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Autore: _Hiromi_    04/07/2010    2 recensioni
Ciaooo!!^^ Questa è la mia prima ficcy Originale ^^'' speriamo che vi possa piacere!!**Bradley ha 22 anni, studente universitario, menefreghista, pensa solo a sé e ai suoi desideri, ma tutto qusto prima di incontrare il nuovo 'oggetto del suo desiderio', un ragazzo dall'aspetto infantile...sembrerebbe facile sedurre quel "bambino" ma, quanto è forte la sua seduzione e quanto la resistenza dell'altro? Lo aspetta una trionfale vittoria o una schiacciante sconfitta? A voi scoprirlo! XD**-[dal primo capitolo!] "L'aveva visto un paio di settimane prima con una maglietta grande il doppio di lui a coprirgli il corpo acerbo, magro, i capelli bagnati attaccati alla testa, gocciolanti, le gambe esili scoperte e i piedi nudi. L'aveva visto conciato in quel modo, e l'aveva trovato estremamente eccitante, irresistibile!" "Aveva pensato un po' a lui, e qual'era il risultato? Sentiva già una vampata di calore partire dal basso ventre!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***

Bradley Gray rimase fermo di fronte a quella porta senza trovare il coraggio di bussare. Il cuore gli batteva a mille per l'ansia, e la mente gli prospettava le possibilità più atroci che potessero verificarsi, privandolo del poco coraggio che aveva e impedendogli così di sollevare il braccio.
”Sei un codardo.”, gli fece notare la voce della sua coscienza, come al solito spietatamente sincera. ”Devi prenderti le tue responsabilità.”, e il giovane sapeva quanto questo fosse vero.
Senza rifletterci oltre bussò alla porta in mogano di fronte ai suoi occhi, nella quale spiccava, in lettere dorate, la sigla 'Henry Wood'.
Gray in cuor suo sapeva che, prima o poi, quel momento sarebbe arrivato: aveva commesso un reato, un'azione atroce nei confronti di un ragazzino innocente, e doveva pagarne le conseguenze, ed era pronto ad affrontarle, di qualsiasi cosa si trattasse.
Era stato lui stesso ad ordinare al piccolo James di non raccontare nulla di quel che era successo in quella stanzina polverosa, ma era ovvio che, spaventato per l'essersi ritrovato ancora una volta nelle sue braccia dopo la caduta, l'altro avesse raccontato tutto al padre in cerca di protezione da quel che, per quanto ne sapeva, poteva capitare ancora. E ora, il giorno dopo la visita in infermeria, con la pioggia che ancora batteva contro le finestre, Brad era stato chiamato nell'ufficio del rettore senza ricevere alcuna informazione riguardo il colloquio che avrebbe affrontato.
-Avanti.-
La voce di Mr. Wood raggiunse le sue orecchie chiara e forte anche attraverso la porta e, forse illudendosi, Brad pensò che non sembrava il tono di una persona furiosa perché suo figlio era quasi stato violentato.
Abbassò la maniglia e spinse il pezzo di legno per entrare nella stanza: troppo in apprensione per poter guardare direttamente l'uomo negli occhi, perse tempo a voltarsi e chiudere la porta, e solo dopo si avvicinò alla cattedra alla quale sedeva il rettore.
-Buongiorno Mr Gay. Prego, si accomodi.-
-Buongiorno...-
Brad, continuando a pensare che l'uomo pareva troppo tranquillo per sapere che cos'era successo al figlio, si sedette in una delle due poltroncine poste di fronte alla massiccia scrivania.
Il moro lo osservò attentamente mentre, facendoli cenno di aspettare un attimo, Wood senior si dedicava ad un documento che teneva fra le mani; si rese subito conto che sembrava una persona totalmente diversa da quella che, disordinata e trafelata col viso imperlato di sudore, si era precipitata in infermeria la mattina prima, preoccupato come non mai per il figlio leso da una caduta dalle scale.
Henry Wood era un uomo sulla quarantina, capelli corti brizzolati, tra il grigio e il castano chiaro, alto, ben piazzato, era evidente che ci teneva al proprio fisico, e l'unica cosa che aveva in comune con il figlio erano gli occhi di un incredibile verde smeraldo; la sua sola presenza metteva soggezione, e Brad non era di certo immune. Wood non era solo il rettore della facoltà più prestigiosa della Gran Bretagna, bensì uno degli uomini più potenti e in vista, ricco e con mille conoscenze in tutte le organizzazioni che contavano: era di certo un uomo che ci sapere fare.
