Capitolo 4: Chiarimenti
Calò
la notte sul villaggio, ma Naruto non tornò a casa
come Tsunade sperava.
Il
ragazzo non voleva ancora tornare nell’abitazione che lo aveva ospitato per
tanti anni e decise di stare fuori il più a lungo possibile.
Si
recò sulla montagna degli hokage e si sedette sulla
testa del 4° a pensare, tenendo in mano quel copri fronte che il pomeriggio
aveva ricevuto dall’hokage.
Lo
fissò a lungo, dopo di chè sospirò. Era insicuro sul
da farsi.
“Alla
fine hai accettato di diventare un ninja di Konoha!”disse
una voce che lo fece sussultare“Bhe in un giorno ne
hai fatta di strada Naruto”
Naruto si girò e sorrise “Sei
pazzo a venire qua! E se ti vedono?”
“Ho
corso il rischio. Volevo vedere se te la cavavi bene…ma
mi sono preoccupato inutilmente!” disse Itachi.
Naruto annuì e tornò a posare
il suo sguardo sull’oggetto. Itachi vedendolo
pensieroso, gli si avvicinò e lo affiancò sedendosi anch’esso.
“non
sembri molto felice di aver ricevuto quel coprifronte!”
disse l’Uchiha con aria seria.
“In
realtà non so se voglio essere un ninja di questo villaggio. Insomma mi hanno
sempre disprezzato e continuano a farlo. Perché ora dovrei combattere per
difenderli?” disse il ragazzo stringendo il copri fronte.
Itachi sorrise “Forse sei stato
un po’ troppo con noi e preferisci agire per conto tuo, ma non disprezzare così
il luogo dove sei nato. Infondo ci sono persone che ti vogliono bene e a cui tu
vuoi bene! Se non per il villaggio, combatti per queste persone, poi il resto
verrà poco alla volta!”
Naruto ci pensò sopra “per le
persone che amo? Cioè coloro che mi hanno sempre mentito?”
“Ti
avranno mentito, ma pensavano al tuo bene. Tutti possono sbagliare Naruto, compreso tu. Non te l’ho mai detto per non offenderti
e per rispettare la tua scelta, ma penso che tu abbia agito troppo di impulso
quando sei scappato di casa. Oltre a fare del male ai tuoi genitori, hai fatto
del male a te stesso e sono sicuro che questo concetto ti sia ben chiaro. So
bene che in quel momento eri disperato e confuso e che scappare da quello che
ti faceva male, ti sembrava l’unica cosa sensata da fare! Ora che sei tornato,
hai la possibilità di rimediare ai tuoi e agli errori dei tuoi genitori, anche
se non lo ammetti, so che è quello che vuoi” disse Itachi
fissandolo, nonostante il ragazzo non lo stesse guardando.
Naruto stette in silenzio per
lungo tempo.
Itachi sospirò “comunque sia,
so che non li odi e nemmeno questo posto …conoscendoti
avresti preferito farti uccidere piuttosto che tornare qui!”
Naruto sorrise tristemente“forse!
Ma una parte di me non voleva davvero tornare!”
“per
non essere di nuovo preso di mira?” chiese l’uomo.
Annui.
“Sono
qui solo da un giorno e mi sono sentito chiamare mostro già un bel po’ di volte…è irritante anche se cerco di mantenere la calma!”
disse stringendo i pugni.
“quando
Deidara ti chiamava piccolo mostro, però non ti
arrabbiavi con lui!” gli disse ricordando i vecchi tempi.
“Scherzi?
Gliele suonavo!”
“Giocavate!”
ribatté
“Già!
Bei tempi quelli! Ma lui lo diceva solo perché a colazione gli fregavo i suoi
biscotti, non per offendermi! Bhe poi lui non può
definirsi tanto normale dato che ha delle bocche sulle mani! Comunque non è
solo per quel motivo che non volevo tornare”
Itachi aspettò che continuasse,
ma vedendo che il ragazzo non era
intenzionato a parlare, capì che non voleva renderlo partecipe dei suoi
sentimenti e accettò la sua scelta.
Ci
sarebbe sempre stato se avesse avuto di lui, ma non lo avrebbe mai costretto a
parlare se non ne sentiva la necessità.
Itachi sorrise e scompigliò i
capelli del ragazzo.
Naruto lo osservò per un po’ e
notando il suo guardo malinconico rivolto verso il villaggio disse “Dimmi la
verità, tu vorresti tornare a Konoha vero? Leggo nei
tuoi occhi molta malinconia!”
“Che importanza
ha? Tanto non posso tornare dopo quello che ho fatto, sono un traditore!”
Naruto sospirò “Ti rivedrò
ancora vero? E anche gli altri?”
