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Autore: Neko    04/07/2010    8 recensioni
Naruto ha trovato una famiglia che lo ha accolto a braccia aperte sin dalla nascita, nonostante la sua condizione di Jinchurichi. Ma qualcosa lo spingerà a scappare e a crearsi una nuova "famiglia"
Genere: Avventura, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jiraya, Naruto Uzumaki, Tsunade
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Capitolo 2: la shoccante scoperta

 

Il giorno seguente arrivò presto e Naruto si ritrovò davanti alle porte dell’accademia con suo padre.

Il piccolo intimorito, non voleva lasciare i pantaloni dell’uomo, il quale per incoraggiarlo dovette abbassarsi.

Naruto, non devi avere paura! Li dentro ti insegneranno a diventare un grande ninja e ti prometto che oggi pomeriggio, ci alleneremo insieme! D’accordo?”

Gli occhi del bimbo si illuminarono. Naruto annuì e entrò nell’edificio.

Entrando nell’aula vide un sacco di bambini della sua età chiacchierare tra loro, vide anche lei: Sakura.

Sorrise al pensiero di essere in classe con la bambina conosciuta il giorno prima. Le si avvicinò, aveva qualcosa da restituirle.

“Ciao Sakura!” disse sorridendo

La bimba si girò e si stupì di vederlo.

“Ti sei fatta la frangia? Stai bene sai?” le disse, dopo di chè frugò nella tasca della sua tuta arancione “Tieni, questo è tuo. Grazie per avermelo prestato” disse porgendogli il fazzoletto.

Sakura si girò e se ne andò senza nemmeno dirgli una parola.

Naruto ci rimase molto male, non capiva perché anche lei aveva preso a comportarsi come gli altri.

In quel momento entrò l’insegnante.

“Seduti ai vostri posti bambini! Io sono Iruka, il vostro insegnante. Per i sei anni che trascorrerete qui dentro, vi insegnerò le nozioni basi per essere un buon ninja e farò in modo di far scoprire ad ognuno, verso quale abilità è più portato! Tutto chiaro?”

“Si Iruka-sensei!” dissero tutti i bambini all’unisono.

“Bene! ora faccio l’appello. Rispondete presente quando chiamo i vostri nomi!”

Chiamò un tot di nomi fino a giungere a quello di Naruto.

Naruto Uzumaki!” Il piccolo alzò la mano lentamente e disse con un tono di voce basso “presente!”

Ci fu un mormorio da parte di tutta la classe e nessuno dei bambini si risparmiò qualche insulto nei suoi confronti.

Iruka battè le mani “Silenzio bambini!” poi osservò Naruto. Era seduto all’ultimo banco da solo “Naruto, perché sei tutto da solo? Vieni qui a sederti vicino a Sakura”

Il bimbo incerto si alzò e obbedì al maestro.

La  prima lezione passò tranquillamente. Naruto era entusiasta e stava attento a ogni minima parola che il maestro diceva, all’improvviso vide un bigliettino vicino a lui.

Lo aprì e lo lesse:

 

“Scusa Naruto se prima non ti ho salutato. Sono contenta che tu sia nella mia stessa classe, ma non posso rivolgerti la parola. I miei genitori me l’hanno proibito, ma sappi che mi sei simpatico.  Scusa se ti dovrò ignorare, ma non voglio essere punita. Scusami,

ps. Il fazzoletto te lo regalo. Tienilo in segno della nostra amicizia!”

Sakura

 

Naruto fu triste e felice allo stesso tempo. Finalmente aveva un’amica, con la quale però non poteva né parlare, né giocare.

 

Passarono due anni e mezzo dal suo primo ingresso all’accademia. Naruto ormai aveva otto anni ed era conosciuto come la peste della classe, un ragazzino impossibile da tenere e che non avrebbe mai fatto carriera nel mondo dei ninja.

Spesso combinava scherzi ai suoi professori e durante le lezioni disturbava.

