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Autore: sihu    14/07/2010    7 recensioni
il sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova. che ne sarà stato di James Potter e che ne sarà dei malandrini? Dal terzo capitolo: Non voglio tediarvi con i particolari anche perché non sarebbe giusto nei confronti della famiglia. La notizia fino ad ora è rimasta riservata per non fare preoccupare nessuno e per motivi di privacy, tuttavia vorrei che tutti osservassimo qualche istante di silenzio e rivolgessimo una silenziosa preghiera per James Potter.” disse il vecchio preside abbassando la testa..
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Broken Memories'
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non posso che dedicare questo capitolo a Love_vampire e ilovejames97, due angeli che nonostante tutto trovano sempre il tempo di commentare!

CAPITOLO 14

RITORNO ALLA VECCHIA VITA

Le vacanze di natale erano da poco un bel ricordo, specialmente per i malandrini ed il loro gruppetto di amici, ma nessuno le rimpiangeva, sicuri come erano che i mesi a venire avrebbero riservato altrettante soddisfazioni.
“Casa dolce casa.” esclamò Sirius, estasiato all’idea di mettere nuovamente piede al castello. Quella era casa sua e non la storica dimora della casata dei Black, il posto triste dove aveva passato tutta la sua infanzia, dal quale era scappato solo l’anno precedente ed era stato in seguito, con suo gran sollievo, diseredato. Tutto ciò che gli era rimasto della sua famiglia era il suo cognome e le occhiatacce che il fratellino gli riservava quando si incontravano per i corridoi. Regulus era sempre stato il preferito di casa, fin da quando erano piccoli. Faceva ogni cosa che i genitori ordinavano, anche la più stupida. Sirius non era mai davvero riuscito a capirlo, anche se a volte gli era quasi parso di vedere che il fratello lo osservava di nascosto, distogliendo lo sguardo non appena lui se ne rendeva conto. Aveva provato molte volte a chiedere spiegazioni per quello strano modo di fare, ma in risposta aveva ottenuto solo alzate di spalle, risposte brevi ed acide e porte sbattute in faccia. Alla fine si era arreso, classificando il fratello alla stregua di genitori, zii e cugine: inutile, cattivo, ottuso e oscuro.
Ad Hogwarts, invece, Sirius aveva trovato la sua dimensione ideale e degli amici con cui riusciva a capirsi al volo, senza il rischio di fraintendimenti. Non avevano mai litigato, tranne il brutto episodio sul treno dell’anno precedente. Sirius non sapeva ancora spiegarsi cosa gli fosse preso quel giorno. A parlare era stata la sua frustrazione e la rabbia repressa dovuta agli atteggiamenti di un James apatico, che si rifiutava di reagire alla morte del padre. Aveva passato mesi ad darsi del coglione, maledicendo dio e chiedendogli allo stesso tempo di avere una nuova possibilità con James. Alla fine, nonostante gli insulti e le maledizioni, era stato accontentato. James era di nuovo con lui, finalmente si stava riprendendo e Sirius aveva promesso che gli sarebbe stato vicino senza ripetere gli stessi errori del passato.
“Casa? Castello dolce castello al massimo.” lo riprese Remus, accigliato, prima di scoppiare a ridere. Peter riservò a Remus un’occhiata curiosa, stranito come era da quella risata. L’atmosfera della stanza era leggera, festosa. Nonostante il freddo invernale, pungente, si intravedeva un timido raggio di sole che faceva ben sperare.
“È lo stesso!” sbuffò Sirius, alzando le spalle e buttandosi a peso morto sul letto.
“Vado a fare la doccia, niente spargimenti di sangue in mia assenza.” disse James, prima di sparire dietro la porta del bagno. Sirius guardò la porta chiudersi, poi sorrise mentre Remus al suo fianco scuoteva la testa. Tutto era finalmente tornato alla normalità.
Nel frattempo qualche piano più in basso, nella sala comune di Grifondono i ragazzi si erano ritrovati tutti insieme per la prima volta dopo l’epica festa di capodanno. Nessuno aveva ricordi lineari e ben definiti della serata, quasi sicuramente a causa dei molti alcolici che circolavano. Mancavano solo i malandrini, che si erano rifugiati in fretta e senza dare troppe spiegazioni nella loro stanza. Alice aveva provato a fare domande, ma James era stato molto vago e aveva dato alla cugina l’impressione che stesse tramando qualcosa di particolarmente illegale che quasi sicuramente sarebbe sfociato in una punizione con Sirius.
