† La morte ha le labbra maledettamente dolci †
[1. Nuovo incontro]
E quando senti la terra tremare
sotto i piedi, non importa...può andare molto
peggio.
E se il vento ti scaraventa e ti
schiaccia al suolo, non importa…esiste qualcosa di molto più
brutto.
E se il cuore smette di batterti
in petto…forse è giusto così…se i rintocchi cessano a
causa di un fottuto bacio che bramavi da troppo, troppo tempo, credo sia
veramente la cosa migliore.
Se ti sei innamorato di colei che
è la carnefice dei tuoi giorni,
dell’angelo più bello del paradiso e più spietato
dell’inferno, la fine non è così brutta come la si crede.
Sapete una cosa? La morte ha le
labbra maledettamente dolci…e io lo so… “come” vi
chiedete? Perché me ne sono innamorato…
La palla
del lunedì mattina…non credo di poter resistere ancora per molto
senza sentire il bisogno di appoggiare la testa sul banco e addormentarmi. Chi
me l’ha fatto fare alzarmi questa mattina dal letto?!
Anzi, tra poco inizio a far finta di stare male sperando di intenerire quella
stronza della prof. di fisica in modo che mi lasci andare al cesso e farmi la
mia meritata passeggiata.
‹‹…sappiamo
che l’accelerazione centripeta è l’accelerazione posseduta
da un punto mobile che si muove di moto circolare uniforme. Essa
è…››
Ora
glielo dico, ora glielo dico…
‹‹
Professoressa mi scusi…››
Chi se lo sarebbe aspettato?
Io no di certo, non sono mai stato
un ragazzo che si sofferma sulle cose, che resta a riflettere...ma
quel giorno era speciale. Non domandatemi il motivo, la data di quella mattina
era incisa dentro, nel profondo. Era così che doveva andare e basta.
Restai
incurvato sul mio banco con la mano alzata cercando di attirare
l’attenzione della professoressa, ma qualcuno mi aveva anticipato.
Il
segretario della scuola.
Un uomo
anziano che tremava leggermente mentre chiamava la prof. indaffarata nello
spiegare la sua lezione.
Quella si
allontanò dalla cattedra e si avvicinò alla porta a parlare con
l’uomo, dopo diverso tempo rientrò in classe ma non era
sola…
Era seguita
da lei…
Le ragazze non mi avevano mai
interessato, sul serio non ridete.
Le trovavo noiose, sempre con i
loro modi saccenti nel parlare, con la loro aria da prima donna e il
pettegolezzo sempre di mezzo, chili di trucco per coprire imperfezioni che alla
loro età ancora non esistevano…sul serio, il termine
“noioso” è un eufemismo.
Lei è diversa. Già
da quando è entrata in classe me ne sono accorto…e dire che sono
stupido eh.
Non nel senso che possiedo problemi
mentali ma spesso i tre neuroni che avevo andavano a prendersi un caffè
perciò le cose per capirle bene dovevano essere ripetute con chiarezza.
‹‹
Bene ragazzi…oggi abbiamo il piacere di avere tra di noi una nuova
studentessa…presentati cara. ››
Lei non aveva bisogno di tutte
quelle carinerie, sapeva benissimo cosa fare da sola, sapeva…è
questo il problema. Lei sapeva tutto di tutti senza la necessità di
stringere legami.
Era
seria, né un sorriso né un cenno di emozione. Niente. Eppure
sapevamo che non era vuota, almeno io lo percepivo.
Era molto
carina, davvero, anche più che carina.
Non era
altissima, era nella norma…magra, forse un po’ troppo…capelli
neri e lunghi, leggermente ondulati alle punte, visino piccolo e chiaro.
Tutto
molto grazioso nel complesso, ma mentre studiavo la nuova arrivata un po’
come facevano tutti, quando cercai il suo viso mi ci persi…non…non
sapevo più come staccare lo sguardo dal suo volto…
Labbra minute
ma piene, il naso sottile, leggermente all’insù, guancie tinte di
rosa chiaro… e no, non era quella roba che le ragazze usavano per
truccarsi, era un rosa naturale e bellissimo, e poi gli occhi.
