte di non toccarmi i capelli, maledizione! Ti è così difficile capirlo!? – urlò, tanto che gli fece quasi male la gola. La rabbia che provava era talmente forte da fargli battere il cuore in gola.
Dando le spalle a Jamie che, sconvolto, era ancora sul letto e lo guardava ad occhi spalancati, andò verso il muro e dopo averci appoggiato la fronte, gli tirò un pugno e poi un calcio, cercando di sfogare tutta la rabbia, la vergogna che provava.
Jamie scattò in piedi e corse verso il ragazzo, che continuava a prendere a calci e pugni il muro, con urli di rabbia.
- Fermati Miles! Ti farai male! Fermati! – gli urlò, cercando di trattenerlo. Lo prese per la vita e lo tirò lontano dal muro.
Ma Miles trovò presto un’altra valvola di sfogo.
Si dimenò tra le sue braccia, fino a quando Jamie non fu costretto a lasciarlo, e si voltò verso di lui, iniziando a colpire il suo petto, le sue spalle, con gli occhi chiusi, senza neanche guardare cosa colpiva.
- Vaffanculo! Lasciami in pace! Te l’ho detto di non toccarmi i capelli! Ti ho detto di non scoprirmi il viso, maledizione! Cosa c’è che non va in te!? Perché l’hai fatto!? – urlò, mentre continuava a colpirlo, ancora ed ancora.
- Basta Miles! Fermati! – esclamò ancora il più grande, riuscendo, dopo vari tentativi, a bloccargli i polsi.
Lo spinse dietro, contro il muro, per poter bloccare le sue braccia, che ancora tentavano di liberarsi, tra la sua schiena e il muro, così da potergli fermare la testa che il ragazzo continuava a scuotere, come se fosse impazzito.
Gli afferrò la mascella con la mano e lo guardò negli occhi.
Piangeva. Le sue guance erano bagnate.
- Miles…ascoltami. Per favore, calmati. Mi spaventi così. – gli disse, questa volta con voce più calma, sperando così di far calmare anche il suo ragazzo.
Per un attimo, solo per un attimo, Miles si calmò facendo incontrare i loro occhi, ma subito dopo tornò a ribellarsi, cercando di liberarsi dalla stretta di Jamie.
- Non guardarmi! Non guardarmi! – iniziò a dire, a ripetere, con la voce che faticava ad uscire ora, come se le urla precedenti lo avessero stremato.
Jamie allora fece forza, schiacciandolo più forte tra il suo corpo in tensione e il muro dietro di loro.
Era la seconda volta che viveva questa scena, ma Miles non era mai stato così pieno di rabbia, rancore e paura.
La prima volta era stato dopo un paio di settimane che avevano iniziato ad uscire insieme. Non avevano ancora fatto il grande passo, e quella sera Jamie sperava di riuscire a fare l’amore con lui.
Erano a casa sua, e aveva allungato una mano sul tavolo, dopo che avevano concluso la cena, e gli aveva delicatamente e dolcemente spostato i capelli dal volto.
La reazione di Miles era stata imprevedibile.
Era scattato in piedi, come se le mani di Jamie fossero state incandescenti. Il suo volto era il dipinto della paura e il più grande si chiese cosa diavolo avesse fatto per farlo spaventare in quel modo!
Poi si era scusato, a mezza voce, ed era uscito di corsa dalla stanza, per andare verso la porta d’ingresso.
Jamie era riuscito proprio a fermarlo prima che il ragazzo potesse mettere la mano sulla maniglia.
E allora Miles si era agitato, ed aveva preso ad urlare, dicendogli di lasciarlo andare, che voleva andarsene.
Jamie non voleva che se ne andasse, non in quelle condizioni. Era sicuro al cento per cento che se se ne fosse andato, non l’avrebbe più rivisto, e lui voleva rivederlo.
Voleva davvero stare con lui. Gli piaceva quel ragazzino strano, artistico, e con quei capelli mossi, davanti agli occhi, come quelli di una persona troppo pigra per andare a tagliarseli, che preferisce soffiarli via, o spostarli con la mano.
