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Autore: Soul Sister    19/07/2010    7 recensioni
Dal primo capitolo:La mia vita era sempre stata come una di quelle sit com americane, piena zeppa di colpi di scena, ma sempre prevedibili. Di quelle con teenager alle prese con qualche cretino super-figo che le tormenta e rende la loro vita un inferno, ma che, inevitabilmente, poi, le fa innamorare di lui come delle povere pere cotte.
Ma, fortunatamente, io non ero la classica ragazza da sit com che s’innamorava del cretino della città. Io ero la teenager che affrontava il deficiente in questione, perché, purtroppo, anche nella mia prevedibile realtà, lui esisteva.
Non poteva mica non esserci. Perché quella presenza era peggio di una piaga in via di putrefazione, un porro peloso, un foruncolo, e resisteva.
Ma, se nelle sit com, poi diventava l’eroe, si poteva star certi che qui, nella mia città, nella mia vita, lui non sarebbe mai diventato magicamente il santo della situazione. Non c’erano segreti scabrosi della famiglia che l’avevano irreparabilmente rovinato, niente maschere che nascondevano un cuore d’oro. Eh sì, perché, purtroppo, il figone del mio, di villaggio, lo conoscevo fin troppo bene. Perchè le nostre famiglie erano amiche da quando mio padre e mia madre andavano al liceo, e, come se non bastasse, una delle mie sorelle era fidanzata col fratello maggiore della mia nemesi. Solo per informazione, nel mio universo, la pustola, colui che rompeva le palle insistentemente, aveva il famoso nome di Adam Brown: mi rifiutavo categoricamente di ritenerlo mio cognato. Era troppo..deprimente.
Restava il fatto, che la Pustola aveva appena segnato la sua ora.

-Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 3: i miei neuroni andavano letteralmente a farsi friggere
If you wanna be my lover, you gotta get with my friends,
Make it last forever friendship never ends.
Tirai una manata al mio telefono, scocciata. Un sonoro ‘sbang’, mi confermò che il cellulare cadde a terra, e la canzone cessò di spaccarmi i timpani. Mi veniva da piangere; sapevo che erano poco più che le 6:00 di mattina, e l’idea che di solito potessi dormire un’ora in più, di certo, non mi consolava. Che fregatura. Quella mattina, la mia forza di volontà era pari a zero. Cercavo di aprire le palpebre, ma loro si rifiutavano di aprirsi, erano in sciopero. Aspettai ancora qualche secondo- quegli istanti erano sacri, parevano ore, momenti in cui potevo ancora rilassarmi nel mio torpore- poi, riuscii ad aprire gli occhi. Mi tirai per bene, sinceramente, non avevo per niente voglia di togliermi le coperte di dosso, men che meno di alzarmi, di lavarmi, e soprattutto, di sgobbare per pulire quella topaia che era il mio liceo. Ma che diamine di punizione era?! Rotolai per terra, troppo stanca per usare i muscoli delle gambe e delle braccia – troppo difficile coordinarli, più che altro. Oh, il mio Ipod… misi le cuffie nelle orecchie, e lo feci partire. ‘Wannabe’ delle Space girl mi mise di buonumore, o quasi. L’idea di dover pulire l’INTERO edificio scolastico, per di più in compagnia di quella persona putrefacentemente* rivoltante, smontava tutta l’euforia che quella canzone m’infondeva. Comunque, la voglia di cantare non mi passava, e mentre mi lavavo, anche se non a squarciagola-o Rose mi avrebbe affogata, per averla svegliata- continuai a farlo. Mentre fingevo di essere una popstar, armata di spazzola- che avrebbe dovuto essere un microfono- inciampai nei miei stessi passi, e volai per terra. M’imbarazzai, benché non ci fosse nessuno a vedermi, e continuai a prepararmi senza più ballare. Mi vestii con jeans e felpa, poi scesi a mangiarmi due cereali. Lavati i denti e messe le scarpe, uscii di casa con lo zaino in spalla. E chi potevo incontrare, per rovinarmi ancora di più la mattina? Ma ovviamente lui, la mia nemesi! Ci saremmo comunque incontrati, ma speravo almeno di fare la strada da sola, crogiolandomi nella mia depressione post-pessimo-risveglio. Invece, eccolo lì, di fronte a me, con un’espressione più addormentata e inebetita della mia. Mi consolavo, per lo meno non ero l’unica. Mi sorpassò, imprecando tra sé cose incomprensibili e senza senso. O forse, un significato ce l’avevano, ma ero troppo distratta per coglierlo. Camminammo insieme, ma da soli, fino alla scuola. La bidella aveva lasciato le chiavi appese alla pianta, accanto all’ingresso: che fantasia. Aprimmo, poi ci dirigemmo verso lo sgabuzzino contenente tutti gli arnesi di cui avremmo avuto bisogno. “tu l’ala est, io l’ala ovest.” Decretò, senza troppo entusiasmo. La mia indole orgogliosa si animò, sconfiggendo la sonnolenza: “perché scusa?!” sbottai, sfidandolo.