Lo faceva solo per attirare l’attenzione. In quegli anni la situazione non era cambiata, nessuno voleva ancora stare con lui e quella solitudine al di fuori della propria famiglia, era diventato un fardello troppo pesante per lui, il quale non capiva il perché gli capitasse tutto ciò.

Comportarsi in modo ribelle era l’unico modo per sfogarsi, per farsi notare, dato che comportarsi da bravo bambino non era mai servito niente.

Aveva smesso anche di fare domande sul perché tutti lo odiassero ai propri genitori.

Non otteneva mai una risposta esauriente, che lo aiutasse a sentirsi sollevato.

Tsunade gli ripeteva spesso che non era colpa sua, ma era la gente ad essere ignorante, ma ormai quelle poche parole che da piccolo lo convincevano che fosse un  bambino normale, non funzionavano più.

Ormai era convinto…era lui ad avere qualcosa di sbagliato.

 

Un giorno durante un esercitazione in classe che prevedeva la creazione di un clone, Naruto fece cilecca creando le risate di tutta la classe. Alcuni dei peggiori della classe, quando compivano quella tecnica, riuscivano ad ottenere una copia di se stessi, per quanto male fosse fatta, ma il biondino , non otteneva nient’altro che  fumo.

Durante la pausa pranzo il ragazzino non mangiò il suo pasto, ma rimase seduto al suo banco con la testa chinata su di esso. Si sentiva umiliato per la figuraccia che aveva fatto durante la lezione, nonostante non fosse la prima volta.

“Ehi guardate un po’ chi è rimasto in classe solo soletto!” cominciò un bambino prendendosela con Naruto “cosa ci fai ancora qui? Non ti vergogni a voler tentare ancora di provare a essere un ninja”

Naruto non alzò la testa dal banco, incasso il colpo e basta.

“Allora? Non dici niente? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Bhe sei talmente debole che un tenero e innocuo micetto potrebbe fare questo ed altro…femminuccia!”

Quel termine era il secondo che odiava di più al mondo dopo “mostro”.

“Io non sono una femminuccia” disse guadandolo storto, dopo essersi alzato di scatto e sbattuto le mani sul banco.

“Ah giusto, le femmine sono più forti di te!”

Naruto non sopportò oltre e, non trattenendosi oltra, gli diede una forte spinta che lo fece cadere addosso a un altro compagno.

“AHI, Ma che ti è preso? Sei forse impazzito Mostro?” disse l’altro bambino.

“Questo è il massimo che sai fare? Tsè, mi fai pena!” disse il moccioso voltandogli le spalle, ma la voce di un altro bambino, lo fece voltare, dato che quel bambino in questione, raramente rivolgeva la parola a qualcuno, soprattutto non interveniva mai in difesa di qualcuno.

“Ehi tu! Perché invece di criticare gli altri, non guardi prima te stesso? Non mi pare che tu abbia fatto una bella figura nell’esercitazione! Hai fatto veramente pena!” disse un ragazzino dai capelli scuri e occhi dello stesso colore.

S-Sasuke?” disse debolmente Naruto, sorpreso del fatto che un suo compagno lo stesse difendendo.

“Perché lo difendi?” chiese un terzo bambino unitosi al gruppo “Ah già fra orfani vi capite!”

Sasuke lo fulminò con lo sguardo, mentre Naruto sussultò.

C-cosa stai dicendo? Io non sono orfano!”disse stringendo i pugni il biondino.

“Si, come no! ma non farmi ridere. Vuoi dire che davvero credi che Tsunade-sama e Jiraya-sama sono i tuoi genitori?” disse ridendo il moccioso.

“è così!” disse Naruto con la lacrime agli occhi.

“Svegliati! In realtà nemmeno i tuoi veri genitori ti hanno voluto e dato che nessuno ti voleva perché sei un mostro, ti hanno affidato a due ninja più potenti della foglia per poterti controllare.” Continuò divertito, ma il sorriso dal volto del bambino scomparve, quando Naruto perdendo la pazienza, gli diede un pugno in faccia.

