CAPITOLO tre
La mattina dopo fui destata dal suono
martellante di una sveglia che non era di certo la mia. Preferivo infatti
melodie più dolci, che mi rendessero il risveglio più conciliante e meno
traumatico, non certo le canzoni di un gruppo metal! O rock, o quel cavolo che
era. Non mi intendevo molto di quel genere musica, onestamente.
Facendo mente locale, ricordai che
anche Greta e Alessia non se ne intendevano.
Oh, no!, pensai,
aprendo gli occhi di botto e mettendomi a sedere. Le tende della finestra erano
ancora tirate, per cui la mia vista ci mise qualche istante ad abituarsi al
buio.
Quella non era la mia stanza,
decisamente. Né io, né Greta, né Alessia eravamo solite lasciare i calzini sui
comodini, e ricordavo bene che nessuna delle tre aveva lasciato la propria
valigia nel bel mezzo della stanza. Le avevamo messe tutte e tre nell’armadio,
infatti, così come avevamo fatto con i vestiti, che non erano ammucchiati ai
piedi dei letti.
Solo una categoria era in grado di
ridurre una stanza in quelle condizioni, ed era quella maschile.
- Merda! – esclamai al di sopra del
frastuono della sveglia, rendendomene conto solo in quel momento.
- Buongiorno anche a te, eh… - ribatté
ironico Valerio, con la voce ancora impastata dal sonno. Mi voltai e vidi che
era sdraiato nello stesso letto in cui mi trovavo io e che evidentemente durante
la notte dovevamo aver condiviso. Con i vestiti addosso, grazie al cielo.
Ero decisamente sveglia, ora. Il
torpore mattutino era svanito, e la sua sparizione aveva permesso alla mia
mente di realizzare il perché mi trovassi lì.
Sorrisi amaramente nel ricordare la
sera precedente, e soprattutto il modo in cui ero scoppiata in lacrime.
Nonostante le parole orribili che gli avevo riversato addosso, Valerio era
stato gentile con me e mi aveva offerto conforto, mentre io sfogavo il mio
inutile pianto. Non aveva detto una parola, mentre io ero sconquassata dai
singhiozzi, né mi aveva fatto domande: era stato anzi discreto e si era
limitato a tenermi stretta tra le sue braccia. In quel modo mi aveva dimostrato
di non avere secondi fini come io invece avevo creduto; voleva semplicemente
aiutarmi, e lo aveva fatto.
Dato che non accennavo a smettere di
piangere, mi aveva offerto asilo nella sua stanza. Ci eravamo sdraiati sul suo
letto, e lì lui aveva continuato nella sua opera di consolazione tenendomi
stretta, mentre io continuavo a piangere disperata per via del professor Bassi.
Evidentemente dovevo essermi addormentata tra le lacrime, senza rendermene
nemmeno conto.
Sospirai, sconsolata. Ero davvero
arrivata a quel punto? Avevo davvero passato la notte in compagnia del mio ex
che mi aveva confortata quando io stavo male per un altro? Valerio non era
stupido, e sicuramente doveva avere intuito che io piangessi per un ragazzo.
Eppure non aveva detto nulla. Voleva solo la mia amicizia, ed offrirmi in
cambio la sua. Era davvero confuso, allora, quella con cui mi aveva mollato non
era una scusa come avevo pensato.
Gli sorrisi debolmente in segno di
gratitudine, ma lui aveva già richiuso gli occhi.
- Spegni quel maledetto cellulare,
Mirko! – ordinò Claudio, l’altro compagno di stanza di Valerio. Il ragazzo
obbedì e finalmente nella stanza tornò a regnare il silenzio. La sera prima,
quando io e Valerio eravamo entrati nella stanza, i due dormivano e quindi non
si erano accorti della mia presenza. In quel momento contavo di sgattaiolare
fuori dalla stanza prima che si alzassero, di modo che non pensassero male.