Ma Miles non toccava mai i suoi capelli, non li spostava mai, e a quanto pare non permetteva a nessuno di farlo. Perché? Cosa nascondeva?
Quindi aveva tentato in tutti i modi di farlo calmare. L’aveva abbracciato e inaspettatamente Miles si era aggrappato alla sua t-shirt, singhiozzando nell’incavo del suo collo.
Quando si era calmato, si era scusato e aveva deciso di andarsene, ma Jamie lo aveva fermato ancora una volta. Voleva sapere qual’era il problema, a tutti i costi.
Voleva conoscerlo. Voleva sapere tutto di lui.
- Perché non vuoi che ti tocchi i capelli? Qual è il problema Miles? – gli aveva chiesto, quando l’aveva convinto a sedersi accanto a lui sul divano per parlare.
Miles si era rannicchiato nell’angolino del divano, a sguardo basso.
- Non vuoi vederlo Jamie. Quando lo vedrai, come tutti, scapperai via. Ho sbagliato a tenertelo nascosto. Avrei dovuto fartelo vedere subito. – i suoi occhi, luccicanti sotto la coltre di capelli color pece, erano fissi sulle sue mani che si muovevano nervosamente, posate in grembo.
- Di che parli Miles? Vedere cosa? Non riesco a capire! – aveva esclamato Jamie a quel punto, completamente confuso.
Poi il ragazzo aveva alzato la testa e, dopo un profondo respiro, si era tirato su i capelli, mostrandogli la cicatrice che gli segnava il viso.
- Vedere questa Jam…-
Jamie era rimasto ad occhi spalancati e bocca socchiusa, fissando quella cicatrice.
Istintivamente aveva allungato una mano, per poterla toccare, ma Miles si era ritirato, lasciando che i capelli tornassero a loro posto.
- Come…come te la sei fatta? – chiese allora, con la voce che faticava ad uscire.
- Non è importante come me la sono fatta. Il fatto è che ce l’ho. Ho, e avrò sempre questa cicatrice a sfregiarmi il viso. Se non avessi i capelli a nascondermela, tutti mi guarderebbero come un mostro. Tutti sarebbero in imbarazzo a parlare con me. La nascondo per questo. E non voglio che nessuno mi scopra mai il viso, Jam. – aveva abbassato la testa, perché lo sguardo di Jamie addosso stava diventando pesante e lo stava facendo innervosire.
- Mi dispiace per essermi comportato in questo modo. Ti sarò sembrato uno psicopatico. – aveva aggiunto poi, sottovoce.
Jamie allora aveva scosso la testa, per smettere di fissarlo come un’idiota.
- No, scusami tu. Non avrei dovuto. –
- Non potevi saperlo. – era stata la risposta immediata di Miles.
Poi era caduto il silenzio, per qualche lungo secondo, prima che il moro si alzasse.
- Sono state belle queste due settimane comunque. Grazie per la serata, e scusami ancora. – aveva detto, a testa bassa, andando dritto verso la porta.
Il biondo l’aveva guardato sorpreso e si era alzato ancora di scatto, per fermarlo nuovamente sulla porta.
- Come? Che vuoi dire? – gli aveva chiesto, quando lo aveva fermato per il polso.
Miles si era voltato verso di lui, sorpreso a sua volta – Ma mi hai visto bene Jam? Una cicatrice mi sfregia il viso! – aveva esclamato.
Jamie era confuso da tutta quella situazione del cazzo. Non gli era mai successo niente  di simile, né di lontanamente paragonabile!
Aveva visto bene la cicatrice di Miles, ma la sua testa continuava a dirgli che voleva ancora uscire con lui. Voleva ancora fare l’amore con lui, con la stessa intensità in cui lo voleva all’inizio di quella serata. Voleva ancora conoscere tutto di lui.
- Si Miles, ti ho visto bene. Ma non voglio che te ne vai. Torniamo a sederci, okay? Prendo qualcosa di forte. –
Il ragazzo lo guardò sorpreso.
Jamie non se l’era data a gambe come gli era successo con molti altri ragazzi nella sua vita. Perché non l’aveva fatto?
Si fece accompagnare nuovamente al divano, con le stesse mille domande nella testa.