Quando il moro sentì il rumore della penna sul legno della cattedra, si riscosse dalle sue inutili elucubrazioni mentali, concentrandosi su Mr Wood.
-La ringrazio per essere venuto con così poco preavviso.- cominciò con voce pacata, controllata ma gentile.
Brad fece un sorrisino forzato, per nulla a suo agio, e si sforzò di rispondere anche se aveva la gola secca.
-Non si preoccupi, signore. Non è stato un problema.-
-Bene.- sorrise l'altro intrecciando le dita e poggiando le mani sul legno -prima di tutto vorrei ringraziarla per aver aiutato mio figlio, ieri. Quell'ala dell'edificio è spesso vuota, e chissà per quanto tempo sarebbe rimasto lì se non ci fosse stato lei!- esclamò, e i suoi occhi brillarono di gratitudine mentre lo fissava. Dal canto suo, Gray voleva scavarsi una fossa e sotterrarvisi al più presto: i già abbastanza forti sensi di colpa per quel che aveva fatto aumentarono di fronte a quella riconoscenza non meritata, e un colpo di frusta gli colpì con violenza il cuore, spingendolo irrazionalmente a raccontare tutto. Si morse la lingua prima di fare qualche idiozia, e solo dopo aver smorzato quell'attimo di pazzia rispose.
-Non deve ringraziarmi signore, davvero. L'avrebbe fatto chiunque.- disse, e mentre le parole abbandonavano la sua bocca sperò che l'uomo lasciasse perdere i ringraziamenti, perché se no sarebbe scoppiato!
-A tal proposito,- disse Henry -avrei un favore da chiederle.-
Lo studente aggrottò le sopracciglia, senza capire, e Wood si affrettò a spiegare.
-Come sicuramente saprà, devo tenere delle conferenze in Europa.-
Gray annuì, ancora più confuso, chiedendosi che cosa centrassero con lui le conferenze che annualmente il rettore teneva in varie parti del mondo.
-In via generale, James viene con me, ma quest'anno si sono verificati degli imprevisti che mi costringono a cambiare abitudini.-
Bradley sentì il proprio cuore che perdeva un battito mentre nella sua testa si affacciavano strane idee: perché il rettore gli diceva che James non poteva andare con lui? L'ipotesi che gli veniva in mente era solo una, e non l'attirava per nulla.
-Ehm...che cosa centra questo con me, signore?-
Per la prima volta da quando era entrato nell'ufficio, Wood parve indeciso per un attimo, quasi volesse far marcia indietro, poi alla fine parlò.
-Vorrei che diventasse, per tutta la durata della mia assenza, una specie di guardia del corpo di mio figlio.-
Un macigno invisibile cadde pesantemente e all'improvviso sulla testa di Brad, le parole dell'uomo che rimbombavano nella sua mente come se non avessero un senso.
Guardia del corpo? Pensò confuso. -Perché io?- chiese senza riflettere.
-Beh, ha aiutato mio figlio, ho controllato la sua scheda scolastica e universitaria e non ho trovato nulla di anomalo o sospetto. Inoltre, preferirei affiancare a James una persona più o meno della sua stessa età, in modo che possa comunicare con qualcuno che non sia io, piuttosto che un agente professionista distaccato e armato.-
Da quel punto di vista quel padre apprensivo aveva ragione: se c'era qualcosa di cui James Wood aveva bisogno, era socializzare con chi gli stava intorno. Tuttavia, non si rendeva conto che non aveva scelto affatto la persona adatta per quell'incarico.
-Ovviamente,- cercò di rassicuralo il rettore -lei dovrà solo stargli vicino. Saranno gli agenti a proteggerlo 24 ore su 24.-
-Quindi, se ho ben capito, dovrei solo fargli compagnia?- riassunse Brad per vedere se davvero aveva compreso il volere di Mr Wood.
-Esatto.- fu la sola risposta che ottenne.