“Così” Spiegò pacato, con aria saccente, innervosendomi. Evitai di saltargli addosso e legargli le mie mani intorno al collo, per strozzarlo. Fu un’impresa non farlo. “la mensa la sistemiamo insieme però, non sono una serva.” Dissi, cercando di far valere i miei diritti. Lui alzò le spalle, annuendo solamente, per poi defilarsi. Comincia l’inferno..
Pulii ogni cosa, sistemai con una precisione maniacale tutti i banchi, passai scrupolosamente lo spazzolone sui pavimenti, e per cosa? Per ricominciare domani, ovviamente! Perché al suono della campanella, tutti gli studenti sarebbero entrati in mandria e avrebbero di nuovo infangato quel pavimento, su cui ci si poteva specchiare in quel momento. Luccicava, perfino. Dubitavo che Brown raggiungesse quel livello di perfezione! Sospirando, andai in mensa. Adam arrivò in quel momento nella sala, e sul suo viso si disegnò la mia identica espressione scioccata. “abbiamo creato noi questo macello?” domandò, a occhi sbarrati. “sembra di sì.” Esalai,incredula.
“la prossima volta che litighiamo, ricordiamoci di non usare il cibo.” Convenne, avanzando verso l’interno della sala. Lo seguii, incerta, cercando di non scivolare su bucce di banana- ne avevo abbastanza di cadute, quella mattina-, spaghetti, o scorie tossiche varie. Muniti di un’incredibile forza di volontà e olio di gomito, cominciammo a ripulire quel disastro. Quando tornai nella posizione eretta, dopo aver sgrassato una mattonella del pavimento con la spugna – dato che lo spazzolone non era valso a nulla-, mi passai una mano sulla fronte, con un sospiro. Che faticata! Adam mi guardò, poi scoppiò in una grossa risata. Si contorceva dai troppi singhiozzi, sembrava leggermente pazzo, e pensai che fosse meglio scappare via, prima di rimetterci qualcosa. Si riprese un attimo, ma quando riposò gli occhi su di me, ricominciò a sbellicarsi. Piantai i piedi a terra, serrando i pugni sui fianchi. “smettila di deridermi!” sbottai, innervosita.
“Sm.. Smith.. i..” altre risate, a quanto pareva incontenibili “hai, hai della roba..” e indicò la testa, per poi tornare a ridere come uno scemo. Passai una mano tra i capelli, e mi rimase dell’insalata tra le dita. Oh. “grazie.” Dissi, stupendo entrambi. Mi guardò in modo strano, poi tornò a passare lo straccio su un tavolo. Passò un po’ di tempo, dove il silenzio regnò sovrano.
