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Autore: __Wrath__    03/07/2010    7 recensioni
E se la morte si nascondesse dentro un corpo? E se quel corpo fosse di una bellezza inimmaginabile? E se quella bellezza ti facesse innamorare?...in fondo l'uomo non può che definirsi preda di creature più grandi di lui...e lei era la cacciatrice che avrebbe dovuto catturarmi, ma non sempre le cose vanno come prestabilito.
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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† La morte ha le labbra maledettamente dolci †

          La morte ha le labbra maledettamente dolci

 

[1. Nuovo incontro]

 

E quando senti la terra tremare sotto i piedi, non importa...può andare molto peggio.

E se il vento ti scaraventa e ti schiaccia al suolo, non importa…esiste qualcosa di molto più brutto.

E se il cuore smette di batterti in petto…forse è giusto così…se i rintocchi cessano a causa di un fottuto bacio che bramavi da troppo, troppo tempo, credo sia veramente la cosa migliore.

Se ti sei innamorato di colei che è la carnefice dei tuoi giorni, dell’angelo più bello del paradiso e più spietato dell’inferno, la fine non è così brutta come la si crede.

Sapete una cosa? La morte ha le labbra maledettamente dolci…e io lo so… “come” vi chiedete? Perché me ne sono innamorato…

 

La palla del lunedì mattina…non credo di poter resistere ancora per molto senza sentire il bisogno di appoggiare la testa sul banco e addormentarmi. Chi me l’ha fatto fare alzarmi questa mattina dal letto?! Anzi, tra poco inizio a far finta di stare male sperando di intenerire quella stronza della prof. di fisica in modo che mi lasci andare al cesso e farmi la mia meritata passeggiata.

‹‹…sappiamo che l’accelerazione centripeta è l’accelerazione posseduta da un punto mobile che si muove di moto circolare uniforme. Essa è…››

Ora glielo dico, ora glielo dico…

‹‹ Professoressa mi scusi…››

 

Chi se lo sarebbe aspettato?

Io no di certo, non sono mai stato un ragazzo che si sofferma sulle cose, che resta a riflettere...ma quel giorno era speciale. Non domandatemi il motivo, la data di quella mattina era incisa dentro, nel profondo. Era così che doveva andare e basta.

 

Restai incurvato sul mio banco con la mano alzata cercando di attirare l’attenzione della professoressa, ma qualcuno mi aveva anticipato.

Il segretario della scuola.

Un uomo anziano che tremava leggermente mentre chiamava la prof. indaffarata nello spiegare la sua lezione.

Quella si allontanò dalla cattedra e si avvicinò alla porta a parlare con l’uomo, dopo diverso tempo rientrò in classe ma non era sola…

Era seguita da lei

 

Le ragazze non mi avevano mai interessato, sul serio non ridete.

Le trovavo noiose, sempre con i loro modi saccenti nel parlare, con la loro aria da prima donna e il pettegolezzo sempre di mezzo, chili di trucco per coprire imperfezioni che alla loro età ancora non esistevano…sul serio, il termine “noioso” è un eufemismo.

Lei è diversa. Già da quando è entrata in classe me ne sono accorto…e dire che sono stupido eh.

Non nel senso che possiedo problemi mentali ma spesso i tre neuroni che avevo andavano a prendersi un caffè perciò le cose per capirle bene dovevano essere ripetute con chiarezza.

 

‹‹ Bene ragazzi…oggi abbiamo il piacere di avere tra di noi una nuova studentessa…presentati cara. ››

 

Lei non aveva bisogno di tutte quelle carinerie, sapeva benissimo cosa fare da sola, sapeva…è questo il problema. Lei sapeva tutto di tutti senza la necessità di stringere legami.

 

Era seria, né un sorriso né un cenno di emozione. Niente. Eppure sapevamo che non era vuota, almeno io lo percepivo.

Era molto carina, davvero, anche più che carina.

Non era altissima, era nella norma…magra, forse un po’ troppo…capelli neri e lunghi, leggermente ondulati alle punte, visino piccolo e chiaro.