-Io...vorrei pensarci un po' su...-
-Oh naturalmente, naturalmente. Mi faccia sapere al più presto.-
---
Un quarto d'ora dopo Brad era seduto nella sua macchina al posto di guida, il sedile reclinato al massimo, le mani intrecciate dietro la testa.
Ancora non riusciva a credere che fosse davvero successo. Henry Wood non poteva chiedere a lui di proteggere e fare amicizia con James, era sbagliato e matematicamente impossibile: James motivatamente lo odiava, e appena lo avesse visto a pochi metri da lui sarebbe scappato a gambe levate.
Chiuse gli occhi mentre, in un attimo di follia, prendeva in considerazione l'idea di accettare quell'offerta di lavoro: poteva diventare una buona occasione per chiarire la situazione, per farsi perdonare (anche se era impossibile) o almeno per cercare di attenuare la paura che James provava nei suoi confronti.
Si, aveva commesso un madornale errore, ma il destino gli aveva messo davanti un'opportunità per rimediare, almeno in parte, ai suoi sbagli; non poteva rinunciarvi così facilmente. Forse la sua decisione avrebbe peggiorato la situazione, ma non aveva importanza: doveva almeno provare per non pentirsene poi.
Si mise a sedere di scatto spalancando gli occhi: aveva deciso, perciò tanto valeva andare ad avvisare subito Mr Wood, si disse scendendo dall'auto e chiudendola con il telecomando.
---
Bradley ebbe una bruttissima sensazione di deja-vù: lui davanti ad una porta senza avere il coraggio di bussare. Stavolta però, non si trattava della porta dell'ufficio di Henry Wood, bensì quella di casa sua.
Aveva incontrato Mr Wood quella mattina, alle otto, e questi gli aveva detto che James era stato avvisato riguardo la permanenza di Gray a casa loro e che avrebbe cominciato il lavoro quel giorno stesso.
Fin dal loro incontro nell'ufficio del rettore, quando aveva ricevuto la proposta, era passata quasi una settimana, e durante questa Brad spesso e volentieri aveva cambiato idea, non più tanto sicuro della sua scelta, ma alla fine si era detto che era troppo tardi per tornare indietro.
Ora, col dito poggiato sul citofono di casa Wood, il moro non trovava la voglia e la forza di farsi avanti.
”Codardo.”, fastidiosa come al solito la sua coscienza sceglieva i momenti peggiori per rincarare la dose “Hai paura? Vuoi scappare?”. Ferito nell'orgoglio da se stesso, Brad premette il pulsante e rimase in attesa di una risposta.
Aspettò meno di un minuto, poi sentì la voce leggermente distorta di James raggiungerlo dall'interfono.
-Chi è?-
-Ehm...sono Bradley Gray, mi manda...-
-Ah, apro subito.- lo interruppe subito e un secondo dopo il cancelletto si aprì. Prendendo un profondo respiro, Brad spinse la porta in metallo entrando nell'immenso giardino della proprietà Wood, trattenendo poi il fiato man mano che si avvicinava al portone d'ingresso della maison. Quando fu a pochi metri l'uscio si aprì e James apparve sulla soglia, adorabile come non mai nella sua canadese bianca e nera più grande di lui di qualche taglia.
-Buon pom...- cominciò il biondino, ma le parole gli morirono in gola quando capì chi aveva di fronte. Sbarrò gli occhi, spalancò la bocca, fece goffamente un passo indietro, e lo fissò spaventato.
Bradley fu tentato di fermarsi, di rimanergli a debita distanza, ma era andato troppo in là per rinunciarci ora, per fermarsi, perciò continuò ad avanzare sperando che il piccoletto non chiudesse la porta prima che potesse raggiungerla.
Dal canto suo, anche volendo, James non sarebbe riuscito a muoversi, troppo sorpreso, troppo impaurito, troppo sconvolto. Anche da quella distanza (che continuava a diminuire, per sua disgrazia) riusciva a sentire la forza che quel ragazzo emanava, il chiaro avviso che lui, con il suo fisico esile, non sarebbe riuscito a difendersi così come non ci era riuscito l'altra volta. Fece mezzo passo indietro, la mente totalmente in bianco, il corpo pesante come piombo, e trattenne un gemito di dolore quando caricò tutto il peso del corpo sulla gamba ferita nella caduta dalle scale.