Si avventò su di lui e cominciò a menarlo, ricevendo in cambio altre botte.

 I due se le darono di santa ragione, ma alla fine fu solo l’altro bambino a farsi notevolmente male, dato che venne spinto giù dalle scale. Fu fortunato, perché se si fosse trovato a un livello più altro, il bambino avrebbe potuto rischiare grosso.

Invece la caduta, per quanto brutta poteva essere stata, non aveva procurato danni gravi, tanto da causare danni permanenti.

“Che succede qui?” Chiese il maestro Mizuki sentendo una certa confusione e vedendo uno dei suoi allievi a terra ferito, si precipitò da lui “Yuki stai bene? Presto Iruka, vai a chiamare un medico. Disse al chunin, giunto in classe in un secondo momento.

“Chi è stato?” chiese severamente  il maestro dai capelli chiari.

Tutti i compagni di Naruto si apprestarono a indicarlo.

Mizuki arrabbiato afferrò in malo modo il bambino per un braccio, non curandosi del fatto che gli faceva male.

“Ora ti sistemo io Kyuubi!”

Naruto si spaventò per lo sguardo che il maestro gli lanciò, ma soprattutto si chiese cosa era quel nome.

Passò mezz’ora e Naruto era seduto su una sedia aspettando l’arrivo di qualcuno.

Naruto, tesoro! Cosa è successo? Perché ci hanno chiesto di venire urgentemente a prenderti?” chiese Tsunade abbassandosi all’altezza del bambino.

Naruto non rispose, ma si scostò dalle carezze della madre.

“Ci vuole spiegare cosa è successo Mizuki?” chiese Jiraya incrociando le braccia e fissando l’uomo.

Non gli era mai piaciuto quell’insegnante, sapeva che non vedeva di buon occhio il figlio.

“Ve lo spiego subito. Questo mostro ha picchiato un compagno di classe. Ora il poveretto è in ospedale con una gamba rotta e un leggero trauma cranico!”

Tsunade sussultò, era il bambino che aveva visto entrare in ospedale mentre lei usciva perché convocata a scuola.

Naruto perché l’hai fatto?” chiese seria la donna.

Nessuna risposta.

Naruto!” lo rimproverò Jiraya costringendolo a parlare.

“Se lo meritava!” disse solamente non guardando in faccia i due.

“Qualunque cosa abbia fatto, non dovevi agire così, mi hai deluso Naruto! Non ti ho forse insegnato che non devi reagire alle provocazione dei tuoi compagni?” chiese Tsunade guardandolo severamente.

“Questa è già la terza volta che veniamo qui a riprenderti, Naruto. Mi dispiace, ma questa volta sono obbligato a punirti severamente, hai superato i limiti!” disse in modo serio Jiraya.

“C’è ancora un ultima cosa. Naruto è stato espulso dalla scuola. Non potrà mai diplomarsi e diventare un ninja. Un mostro come lui non potrà mai essere utile a Konoha. Il terzo avrebbe dovuto eliminare il bambino quando era ancora in fasce, invece di lasciarlo crescere e farlo diventare una minaccia per il villa…

Mizuki non potè terminare la frase che Tsunade lo stese con un pugno.

“Non osare mai più parlare in questo modo di mio figlio o ti darò una ragione valida per farti desiderare di non essere mai venuto al mondo!”

Tsè” disse Mizuki pulendosi il sangue dalla bocca.

Jiraya prese il braccio di Naruto e lo condusse fuori con la forza dalla struttura, dato che il bambino non voleva saperne di andare con loro.

 

Una volta a casa Naruto si beccò una bella lavata di capo dai due sennin, ma il ragazzino non sembrò ascoltare.