- Devi raccontarmi Miles. Voglio sapere. – gli aveva detto a quel punto Jamie, seriamente.
Ma lui aveva scosso la testa – Ti prego, non chiedermelo. –
 
E lui, tutt’ora, non sapeva cosa, o chi, gli aveva procurato quella cicatrice, causa da sempre dei suoi attacchi di panico.
Miles continuava a ripete: Non guardarmi. Non guardarmi.
E lui si sentiva uno schifo. Sentiva il bisogno di scoppiare a piangere, oppure di urlare.
Perché lui voleva guardarlo. Perche lui lo amava.
Questa volta, con la forza della disperazione, lo scosse forte per le spalle.
- Miles! Smettila, maledizione! – urlò.
E Miles rimase impietrito, fermo come una statua contro il muro.
Avevano entrambi il fiato corto, e ancora lacrime silenziose scorrevano sulle guance del più piccolo.
Jamie allora fece un sospiro profondo, per riuscire a calmarsi.
Gli prese nuovamente il viso tra le mani, stando attento a non spostare la sua frangia neanche di un millimetro, e cercò di guardarlo negli occhi.
-  Io penso che c’è qualcosa che tu non riesci a capire, Miles. Io ti amo. Non mi importa niente di quella dannata cicatrice! Per me sei l’essere più bello che abbia mai camminato sulla terra! Ti amo per quello che sei, per come sei! Non devi stare sempre a cercare di nascondere il tuo viso quando sei con me! Non sai quanto mi fai stare male, ogni volta che ti guardo, e tu ti assicuri che io non possa vederti. Cos’è? Non ti fidi di me? Dopo tutto questo tempo credi ancora che io possa lasciarti?! –
All’inizio era riuscito a calmarsi e a parlare con tono calmo e lento, ma pian piano che andava avanti col discorso il nervosismo aveva fatto in modo che il suo tono si alzasse e la presa sul viso del ragazzo si facesse più convinta.
Miles rimase in silenzio e immobile, come se avesse perso tutte forze.
Aveva gli occhi stanchi, tristi e persi nella contemplazione del volto di Jamie.
Il suo silenzio gli fece aumentare il battito cardiaco.
- Avanti Miles. L’unica persona che continua a farsi problemi a riguardo sei tu! Io, prima di stasera, erano mesi che non ci pensavo. Io…per favore, possiamo tentare di passarci oltre? – chiese, e la sua sembrava quasi una preghiera.
Miles deglutì, prima di rispondere. Aveva la gola secca, che bruciava.
 - Che vuoi dire? – gli chiese, sottovoce.
- Parlamene. Raccontami come te la sei fatta e poi dimentichiamocela, come se non esistesse. – chiarì.
Il moro sembrò agitarsi nuovamente. – No, ti ho chiesto più volte di non chiedermelo Jam. Non posso. – scosse la testa, distogliendo lo sguardo.
Ma Jamie lo costrinse a guardarlo.
- Miles…per favore. Se vogliamo stare insieme, non ci devono essere segreti tra noi. So che probabilmente sarà doloroso, ma io sono qui per te. Non ti lascerò mai solo. –
Il ragazzo fece un lungo respiro.
Gli occhi di Jamie erano speranzosi, ed innamorati. Era innamorato di lui, e anche Miles lo era. Non avrebbe mai voluto fare nulla per farlo star male, per deluderlo.
- Va bene. Ti racconterò tutto. – disse, e non poté credere alle proprie parole.
L’ultima volta che aveva raccontato quella storia era stata ad una psicologa, e alla polizia e davanti agli occhi pieni di lacrime di sua madre.
Jamie fece un sospiro, e gli liberò il volto, prendendolo però per un polso, per portarlo a sedere sul letto.
Gli porse la maglietta del pigiama che si era precedentemente tolto.
- Indossala. Fa freddo. – gli disse, e Miles fece come gli aveva detto.
Si sedettero al bordo del letto e Jamie gli prese le mani tra le sue, per incoraggiarlo nel suo racconto.
Miles prese un profondo respiro prima di iniziare.
