Buongiorno, fandom di Hetalia!
Lalani è approdata anche qui, per portare terrore e follia!
Allora, nonostante abbia persino indetto un concorso su questa
tematica, non ho saputo resistere:
ecco a voi una raccolta su OC
di paesi non reali, ovvero derivati dalla fantasia
dell’uomo, o libri, o leggende, o miti, ecc…
Ma iniziamo subito!
Ecco voi:
James Kirkland: Neverland,
ovvero l’Isola che non c’è.
Era stato facilissimo.
Si era sciolto nei suoi pensieri, ormai liquefatti
dall’acido, dalla folla della guerra: erano
puzzolenti e pieni di sangue, cosce magre e catrame.
Scorrevano in una fogna, proprio come il suo amato paese, vivendo
grazie a brandelli di memoria e nutrendosi di deboli speranze.
Era stato facilissimo, come lasciarsi morire.
Arthur imprecò e mandò al diavolo la sua tipica
eleganza inglese quando i suoi occhi verdi vennero bruciati da un sole
troppo intenso e le mani vennero mangiucchiate da incandescenti
granelli di sabbia: non c’era più l’acre
sapore della guerra e grida disperate, acute e irreali.
Questo era l’odore del mare, un mare senza cadaveri?
Queste erano canzoni indiane?
Erano canti di sirena e non pianti di donne?
Era in paradiso?
Il paradiso erano due occhi verdi come i suoi, contro
l’azzurro del cielo e la luce del sole.
“Cavoli!Guardate, bimbi sperduti! Un umano proprio come me,
ma…molto più grande! E anche le sue sopracciglia
lo sono…cavoli, sono davvero orrende…e ridicole!
Guardate, guardate: ci potrei fare una scopa e spazzarci la
casa!”
Il paradiso…per un attimo ci aveva creduto.
“Dai, prendimi, vecchione!”
“Fermati, piccolo mostro, fermati!”
Com’era possibile che James, con quel diafano volto da
angelo, così diverso da quello di Arthur, che era gelido e
spigoloso, riuscisse a fargli a saltare i nervi con un solo ghigno?
Non bastava la guerra…persino in quella minuscola isola
delle meraviglie si poteva trasformare in un inferno.
“James, non lo ripeterò di nuovo: lasciala andare,
i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e!!”.
“Eh no!La tua fata medievale ha offeso Tinkerbell!”
esclamò cocciuto il bambino, che teneva per le ali una
grossa e rubiconda fata “Non le hai insegnato le buone
maniere??”.
“Cresci, ragazzino!” borbottò Arthur,
riuscendo a salvare la sua povera creatura magica. E pensare che pochi
mesi prima aveva sostenuto che non ci fosse nessuno più fastidioso di Alfred e Peter: ora avevano un valido
avversario.
“Crescere??!!” inorridì James, facendo
finta di vomitare, gli occhi smeraldini indignati “E
diventare un acido vecchione come te?? E fare tutte quelle cose
noiose?? Scordatelo!”.
Noiose, come no: i morti, le bombe e il terrore erano tutto meno che
noiosi. Ma andava bene così: Arthur non avrebbe permesso a
nessuno, nemmeno al suo terrore, alla sua ossessione e alla sua invidia
di rovinare quel viso incorniciato da un’aureola di ciuffi
biondi. Invidia…quanto detestava non poter sognare e dormire
per tutta la vita, come James.
“Se potessimo sognare per sempre, non avremmo tempo per farci
la guerra…” mormorò Arthur,
sovrappensiero, mentre osservava l’onirico tramonto che
scivolava dietro il mare.
“Cos’è la guerra, Arthur??”
chiese James, curioso.
“Una delle cose noiose che fanno gli adulti, James”.
Aveva portato la follia, in quel piccolo Eden.
Era come se l’arrivo di Arthur, l’unico adulto
ammesso nell’Isola che non c’è,
l’illusione di una mente troppo stanca, avesse contaminato il
paradiso dei bambini.
Troppe volte ad Arthur sembrava vedere una mano morta dietro un cactus
o spirali di sangue nella sabbia.