“Avete saputo di James?” chiese Alice, frenetica. Stava letteralmente morendo dalla voglia di raccontare alle amiche le ultime novità, specie quella che riguardava il cugino. Sentendo il nome del ragazzo Lily si fece più attenta. Nella sua mente era ben impresso quello che era successo durante la festa quando lei e James erano andati vicino a baciarsi per essere poi interrotti dal malore del ragazzo. Lily non sapeva di preciso cosa le era preso, né riusciva a darsi delle spiegazioni razionali in merito. Sapeva solo che quei momenti erano stati unici, indimenticabili. I loro corpi, così come i loro visi, si attraevano e si cercavano, quasi fossero le loro stesse anime a volere quel contatto così profondo. La ragazza non aveva mai provato emozioni di quell’intensità prima di quel momento con nessuno dei ragazzi con cui era stata.
“Cosa?” chiese Cristal, curiosa. L’espressione di Alice era veramente serena, doveva sicuramente trattarsi di una bella notizia.
“Ha recuperato la memoria.” spiegò Alice, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“È una notizia grandiosa.” esclamarono Charleen, Cristal e Sebastian insieme, felici. Solo Lily a quelle parole impallidì, preoccupata. Certo, era felice per lui ma non riusciva a smettere di pensare alle conseguenze e a quello che avrebbe comportato.
“Lily, non mi sembri felice.” osservò Frank, che osservava la scena tenendosi in disparte dal gruppo dei ragazzi, con la schiena appoggiato allo stipite della porta.
“Sono felice per James, ma ho paura che smetterà di parlarmi.” spiegò Lily, atterrita, guardando fissa il pavimento e prendendo a tormentarsi nervosamente le mani.
“Non ricorda di quello che è successo l’ultimo mese. Deve essere stato lo shook per la morte del padre.” disse Alice, cercando di consolare l’amica. A quelle parole Lily tirò un sospiro di sollievo, per poi rendersi conto che non era affatto giusto. Tutti loro erano complici nel nascondere a James parte della sua vita che lui non ricordava.
“Dici sul serio?” chiese Cristal, stranita. Alice annuì, sorridendo.
“Non gli avete detto nulla?” chiese Charleen, altrettanto pensierosa.
“Lo avrebbero sconvolto.” rispose Frank, mentre Alice annuiva. Lei, Frank, Remus e Sirius ne avevano parlato molto la mattina di capodanno, mentre James riposava. Ognuno di loro aveva esposto le proprie perplessità, i propri dubbi ed i propri timori ma alla fine avevano concluso che quella era la decisione migliore. Solo Remus aveva dissentito ma, in seguito alle pressanti richieste di Sirius, aveva finito con il promettere anche lui che avrebbe mantenuto comunque il loro segreto.
“Si, ma non è giusto. La sera di capodanno gli stavo per raccontare tutto, non possiamo mentirgli per sempre. Le cose sono andate come sono andate, e lui deve sapere.” protestò Lily, agitandosi. La ragazza sapeva che stava andando contro i suoi interessi ma in quel momento non riusciva a pensare a nient’altro che non fosse il bene di James, e sicuramente il bene di James era che venisse informato di tutto, anche di ciò che non ricordava.
“Si, lo so.. Ma ho paura.” balbettò Alice, facendosi più pallida.
“Che dici?” chiese Sebastian, stranito, avvicinandosi alla ragazza.
“Non sopporterei di vederlo soffrire ancora.” spiegò meglio la ragazza, asciugandosi le lacrime che avevano preso a scendere copiose.
“Ma prima o poi accadrà, Alice.” fece notare Lily, con calma. Alice sapeva che in fondo Lily aveva ragione, ma non voleva correre il rischio di perdere di nuovo James. Non potevano sconvolgerlo ancora, specie ora che aveva appena ritrovato il suo equilibrio.
“Lily ha ragione, quando ricorderà da solo sarà peggio. Non solo si sentirà tradito dai suoi amici e da Lily, ma non si fiderà nemmeno di noi. Nemmeno di te..” spiegò Sebastian, pensieroso. I ragazzi rimasero un po’ il silenzio a valutare le parole dell’amico. Nessuno di loro aveva la forza di ribattere perché sapevano tutti che Seba aveva ragione.
“Smettila, non andrà così. Ne sono sicura.” esclamò decisa Alice.
La discussione continuò ancora a lungo, complice il fatto che i malandrini erano nella loro stanza senza alcuna intenzione di scendere. I ragazzi, specialmente Lily, Charleen e Sebastian, provarono a convincere Alice a parlare a James. L’unica che sembrava avere preso le distanze da quella conversazione era Cristal, stranamente silenziosa ed in disparte.
“Ricorda tutto quanto, sa il bene che gli vuole Sirius. È abbastanza forte per sopportare tutto, devi dirglielo. Vedrai che capirà.” continuava a ripetere Seba, quasi fosse una cantilena.