“Ma guardalo, non mi sta nemmeno a sentire!” disse Jiraya esasperato. “Ehi ragazzino quando ti parliamo ci devi guardare in faccia!” disse l’uomo, ma non ottenne nemmeno un minimo movimento dal bambino, il quale se ne stava seduto sul letto apatico, fermo come una statua.

“Bene, quando ti deciderai a prestarci ascolto faccelo sapere. In tanto sei confinato in camera tua per una settimana, senza giochi o altro per svagarti. L’unica cosa che puoi fare è prendere i libri di scuola e studiarli. Il che non ti farebbe male dato che non vai tanto bene!” gli disse Tsunade, ma neanche quello sembrò scuotere il bambino.

I due adulti andarono nella camera accanto.

Jiraya cosa dobbiamo fare con lui? probabilmente avrà aggredito un suo compagno per un’altra calunnia, ma non possiamo andare avanti così! La nostra presenza non è abbastanza, ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino anche fuori dall’ambiente famigliare. Speravo seriamente che facesse amicizia all’accademia, ma…Tsunade sospirò sconsolata “Ora cosa farà se  non verrà più riammesso all’accademia?”

“In tal caso lo addestrerò io a diventare un vero ninja! Comunque la decisione di escluderlo dall’insegnamento è stata un’idea di Mizuki. Sono sicuro che l’hokage non permetterà che ciò accada!” disse cercando di consolare la donna.

All’ora di cena, Tsunade chiamò il bambino, ma esso non diede segni di vita. Andò a bussare alla porta e non ottenendo risposta, decise di lasciare perdere, pensando che avesse bisogno di tempo,  ma di sera…

Naruto?” lo chiamò con voce dolce, aprendo leggermente la porta.

Il bambino era ancora seduto allo stesso modo in cui lo avevano lasciato il pomeriggio in camera sua, l’unica differenza era che non c’era luce che illuminasse la stanza.

Poco gli importava se quella posizione, a lunga andare, gli procurasse male alla schiena.

Naruto?” lo chiamò nuovamente Tsunade accendendo la luce.

Il bambino chiuse un attimo gli occhi abbagliato. Tsunade si avvicinò al letto e si sedette accanto a lui , preoccupata.

“Ti va di parlare ora?” chiese dolcemente, ma il silenzio tombale che era caduto in quella casa, non sembrava voler sparire.

Naruto cosa speri di ottenere standotene qui fermo e non dire…

Il bimbo non la lasciò finire che disse qualcosa.

“Uhm? Ripeti?” chiese Tsunade sperando di aver sentito male.

“Chi è Kyuubi?” disse continuando a fissare la stessa mattonella del pavimento che guardava da ore.

D-dove hai sentito questo nome?” chiese Jiraya che si era affacciato in camera sua.

“Mi ha chiamato così il maestro Mizuki!” disse solamente.

“Quel disgraziato, domani mi senti quel lurido verme! Non doveva osare aprire bocca su quella faccenda e…

Jiraya!” lo chiamò Tsunade facendolo tacere.

Naruto alzò lo sguardo di scatte “Che faccenda? Mi state nascondendo qualcosa?” chiese il bambino.

“Ma no, cosa vai a pensare!” disse Jiraya  non sapendo come tirarsi fuori da quel pasticcio.

“Allora perché mi ha chiamato in quel modo?”

“La gente inventa sempre dei nuovi modi per chiamare la gente!” continuò a dire Jiraya sperando di convincere il bimbo.

“Non mi stai dicendo la verità, lo si capisce da lontano Jiraya!” disse il bimbo arrabbiato.

I due si sorpresero del fatto che Naruto non lo avesse chiamato papà.

Naruto strinse i pugni e cominciò a singhiozzare “Ma d’altronde, non fare che mentirmi da una vita!”

“Tesoro che stai dicendo?” disse Tsunade mettendogli le mani sulle spalle come a volerlo a calmare, ma Naruto si liberò dalla presa della donna e si alzò in piedi sul letto.