Valerio emise un grosso sbadiglio,
prima di riaprire nuovamente gli occhi. Si mise a sedere, per potermi guardare
in faccia con i suoi penetranti occhi verdi, dopodiché mi chiese, in un
sussurro: - Stai meglio?
Annuii debolmente, nonostante sapessi
che la mia affermazione era un’enorme bugia. Non stavo meglio, affatto.
Semplicemente, ero piombata in uno stato in cui ero in grado di controllare di
nuovo le mie emozioni, per cui il pericolo di scoppiare nuovamente in lacrime
era scongiurato. Quello, però, non poteva essere definito ‘stare meglio’. Il
mio stato d’animo era tale quale alla sera prima, e i miei pensieri ancora
concentrati su Bassi e sul bacio che ci eravamo scambiati.
Perché dopo mi aveva trattato così
freddamente? Forse perché si era ricordato che io ero una sua alunna? Non
sapevo rispondere a queste domande, onestamente. Marcello sapeva benissimo il
rapporto che la sua professione gli imponeva di avere con me, per cui era poco
probabile che al Louvre se ne fosse scordato e improvvisamente ricordato nel
momento in cui mi aveva baciata.
Perché lo aveva fatto, allora? Per
capriccio? Più ci pensavo, più la mia mente formulava ipotesi perfettamente
plausibili. Tra quelle, però, non ero in grado di identificare la vera ragione
del gesto di Bassi, né ne sarei mai stata in grado. Solo lui avrebbe saputo
darmi una risposta, ed ero certa che non lo avrebbe mai fatto. Sicuramente
doveva già aver archiviato l’avvenimento del pomeriggio prima come uno stupido
incidente, e io avrei dovuto fare altrettanto.
- Quando e se vorrai parlarne, sai dove
trovarmi. – aggiunse poco dopo Valerio, interrompendo il flusso dei miei
pensieri.
- Ti ringrazio per questo. – gli dissi.
– Soprattutto per quello che hai fatto stanotte. E scusa per tutte le cose
orribili che ti ho detto. Avevi ragione, avevo frainteso tutto. – ammisi
dunque, con gli occhi bassi. Dopo quello che aveva fatto per me, offrirgli le
mie scuse ed accettare la sua amicizia era il minimo che potessi fare.
- Non ti preoccupare. Stavi male, non
eri in te. Sono sicuro che non pensavi realmente quello che hai detto. – mi
rassicurò Valerio, con un sorriso.
- Si può sapere con chi stai parlando?
– proruppe Mirko, rizzandosi a sedere sul proprio letto. Evidentemente doveva
aver captato qualche frammento di conversazione. Personalmente ero convinta che
lui e Claudio si fossero riaddormentati, ma evidentemente non era così, perché
poco dopo il secondo accese la luce, accecandomi.
- Ah. – disse Mirko. – Ciao, Dani.
- Ciao. – ricambiai il saluto io,
imbarazzata.
- Ritorno di fiamma? – indagò Claudio,
sorridendo in modo furbo.
- No, non è come credete. – si difese
Valerio. – Io e Daniela…
- Non vi dobbiamo spiegazioni. – lo
interruppi io, sgarbata. Non volevo fare la figura della fontana vivente, per
cui stabilii fra me e me che non era il caso di rivelare che Valerio mi aveva
consolata dopo avermi vista piangere. – Abbiamo solo parlato e chiarito un po’
di cose, fino a notte fonda. Poi ci siamo addormentati, punto. Non fatevi
strane idee.
- Ok, ok. Ti credo. – borbottò Claudio,
sebbene si vedeva fosse poco convinto.
- Ora io vado. – decretai dunque,
rivolta a Valerio. – Ciao. – lo salutai, dopo essermi alzata dal letto e aver
raccattato il mio blocco da disegno, appoggiato sul suo comodino.
- Ciao. – ribatté lui. – A dopo.
- Va bene. – assentii, prima di uscire
definitivamente fuori dalla stanza.