“sai..” ricominciò, prendendomi in contropiede. Non me l’aspettavo, davvero. “non pensavo fossi così sbadata.. ero convinto che la tua iella fosse un riflesso incondizionato dei miei dispetti..” sorrise, un sorriso che non avevo mai visto fare da lui. Continuava a pulire, senza togliere lo sguardo dalla superficie ruvida del tavolo. Così.. pacifico, nel senso che non mi faceva dispetti, pareva quasi.. Bello. Mi sgridai per il mio stesso pensiero, non potevo ritenere il nemico minimamente attraente. Era contro natura, o, forse, troppo naturale. Fatto sta che era sbagliato, per me. “invece, tu sei davvero sbadata. O distratta.” Incredibile quanto avesse capito di me, anche se eravamo in lotta tra noi. “ e io..” provai, indecisa se continuare a parlare o no. Optai per la verità. “e io non ti credevo così attento, così bravo a leggere le persone.” Ridacchiai. “anzi, ti credevo proprio superficiale.” Mi corressi, facendolo ridacchiare a sua volta. Ma non era divertito, come non lo ero io. Continuammo a spazzare, strofinare, e sciacquare in silenzio, senza più parlare. Non osai guardarlo quando la campanella suonò, né quando mettevamo a posto scope e stracci vari, né mentre andavamo in classe. Volai al mio banco, e in silenzio, entrambi aspettammo che la classe si riempisse.
“ehi, ciao Nat!” eccola qui la mia stangona preferita.
“ciao Kim” salutai, senza entusiasmo. Appoggiai il capo sul banco fresco, sospirando. La mia amica si accigliò. “Nat, cos’hai?” chiese preoccupata. “non lo so.” Confessai. Era la verità. Per la prima volta in vita mia, avevo sentito il mio odio verso Adam scivolare via. E non capivo il perché! Oh, andiamo, non poteva essere che quella semplice canzone mi avesse fatto cambiare idea su quello screanzato. NON ERA POSSIBILE, e nemmeno credibile. Era un insulso ragazzino viziato, che aveva troppe pretese. Non aveva alcun diritto di rovinarmi l’esistenza senza nemmeno sforzarsi! Era..assurdo, semplicemente. “tu sei proprio messa male, amica mia..Ti serve una battuta di sano shopping per tirarti su.” Commentò. Mi rizzai sull’attenti, sgranando gli occhi. “se mi vuoi morta, fai pure!” sibilai, poi, vedendo che non scherzava affatto. Lei alzò le spalle “pff, non capisci nulla.” Rispose, con un’occhiata. Non dissi niente, rimettendomi nella posizione precedente, a struggermi nella mia confusione. Stupido Brown!
[…]
Kim mi trascinò fuori, all’intervallo. Si posizionò davanti alla macchinetta, prima che altri potessero soffiarle il posto. Dopo un po’, anche gli altri studenti si aggregarono.
“oh, andiamo vai!” Kim imprecò. Il distributore si era bloccato, e in più le aveva mangiato i soldi. “Porca di quella..” respirò profondamente, poi si girò verso la coda. “è rotta di nuovo!” Un coro di ‘nooo’ si fece sentire. Mi spostai dall’aggeggio, seguita da Kim, e andammo da Susan e Megan. Mi guardarono confuse e preoccupate: “Nat, tutto okay?” chiese la prima, avvicinandosi e appoggiandomi una mano sulla fronte. “sto benissimo!” sbottai. Perché dovevo avere per forza qualcosa?! Era assurdo! “Natalie, sei leggermente nervosa in questo momento. Hai le tue ‘menses’?” domandò Meg in codice. Ringhiai contro alla mia amica: “non ho NULLA! Tanto meno le ‘menses’!!” sbottai. Loro sussultarono per il tono che avevo usato. Presi un respiro, chinando il capo.
“scusate ragazze, non so cosa mi prende oggi.” Loro mi sorrisero comprensive, abbracciandomi. Ah, che amiche fantastiche che avevo. Sciogliemmo la stretta, poi ci mettemmo davanti ad un calorifero spento. Avvampai, quando notai che Adam mi fissava. Si voltò dall’altra parte, capendo che l’avevo visto. Quel ragazzo era davvero impossibile, mi faceva diventare matta.