“Sto dicendo che voglio che voi mi diciate la verità una volta per tutta!” disse ormai in preda alle lacrime.

“ Ma su cosa?” chiese Jiraya

“Sul perché tutti mi chiamano mostro, ma soprattutto la verità su di voi!” disse urlando.

Jiraya e Tsunade trattennero il respiro e si guardarono dubbiosi.

“Figliolo, calmati!” cominciò Jiraya.

Naruto era furente e sbattendo un piede urlò “Non chiamarmi figliolo, non sono tuo figlio, non sono niente per voi!” Il biondino con gli occhi chiusi, come se volesse trattenere quelle lacrime che non smettevano di uscire.

C-chi te l’ha detto!” chiese Jiraya sorpreso.

“Quel bambino che ho picchiato!” alzò lo sguardo e lo passò prima su Jiraya e poi su Tsunade “Allora è vero? Non siete i miei genitori! Voglio la verità questa volta!”

Tsunade sospirò “è vero! Ma Naruto noi volevamo solo che tu avessi una vita normale!”

“Normale? La mia vita è tutto tranne che normale! È solo una bugia. Con due sennin a cui sono stato affidato solo per tenermi sotto controllo! Non mi hanno voluto i miei genitori e probabilmente neanche voi mi volevate!” disse cercando di pulirsi il viso con la manica della sua tuta.

“Ma che assurdità stai dicendo! Non è vero che non ti volevamo. Abbiamo scelto noi di prenderti con noi e non ci pentiamo di questa scelta!” disse Tsunade dispiaciuta per come si stava mettendo la situazione.

“Figliolo, qualunque cosa ti abbia detto quel moccioso, dimenticala. Noi non saremo i tuoi genitori biologici, ma ti vogliamo bene come se lo fossimo!”

“Bugiardo! Non vi credo più! Vi odio, vorrei non avervi mai avuto come genitori!”

CIAFF

Naruto si portò una mano alla guancia ormai diventata rossa, Tsunade gli aveva tirato uno schiaffo.

“Non ti azzardare a dire di nuovo una cosa del genere! Mi hai capito?” disse la donna furiosa e ferita.

“Calmati Tsunade! Naruto possiamo capire che sei sconvolto per la notizia appena ricevuta, ma stai esagerando. Puoi urlare, sbattere i piedi per terra e rompere le cose, ma attento a quello che dici!” disse serio Jiraya “L’odio non è una cosa da prendere alla leggera, quindi devi riflettere prima di usare certi paroloni!”

“Riflettere dici? E perché? È proprio così che mi sento! Odio voi due, odio tutti i miei compagni, odio tutta Konoha! Non mi importa niente di nessuno!” disse urlando.

“Bene, allora ti lasciamo qui da solo  e vediamo se ci odi a tal punto da non dover più chiedere il nostro aiuto!” disse furente Tsunade.

 

Passò l’intera notte. Nessuno dei due sennin aveva dormito. La serata prima era stata terribile per tutti e tre. Forse non avevano agito nel migliore dei modi. Infondo Naruto era sempre stato trattato con odio da tutti e il fatto che le due persone di cui si fidava maggiormente lo avessero preso in giro per tanti anni,era stato un duro colpo per lui.

Avevano deciso che quel giorno stesso avrebbero chiarito e cercato di mettere le cose come una volta.

Jiraya uscì presto la mattina, si sarebbe recato all’ufficio dell’hokage per discutere dell’espulsione di Naruto dall’accademia.

Tsunade invece preparò una abbondante colazione e la torta preferita del bambino. Sperava di poterlo vedere mangiare con gusto e sporcarsi tutto il viso, anche se sapeva che non sarebbe stato così facile. La donna sperava con tutto il cuore che tutto si mettesse apposto. Non avrebbe sopportato che Naruto ce l’avesse con lei per sempre. Lei adorava quel bambino e non capiva il perché tutti dovessero trattarlo in un modo tanto perfido, per una cosa che non aveva voluto lui.

