- Capitolo 3: i miei neuroni
andavano letteralmente a
farsi friggere
- If you wanna be my
lover, you
gotta get with my friends,
Make it last forever friendship never ends. - Tirai una manata al mio telefono,
scocciata. Un sonoro
‘sbang’, mi confermò che il cellulare cadde a terra, e la canzone cessò
di
spaccarmi i timpani. Mi veniva da piangere; sapevo che erano poco più
che le
6:00 di mattina, e l’idea che di solito potessi dormire un’ora in più,
di
certo, non mi consolava. Che fregatura. Quella mattina, la mia
forza di
volontà era pari a zero. Cercavo di aprire le palpebre, ma loro si rifiutavano
di aprirsi, erano in sciopero. Aspettai ancora qualche secondo- quegli
istanti
erano sacri, parevano ore, momenti in cui potevo ancora rilassarmi nel
mio
torpore- poi, riuscii ad aprire gli occhi. Mi tirai per bene,
sinceramente, non
avevo per niente voglia di togliermi le coperte di dosso, men che meno
di
alzarmi, di lavarmi, e soprattutto, di sgobbare per pulire quella
topaia che
era il mio liceo. Ma che diamine di punizione era?! Rotolai
per terra,
troppo stanca per usare i muscoli delle gambe e delle braccia – troppo
difficile coordinarli, più che altro. Oh, il mio Ipod…
misi le
cuffie nelle orecchie, e lo feci partire. ‘Wannabe’ delle Space
girl mi
mise di buonumore, o quasi. L’idea di dover pulire l’INTERO
edificio
scolastico, per di più in compagnia di quella persona
putrefacentemente*
rivoltante, smontava tutta l’euforia che quella canzone m’infondeva.
Comunque,
la voglia di cantare non mi passava, e mentre mi lavavo, anche se non a
squarciagola-o Rose mi avrebbe affogata, per averla svegliata-
continuai a
farlo. Mentre fingevo di essere una popstar, armata di spazzola- che
avrebbe
dovuto essere un microfono- inciampai nei miei stessi passi, e volai
per terra.
M’imbarazzai, benché non ci fosse nessuno a vedermi, e continuai a
prepararmi
senza più ballare. Mi vestii con jeans e felpa, poi scesi a mangiarmi
due
cereali. Lavati i denti e messe le scarpe, uscii di casa con lo zaino
in
spalla. E chi potevo incontrare, per rovinarmi ancora di più la
mattina? Ma
ovviamente lui, la mia nemesi! Ci saremmo comunque incontrati, ma
speravo
almeno di fare la strada da sola, crogiolandomi nella mia depressione post-pessimo-risveglio.
Invece, eccolo lì, di fronte a me, con un’espressione più addormentata
e
inebetita della mia. Mi consolavo, per lo meno non ero l’unica. Mi
sorpassò,
imprecando tra sé cose incomprensibili e senza senso. O forse, un
significato
ce l’avevano, ma ero troppo distratta per coglierlo. Camminammo
insieme, ma da
soli, fino alla scuola. La bidella aveva lasciato le chiavi appese alla
pianta,
accanto all’ingresso: che fantasia. Aprimmo, poi ci dirigemmo verso lo
sgabuzzino contenente tutti gli arnesi di cui avremmo avuto bisogno.
“tu l’ala
est, io l’ala ovest.” Decretò, senza troppo entusiasmo. La mia indole
orgogliosa si animò, sconfiggendo la sonnolenza: “perché scusa?!”
sbottai,
sfidandolo.
- “Così” Spiegò pacato, con aria
saccente,
innervosendomi. Evitai di saltargli addosso e legargli le mie mani
intorno al
collo, per strozzarlo. Fu un’impresa non farlo. “la mensa la sistemiamo
insieme
però, non sono una serva.” Dissi, cercando di far valere i miei
diritti. Lui
alzò le spalle, annuendo solamente, per poi defilarsi. Comincia
l’inferno..
- Pulii ogni cosa, sistemai con una
precisione maniacale
tutti i banchi, passai scrupolosamente lo spazzolone sui pavimenti, e
per cosa?
Per ricominciare domani, ovviamente! Perché al suono della campanella,
tutti
gli studenti sarebbero entrati in mandria e avrebbero di nuovo
infangato quel
pavimento, su cui ci si poteva specchiare in quel momento. Luccicava,
perfino.
Dubitavo che Brown raggiungesse quel livello di perfezione! Sospirando,
andai
in mensa. Adam arrivò in quel momento nella sala, e sul suo viso si
disegnò la
mia identica espressione scioccata. “abbiamo creato noi questo
macello?” domandò,
a occhi sbarrati. “sembra di sì.” Esalai,incredula.