“non pensavo fossi così sbadata.. ero convinto che la tua iella fosse un riflesso incondizionato dei miei dispetti.. Invece, tu sei davvero sbadata. O distratta.”
Scossi la testa, scacciando via il ricordo di quel sorriso meraviglioso che gli era scappato, e che io avevo visto bene. Alzai lo sguardo, e incontrai la sua figura. Si era spostato, rideva senza allegria con i suoi amici. No! Non poteva farmi battere lui così forte il cuore, non era possibile. Non potevo pensare che fosse stato dolce- non riuscivo a capacitarmi di aver solo concepito l’idea-, né che quello sguardo malinconico fosse tremendamente bello. Insomma, lui era Adam Brown, il ragazzo che più detestavo, l’individuo che riuscivo solo ad insultare, lui era quello che mi aveva rovinato i capelli, per la miseria! Non dovevo nemmeno considerarlo una persona. Lui era.. LUI. “Natalie, a che cosa pensi?” incalzò Kimberly, probabilmente vedendo le mie guance rosse come pomodori maturi. “mi sembri molto stupita.” Continuò. Scossi la testa, imbarazzata al massimo, colta in fragrante. “non penso a nulla, e non sono scioccata di niente. E’ tutto perfetto.” Rassicurai velocemente, facendo aumentare la curiosità delle mie amiche. Mi sentii picchiettare la spalla. Le bocche delle mie amiche si erano spalancate, le espressioni si fecero incredule. Mi voltai, incontrando le iridi verdissime di Adam. “che cosa vuoi Brown?” dissi secca. “ehm, mi sono dimenticato di chiederti, ovviamente da parte di mia madre, se potevi venire da Kate oggi..” Senza che potessi fermare i miei muscoli facciali, le labbra si distesero in un sorriso estasiato. Annuii: “certo! Nessun problema.” Lui annuì, cercando di trattenere a sua volta un sorrisino. “beh, la nanetta ti aspetta alle 4:30” Quel nomignolo aveva un retrogusto di dolcezza e amore, i suoi occhi smeraldini brillavano quando nominava la sorellina. Si voltò e tornò dai suoi amici. Un secondo dopo la campanella suonò. “Kate?” chiese solo Kim. “è la sorellina di Adam, è un vero tesoro: sono la sua baby-sitter”risposi, mentre entravamo in classe.
[…]
Tornai a casa di corsa- non volevo fare il tragitto con Brown. Mi cambiai velocemente, indossando una semplice e comoda tuta. Pranzai tranquillamente, da sola- i miei erano al lavoro fino a tardi quel giorno. Poi agguantai il mio Ipod e mi rilassai sul divano per un po’. Mi assopii anche per una mezzoretta, poi al risveglio – verso le tre del pomeriggio-, feci quei pochi esercizi assegnatici e studiai le pagine di letteratura. Mi stiracchiai un po’, sbadigliando, assonnata. Non vedevo l’ora di andare da Kate per rallegrarmi la giornata. Quella bimba era un piccolo ma luminoso raggio di sole, capace di mettere il sorriso anche alla più cinica delle persone. Kate era fatta così, unica ed inimitabile. La consideravo la mia sorellina minore, e io per lei ero un punto di riferimento. Non invidiavo né la bimba né Emma, sole con tre uomini. Poverette, le dovevano fare sante. Andai in camera mia, indossai di nuovo le scarpe da ginnastica e mi feci una coda alta. Poi mi ricordai che dovevo far vedere i miei trucchi a Kate, quindi recuperai la mia trousse, e tornai in salotto un’ultima volta. Spensi la musica, misi il giacchetto e uscii. Feci i cinque passi che separavano casa Smith da casa Brown, e suonai il campanello. “Natalie, ciao! Grazie per essere venuta.” Disse Emma sollevata e felice. Mi fece entrare, portandomi in salotto. “Nat!!” esultò la mia cucciola preferita. Corse ad abbracciarmi, e io la sollevai, per poi baciarle una guancia. “ehi, Kate! Come siamo belle oggi.” Commentai, sorridente. La feci scendere, e lei mi prese per mano, trascinandomi nella sua cameretta. Emma ci seguì, a braccetto con Seth: “torneremo per le 10, non tarderemo” mi rassicurò. Annuii, sorridente. Augurai loro una buona serata, poi si richiusero la porta alle spalle. “allora Kate, indovina cosa ti ho portato?” Lei si fece pensierosa, gonfiando le guanciotte paffute. “dai, non dirmi che hai dimenticato.. me l’hai fatto promettere!” urlò felice, quando le mostrai il borsellino che avevo portato. “i tuoi trucchi!!” esclamò. Ridacchiai, per la sua espressione semplicemente buffa. Ci accomodammo sul tappeto del salotto, solo dopo averle messo il pigiamino. “allora, vuoi che ti faccia bella?”domandai, sorridente, e lei annuì eccitata. Ridacchiai. Chiuse gli occhi sotto mio ordine, e cominciai a metterle sulle palpebre un leggero strato di ombretto. Le feci le guanciotte più rosse di quello che erano. “Natalie, poi ti posso truccare io?” chiese con la sua vocina tenera. “certo, piccola” e sorrisi, accarezzandole i capelli.