- Avevo diciassette anni quando successe. Non ero ancora venuto allo scoperto, ma sapevo di essere gay. Per questo cercavo in tutti i modi di compiacere mio padre, così che quando sarebbe arrivato il momento in cui tutti lo sarebbero venuti a sapere, lui non avrebbe mai potuto dire di avere una femminuccia come figlio. –
- Facevo parte della squadra di basket della scuola per questo motivo. Anche se non sono mai stato altissimo, correvo velocemente, quindi ero importante nella squadra. Ma comunque l’orgoglio di mio padre rimaneva James. Il mio fratello maggiore. -
- Quella sera c’era stata la finale del campionato che si svolgeva ogni anno tra le scuole più importanti del mio paese natale. Avevamo vinto quindi ero andato fuori con gli amici a festeggiare. Non sapendo come tornare a casa, dato che avevamo un po’ tutti alzato il gomito, chiamai mio fratello per chiedermi di venirmi a prendere. Non volevo che mio padre scoprisse che avevo bevuto. Comunque lui mi venne a prendere e, sulla strada, una macchina, che dopo scoprì essere guidata da uno che si era fatto di coca, ci tagliò la strada, facendoci andare a sbattere violentemente contro il guard rail. – la sua voce venne spezzata da un singhiozzo, che soffocò con una mano sulla bocca.
Jamie lo guardò con attenzione, accarezzandogli una mano.
- Possiamo fermarci, se non ce la fai. Lasciamo stare. – gli disse, stringendogli una mano.
Miles però scosse subito la testa – No, ormai ci sono. Posso arrivare fino in fondo. –
Fece un altro profondo respiro prima di ricominciare.
- Persi i sensi e quando mi svegliai avevo un braccio e una caviglia ingessata e questo…questo sulla fronte. – fece, toccandosi distrattamente la ferita.
Jamie seppe subito che il racconto non era ancora completo, anche se Miles si era fermato ed ora era in silenzio.
- Tuo fratello…cosa è successo a lui? – gli chiese sottovoce.
Il ragazzo lo guardò di sottecchi, seriamente, con gli occhi che sembravano fare difficoltà a trattenere ancora le lacrime.
- È morto dopo due ore dal nostro arrivo in ospedale, sotto i ferri. Hanno cercato di salvarlo, ma non c’è stato niente da fare.- le lacrime presero a scendere liberamente sulle guance, rigandogli il viso.
Jamie si sporse in avanti, accogliendo il viso del suo compagno sul suo petto.
Gli baciò i capelli – Mi dispiace tanto Miles. – gli disse, accarezzandogli la testa.
Poco dopo però il ragazzo si allontanò da lui e si asciugò velocemente le lacrime che gli bagnavano il viso, ma che vennero velocemente sostituite da altre.
- Non ho potuto fare a meno di pensare che fosse stata tutta colpa mia. Se non avessi bevuto quella sera, se non lo avessi chiamato. Ora io non avrei questa, e lui sarebbe ancora vivo. –
Jamie scosse subito la testa – No, non è assolutamente colpa tua piccolo. – gli disse.
Miles annuì, mordendosi un labbro e raccogliendo una lacrima dall’angolo della bocca.
- È quello che allora mi dissero i miei. Ma…beh, quando gli ho detto di essere gay si sono rimangiati tutto. Non me l’hanno detto chiaramente, ma io so che avrebbero preferito che fossi stato io a morire nell’incidente, e non James che aveva una vita meravigliosa davanti a se. Sarebbe diventato uno importate, avrebbe fatto quello che papà pensava sarebbe stato meglio per lui, si sarebbe sposato e avrebbe messo su famiglia. Io…non posso fare niente di tutto questo. E sono l’unico figlio che hanno, ora.- disse, tirando su con il naso per un attimo.
Jamie sospirò, rendendosi conto di non avere nulla di sensato da dire.
C’era una cosa giusta da dire in questi momenti?
Voleva davvero che quella cosa gli venisse in mente, per poter consolare almeno un po’ il suo ragazzo. Era li, a trattenere le lacrime davanti a lui e lui era senza parole, costretto a guardarlo in quelle condizioni sentendosi impotente.