Alice era irremovibile. Ad ogni parola del ragazzo, oppure delle amiche scuoteva la testa, decisa. Diceva che era presto, che James avrebbe sofferto e che dovevano aspettare. Forse James non avrebbe ricordato mai quelle cose, perché farlo soffrire inutilmente.
Fu Seba il primo ad arrendersi, dichiarandosi sconfitto e annunciando a Frank che andava a dormire. Nonostante questo la discussione continuò, fino a che Cristal trascinò letteralmente via Alice prima ancora che Frank riuscisse a salutarla come si deve e a darle il bacio della buona notte. Niente di quello che Alice o Frank provarono a dire ebbe il potere di fare desistere la bionda da quel suo strano rapimento.
“Fermati!” implorò Alice, senza avere alcuna risposta.
“Che ti prende, Cristal?” chiese ancora la ragazza, stranita dal comportamento della sua migliore amica. La ragazza la trascinò nella loro camera, ignorando le proteste di Alice e la obbligò sedersi sul letto di fronte a lei.
“Nulla, ma adesso ti fermi e mi racconti per filo e per segno come James ha recuperato la memoria dopo la festa di capodanno. Siete praticamente spariti tutta la sera.” ordinò Cristal, severa.
“Cristal..” provò a obiettare Alice, subito interrotta dallo sguardo della biondina.
“Mettiti comoda, voglio anche i dettagli.” precisò Cristal, lasciando intendere che non si sarebbe arresta tanto facilmente. Alice sbuffò, ma finì con l’accontentare l’amica.
Parlarono tutta la notte. Cristal si fece raccontare ogni dettaglio, ogni parola ed ogni gesto almeno due volte prima di dichiararsi soddisfatta.
La mattina dopo Alice si alzò presto, nonostante avesse dormito solamente un paio d‘ore prolungatesi fino a tarda notte. Nei letti accanto al suo le compagne di stanza, specialmente Cristal, dormivano ancora della grossa. Alice sospirò, cercando di convincere se stessa che la vendetta nei confronti della sua migliore amica non avrebbe portato a niente di buono, si preparò e corse nella stanza dei malandrini a svegliare James. Il ragazzo all’inizio protestò un po’ per l’ora, poi si rassegnò e seguì la cugina fino alla sala comune. Sapeva di non avere possibilità di scelta. Quando ci si metteva sua cugina era persino più testarda di lui e Sirius messi insieme, peggio di un mulo.
La sala comune era semibuia e del tutto deserta, perfetta per parlare tranquillamente dei fatti propri senza correre il rischio che tutto il castello ne venisse a conoscenza. Persino il camino, normalmente acceso e vivace, era spento e non dava il minimo segno di vita.
“Hai deciso che farai?” chiese Alice, cercando di ignorare la faccia assonnata di James.
“Di che stai parlando?” chiese a sua volta James, confuso e infastidito dalla pessima abitudine della cugina di buttare giù dal letto le persone all’alba per parlare. Sotto quel punto di vista Frank non era per nulla fortunato, anzi, forse ancora non sapeva che gli si prospettava una vita d’inferno e di levatacce.
“Di Lily, mi sembra ovvio.” sbuffò Alice, seccata dalla poca loquacità di James.
“Non so.” mormorò James, sbadigliando. La sua risposta non piacque per niente ad Alice.
“Come sarebbe non so, ti sembra risposta?” chiese Alice, stizzita, alzando gli occhi al soffitto.
“Sono confuso.” sbuffò James. Il ragazzo avrebbe anche voluto aggiungere che aveva sonno e che non poteva aspettarsi risposte intelligenti e profonde alle sette del mattino, ma decise di sorvolare sulla questione per quieto vivere.
“La ragazza che ti piace sta cercando di farti capire che ricambia i tuoi sentimenti e tu dici non so?” chiese Alice, allibita. Lily era sempre stata tutto ciò che James voleva, ed il fatto  che lui prendesse la questione così alla leggera proprio ora che aveva ricordato tutto, o quasi, restava un mistero per Alice.
“Esattamente Alice. Non so cosa fare, anche perché non so cosa le abbia fatto cambiare idea.” spiegò meglio James, cercando di essere paziente. Anche Remus e Sirius gli avevano fatto un discorso simile la sera prima, ed anche a loro il ragazzo aveva risposto di essere confuso ed avere bisogno di tempo. A differenza della cugina però, una i suoi amici avevano compreso che James non avesse voglia di trattare quell’argomento e aveva deciso di cambiare discorso. Alice invece, si era impuntata. James sapeva che avrebbe continuato a fare domande fino a che James non avrebbe deciso il da farsi.
“Ha capito che eri importante quando ha rischiato di perderti?” provò ad ipotizzare Alice.