- Oh, eccoti! – esclamò Greta, non
appena mi fui richiusa la porta della nostra stanza alle spalle. Purtroppo lei
e Alessia erano già sveglie, quindi avrei dovuto sorbirmi un interrogatorio da
parte loro.
- Perché non hai dormito qui, stanotte?
– indagò Alessia, come prevedibile.
- E dove sei stata? – chiese
immediatamente dopo Greta, senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondere. –
Che hai combinato? Ci siamo preoccupate quando poco fa abbiamo trovato il tuo
letto vuoto!
Non sapevo cosa inventarmi, né me la
sentivo di mentire. Tuttavia non potevo nemmeno raccontare loro la verità,
perché ciò avrebbe implicato parlare di Bassi e non ero ancora sicura di
sentirmela. Probabilmente se lo avessi fatto la mia maschera di autocontrollo
si sarebbe infranta e sarei scoppiata nuovamente a piangere, e non volevo. Per
cui rimasi zitta, ad occhi bassi perché temevo gli sguardi furenti e
preoccupati delle mie amiche.
- Perché non rispondi? – tentò di
incalzarmi Alessia.
Mi sedetti sul letto, con un sospiro,
dopodiché alzai lo sguardo, ben attenta a non puntarlo verso Greta o Alessia. –
Ragazze… - esordii. – Per favore, non fatemi domande. Fidatevi di me, a tempo
debito vi spiegherò tutto.
Lo avrei fatto, non appena me la fossi
sentita. Per il momento preferivo tenermi tutto dentro, temevo quel che le mie
amiche avrebbero potuto dirmi, dopotutto. Parlare con loro di quel che era
successo il giorno prima avrebbe significato un nuovo, tremendo e doloroso
impatto con la realtà, e dovevo ancora riprendermi dagli effetti del primo.
- No che non mi fido! – sbottò Alessia,
furente. - È da ieri pomeriggio quando siamo tornati dal Louvre che sei strana.
C’è sotto qualcosa, per forza, e tu come al solito non vuoi parlarne! Mi fai
innervosire, cazzo! Siamo tue amiche, abbiamo il dovere di aiutarti, ma tu non
ne vuoi sapere! Ti tieni sempre tutto dentro e ci fai sentire inutili!
- Calmati, Ale. – intervenne Greta, con
fare diplomatico. – Così non risolviamo un bel niente.
Prese un respiro profondo, poi si
rivolse a me. – Quello che stiamo cercando di dirti, è che siamo preoccupate
per te da ieri, e trovare il tuo letto vuoto stamattina di certo non ha
aiutato. Mi sono presa un colpo, accidenti! Ti va di dirci quali grilli hai per
la testa? Vogliamo solo aiutarti.
Sospirai, con una stretta al cuore.
Erano solo in pensiero per me, e non potevo prenderle in giro, né mi andava di
farlo. Aveva ragione Alessia, loro erano le mie amiche e dovevano essere le
prime persone da cui io dovevo correre in cerca di conforto, eppure le volte in
cui lo facevo erano molto rare.
- Va bene. – assentii. – Da dove volete che cominci?
Avrei detto loro tutto, però a partire
dalle domande che mi avrebbero posto. Era difficile per me riordinare le idee
ed esporle in modo appropriato ed esauriente, per cui avrei risposto ai loro
interrogativi. In più, speravo che concentrandosi sulle domande non mi avrebbero
espresso il loro parere e si sarebbero astenute dal giudicarmi. Era l’ultima
cosa che volevo, in effetti. Fin dall’inizio loro mi avevano avvertita che la
cotta per Bassi avrebbe potuto rivelarsi pericolosa, ma io non avevo voluto
dare loro ascolto.
- Inizia a dirci dove sei stata
stanotte, magari. – mi invitò Greta, sedendosi sul suo letto in modo da poter
stare di fronte a me. Poco dopo anche Alessia le si sedette accanto.
- Non riuscivo a dormire. – iniziai. –
Così sono scesa nella hall a disegnare un po’.
- Ma non eri stanca? – indagò Alessia,
forse ricordando la conversazione della sera precedente.