“guarda guarda chi c’è..” Sussultai al sentire la voce di Adam.
“ciao Addy!!”salutò la bambina, entusiasta. Addy? Soffocai una risata. Avevo un nuovo spunto per prenderlo in giro, !
“mi hai fatto venire un colpo!” esclamai, lanciandogli un’occhiataccia. Lui ridacchiò, poi si fece serio. “cosa stai facendo alla mia sorellina?” domandò, avvicinandosi. “non vedi? La faccio più bella di quello che è già.”dissi ovvia. Lui si chinò a baciarle una guancia, ma un po’ di fard gli rimase sul naso. Scoppiai a ridere, imitata dalla piccolina. “Addy, il tuo naso..”singhiozzai, tenendomi la pancia. Lui mi fece una linguaccia, per poi sorridere. Adam Brown che mi sorrideva? Incredibile. Ignorai il mio cuore, che scalpitava furioso nel petto. “dai, Kate, il tocco finale.”dissi, agguantando il mio lucidalabbra e togliendo il tappo. Passai il pennellino sulla sua boccuccia, poi lei sorrise. “voglio vedermi!” le porsi lo specchietto, si guardò, poi si rivolse al fratello, spaparanzato sul divano. “Fratellone, come sto?” Lui ridacchiò, mettendosela sulle gambe. “sei bellissima, come sempre principessa” poi cominciò a farle il solletico. Lei rideva come una matta contorcendosi sotto le dita del suo fratellone. Era impossibile che un sorriso non mi si disegnasse sul viso. Erano così dolci insieme. Lei era dolce, non il fratello.
“basta, basta Addy!!” urlò “Nat aiutami!!” decisi di andare in suo soccorso. “lascia la mia cucciola, crudele!” esclamai, alzandomi e cercando di strappare Kate da quella simpatica tortura. Afferrai la bambina, ridendo, e cercai di scappare via, ma Adam mi afferrò per i fianchi e mi trascinò sul divano. “ehi!” esclamai, continuando ridere.