“Oppure le faccio semplicemente pena.” disse James, tenendo la testa fissa sul pavimento.
“Certo che la tua è proprio una fissa..” sbuffò Alice. Cominciava ad odiare sia quella stupida frase che la fissa di James di fare pena a chiunque.
“Non so perché sto ancora parlando con te.” si lamentò James, lasciandosi cadere all’indietro sulla poltrona e chiudendo gli occhi come faceva sempre quando una discussione lo aveva stancato.
“Va bene, scusa. Però secondo me una possibilità dovresti dargliela.” disse Alice, cercando di farsi perdonare. L’ultima cosa che voleva era litigare con James di prima mattina, voleva solo parlargli per aiutarlo a decidere cosa fare.
“Forse.” mormorò James, pensieroso.
“Siamo passati dal non so al forse. Grandioso!” commentò Alice, ironica, battendo le mani.
“Si, credo che una possibilità gliela darò.” disse alla fine James, sorridendo.
“Quel sorrisino non mi piace. A che pensi?” chiese Alice, preoccupata.
“Fidati, preferisci non saperlo.” rispose James, facendo agitare ancora di più la cugina.
“James!” lo richiamò la ragazza, stizzita.
“Vendetta, mi sembra ovvio.” spiegò James con noncuranza, come se fosse normale vendicarsi della ragazza che ti piace che finalmente comincia a interessarsi a sua volta.
“Non cambierai mai.” commentò Alice, scuotendo la testa.
““Non ti preoccupare, sarà uno scherzetto innocente.” precisò James, con una faccia alla quale Alice non avrebbe mai potuto credere. Gli scherzi di James erano sempre stati tutto tranne che innocenti, specie quando ne parlava in quei termini.
“Lo spero!” esclamò la ragazza, poco convinta.
“Certo che sei proprio noiosa. Sono secoli che muoio dietro a Lily e lei mi tratta a pesci in faccia. A capodanno non so perché si è interessata a me e ora devo correre tra le sue braccia come un cagnolino?” sbuffò James, risentito dalla poca attenzione che gli dedicava la cugina. O meglio, dalla poca considerazione che la cugina aveva dei suoi sentimenti.
“No, non ho detto questo. Solo, non mandare tutto all’aria come fai di solito. Si interessa a te, dovresti esserne felice e non cercare di sabotare tutto.” consigliò Alice, premurosa. Il ragazzo sembrò starci a pensare per un po’, valutando l’idea di mettere da parte la sua vendetta e fare come diceva la cugina.
“Va bene, seguirò il tuo consiglio.” disse alla fine, sospirando. Non era per niente convinto, tuttavia doveva ammettere che il suo modo di fare non aveva portato a grandi risultati negli ultimi anni. Forse affidarsi ai consigli di Alice, e magari anche quelli di Remus, avrebbe fatto migliorare le cose.
“Ecco, bravo.” disse Alice, abbracciandolo.
“Uffa, è quasi tardi. Gli altri saranno già in sala grande.” esclamò James quando l’occhio gli cadde sull’orologio che ormai batteva le otto passate. Di lì a poco sarebbero stati terribilmente in ritardo sia per la colazione che per la lezione di Lumacorno, la prima da quando era guarito.
I due ragazzi corsero per arrivare nella sala grande entro un ora decente, arrivando trafelati e con il fiatone. Solamente Sirius e Sebastian mancavano, per qualche strano motivo che a loro non era dato conoscere, gli altri erano già tutti lì. Lily non staccò gli occhi da James per tutto il tempo mentre il ragazzo cercava di controllarsi e di non dare troppa importanza alla cosa. Trangugiò svogliatamente qualcosa, giusto per evitare di sorbirsi una ramanzina e cercò di captare i discorsi degli amici. Tentativo vano dato che la sua testa era da tutta altra parte in quel momento. Doveva parlare con Lily e quello era decisamente il momento migliore per farlo. James aspettò che tutti si fossero alzati e che Lily fosse sola, poi le si avvicinò mentre la ragazza si dirigeva verso l’aula di pozioni.
“Lily, scusa posso parlarti un attimo.” chiese James, arrivandole alle spalle.
“Certo, dimmi.” rispose Lily, presa di sorpresa, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Aveva passato tutto il tempo che erano stati a tavola a fissarlo, incantata dal suo sorriso semplicemente perfetto. Quando James rideva il mondo sembrava più bello, sereno. Solo ora si rendeva conto di quanto era stato triste il castello nei mesi precedenti.
“Sei ancora d’accordo per quelle ripetizioni di pozione?” chiese James, impacciato. La ragazza lo fissò a lungo, perplessa da quella domanda.