- I miei, comunque, mi hanno mandato in terapia dopo la sua morte. Facevo ogni notte incubi che mi facevano svegliare urlando, non riuscivo a reagire al lutto come tutti mi incoraggiavano a fare. Continuavo a pensare che fosse stata tutta colpa mia, e non mi davo pace. La terapia mi è stata molto d’aiuto. Sono riuscito ad andare avanti con la mia vita, accettando la morte di James e smettendo di pensare a quella notte. Ma questa Jam…- disse, indicandosi la cicatrice – Non mi permette di dimenticare. Questa non mi permette di guardarmi allo specchio. Come pensi che reagiresti se la vedessi tutti i giorni sul mio viso? Tutte le volte che mi guardi? Credi che saresti davvero in grado di dimenticarla? – gli chiese allora, posandosi una mano sulla fronte, senza però spostare in alcun modo i capelli.
Jamie lo guardò, ora impassibile.
- Chiudi gli occhi. – gli ordinò, seriamente.
Miles lo guardò stranito – Perché? – chiese poi.
- Chiudi gli occhi, Miles. – ripeté il più grande e Miles non poté fare a meno di fare come gli aveva detto.
- E per favore, non farti prendere dal panico. Sta calmo. – gli disse, allungando attentamente la mano verso il suo viso.
Toccò i capelli, e sentì Miles irrigidirsi. – Sta calmo, ti prego. –
Si sentiva come se dovesse accarezzare un gatto, e doveva fare piano per
fare in modo che non lo graffiasse.
Miles fece un profondo respiro, ancora ad occhi chiusi, per calmarsi e non reagire violentemente a quel tipo contatto, come gli veniva istintivo.
Sentendolo rilassarsi Jamie prese coraggio e gli spostò la ciocca di capelli che nascondeva lo sfregio. Ora Miles tremava quasi.
Era consapevole che c’era qualcuno, Jamie, che la stava guardando. La stava fissando. Ma, improvvisamente, sentì le sue labbra posarsi sulla cicatrice. Una, due, tre volte, lungo tutta la ferita.
Cosa stava facendo? Perché baciava la sua cicatrice?
- Io ti amo Miles. Amo te. E questa…- posò ancora una volta le labbra sul suo sopracciglio - …questa fa parte di te. Quindi in nessun modo io potrei esserne spaventato, o ripugnato. Niente di te, mi potrà mai ripugnare. Sei meraviglioso e sei bellissimo.  E non nasconderti mai ai miei occhi. Mi faresti solo del male. E tu non vuoi farmi male, vero Miles? – sussurrò, così vicino al suo viso che Miles sentiva il suo respiro infrangersi sulle labbra.
- No, certo che non voglio farti male. Anche io ti amo. – rispose subito Miles, senza alcun ombra di dubbio.
- Bene, allora permettimi di guardarti. Permettimi di venirti vicino e spostarti i capelli dagli occhi quando non riesco a vederli. – disse, quando ricevette la risposta che si aspettava.
- Se mi permetterai di iniziare a farlo, arriverà un momento in cui non ti importerà più. E sarà momento in cui ti fiderai completamente di me. –
Miles rimase senza parole. Era in grado di fare quello che Jamie gli chiedeva?
Lasciare che lo guardasse, mentre facevano l’amore. Lasciarsi guardare, senza sentire dentro di se il bisogno di chiedergli di smetterla, oppure di nascondersi dentro la sua protezione di capelli.
Era pronto a mostrarsi completamente nudo, davanti a lui?
Guardò gli occhi di Jamie e seppe di doverlo fare.
Non voleva farlo soffrire, quindi l’avrebbe fatto.
Magari era davvero come diceva Jamie. Forse sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbe sentito come tutti gli altri.
Fece un profondo respiro – Va bene. Faremo come dici tu. Ma…per favore, non in pubblico. Solo quando siamo io e te. – gli disse, questa volta prendendo le sue mani tra le sue.
Jamie annuì e abbozzò un sorriso – Certo. Sono geloso delle mie cose. Voglio essere solo io a vederti, come nessuno potrà mai. – fece poi, giocando un po’.