Tutto molto grazioso nel complesso, ma mentre studiavo la nuova arrivata un po’ come facevano tutti, quando cercai il suo viso mi ci persi…non…non sapevo più come staccare lo sguardo dal suo volto…

Labbra minute ma piene, il naso sottile, leggermente all’insù, guancie tinte di rosa chiaro… e no, non era quella roba che le ragazze usavano per truccarsi, era un rosa naturale e bellissimo, e poi gli occhi.

…Fregato…

Erano grandi e lucidi, di un nero così liquido che sembrava potessi annegare in quel prezioso petrolio, le ciglia folte ma non lunghe come potevo aspettarmi le incorniciavano perfettamente l’occhio mentre le palpebre calavano lentamente staccando a intervalli regolari il magnetismo del suo sguardo su di me.

Poi…ci fu qualcosa che non andò…

La ragazza scansò le mille occhiate e fissando me sorrise leggermente compiaciuta.

‹‹ Mi chiamo Angie e da oggi sarò la vostra compagna. ››

Angie…

Un nome poco comune per una persona poco comune.

 

E pensare che non mi ero mai lamentato della vita. Non chiedevo novità o divertimento. Mi bastava vivere alla giornata, tiravo avanti giorno dopo giorno incurante di tutto il resto. Il tempo cambia le cose, perciò perché sforzarmi di farle accadere? Ambizioni zero, è vero ma io sono un tipo che crede incredibilmente al destino, sono sicuro che se le cose devono succedere lo fanno indipendentemente dalla nostra volontà. E’ questa la fortuna, a parer mio. Le cose capitano anche se non le richiedi e trovare lei sulla mia strada senza che l’abbia richiesto deve essere stato per forza il fato, annoiato dal suo stato di inconsistenza si diverte a mischiare le carte in tavola.

 

‹‹ Angie, che nome grazioso…puoi andare a sederti…mmm…lì. Sì, dietro ad Alessandro. ››

‹‹ Va bene. ››

Se ve lo state chiedendo, sì, io sono Alessandro. Lo so, lo so, gran botta di culo avere la nuova arrivata estremamente intrigante proprio dietro il mio banco, l’unico vuoto in tutta la classe visto che nessuno teneva a stare al secondo banco dietro il più asociale di tutti i compagni.

Il primo posto era una piaga, ma anche una benedizione. Dipende dai punti di vista.

I pro:

·  Nessun rompi balle che ciarla inutilmente per cinque ore di fila senza farsi sgamare dai prof.

·  Volente o nolente qualcosa nella testa ti rimane visto il caso che gli insegnanti ti passano e spassano davanti al banco.

·  Essendo quello vicino alla porta sei il primo a uscire al suono della campanella e questo vale anche in caso di incendio. Il primo a salvarsi la pellaccia ero io. Alla faccia di tutti.

Lo so, sono pochi motivi ma almeno validi.

I contro sono molti di più ma mi limiterò solo ad accennarne alcuni:

·  I professori avendoti sempre sotto tiro imparano presto il tuo nome e questo gli fa ricordare tutto ciò che fai con più facilità.

·  Non puoi dormire dietro lo zaino perché non sono così fessi (…almeno non tutti).

·  Dalle mie parti solo i secchioni si siedono al primo banco, io sono l’eccezione alla regola in carne e svogliatezza.

E ce ne sono molti altri che lascio alla vostra immaginazione…

 

I passi di Angie erano regolari e silenziosi, si posizionò subito dietro di me e si sedette incurante delle occhiate curiose e bramanti del resto della classe.

Mi sentivo in imbarazzo, dovevo girarmi? Dovevo fare l’indifferente? Quella ragazza mi guardava con uno sguardo che non riuscivo a decodificare, non aveva fatto altro che fissarmi impassibile.

Nonostante non la vedessi sentivo il suo sguardo glaciale puntato su di me, avevo la bruttissima sensazione di avere un martello pneumatico che lavorava sulla mia nuca. Era la solita percezione che provavo quando mi sentivo osservato…

‹‹ Allora Angie! Raccontaci un po’ di te! ››, trillò la prof contenta di non dover continuare la sua pallosa lezione.