“non hai diritto di portare via il mio terremoto”affermò, cominciando a fare il solletico pure a me. “sadico!” esclamai, spintonandolo via tra le risate. Continuammo a ridere, fin quando l’ilarità non passò del tutto. “dove sei stato oggi pomeriggio?” cominciò Kate, incapace di stare in silenzio. Sorrisi, quella bimba era un tesoro. Adam ridacchiò, sistemandola tra me e lui. “ho fatto un giretto con i miei amici.” Disse solo, stringendosi nelle spalle. Kate fece una smorfia schifata, mettendo il broncio. “i tuoi amici non mi stanno simpatici. Sono brutti e cattivi, e poi io gli sto antipatica.” Disse la cosa come se fosse ovvia. “tranquilla cucciola, io sono d’accordo con te. Ma dubito che tu non possa piacere a qualcuno.” Adam alzò gli occhi al cielo. “invece è così. Loro dicono che sono un’esserino petulante e fastidioso. Li ho sentiti.” Incrociò le braccia al petto. “non so cosa vuol dire, ma non è bello.” Affermò, facendomi ridere. “saranno loro petulanti e fastidiosi, tu di certo no.” Rassicurai, baciandole la tempia. Lei mi sorrise, poi se ne uscì che aveva fame. La presi per mano, poi andammo in cucina. Misi a scaldare quello che Emma mi aveva lasciato. Adam ci raggiunse, aiutò Kate a mettersi sulla sedia, e si accomodò a sua volta. “cos’è, hai paura di lasciarla sola con me? Guarda che so badare a lei.” Dissi, mentre mescolavo per evitare che si appiccicasse il cibo nel pentolino. “non volevo stare di là da solo” fu la sua risposta. Spensi il fornello, poi misi la pappa nel piatto di Kate. “buon appetito, cucciola.”
[…]
Kate si era addormentata, accoccolata al mio petto. Ero sul divano, con la piccola in braccio, vicino ad Adam. Accarezzai la testolina bionda della mia cucciola, osservandola. “è proprio fantastica.” Mormorò Adam, spezzando quel silenzio che s’era creato. Non era imbarazzante, ma familiare: era un mutismo accogliente, che abbracciava me, Adam e la dormiente Kate.
Annuii, sorridendo dolcemente. “già, sei fortunato ad averla come sorella.” Dissi sincera, voltandomi verso di lui. Ad accogliermi, i suoi occhi verdi che mi osservavano, con una luce che non riuscivo a decifrare. Lui annuì, abbassando il capo. “vuole molto bene anche a te: ti ritiene come una di famiglia.” Rispose, fissandosi le mani. “anche io tengo molto a lei.” Ricadde il silenzio, ma adesso era un po’ più pesante. Era una situazione strana. Non per questo brutta, ma non accadeva tutti i giorni che io e Adam Brown stessimo nella stessa stanza, a meno di un metro l’uno dall’altra, senza scannarci; anzi,riuscendo pure a cominciare una conversazione civile senza insulti.
“domani sarà tutto come prima? Nel senso, ricominceremo ad insultarci e a fare rissa come al solito?” mi venne spontaneo domandarlo. Lui ridacchiò: “senza usare il cibo, ovviamente” convenne, e sorrisi anche io. “beh, dipende tutto da noi” rispose alla fine. “porto Kate nel lettino” annunciai, alzandomi e sistemandomi meglio la bambina tra le braccia. Andai nella stanzina di Kate e la sistemai nel suo letto, rimboccandole le coperte. Le baciai la testolina, poi uscii, richiudendo la porta e spegnendo la luce. Non mi restava che aspettare il ritorno di Emma e Seth, e poi sarei potuta tornare a casa. Erano le 9, e ciò significava che avrei atteso ancora un’ora buona.
Per la miseria, un’ora con Adam, DA SOLI?!
Deglutii a vuoto, tornando nel soggiorno. La mia paura scemò via: Adam si era addormentato pacificamente sul divano. Mi avvicinai silenziosamente e mi sedetti sul divano, cercando di non svegliarlo e di non toccarlo. Ma i miei intenti furono vani. Adam, inconsciamente, appoggiò il capo sulla mia spalla. Arrossii, trattenendo il respiro. OH. MIO. DIO.
Non so perché lo feci, ma mi fu inevitabile guardarlo dormire. Aveva un’aria angelica, dolce, tenera. Sapevo che nel pieno delle mie facoltà mentali non l’avrei mai né pensato né detto, eppure in quel momento era così. I miei neuroni erano andati a farsi friggere, ormai.
Sorrise nel sonno, in un modo che mi mozzò il fiato. Magari era quella l’arma che usava per far stramazzare le ragazze ai suoi piedi. E dovevo ammettere che era fin troppo efficiente. Porca di quella puzzola, non andavamo bene.