…Fregato…
Erano
grandi e lucidi, di un nero così liquido che sembrava potessi annegare
in quel prezioso petrolio, le ciglia folte ma non lunghe come potevo aspettarmi
le incorniciavano perfettamente l’occhio mentre le palpebre calavano lentamente
staccando a intervalli regolari il magnetismo del suo sguardo su di me.
Poi…ci
fu qualcosa che non andò…
La
ragazza scansò le mille occhiate e fissando me sorrise leggermente
compiaciuta.
‹‹
Mi chiamo Angie e da oggi sarò la vostra compagna. ››
Angie…
Un nome
poco comune per una persona poco comune.
E pensare che non
mi ero mai lamentato della vita. Non chiedevo novità o
divertimento. Mi bastava vivere alla giornata, tiravo avanti giorno dopo giorno
incurante di tutto il resto. Il tempo cambia le cose, perciò
perché sforzarmi di farle accadere? Ambizioni zero, è vero ma io
sono un tipo che crede incredibilmente al destino, sono sicuro che se le cose devono succedere lo fanno indipendentemente dalla nostra
volontà. E’ questa la fortuna, a parer mio. Le cose capitano anche se non le richiedi e trovare lei sulla mia strada senza che l’abbia richiesto deve essere stato
per forza il fato, annoiato dal suo stato di inconsistenza si diverte a mischiare
le carte in tavola.
‹‹
Angie, che nome grazioso…puoi andare a sederti…mmm…lì.
Sì, dietro ad Alessandro. ››
‹‹
Va bene. ››
Se ve lo
state chiedendo, sì, io sono Alessandro. Lo so, lo so, gran botta di
culo avere la nuova arrivata estremamente intrigante proprio
dietro il mio banco, l’unico vuoto in tutta la classe visto che nessuno
teneva a stare al secondo banco dietro il più asociale di tutti i
compagni.
Il primo posto
era una piaga, ma anche una benedizione. Dipende dai punti di vista.
I pro:
· Nessun rompi balle che ciarla inutilmente
per cinque ore di fila senza farsi sgamare dai prof.
· Volente o nolente qualcosa nella testa ti
rimane visto il caso che gli insegnanti ti passano e spassano davanti al banco.
· Essendo quello vicino alla porta sei il primo
a uscire al suono della campanella e questo vale anche in caso di incendio. Il
primo a salvarsi la pellaccia ero io. Alla faccia di tutti.
Lo so,
sono pochi motivi ma almeno validi.
I contro
sono molti di più ma mi limiterò solo ad accennarne alcuni:
· I professori avendoti sempre sotto tiro
imparano presto il tuo nome e questo gli fa ricordare tutto ciò che fai
con più facilità.
· Non puoi dormire dietro lo zaino
perché non sono così fessi (…almeno non tutti).
· Dalle mie parti solo i secchioni si siedono
al primo banco, io sono l’eccezione alla regola in carne e svogliatezza.
E ce ne sono molti altri che lascio alla vostra
immaginazione…
I passi di Angie erano regolari e silenziosi, si
posizionò subito dietro di me e si sedette incurante delle occhiate
curiose e bramanti del resto della classe.
Mi sentivo in imbarazzo, dovevo girarmi? Dovevo fare
l’indifferente? Quella ragazza mi guardava con uno sguardo che non
riuscivo a decodificare, non aveva fatto altro che fissarmi impassibile.
Nonostante non la vedessi sentivo il suo sguardo glaciale
puntato su di me, avevo la bruttissima sensazione di avere un martello
pneumatico che lavorava sulla mia nuca. Era la solita percezione che provavo
quando mi sentivo osservato…
‹‹ Allora Angie! Raccontaci un po’ di te!
››, trillò la prof contenta di non dover continuare la sua
pallosa lezione.