Allora Miles si fece scappare un sorriso – Sei un’idiota. – sbuffò.
Il ragazzo sorrise radioso – Si, ma sono il tuo idiota! – fece, scoppiando a ridere subito dopo, contagiando anche il compagno.
Quando tornarono seri però, Jamie gli accarezzò una guancia, senza andare oltre.
- Non fare più una cosa del genere però. Mi hai spaventato. Non ce la faccio a vederti così. – gli disse, serio in volto.
Miles abbassò la testa, molto imbarazzato.
- Mi dispiace. Non sono riuscito a controllarmi. –
- Non scusarti. Solo spero di non vederti più così. Mi fa sentire impotente. Come se non potessi fare nulla per farti vivere serenamente. –
Il moretto allora alzò una mano per accarezzargli il viso, e Jamie piegò un po’ la testa di lato per spingersi contro la sua mano.
- No dire stupidaggini. La mia vita prima di te è stato un inferno. Mi hai aiutato, facendo tutti i passi giusti con me, senza sapere nulla del mio passato. Anche se forse tu avresti voluto che ne parlassi prima, sono contento di non averti detto nulla. Non avrei sopportato di vedere la pena nei tuoi occhi, o la paura di fare o dire qualcosa di sbagliato.-
Jamie abbozzò un sorriso – Meno male allora che non me lo hai detto. Avrei fatto qualche casino come al mio solito. –
Miles ricambiò il suo sorriso e si sporse per un bacio veloce.
Si sentiva l’essere vivente più fortunato sulla faccia della terra.
Poi però il compagno tornò serio e Miles con lui quando Jamie avvicinò cautamente la mano al suo viso.
Aveva sentito nuovamente il bisogno di ritrarsi a quel gesto accennato, ma ora sapeva che non poteva farlo. Se si fosse ritirato di anche solo un centimetro Jamie se ne sarebbe accorto e probabilmente ci sarebbe rimasto male.
Doveva essere forte e farsi entrare nella testa che di lui poteva fidarsi.
 Jamie fece quello che avrebbe voluto fare prima, quando aveva scatenato la reazione di Miles: gli prese il viso tra le mani, spostando i capelli di lato, e baciandogli la fronte, poi il naso, una guancia, per poi arrivare alle labbra e accarezzarle con le proprie.
L’unica cosa a cui Miles riusciva a pensare ora, era quel tocco leggero e si ritrovò a chiudere gli occhi e a socchiudere le labbra per poter approfondire il bacio.
Jamie allora, quando si rese conto che il compagno era preso nel bacio che gli stava dando, si fece più coraggioso e fece quello che avrebbe voluto fare da sempre.
Aprì gli occhi per vedere che Miles li aveva ancora chiusi e sembrava essere su un altro pianeta, poi alzò lentamente entrambe le mani e prese tra le dita le ciocche di capelli ai lati, portandogliele dietro le orecchie e mostrando i suoi occhi.
Solo a quel tocco sui suoi capelli Miles aprì gli occhi e si allontanò da lui, trovando però  il ragazzo a guardarlo dritto negli occhi, con un leggero sorriso sulle labbra.
- Hai degli occhi stupendi. Ora finalmente posso guardarli, quando facciamo l’amore. – disse, sottovoce.
Ricambiò a lungo il suo sguardo, prima di abbozzare anche lui un sorriso.
Senza neanche accorgersene, si era già dimenticato della sua cicatrice.
Ora c’era solo il suo Jamie, che lo guardava negli occhi, innamorato.

 

Ci ho messo un bel pò per finire questa shot, e non posso dire di esserne completamente soddisfatta, ma ve la propongo così come è venuta fuori, spontaneamente! =D
Sarei contenta se mi lasciaste qualche commentino per farmi sapere se vi è piaciuta o meno =)
Spero che vi piaccia, perchè a me è venuto quasi il magone a scriverla! Mi ero troppo immedesimata! =D

Grazie per l'attenzione!

ps. Non riuscivo a trovare un titolo che riassumesse il senso della storia, quindi mi sono affidata ai Papa Roach, con la loro Scars =)

 

Vale

 

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ColdBlood