Certo che però, era un ragazzo davvero strano. Non capivo perché con i suoi amici facesse così il gradasso. Da quello che avevo potuto constatare quella sera, Adam era – oltre che un fratello protettivo e dolce- una persona davvero... beh, era una persona, ed era già una grande cosa: prima pensavo fosse solo un verme viscido e schifoso, oltre che subdolo, stronzo e antipatico. Sapevo che me ne sarei pentita, e che avrei rimangiato tutto, ma.. Era una persona migliore di quello che pensassi.
Mancavano dieci minuti alle dieci, Emma e Seth sarebbero arrivati a momenti. Scostai delicatamente la testa di Adam dalla mia spalla, mi alzai piano, e accompagnai il suo capo fino al cuscino. Nel togliere la mano, sfiorai la sua morbida zazzera mogano. Poteva sembrare un gesto affettuoso, ma non lo era assolutamente. Presi la copertina con cui prima avevo scaldato Kate, e la stesi su di lui. Sorrisi dolcemente, sembrava un bimbo mentre dormiva. La porta si aprì, e i coniugi Brown entrarono nel salone. Feci segno loro di silenzio, Emma e Seth sorrisero. Mi avvicinai a loro.
“dì a tuo padre che ci vediamo domani in ufficio.” Mormorò Seth, e io annuii. “sarà fatto, Seth.” Confermai. Emma mi accarezzò la testa, poi salutai piano e corsi a casa.
“dove sei stata fino a quest’ora?” incalzò papà. Mamma ci raggiunse. “ero dai Brown, mi sono dimenticata di dirvi che dovevo curare Kate.. Ah, Seth ha detto che ti aspetta in ufficio domani” detto ciò, augurai la buonanotte e andai in camera mia. Indossai il mio pigiama, poi andai in camera di Rose. Lei si voltò verso di me, sorridente. “ehi, com’è andata?”
“è stato strano..” confessai, sedendomi con lei sul suo letto. “c’era anche Adam e..”
“non dirmi che avete demolito la casa!” m’interruppe, scioccata. “Rose!” esclamai, ridendo “cosa dici, dai!” Mia sorella era davvero imprevedibilmente pazza. “il fatto è che.. proprio non abbiamo litigato, anzi: siamo riusciti a fare una conversazione senza scannarci.” Dissi. Facevo fatica persino a crederci io, figuriamoci mia sorella. “davvero?” sorrise maliziosa. “sicura che non c’è stato qualcosa d’altro?” avvampai. “ma cosa credi? E poi, ero lì per Kate, non per quel tipo.” Sbottai, imbarazzata all’inverosimile. Rose sbuffò: “peccato, beh, buonanotte.” E mi cacciò fuori dalla stanza. Probabilmente doveva chiamare Bryan e dirgli le ultime novità che si era perso. Il suo ragazzo- nonché mio migliore amico- era via con la sua classe,per una specie di stage. Immaginatevi Rose com’era isterica senza il suo orsacchiotto. Sospirai, mettendomi a letto. Beh, quel giorno avevamo fatto progressi, peccato che domani sarebbe ricominciato tutto d’accapo.
*Angolino Autrice*
Salve a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo^^ ( oh, notare la chiccoseria del divisore u.u)
Spero vi sia piaciuto- mi piacerebbe sapere se è così ;)
comunque, le cose cominciano a farsi complicate .
tra un adam scemo, una natalie troppo testarda e ottusa, l'unica che si salva è la piccola kate! solo lei puà salvare la situazione. u.u
grazie alla magia della 'cucciola', nat e addy - immaginatevi quanto lo sfotterà lei (xd) - si sono parlati civilmente. sarà un segno del destino, magari XD eh, almeno... non è così semplice... xp
ci vorrà un po' prima che si sveglino. comunque, a differenza di natalie, a me adam strapiace *-* è così dolciuzzo... lasciamo perdere che stronzeggia, ma non è stronzo u.u
beh, lasciamo perdere. ora vado, ciauuuu^^
  
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