- Era una balla. – risposi, ad occhi
bassi. – Non volevo dirvi la verità.
- Che sarebbe…? – mi incalzò, Alessia.
- No, aspetta. – intervenne Greta. –
Falle finire di dire cosa ha fatto questa notte.
- Niente di quello che pensi tu, Gre. –
la tranquillizzai, avendo capito i suoi dubbi e le sue preoccupazioni.
Sicuramente temeva che avessi fatto qualcosa di molto stupido come andare a
bussare alla porta di Bassi, oppure che fossi uscita dall’albergo diretta
chissà dove. – Come ti dicevo, sono scesa nella hall a disegnare un po’. Quando
ho finito, sono tornata su e stavo venendo qui in camera, quando ho incontrato
Valerio nel corridoio.
Mi interruppi per studiare le reazioni
delle mie amiche, che non tardarono a manifestarsi. Alessia roteò gli occhi,
probabilmente perché doveva aver intuito che ci avrei messo un po’ a soddisfare
gli interrogativi di Greta e che quindi i suoi sarebbero passati in secondo
piano, mentre quest’ultima sorrise compiaciuta, dato che sperava ardentemente
in un ritorno di fiamma tra me e lui.
- Continua, su. – mi incitò dunque,
curiosa.
- Non sono stata esattamente gentile
con lui, anzi. All’inizio mi ha offerto aiuto, perché anche lui aveva notato
che c’era qualcosa che non andava, ma io l’ho praticamente insultato perché
pensavo avesse dei secondi fini.
- Perché devi sempre pensare male di
lui, dimmi? – mi rimproverò Greta, incrociando le braccia sul petto.
- Forse perché l’ha lasciata con una
scusa del cavolo e nonostante ciò continua a tormentarla perché la vuole come
amica? – suggerì Alessia, sarcastica. Anche lei come Greta sperava che io e
Valerio tornassimo insieme, ma a differenza sua vedeva le cose come stavano e
non lo considerava esattamente un principe azzurro. Capiva le mie motivazioni e
perché ce l’avessi con lui, ma dentro di sé sperava che un giorno ci saremmo
chiariti.
- Esatto, Ale. Grazie. – le fui quindi
grata, con un sorriso. – Comunque abbiamo avuto una piccola discussione, dopo
la quale io sono scoppiata a piangere, lui mi ha raggiunta e mi ha consolata.
Per soddisfare la tua curiosità, Gre, stanotte ho dormito da lui. Contenta?
- Altroché! – rispose lei, con un
sorriso a trentadue denti. – Che tenero che è stato… Ti ha consolata nonostante
sapesse benissimo che tu non lo volevi più vedere. Non è da tutti, sai?
- Sì, sì, sono certa che lo sa. –
tagliò corto Alessia, prima di rivolgersi a me. – Ma perché ti sei messa a
piangere? Non penso certo per via della discussione che hai avuto con Valerio…
- No, infatti. – ammisi.
- Fammi indovinare, è lo stesso motivo
per cui da ieri sei strana?
Annuii.
- E, vediamo se le mie previsioni sono
ancora esatte, c’entra Bassi?
Annuii di nuovo, ad occhi bassi. – Sì,
hai ragione. – le confermai. – Ieri al Louvre non l’ho incontrato solo quando
stavo tornando indietro, ma prima. Un bel po’ prima, mentre stavo osservando la
‘Gioconda’.
- Quindi avete trascorso praticamente
quasi tutto il pomeriggio insieme. – dedusse Greta, il cui entusiasmo per via
del mio riavvicinamento a Valerio si era già smorzato.
- Esatto. – confermai. – Ma non finisce
qui.
- È successo qualcosa? – chiese
Alessia, impaziente.
- Sì. – risposi. Presi un respiro
profondo, prima di prendere la parola. Quella sarebbe stata la prima volta che
io l’avrei ammesso ad alta voce, e non sapevo se ciò avrebbe sortito su di me
degli effetti. Non volevo scoppiare di nuovo a piangere, così mi imposi di
andarci piano. – Verso la fine della visita ci siamo seduti in un sala in cui
non c’era nessuno e… - mi bloccai ed inspirai profondamente una seconda volta.