“Te lo avevo proposto io, sicuro che la tua memoria funzioni bene?” chiese a sua volta Lily, divertita.
“Ricordo tutto Evans, e ricordo anche quanto tu mi odi.” sbuffò James, marcando volutamente il cognome della ragazza.
“Siamo passati al cognome?” chiese Lily, sorpresa e scocciata.
“In memoria dei vecchi tempi.” rispose James, con un sorriso malandrino dipinto sul volto.
“Beh, allora Potter, ci vediamo nella sala comune domani per le otto. Puntuale.” esclamò Lily, sottolineando a sua volta il cognome di lui cercando di mascherare la sua delusione. Senza aspettare una risposta, Lily fece per andarsene ma fu bloccata da James.
“Ehi, Lily.” disse il ragazzo, senza lasciare la manica del vestito della ragazza. Quel contatto inaspettato la fece quasi sobbalzare. Lily si voltò e si ritrovò il viso di lui spaventosamente vicino. Troppo vicino, esattamente come la sera di capodanno.
“Cosa è successo a capodanno? Che fine ha fatto tutto il risentimento che provavi per me?” chiese James, fissandola dritta negli occhi. La ragazza si liberò dalla stretta e gli voltò le spalle, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni.
“Non lo so, davvero. Dovresti esserne fiero. Un altro successo per il tuo enorme ego.” rispose Lily, brusca, odiando se stessa per non riuscire a tenere a freno i suoi ormoni in presenza di lui. L’effetto che gli faceva era semplicemente insano, sbagliato. Si perdeva in lui ed il resto del mondo spariva, passava di colpo in secondo piano.
“Ancora questa storia? Certo che ai tuoi occhi sono proprio un tipo spregevole..” mormorò James, triste. Lily di colpo ripensò alla loro discussione di quasi un anno prima, e si sentì nuovamente un verme per il fatto che gliela stava tenendo nascosta. Pensò seriamente di dirgli tutto, ma poi ricordò la promessa che aveva fatto la sera prima ad Alice.
“Ti supplico Lily, non dire nulla a James. Puoi fare questo per me?” aveva implorato Alice quando la ragazza insieme a Charleen era tornata in camera. Gli occhi grandi di Alice erano pieni di lacrime, tanto che Lily non aveva saputo rifiutare e aveva promesso di tenere il segreto, anche se non dire nulla a James era peggio di mentire.
“No, io.. Scusa, mi sono espressa male.” cercò di scusarsi Lily, imbarazzata per quella gaffe.
“Tranquilla, mi piace quando sei sincera.” esclamò James, sorridendo, accarezzando con dolcezza il bel viso della ragazza.
“Senti, perché non ne parliamo sabato con calma?” propose Lily sorridendo, dopo averci pensato un po‘ su. James la guardò a lungo, inclinando la testa.
“Perché aspettare fino a sabato? Ricordo male o ci vediamo anche domani per le ripetizioni?” chiese poi James, confuso.
“Beh, sabato ci sarà un’uscita al villaggio. Sono anni che mi inviti.. Sempre che ti interessi ancora uscire con me, ovvio..” disse Lily, maliziosa.
“Ovvio.” esclamò James, illuminandosi alle parole della ragazza. Dopo anni passati ad invitarla ad uscire era finalmente lei a fare la prima mossa. Un sogno di James stava prendendo vita, tanto che il ragazzo si ripromise di darsi al più presto un pizzicotto per appurare di essere del tutto sveglio e cosciente.
“È un si?” chiese la ragazza, un poco ansiosa all’idea di un rifiuto di James.
“Cercherò di trovare un buco per te sulla mia agenda ma, si, credo sia un sì.” rispose James, scherzando. All’inizio aveva pensato di rifiutare, per vendicarsi di tutti i rifiuti della ragazza e farle capire quanto facevano male, poi aveva ripensato alle parole della cugina e aveva cambiato idea. Teneva troppo a quella ragazza per lasciarsela scappare solo per colpa del suo stupido orgoglio. Lily rise delle parole di James poi scappò verso l’aula, terrorizzata all’idea di fare tardi proprio alla sua materia preferita, lasciando dietro di sé una deliziosa scia di profumo. Si trattava di una strana fragranza fruttata, babbana forse, che faceva letteralmente impazzire James. Il ragazzo alzò le spalle, guardò l’ora e si rese conto che di lì a poco Lumacorno lo avrebbe punito per il ritardo. Certo, poteva tentare di giocarsi la carta scusi-professore-mi-girava-la-testa ma poi sarebbe certamente finito in infermeria con un sacco di persone preoccupate intorno. Così immerso nei suoi pensieri non si accorse della presenza della professoressa di Trasfigurazione, in piedi di fronte a lui con le mani sui fianchi con uno sguardo decisamente poco amichevole.