“Guarda, vecchione, guarda!” esclamò
James, che tratteneva il fiato assieme agli altri bambini sperduti
“Una stella cadente!”.
“James, quello è…”
“Esprimi un desiderio, un desiderio!”.
Un aereo, ecco cos’era. Era riuscita a contaminare persino
nel cielo stellato dell’Isola che non
c’è, quella guerra assurda. Si vedevano, da dietro
le nuvole bombe, esplosioni e aerei che fischiavano.
James aveva gli occhi chiusi e concentrati, mentre cercava di
desiderare qualcosa che non c’era sulla sua amata isola.
Le mani callose di Arthur accarezzarono, piano, i capelli morbidi del
bimbo ed espresse un desiderio, Arthur: sperò che quel corpo
abbandonato in mezzo al mare non fosse un bambino che stava sognando
l’Isola che non c’è.
Dolore, troppo dolore.
Il mare stava scivolando via, il sole si spegneva e Arthur sapeva che
sarebbe diventato una candela piena di cera morta.
E poi si sarebbe svegliato, come sempre.
Voleva dimenticare la guerra, voleva rimanere sull’Isola,
voleva guardare per sempre i suoi stessi occhi nel volto di James.
Alfred e Francis, per sdrammatizzare il terrore che li avvelenava in
quel tragico periodo, scaricavo su Arthur la loro paura, schernendo
l’Isola che non c’è e i suoi abitanti,
che, secondo loro, non erano nient’altro che mere illusioni,
come gli unicorni e le fatine.
Ma Arthur non ci credeva: James era lì, vivo, aveva i suoi
occhi, era il fratellino che non sarebbe mai cresciuto e che non
l’avrebbe abbandonato.
Non può
essere solo un sogno!
“Ho paura, James”.
“Cos’è, la paura? Un’altra
cosa noiosa?”.
Arthur sorrise, faticosamente.
Già, noiosa e prevedibile.
“Ogni volta che mi sveglio, ho paura che la notte successiva
non potrò più tornare sull’Isola che
non c’è…non voglio che la mia vita
diventi un incubo!”
Non voglio svegliarmi
per sempre, James.
Sorride, sorride sempre, l’eterno bambino. E il suo sorriso
sembra sospeso nell’aria.
“Senti vecchione, tu potrai anche aver perso la speranza, ma
fin quando i bambini continueranno a sognare e volare con la fantasia,
io non morirò. E non arriverà mai un giorno in
cui i bambini abbandoneranno i loro sogni, mai. Non ti libererai di me, ah!
Arthur ride di quella minaccia.
“E se non riuscissi più a trovare la strada per
Neverland?”
“Eddai vecchione, tutti la conoscono: seconda stella a destra
e poi dritto fino al mattino!”.
“E poi?”
“E poi la strada la trovi da te”.
Cominciamo con le note finali^^:
1)Avrei voluto chiamare il mio OC Peter, come l’abitante
più famoso dell’Isola, ma c’era
già Sealand…quindi ho ripiegato sul nome dello
scrittore che ha inventato questo luogo: James Barrier.
2)Gli altri stati credono che l’isola che non
c’è sia una delle solite visioni di Arthur, mentre
lui sostiene il contrario…chi ha ragione??Questo spetta deciderlo solo a
voi^^.
4)Il titolo della storia significa “Congerie di concetti,
idee, dati, elementi che lascia confusi”.
3) Il titolo del capitolo deriva dalla canzone
“Airplanes” di B.o.B.
4)La guerra a cui faccio riferimento è la seconda guerra
mondiale, così cruenta e dolorosa che riesce ad avvelenare
la mente di Inghilterra, che porta la sua “adulta”
angoscia nella stessa Neverland(che è il nome originale
dell’Isola che non c’è).
5) Accetto richieste e
consigli: purtroppo il mio elenco di OC irreali non
è lunghissimo…se volete propormi qualche idea
sarò solo felice! Accetto felicemente anche critiche su un
possibile OOC di Arthur, dato che non sono ancora pratica di questo
fandom!
Grazie per la vostra
attenzione,
LaLa