– Ci siamo baciati.
- Cosa?! – esclamarono all’unisono le
mie amiche, balzando in piedi.
- Tu non hai idea di quanto sei stata
stupida! – mi rimproverò Greta. – E se fosse passato qualcuno e vi avesse
visti? Non hai idea del guaio in cui ti saresti cacciata!
- Certo che ne ho idea, cosa credi? –
ribattei io, con astio. – Lo so benissimo che quello che provo per Bassi non
avrà futuro, e onestamente nemmeno mi immaginavo che qui in gita sarebbe
successo quello che è successo! È stato sconvolgente anche per me, non pensare.
E comunque stai tranquilla, nessuno ci ha visti, ieri, né mai ci vedrà in
seguito perché dopo che ci siamo separati, il prof è diventato glaciale. Dubito
che ci sarà un seguito a quel che è successo ieri, per cui non ti preoccupare.
- Io… Scusa. – disse Greta. - È solo
che io te l’ho sempre detto fin dall’inizio che questa cosa non ti avrebbe
portato a niente, e…
- E questo lo chiami niente? – la
interruppe Alessia. – Si sono baciati, non direi che la sua cotta non ha
portato a niente. Lui però si è comportato come uno stronzo, almeno una
spiegazione poteva darla!
- Forse è stato meglio così. – mi
confidai, con la voce ridotta a poco più di un sussurro. – Non sono poi così
sicura di voler sapere le sue motivazioni. Ho paura di quello che potrei
sentire.
- Non dovresti. – mi contraddisse
Greta. – Anzi, dovresti andare a chiedergli chiarimenti, così potrai archiviare
la cotta una volta per tutte. – mi suggerì, prima di sedersi sul letto accanto
a me.
- No, è una pessima idea. – obiettò
Alessia, scuotendo la testa. – Magari lui non gradirebbe e tu, Dani,
rischieresti di peggiorare la situazione.
- In questo modo però affronteresti la
realtà. – proseguì Greta, convinta del proprio ragionamento. – Bella o brutta
che sia.
Ma io davvero volevo affrontarla?
Onestamente, non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea di chiedergli un
chiarimento, proprio perché il suo comportamento era stato sufficientemente
esauriente. Non avevo la minima intenzione di umiliarmi, e, come aveva
suggerito Alessia, temevo di peggiorare la situazione, che di per sé era già
abbastanza complicata.
- No, Gre. – decretai dunque. – Non
andrò a parlargli, questa non è la classica situazione che si ha tra due
ragazzi normali, per niente. Bassi è un mio professore, e gli unici chiarimenti
che dovrei chiedergli sono quelli inerenti alle sue spiegazioni in classe, non
certo ai suoi comportamenti. Non è uno della nostra età.
- Appunto perché non è uno della nostra
età dovresti parlargli in maniera adulta! – replicò Greta. – Ha ventisei anni,
non penso che vada in giro a baciare le sue alunne così tanto per, ci sarà
sicuramente un motivo!
- Non è detto. – confutò Alessia. – Ha
ventisei anni, sì, ma è ancora giovane. E si sa che i ragazzi maturano sempre
dopo noi ragazze. Insomma, chi ci assicura che sotto certi punti di vista Bassi
non abbia ancora la mentalità di un diciottenne, o peggio ancora di un
quindicenne?
Già, non avevo messo in conto la
cosiddetta ‘sindrome di Peter Pan’. Che Marcello ne fosse afflitto? Sospirai
gravemente, a quel pensiero. Lo conoscevo ben poco, d’altronde, per cui tutto
poteva essere.