“Non
lo so Naruto, ma se accadrà…vivrò
aspettando quel giorno, infondo ti considero come un fratello minore e mi
dispiacerebbe perderne un altro!” disse alzandosi e regalandogli un sorriso
triste.
“Sasuke ti somiglia molto, anche se tu sei meno scontroso…però ti dirò che è un ragazzo interessante!”
“si lo
so! Come ti ho già detto, diventerà più abile di me!” disse Itachi
in un sorriso.
“lo
vedremo! Ci sono già io che ti devo superare!” disse il ragazzo determinato.
“Naruto!” disse una voce diversa dalle loro.
Naruto si spaventò e girandosi vide che Itachi
era già sparito nel nulla.
“chi
sei?” disse il ragazzo portando la mano al suo marsupietto
con dentro le armi.
“Non
riconosci più il tuo vecchio?” disse l’uomo uscendo da dietro una roccia.
“Jiraya!”
“Vedo
che ti ricordi ancora il mio nome! Tsunade mi aveva
detto che eri tornato. Fatti vedere ragazzo mio!” disse girandogli intorno “Uhm…non c’è male! Fra qualche hanno diventerai un ruba
cuori!”
“Non
sei cambiato una virgola…sempre il solito
pervertito!” constatò Naruto.
“eheh…già! Ma dimmi…con chi stavi
parlando prima. Ho sentito distintamente due voci provenire da qui!”
Naruto venne colto di sorpresa
“con nessuno, te lo sarai immaginato.”
JIraya lo fissò seriamente
“stai nascondendo qualcosa!”
“Non
sono affari che ti riguardano Jiraya! E se anche
fosse, non sarei il primo ad avere dei segreti”
L’uomo
sospirò “lasciamo stare e torniamo a casa” disse poggiando una mano sulla
schiena del ragazzo come a guidarlo verso casa, ma lo sguardo del sennin, fu attirato da un luccichio e afferrò l’oggetto da
cui proveniva.
Era
una Katana.
“Naruto, questa è
tua?” chiese l’eremita porgendogli l’arma.
Il
ragazzo l’afferrò e la tolse dal fodero. Sulla lama c’era inciso un nome
scritto con una calligrafia che pochi sarebbero stati in grado di decifrare: Kisame. Il ragazzo sorrise e si strinse al petto l’arma.
Una
volta rincasati, Tsunade si rilassò. La donna era
molto tesa, aveva timore che Naruto potesse scappare
di nuovo.
“Naruto, mi hai fatto preoccupare!” disse la donna.
“che
c’è? Mica ti avevo promesso che sarei ritornato a vivere qui!” disse il ragazzo.
Tsunade lasciò perdere. L’ultima
cosa che voleva fare era litigare ancora con lui.
“Dove
hai preso quella spada?” chiese la donna, non avendogliela notata prima di
allora.
Naruto stringendola disse “è un
regalo di un amico!”
“L’amico
in questione è per caso lo stesso con cui stavi parlando prima?” chiese Jiraya sperando di fare svuotare il sacco il ragazzo.
Naruto lo guardò storto “Non
sono affari che vi riguardano! Quello che è successo in questi anni e coloro
che ho conosciuto, non vi devono interessare. Sono fatti miei, avete capito?”
“Naruto perché ti comporti così? Noi siamo solo preoccupati
per te!” disse Tsunade
“Bhe non dovete esserlo!”
“Non
puoi chiederci questo. Siamo i tuoi genitori e ovvio che siamo ansiosi.
Soprattutto dato che sei così cambiato!” disse Tsunade.
“Che
vi aspettavate? Che rimanessi il bambino che piangeva ogni volta che lo
insultavano e che correva da mamma e papà per essere consolato?” disse Naruto scappando dal loro sguardo. “Ora sono così, se mi
accettate bene se no…due persone in più che mi
disprezzano non mi cambiano la vita!” disse quasi a voler convincere se stesso.
“Naruto, noi non potremmo mai disprezzarti!” disse Tsunade.
“Allora
finitela di farmi pesare il mio modo di essere! Ora
vado a dormire se non vi dispiace!” disse sgarbatamente e chiudendo la porta
della sua camera dietro di se.
Naruto non riuscì a prendere
sonno e decise di uscire sul balcone a prendere aria.
Il
cielo era limpido e le stelle che lo ricoprivano erano talmente tante che il
nero della notte si era fatto di un blu intenso.
Il ragazzo fissò per qualche istante le stelle
e un ricordo gli tornò in mente.
Quando
era un bimbo, lui e Jiraya, dopo che quest’ultimo era
tornato da un suo lungo viaggio, andavano in un prato vicino e stendendosi
sull’erba, ammiravano le stelle. Questo finchè Naruto non si addormentava e allora Jiraya
amorevolmente lo prendeva in braccio e lo portava a casa, dandogli il bacio
della buona notte e riboccandogli le coperte.