Appoggiai la schiena al muro che avevo alle spalle per
sostenermi e la guardai di sottecchi cercando di non risultare troppo curioso,
non mi piaceva dare l’impressione di una vecchia pettegola che deve
ficcanasare nelle vite altrui…ma lei mi incuriosiva.
Forse per la sfacciataggine o per le strane occhiate che
mi riservava, forse per il suo magnetismo e per il suo abbigliamento
monocromatico, tutta in nero.
Lutto o semplice moda?
Sembrava così anonima ma al tempo stesso
così affascinante…
‹‹ Non c’è niente da dire su di
me. ››
Punto.
La prof era visibilmente in attesa che continuasse a
parlare ma non lo fece…loquace la tipa.
‹‹ B-Beh…ti sei trasferita in questa
città da poco. Da dove vieni? ››
‹‹ Da lontano. ››
‹‹ Ah. ››
Qualche risolino interdetto prese alcuni compagni nel
notare la difficoltà dell’insegnante nel riuscire a prendere la
ragazza che rispondeva vagamente alle domande.
‹‹ I…i tuoi genitori? Che lavoro fanno i
tuoi genitori? ››
‹‹ I miei sono morti anni fa. Incidente
stradale. ››
Mai sentito un silenzio così profondo nella mia
classe.
Aveva congelato la prof impacciatissima e nervosa al suo
posto.
Con questo l’interrogatorio era concluso.
Il nero era per il lutto dei suoi? Eppure ne parlava con
una tranquillità disumana.
Dopo un colpo di tosse la professoressa prese un respiro
veloce.
‹‹ Mi dispiace tanto…ora riprendiamo la
lezione. Angie ti converrà recuperare tutti i libri se non vuoi rimanere
troppo indietro con il programma. ››
La vidi fare un cenno con la testa e iniziò
silenziosamente a scrivere su un quaderno ciò che c’era sulla
lavagna.
…ma come aveva fatto quella stronza della
professoressa a non chiederle più nulla? Alla prima occasione si era fermata, niente più domande? Ce n’erano un
milione da porle! Con chi viveva? Perché si è trasferita? Come mai
la sua fissa per il nero? Gli interrogativi bruciavano, non ero mai stato
così curioso in tutta la mia vita.
Mi faceva un po’ pena, anch’io essendomi
trasferito da qualche anno sapevo che non era facile il primo giorno in una
scuola del tutto nuova così prendendo coraggio mi girai completamente
verso la ragazza.
‹‹ Ciao…››
Lei alzò gli occhi dal quaderno.
Cazzo che sguardo penetrante…aveva scosso tutti i
muscoli del mio corpo procurandomi uno spasmo e la pelle d’oca…
Ma che…?! Dai Ale, riprenditi.
Lei taceva e si limitava a guardarmi aspettando che
dicessi altro.
‹‹ Emh…io sono
Alessandro, piacere di conoscerti. ››
Che figura di merda, sul serio! Mi sentivo così imbranato.
Bah vaffanculo! Chi se ne frega! Io la mia parte
l’ho fatta per dimostrarmi gentile.
Mi fissò come se fossi un
idiota…effettivamente non potevo darle torto.
‹‹ Angie. ››
‹‹ Che bel nome, è il diminutivo di
Angelina o Angela? ››, ma cazzo la vuoi chiudere sta bocca?! Ti interessa tanto se si chiama Angelina??
‹‹ E’ Angie e basta. ››
…
‹‹ Mh…capito. ››
Lei riprese a scrivere sul foglio incurante della mia
presenza, non la capivo… prima gli sguardi e poi freddezza assoluta?
‹‹ Scusa se ti ho disturbata eh. ››
‹‹ Alessandro! Girati immediatamente e stai
attento alla lezione! ››
Caz…
Mi stravaccai nuovamente sul banco, posizione che avevo da
quando era iniziata la lezione.
Avrei voluto prendere a testate il
muro. E dire che spesso è la prima impressione quella che conta. Che
impressione da coglione…
Fine primo capitolo. Sono ben accette impressioni…