- Hai ragione. – ammise Greta. Mi passò
un braccio attorno alle spalle e mi abbracciò. – Mi dispiace, Dani. Ma vedrai
che passerà, sta’ tranquilla. Passa tutto, passerà anche questa. Passerà
Le parole di conforto appena
pronunciate da Greta erano bene o male le stesse che Valerio mi aveva
sussurrato la notte prima. Che ci fosse un fondo di verità, dopotutto?
- Sì, Dani, passerà. – mi consolò
Alessia, dopo avermi abbracciato a sua volta. – Tu non devi fare niente, devi
solo aspettare.
Mi abbandonai all’abbraccio delle mie
amiche, pensando che avevano decisamente ragione. Dovevo solo aspettare, il tempo
avrebbe risolto tutto, in qualche modo. Era un luogo comune, certo, ma forse l’unico
rimedio al male che avvertivo dentro.
Greta si separò da me e Alessia e mi offrì
un sorriso di conforto, dopodiché si alzò dal letto e si diresse in bagno. Ne uscì
qualche istante dopo, sconvolta.
- Ragazze, ho appena guardato l’orologio!
– esclamò, con gli occhi sbarrati. – Siamo in ritardassimo per la colazione!
Alessia ed io ci guardammo negli occhi con
terrore prima di correre a prepararci. Dal canto mio, non volevo certo sorbirmi
i rimproveri dei professori, e specialmente di Bassi. In quel momento volevo solo
diventare invisibile ai suoi occhi, e che lui lo diventasse ai miei.
Note dell’autrice
Questo capitolo non era compreso nel
racconto originale, ma lo era nella mia idea iniziale. Non so quindi come possa
essere venuto, e spero che soddisfi le vostre aspettative. Ci volevano dei
chiarimenti tra Daniela e le sue amiche, dopotutto, e per motivi di spazio non
avevo potuto inserirli nella versione che ho inviato al concorso.
Sto ampliando molto, e credo che andrò
avanti a narrare anche gran parte del ‘dopo-gita’, che, ripeto, avevo in mente
ma non ho mai trascritto.
Fatemi sapere i vostri pareri, mi
raccomando^^
Passiamo ora ai ringraziamenti:
Alaire94:
Cavolo, che coincidenze! xD Ti ringrazio comunque per la recensione e per i
complimenti. In questo capitolo un po’ si vede e si intuisce cosa succede con
Valerio, ma non con Marcello. Per quello dovrai aspettare un pochino… =) Spero
che continuerai a seguirmi…^^ Baci, Pikky91
Sassybaby:
In questo capitolo un po’ si capiscono, anche se indirettamente, le motivazioni
di Marcello. È vero che ha ventisei anni, ma come ho detto esiste anche la sindrome
di Peter Pan… xD Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, e
spero ti piaccia anche questo. Baci, Pikky91
EmoGirl91: Grazie
per entrambe le recensioni, innanzitutto^^. E grazie anche per la tua ammirazione.
Insomma, ammetto di essere rimasta un po’ delusa, e ci ho messo un po’ per
decidere se pubblicare o meno su Efp questa storia, ma alla fine ho voluto
vedere cosa ne pensavate. Anche se, ripeto, sto rivedendo ed ampliando tutto.
Ma passiamo alla recensione… Vedo che hai capito
Marcello, e anche Daniela. Sono contenta, vuol dire che riesco a trasmettere i
sentimenti dei miei personaggi, dopotutto… xD Spero che anche questo capitolo
ti sia piaciuto…^^ Baci, Pikky91
Fataflor:
Non temere minacce di morte, anzi! Se noti qualche altro errore fammelo notare
con tranquillità, non ti serberò rancore… =P Comunque, sono contenta che il capitolo precedente ti
sia piaciuto, e per quanto riguarda Valerio… Beh, vedrai più avanti. Per come
mi ero figurata la storia, il suo ruolo non era molto marginale, ma poi per
limiti di lunghezza ho dovuto ridurlo. Ora, dunque, gli sto facendo
riguadagnare un po’ di posto, per cui sei avvertita…
xD Ma non è antipatico, quello no. Lo vedrai… =)
Baci, Pikky91