Quando
era all’akatsuki gli capitava spesso di ammirare le stelle, quando non riusciva a
prendere sonno, come a voler compiere alcuni rituali a cui era abituato a Konoha. Solo che quando capitava di addormentarsi, nessuno
lo andava a prendere per portarlo a letto e lui si risvegliava sulla dura
roccia con la schiena dolorante.
Quel
pensiero lo rattristò non poco e quando vide una stella cadente non potè fare a meno di esprimere un desiderio. L’unico che
esprimeva da anni.
Notò
solo poco dopo che nella stanza accanto, che corrispondeva alla cucina, c’era
ancora la luce accesa.
Era
convinto che i due sennin fossero andati a dormire
già da un pezzo dato l’ora tarda.
Si
avvicinò alla stanza e dato che la porta era socchiusa, spiò al suo interno.
Vide Jiraya e Tsunade seduti al
tavolo, con diverse bottiglie di sakè, alcune svuotate. Jiraya aveva appena
finito di bere il suo bicchierino, mentre toglieva di mano la nuova bottiglia
che l’hokage stava per aprire.
“Ora
mi sembra che tu stia esagerando, ora non hai più motivo per continuare a bere!”
le disse Jiraya.
Era sempre lui a dover fermare la donna quando iniziava a bere.
“Non
sei tu a dirmi quello che devo fare!” gli disse guardandolo storto.
Jiraya sospiro e alzandosi si
diresse verso la porta d’entrata per andarsene.
Naruto fu incerto sul da farsi.
Non capiva cosa fosse successo. Guardò nuovamente in cucina e vide Tsunade con la testa appoggiata al tavolo.
Piano piano entrò e chiamò la donna.
L’hokage si sorprese nel vederlo.
La
donna non aveva un bell’aspetto. Era spettinata, e le guance erano rosse, a
causa del troppo alcol bevuto.
“N-naruto!” disse sopresa “ c-cosa
ci fai alzato? Pensavo dormissi!”
“Pensavo
anch’io la stessa cosa di voi due!” disse il ragazzo andandosi a sedere sulla
sedia di fronte a quella di Tsunade.
“Da
quando hai iniziato a bere? Non mi pare di averti mai visto farlo!”
Tsunade abbassò lo sguardo, non
voleva dirglielo, lo avrebbe fatto sentire in colpa, ma il ragazzo ci arrivò da
solo.
“Quando
sono scappato vero?”
La
donna sgranò gli occhi e guardò il ragazzo, ma non reggendo il suo sguardo, lo
abbassò nuovamente e quel gesto diede conferma a Naruto.
“capisco!”
fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre con lo sguardo cercava di contare le
bottiglie per poi sospirare.
“Jiraya? Dove è andaro a
quest’ora?” chiese il ragazzo. Non era suo solito andare in giro di notte. Poteva
sparire per dei giorni interi, ma se era a casa, la notte non usciva per nessun
pretesto.
Tsunade non fece nessuno giro di
parole, ma gli disse la verità “è tornato a casa sua!”
Naruto sgranò gli occhi “C-cosa? a-avete divorziato?”
Tsunade sorrise tristemente “No,Naruto! non siamo mai stati sposati!”
“C-come è possibile?” chiese il ragazzo sorpreso.
“Io e Jiraya eravamo sempre stati degli ottimi amici, ma non
siamo mai stati una coppia, anche se lui avrebbe tanto voluto. Abbiamo deciso
di vivere insieme, quando ti portammo a casa la prima volta, per darti almeno
una famiglia normale. Ogni bambino ha
bisogno di una figura femminile e maschile e dato che immaginavamo che non
avresti avuto vita facile all’interno del villaggio, volevamo che almeno avessi
una famiglia normale!” disse Tsunade triste.
Naruto abbassò lo sguardo per
nascondere gli occhi lucidi. Non voleva piangere, Kisame
non sarebbe stato contento se lo avesse saputo, ma non poteva farne a meno.
“M-mi dispiace!” disse Naruto a
bassa voce.
Tsunade sussultò.
“Non
lo sapevo. Non posso incolparvi di avermi mentito anche su questo. Non mi avete
mai detto di essere sposati, l’ho dato io per scontato!”
“bhe forse avremo dovuto comunque mettere in chiaro le
cose!” disse Tsunade.
“forse,
ma voi avete fatto tutto questo per me e io vi ho ringraziato andandomene via.