Appoggiai la schiena al muro che avevo alle spalle per sostenermi e la guardai di sottecchi cercando di non risultare troppo curioso, non mi piaceva dare l’impressione di una vecchia pettegola che deve ficcanasare nelle vite altrui…ma lei mi incuriosiva.

Forse per la sfacciataggine o per le strane occhiate che mi riservava, forse per il suo magnetismo e per il suo abbigliamento monocromatico, tutta in nero.

Lutto o semplice moda?

Sembrava così anonima ma al tempo stesso così affascinante…

‹‹ Non c’è niente da dire su di me. ››

Punto.

La prof era visibilmente in attesa che continuasse a parlare ma non lo fece…loquace la tipa.

‹‹ B-Beh…ti sei trasferita in questa città da poco. Da dove vieni? ››

‹‹ Da lontano. ››

‹‹ Ah. ››

Qualche risolino interdetto prese alcuni compagni nel notare la difficoltà dell’insegnante nel riuscire a prendere la ragazza che rispondeva vagamente alle domande.

‹‹ I…i tuoi genitori? Che lavoro fanno i tuoi genitori? ››

‹‹ I miei sono morti anni fa. Incidente stradale. ››

Mai sentito un silenzio così profondo nella mia classe.

Aveva congelato la prof impacciatissima e nervosa al suo posto.

Con questo l’interrogatorio era concluso.

Il nero era per il lutto dei suoi? Eppure ne parlava con una tranquillità disumana.

Dopo un colpo di tosse la professoressa prese un respiro veloce.

‹‹ Mi dispiace tanto…ora riprendiamo la lezione. Angie ti converrà recuperare tutti i libri se non vuoi rimanere troppo indietro con il programma. ››

La vidi fare un cenno con la testa e iniziò silenziosamente a scrivere su un quaderno ciò che c’era sulla lavagna.

…ma come aveva fatto quella stronza della professoressa a non chiederle più nulla? Alla prima occasione si era fermata, niente più domande? Ce n’erano un milione da porle! Con chi viveva? Perché si è trasferita? Come mai la sua fissa per il nero? Gli interrogativi bruciavano, non ero mai stato così curioso in tutta la mia vita.

Mi faceva un po’ pena, anch’io essendomi trasferito da qualche anno sapevo che non era facile il primo giorno in una scuola del tutto nuova così prendendo coraggio mi girai completamente verso la ragazza.

‹‹ Ciao…››

Lei alzò gli occhi dal quaderno.

Cazzo che sguardo penetrante…aveva scosso tutti i muscoli del mio corpo procurandomi uno spasmo e la pelle d’oca…

Ma che…?! Dai Ale, riprenditi.

Lei taceva e si limitava a guardarmi aspettando che dicessi altro.

‹‹ Emh…io sono Alessandro, piacere di conoscerti. ››

Che figura di merda, sul serio! Mi sentivo così imbranato. Bah vaffanculo! Chi se ne frega! Io la mia parte l’ho fatta per dimostrarmi gentile.

Mi fissò come se fossi un idiota…effettivamente non potevo darle torto.

‹‹ Angie. ››

‹‹ Che bel nome, è il diminutivo di Angelina o Angela? ››, ma cazzo la vuoi chiudere sta bocca?! Ti interessa tanto se si chiama Angelina??

‹‹ E’ Angie e basta. ››

‹‹ Mh…capito. ››

Lei riprese a scrivere sul foglio incurante della mia presenza, non la capivo… prima gli sguardi e poi freddezza assoluta?

‹‹ Scusa se ti ho disturbata eh. ››

‹‹ Alessandro! Girati immediatamente e stai attento alla lezione! ››

Caz

Mi stravaccai nuovamente sul banco, posizione che avevo da quando era iniziata la lezione.

Avrei voluto prendere a testate il muro. E dire che spesso è la prima impressione quella che conta. Che impressione da coglione

 

 

Fine primo capitolo. Sono ben accette impressioni…

 

   
 
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