“Potter, potrei parlarle nel mio ufficio?” chiese la professoressa McGranitt, fermando James mentre si recava a lezione di pozioni.
“Certo professoressa. Solo, avrei pozioni..” cercò di giustificarsi il ragazzo.
“Ci penso io, vieni con me.” disse la professoressa, sbrigativa, senza ascoltare le obiezioni di James. Il ragazzo decise di assecondarla, per evitare di finire in punizione.
“Vuole parlarmi delle lezioni? Ormai sono pronto a riprendere a frequentarle.” iniziò James, prima di essere fermato da un gesto della donna, visibilmente scocciata da qualcosa.
“Mi fa piacere sentirtelo dire. Ad ogni modo, volevo parlarti della squadra. Sebastian ha lasciato qualche minuto fa e serve un capitano. Vuoi riprendere il tuo ruolo?” chiese la McGranitt, andando subito al sodo. James a quelle parole sgranò gli occhi e la donna gli spiegò come erano andate le cose. Secondo il racconto di Sirius, Sebastian era entrato come una furia nella sua stanza proprio quella mattina, prima delle lezioni.
“Basta, mi arrendo!” aveva sbuffato Sebastian, entrando precipitosamente nella stanza dei malandrini nella quale c‘era solamente Sirius. James era uscito presto con Alice, mentre Remus e Peter erano scesi qualche minuto prima promettendo di tenere un posto per lui.
“Che sta succedendo?” aveva chiesto Sirius, spiazzato.
“Succede che avete vinto voi. Lascio la squadra. Mi dichiaro sconfitto.” aveva poi spiegato Sebastian, lanciando in malo modo il suo manico di scopa ed il distintivo di capitano a terra.
La McGranitt non l’aveva presa per niente bene quando l‘aveva saputo, soprattutto perché era stato Sirius, e non Sebastian, ad andare da lei per dirle che a Grifondoro mancava un capitano e per riconsegnarle il distintivo.
“Non saprei, sono confuso.” rispose James, stupito da quella richiesta. Una parte di lui era felice perché la donna avesse pensato proprio a lui per quell’incarico, ma un’altra non si sentiva all’altezza. Aveva molti impegni, lezioni da recuperare e per di più la squadra era seriamente nei guai. Ci sarebbe stato bisogno di un miracolo per sistemare le cose.
“Grifondoro ha bisogno di te.” implorò la professoressa. Negli occhi della McGranitt James riuscì a leggere tutto il suo amore per la sua casa e per la sua squadra, ma questo non bastò a convincere James.
“Non so se sarei all’altezza. Non gioco da tanto, non ero nemmeno in campo con loro quando hanno perso.” continuò James, dubbioso.
“Se non ce la fai tu, allora nessuno può farcela.” sentenziò la donna, battendo i pugni sulla scrivania.
“Si, ma..” cercò di obiettare James, cercando di evitare quello sguardi pieno di speranza. La McGranitt stava dimostrandogli per la prima volta da che la conosceva tutta la stima ed il rispetto che provava per lui, mentre James non aveva il coraggi di pronunciare uno stupido si. Il ragazzo si sentì un verme per questo e sprofondò ancora di più nella poltrona.
“Promettimi che ci pensi almeno?” chiese la professoressa, speranzosa. James sospirò.
“Va bene.” disse alla fine il ragazzo.
“A presto Potter.” esclamò la donna, congedando James.
Le parole della professoressa lasciarono James confuso per tutto il giorno. La gente gli rivolgeva la parola ma lui non la vedeva quasi. Persino Alice, Lily e Sirius faticarono non poco per attirare la sua attenzione quel giorno mentre Remus, che quel giorno doveva dargli ripetizioni, disperava. Certo, da quando aveva recuperato la memoria James non aveva più bisogno di riprendere il programma dal primo anno, tuttavia i mesi che aveva perso per via del coma erano ugualmente molto impegnativi. La notizia che Sebastian aveva lasciato era sulla bocca di tutti, ma nessuno della squadra se ne disperava particolarmente.
Alla fine della giornata James non aveva ancora deciso cosa fare. Non aveva nemmeno detto a nessuno della proposta della McGranitt perché ci voleva riflettere un po’ su da solo. Girovagando per il castello era finito sulla torre di astronomia, la torre più alta di tutto il castello dalla quale si godeva di un panorama mozzafiato.
“Ehy Potter, che ci fai in giro di notte? È pericoloso, non lo sai? Qualcuno finirebbe con il mettere in giro voci che tenti il suicidio..” sibilò una voce alla sue spalle. James rimase sorpreso per un attimo, poi ne riconobbe il proprietario.