Si diresse verso la stanza del piccolo, con l’intenzione di svegliarlo delicatamente, ma quando aprì la porta vide il suo letto vuoto e la finestra spalancata.

 

Dall’hokage Jiraya stava discutendo con il terzo.

“Si sono venuto a sapere di quello che è successo ieri Jiraya! Per fortuna il bambino non ha riportato danni considerevoli, ma sarà difficile riuscire a riammettere Naruto nella scuola, dato che tutti i genitori hanno espresso il loro volere di non volerlo come compagno dei loro figli” disse il terzo.

“Ma non possiamo discriminare ancora di più quel ragazzo! Diventare un ninja è il suo sogno!”

“Per quello non mi preoccuperei. Puoi benissimo diventare ninja anche senza frequentare l’accademia, basta che riceva l’adeguata educazione e tu saresti un insegnante perfetto per Naruto!”

“Già, ma non credo che sarà molto entusiasta di avere me come maestro, non adesso almeno!”

“Cosa vuoi dire? Problemi con il bambino?” chiese sandaime preoccupato.

Jiraya sospirò e racconto tutto quello che era avvenuto la sera prima e anche della storia del Kyuubil

“Capisco! Povero ragazzo! Provvederò provvedimenti contro Mizuki, la questione di Kyuuni e ancora top segret e non avrebbe dovuto infrangere…

La porta si spalancò improvvisamente.

Jiraya!” urlò Tsunade entrando nell’ufficio senza bussare. La donna era sconvolta e tutta trasandata, l’uomo a vederla così si spavento temendo per Naruto.

“Calmati Tsunade e dimmi cosa è successo!” disse il terzo Hokage.

Na-Naruto è…è scappato!”

Nella sala calò il silenzio, quando il terzo chiamò un suo aiutante e gli ordinò di chiamare delle squadre ninja di ricerca per scovare il ragazzino.

Anche Jiraya e Tsunade vollero dare una mano. Cercarono per tutto il villaggio, ma di Naruto non c’era traccia. Si cominciò a pensare che avesse abbandonato Konoha.

Jiraya, se è fuori da Konoha, come farà? È solo un bambino e li fuori è pieno di pericoli!”

“Riusciremo a trovarlo, stanne certa!” disse l’uomo per consolare la donna.

Le ricerche vennero estese anche fuori dal villaggio.

Naruto era scappato appena dopo il litigio, quindi aveva avuto il tempo di allontanarsi parecchio, ma presto una squadra di ninja arrivò nel territorio dove il bambino si nascondeva.

“Accidenti, sono già arrivati! Come farò a scappare da quei ninja? Non voglio tornare in quel villaggio!” disse mentalmente mentre si allontanava il più silenzioso possibile per non farsi sentire.

Ma la faccenda si stava facendo complicata. Era difficile fuggire, soprattutto dai ninja del clan Inuzuka, che con loro avevano una decina di cani, tutti con un fiuto imbattibile.

Ma quando Naruto stava per perdere le speranze, qualcuno apparve davanti a lui.

Il bimbo sfoderò un Kunai e guardando minaccioso il ninja, gli puntò l’arma contro. “Non tornerò mai a Konoha, non mi puoi costringere!”

“Calmati, non sono di Konoha…o almeno non più! Anch’io ho abbandonato il villaggio!” disse l’uomo misterioso.

“Davvero? Puoi aiutarmi a scappare?”

L’uomo guardò prima lo sguardo determinato del bambino, poi alcuni ninja li vicino. Tese una mano al bambino, il quale la afferrò e disse “Andiamo!”

 

*********************

Fine secondo capitolo.

Come vi sembra? Spero vivamente che vi sia piaciuto.

Ringrazio coloro che hanno letto la ff e in particolar modo coloro che hanno recensito : tomis; saeko94;  Sarhita

; Vaius; telesette.

Grazie infinite

Alla prossima

Neko =^_^=

 

  
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