So bene che non c’è niente di male a essere adottato, ma scoprirlo in quel modo
mi ha fatto perdere la testa. Mi sono sentito ferito quando ho scoperto che mi
mentivate, avevo paura che anche voi mi odiavaste e
che tutte quelle volte che mi avevate detto che mi volevate bene fossero state
solo delle bugie, che voi avevate
l’incarico di tenermi a bada e soprattutto che non mi volevate.
“Naruto io…” cominciò Tsunade, ma Naruto le chiese di
non interromperlo.
“Quando
la rabbia e la confusione hanno cominciato a diradarsi ho pensato molto. A
tutto quello che avevamo fatto insieme, a quello che voi avevate fatto per me e
mi sono reso conto che i vostri gesti non potevano essere dettati
dall’indifferenza, ma che mi volevate veramente bene. che a voi non importava
se fossi o meno Kyuubi, ma che mi vedevate veramente
come vostro figlio. Ho capito anche che ho fatto uno sbaglio a scappare e non
posso fare altro che chiedere scusa!”
Tsunade osservò commossa il
figlio “Per questo sei tornato?”
Naruto scosse la testa “No,
come ti ho accennato ieri, sono tornato perché me l’hanno chiesto, io non
volevo tornare!”
Tsunade sgranò gli occhi non
capendo.
“Avevo
paura! Non solo degli insulti che avrei potuto ricevere dagli abitanti di Konoha, per quanto male possono fare avrei potuto
sopportarli, ma non avrei potuto sopportare un vostro rifiuto. Adesso avreste
un valido motivo per non volermi più con voi. Vi ho fatto preoccupare per quattro anni, non vi ho detto che stavo bene
e soprattutto l’ultima cosa che vi ho detto prima di andarmene e stata “vi
odio”. Avevo paura che questa volta non mi avreste perdonato l’ennesima
cretinata da me compiuta. Da piccolo ho fatto di tutto e mi avete sempre
dimenticato qualsiasi cosa, ma l’odio è qualcosa che difficilmente si dimentica
e questo lo so meglio di chiunque altro. Sentendomi odiato tutti i giorni della
mia vita so cosa si prova. Io non credo di riuscire a perdonare l’intero
villaggio per tutto quello che mi hanno sempre fatto e quindi credo che anche
voi non possiate perdonarmi!” disse Naruto a testa
bassa stringendo i pugni sulle gambe, mentre qualche lacrima sfuggiva al suo
controllo.
Tsunade si alzò di scatto a
abbracciò il ragazzo, il quale si sorprese.
Era da
tanto che desiderava sentire quell’abbraccio e gli sembrava quasi come se il
tempo si fosse fermato.
“Naruto, io ti ho perdonato il giorno stesso che tu sei
andato via e anche Jiraya, l’unico nostro desiderio
era che tu tornassi con noi e che stessi bene, che ci perdonassi per averti
mentito e che non ci considerassi dei
cattivi genitori. L’unica cosa che ci interessa e che tu sia felice
piccolo mio!”
A
quelle parole Naruto non potè
resistere, abbracciò forte la madre come a non volerla lasciare più andare.
Rimasero abbracciati per diversi minuti, finchè non fu Tsunade a
sciogliere l’abbraccio prendendo il viso del ragazzo tra le mani e
asciugandogli le lacrime.
“Non
dovresti piangere, sei un ometto ormai!” disse sorridendo.
Naruto mise un finto broncio
“Anche tu stai piangendo!” disse pulendosi il volto con la manica della tuta.
Tsunade sorrise poi disse
“Forza, è tardi ci conviene andare a dormire!”
Il
ragazzo annuì.
“Vuoi
dormire con me?” chiese Tsunade amorevolmente. Quando
era piccolo Naruto andava spesso nel letto con lei
quando non c’era Jiraya e adorava addormentarsi tra
le braccia della madre.
“Mamma,
hai detto che sono un ometto e ora mi
chiedi di dormire con te, come se fossi un poppante?”
Tsunade rise “Hai ragione,
scusa!”
Ci fu
silenzio, poi con il rossore sulle guance Naruto
disse timidamente. “Penso che per sta notte, mi comporterò da moccioso, ma io
voglio dormire dalla parte destra!” e detto ciò corse nella stanza della madre.
Tsunade non potè
fare a meno che sorridere a vedere che le cose stavano tornando lentamente come
una volta.
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fine 4°
capitolo
Spero vi
sia piaciuto.
Forse la
scorza dura di Naruto è ceduta un po’ troppo presto,
ma spero che si sia capito che si comportava in quel modo per difendersi, anche
se in realtà è ancora un bambino è
Sente il
bisogno di sentirsi amato dai propri genitori.
Ringrazio per
le recensioni, che sono tante per il mio solito standard e non potrei esserne
più felice.
A presto
con un nuovo capitolo.
Neko =^.^=