“Che vuoi Black?” chiese James, senza nemmeno voltarsi verso il fratello minore di Sirius.
“Da te? Niente.” rispose Regulus, pacato come suo solito. Era il tipico Serpeverde. Freddo, anzi, glaciale. Vedendolo insieme a Sirius, chiunque avrebbe dubitato che quei due erano fratelli. Tanto Sirius era istintivo, emotivo e comprensivo, tanto Regulus era schivo e razionale ai limiti dell’ossessione. Era in grado di parlare per ore senza lasciare trapelare nemmeno l’ombra di un’emozione.
“Bene.” disse James, indispettito.
“Bene.” fece eco Regulus, perfettamente calmo.
“Che aspetti?” chiese James, sbuffando. La sola presenza di Regulus aveva il potere di irritarlo per svariate ragioni. Per prima cosa era il fratello di Sirius e James lo odiava esattamente quanto odiava il resto della famiglia dell’amico. Nessuno di loro aveva mai davvero capito Sirius, ne aveva mai cercato per davvero di farlo. Per seconda cosa, Regulus era il cacciatore di Serpeverde, la squadra che li aveva battuti in modo clamoroso nell’ultima partita, piazzandosi al primo posto nella classifica del torneo scolastico. Infine, Regulus aveva sempre rappresentato il suo alter ego malvagio, per così dire. Il suo esatto contrario sotto tutti i punti di vista. Fino a quel momento James aveva creduto di essere in qualche modo migliore di Regulus, in grado di essere superiore a lui in ogni cosa, sia a scuola, che nel quidditch e come fratello di Sirius. Il fatto che lui ora fosse così a terra e che Regulus fosse così pieno di vita era la dimostrazione che si era decisamente sbagliato.
“A fare cosa?” domandò Regulus, perplesso.
“A vantarti della grandezza della squadra di Serpeverde rispetto a Grifondoro. Sei qui per questo, non è vero?” sbottò James, voltandosi verso il Serpeverde.
“Non ti facevo così idiota.” commentò Regulus, divertito.
“Cerchi rogne?” sibilò James, tra i denti.
“Qui quello che dovrebbe calmarsi sei tu. Ad ogni modo, il campionato è ancora lungo.. Non è da te arrenderti.” disse Regulus, mettendosi seduto. James lo guardò, stupito. Regulus lo aveva davvero cercato solo per ricordargli che avevano ancora una partita da giocare?
“Non devo spiegazioni a te.” rispose James, sbuffando. Non avrebbe dato al Serpeverde la soddisfazione di dichiararsi sconfitto.
“Se è per questo sono il primo a non volerle. Sarebbero certamente noiosissime. Ad ogni modo, il mio campionato è finito.” dichiarò Regulus, sorprendendo James. Il più piccolo dei fratelli Black era un cercatore eccezionale, il migliore che Serpeverde avesse da decenni, forse anche secoli.
“Come sarebbe a dire?” chiese James, spiazzato. La squadra di Serpeverde da sola non valeva poi molto, normalmente era Regulus che permetteva loro di vincere con una differenza punti ridotta prendendo il boccino prima che fosse troppo tardi.
“Ho lasciato la squadra, almeno momentaneamente.” spiegò Regulus con il solito tono distaccato, quasi non gli importasse nulla.
“Sei impazzito?” esclamò James, incredulo. L’unica cosa che accomunava lui e Regulus era il loro ruolo, cercatore. Quando si trovavano entrambi sulla propria scopa, all’inseguimento del boccino, James era certo che quello fosse l’unico momento in cui lui e Regulus pensavano e vedevano le cose allo stesso modo: entrambi volevano vincere. James non riusciva a credere che Regulus avesse davvero rinunciato a tutte quelle sensazioni che ti da il solo fatto di essere sospeso in aria a rincorrere una pallina dorata.
“Non aveva più senso giocare con te fuori squadra.” sbuffò Regulus, paziente, quasi stesse spiegando ad un bambino capriccioso un concetto particolarmente difficile.
“Non pensi ai tuoi compagni?” chiese James, sempre più stupito dalle parole del ragazzo.
“Io non gioco per la mia casa, gioco per battere te. Per me stesso.” disse Regulus, guardandolo con odio.
“Ma è assurdo. Come puoi essere così egoista?” chiese James, disgustato dalle parole dell’altro ragazzo. Regulus alzò le spalle, divertito.
“Sono un Serpeverde. Piuttosto sei tu quello strano. Dimmi, non erano i Grifondoro quelli coraggiosi che non si arrendono mai?” chiese a sua volta il Serpeverde, malizioso.