Troppo tardi pensò di chiudere la porta, perché la bestia era già di fronte a lui, meno di un metro a dividerli.
Cercando di indietreggiare, rendendosi conto che semplicemente allungando un braccio poteva afferrarlo, James inciampò nel pantalone decisamente grande e cadde col sedere sul pavimento freddo.
Brad istintivamente gli andò vicino per aiutarlo; si inginocchiò vicino a lui e allungò le braccia per prenderlo per la vita e tirarlo su, ma si bloccò quando il biondino si rannicchiò stringendo le gambe al petto, tremando come una foglia.
-James...- lo chiamò Gray sperando che si girasse per guardarlo in viso e capisse dal suo sguardo che non aveva intenzione di fargli alcun male, ma non si mosse. Gli accarezzò il capo delicatamente, sfiorandolo appena, e lo chiamò ancora. L'unica risposta che ottenne fu un fievole 'per favore' sussurrato con voce fioca, flebile, quasi inudibile.
Brad chiuse gli occhi per un attimo, racimolando tutto il suo coraggio, buon senso e autocontrollo, prese un profondo respiro, e poi sollevò il piccolo Wood tra le braccia, più che deciso a non lasciarlo su quel pavimento ghiacciato in pieno Gennaio. James sollevò il viso per guardare il moro in faccia, pregandolo con quegli occhi smeraldo di non fargli del male.
-L..la...lascia...mi...- balbettò terrorizzato senza neanche provare a divincolarsi: sapeva che, con una gamba fasciata, non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi abbastanza per riuscire a rinchiudersi in una delle stanze, e poi non voleva rischiare di farlo arrabbiare come l'ultima volta quando lo aveva morso...
Brad cercò di ignorare quella sguardo supplichevole puntato su di lui, senza per altro riuscirci molto bene, e si guardò intorno alla ricerca di un posto dove portare quel piccoletto spaventato. Alla fine decise di andare dove gli capitava. Si ritrovò in un corridoio largo circa due metri, tre porte ad interrompere la continuità del muro. Le osservò una ad una, e alla fine optò per la prima a destra. Fu difficile aprire la porta senza poggiare James a terra, ma non poteva correre rischi: anche con la gamba malandata poteva tentare la fuga e peggiorare le cose. Dopo qualche tentativo andato male l'uscio si spalancò sotto la spinta di un piede, e Brad entrò ritrovandosi in un salottino arredato con un divano da due posti, due poltrone, un tavolino in cristallo, e una parete con televisore, gingilli, porta foto e oggettini vari. Si avvicinò al divano blu e nero e poggiò il ragazzino sui cuscini morbidi, allontanandosi poi di qualche passo.
James lo fissò impaurito in attesa della sua prossima mossa, pregando affinché non consistesse nel privarlo dei vestiti per concludere ciò che aveva lasciato a metà.
Il moro si sedette in una delle poltrone per lasciare un po' di spazio a quello pseudo-bambino dallo sguardo terrorizzato.
-Non ti farò del male.- asserì con sicurezza guardandolo dritto negli occhi -Sono qui per tenerti d'occhio perché me l'ha chiesto tuo padre, non ti salterò addosso.- o almeno spero, aggiunse mentalmente sentendo già il sangue ribollirgli nelle vene per infuocargli i sensi.
James si ranicchiò ancora una volta stringendo le gambe magre al petto e poggiando il mento sulle ginocchia, in modo tale da poter tenere sotto controllo i movimenti dell'altro: in quella posizione sembrava ancora più minuto.
Brad sospirò e si alzò facendo sussultare il piccoletto.
-Vado a preparare la cena.- disse con voce atona, e poi uscì dalla stanza lasciando la porta aperta. Che scusa patetica, c'era un cuoco che si occupava di quello, ma che altro avrebbe potuto dire? Alla fine sperò che quel cuoco sconosciuto gli permettesse di metter mano nella sua cucina, almeno così si sarebbe distratto un po'.
Mentre andava alla ricerca della cucina, si augurò che durante la cena le cose cambiassero un po'. [Continua...]

Ecco a voi il nuovo cappy!! ora che ho finalmente finito l'esame posso riprendere a scrivere!! urrà!!!
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, commentato e recensito!!!

Alla prossima!!!!

Besos! Hiro ^o^

   
 
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