“Che vuoi dire?” chiese James, stupito dalla parole di Regulus con le quali il fratello di Sirius aveva rimarcato le differenze che c’erano tra loro.
“Buona notte Potter.” si congedò Regulus, lasciando James solo a riflettere su quella strana conversazione. Il Serpeverde giocava per se stesso e aveva lasciato la sua squadra perché James, il suo più grande avversario, non c‘era. Lui invece aveva sempre giocato per la sua squadra, ma ora che era in difficoltà e aveva più che mai bisogno di lui gli aveva voltato le spalle. Di fatto si era comportato come Regulus, se non peggio.
James rimase a riflettere sulle parole del fratello di Sirius ancora molto a lungo, fino a che non si decise. Al diavolo tutto, avrebbe seguito il suo istinto.
“Professoressa..” urlò James, irrompendo nella stanza della donna facendo un fracasso infernale.
“Potter, è piena notte. Sei impazzito?” chiese la professoressa, sorpresa e con la bacchetta alzata per lo spavento.
“Non sono mai stato meglio. Volevo dirle che accetto.” esclamò James, deciso.
“Accetti?”chiese la donna, confusa. Dopo tutto erano quasi le due di notte e non capiva di che accidenti stesse parlando quel pazzo di Potter.
“La squadra. Se l’offerta è ancora valida voglio tornare a fare il capitano.” spiegò meglio James, impaziente e senza riuscire a stare fermo.
“Grandioso. Vedi di rendermi orgogliosa Potter.” rispose la McGranitt, sorridendo improvvisamente nonostante l’ora tarda e il sonno interrotto.
“Ci può contare.” promise James, più che mai fiero della sua decisione.
“Ora però, vai a dormire!” lo congedò la professoressa, sbattendogli la porta in faccia.
“Certo professoressa.” rispose James, parlando più con la porta chiusa che con la donna.
Una volta nella stanza dei malandrini, troppo eccitato per dormire, decise di svegliare Sirius per dare la buona notizia anche a lui.
“Sirius, sveglia.” urlò James, scuotendo l’amico che saltò a sedere, spaventato, anche lui con la bacchetta in mano, pronto a difendersi.
“Mio dio, James. È piena notte! Si può sapere che succede?” chiese Sirius dopo aver lanciato uno sguardo all’orologio.
“Indovina? Torno in squadra!” esclamò James, tutto contento.
“Che dici, James.. La squadra non esiste più. Seba ha mollato tutto, ricordi?” disse Sirius tra uno sbadiglio e l’altro. Tutto quel trambusto aveva svegliato anche Peter e Remus, che ora guardavano confusi quella strana scena.
“Si, lo so. Sono io il capitano ora.” annunciò James, trionfante, tralasciando di raccontare a Sirius dell’incontro con Regulus.
“Ma sei pazzo? Con tutto quello che ti è successo e tutte le lezioni che hai da recuperare?” chiese Remus, allibito. Peter dal suo letto guardava la scena senza riuscire a decidere se fosse più preoccupato per James perché andava in contro quasi certamente ad un fiasco colossale o più orgoglioso di lui e della decisione.
“Forse sono pazzo, ma non sono mai stato più felice.” dichiarò James, felice, mentre Sirius lo abbracciava prima di tornare nel mondo dei sogni.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, grazie a chi ancora legge questa storia. ho notato che i commenti sono decisamente calati, anche se non so se sia colpa del mio modo di scrivere o della trama che si è fatta troppo noiosa.
forse sto andando incontro ad un flop clamoroso e la mia storia non interessa più a nessuno, ma io vado avanti. alla fine, oltre che per gli altri, un autore scrive soprattutto per sè.
ho iniziato questa storia con l'idea di portarla  a termine ed intendo farlo, altrimenti mi sentirei in colpa con me stessa!

love_vampire: grazie milleee!
come hai visto, james non ricorda ancora tutto tutto, e i suoi amici hanno avuto la pessima idea di nascondergli la verità. questo vuole dire che ci sono altri problemi in vista, ma prima james deve pensare alla squadra. mica può lasciare che serpeverde vinca, ti pare?

ilovejames97: grazie milleee!
allora, innanzitutto grazie per i complimenti. lo scorso capitolo avrebbe dovuto essere insieme a quello ancora prima, l'ho separato per motivi di spazio. ad ogni modo, james ha ricordato.
non tutto però.
non sa della morte del padre, delle discussioni con gli amici e nemmeno come si è fatto male.
vuoi una chicca così stai più tranquilla? non si è buttato, ma non ti dico cosa gli è successo.
forse un indizio per capirlo l'ho messo nella storia, nei capitoli scorsi, ma si tratta davvero di un indizio microscopico. per capire la verità dovresti avere davvero taaaanta fantasia.
:D
  
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