- “la prossima volta che litighiamo,
ricordiamoci di non
usare il cibo.” Convenne, avanzando verso l’interno della sala. Lo
seguii,
incerta, cercando di non scivolare su bucce di banana- ne avevo
abbastanza di
cadute, quella mattina-, spaghetti, o scorie tossiche varie. Muniti di
un’incredibile forza di volontà e olio di gomito, cominciammo a
ripulire quel
disastro. Quando tornai nella posizione eretta, dopo aver sgrassato una
mattonella del pavimento con la spugna – dato che lo spazzolone non era
valso a
nulla-, mi passai una mano sulla fronte, con un sospiro. Che
faticata!
Adam mi guardò, poi scoppiò in una grossa risata. Si contorceva dai
troppi
singhiozzi, sembrava leggermente pazzo, e pensai che fosse
meglio
scappare via, prima di rimetterci qualcosa. Si riprese un attimo, ma
quando
riposò gli occhi su di me, ricominciò a sbellicarsi. Piantai i piedi a
terra,
serrando i pugni sui fianchi. “smettila di deridermi!” sbottai,
innervosita.
- “Sm.. Smith.. i..” altre risate, a
quanto pareva
incontenibili “hai, hai della roba..” e indicò la testa, per poi
tornare a
ridere come uno scemo. Passai una mano tra i capelli, e mi rimase
dell’insalata
tra le dita. Oh. “grazie.” Dissi, stupendo entrambi. Mi guardò
in modo
strano, poi tornò a passare lo straccio su un tavolo. Passò un po’ di
tempo,
dove il silenzio regnò sovrano.
- “sai..” ricominciò, prendendomi in
contropiede. Non me
l’aspettavo, davvero. “non pensavo fossi così sbadata.. ero
convinto che
la tua iella fosse un riflesso incondizionato dei miei dispetti..”
sorrise, un
sorriso che non avevo mai visto fare da lui. Continuava a pulire, senza
togliere lo sguardo dalla superficie ruvida del tavolo. Così..
pacifico,
nel senso che non mi faceva dispetti, pareva quasi.. Bello. Mi
sgridai
per il mio stesso pensiero, non potevo ritenere il nemico
minimamente attraente.
Era contro natura, o, forse, troppo naturale. Fatto sta che era
sbagliato, per me. “invece, tu sei davvero sbadata. O distratta.”
Incredibile quanto avesse capito di me, anche se eravamo in lotta tra
noi. “ e
io..” provai, indecisa se continuare a parlare o no. Optai per la
verità. “e io
non ti credevo così attento, così bravo a leggere le persone.”
Ridacchiai. “anzi, ti credevo proprio superficiale.” Mi corressi,
facendolo
ridacchiare a sua volta. Ma non era divertito, come non lo ero io.
Continuammo
a spazzare, strofinare, e sciacquare in silenzio, senza più parlare.
Non osai
guardarlo quando la campanella suonò, né quando mettevamo a posto scope
e stracci
vari, né mentre andavamo in classe. Volai al mio banco, e in silenzio,
entrambi
aspettammo che la classe si riempisse.
- “ehi, ciao Nat!” eccola qui la mia
stangona preferita.
- “ciao Kim” salutai, senza
entusiasmo. Appoggiai il
capo sul banco fresco, sospirando. La mia amica si accigliò. “Nat,
cos’hai?”
chiese preoccupata. “non lo so.” Confessai. Era la verità. Per la prima
volta
in vita mia, avevo sentito il mio odio verso Adam scivolare via. E non
capivo
il perché! Oh, andiamo, non poteva essere che quella semplice canzone
mi avesse
fatto cambiare idea su quello screanzato. NON ERA POSSIBILE, e nemmeno
credibile. Era un insulso ragazzino viziato, che aveva troppe pretese.
Non
aveva alcun diritto di rovinarmi l’esistenza senza nemmeno sforzarsi!
Era..assurdo,
semplicemente. “tu sei proprio messa male, amica mia..Ti serve una
battuta di
sano shopping per tirarti su.” Commentò. Mi rizzai sull’attenti,
sgranando gli
occhi. “se mi vuoi morta, fai pure!” sibilai, poi, vedendo che non
scherzava
affatto. Lei alzò le spalle “pff, non capisci nulla.” Rispose, con
un’occhiata.
Non dissi niente, rimettendomi nella posizione precedente, a struggermi
nella
mia confusione. Stupido Brown!
- […]
- Kim mi trascinò fuori,
all’intervallo. Si posizionò
davanti alla macchinetta, prima che altri potessero soffiarle il posto.
Dopo un
po’, anche gli altri studenti si aggregarono.
- “oh, andiamo vai!” Kim imprecò. Il
distributore si era
bloccato, e in più le aveva mangiato i soldi. “Porca di quella..”
respirò
profondamente, poi si girò verso la coda. “è rotta di nuovo!” Un coro
di ‘nooo’
si fece sentire. Mi spostai dall’aggeggio, seguita da Kim, e andammo da
Susan e
Megan. Mi guardarono confuse e preoccupate: “Nat, tutto okay?” chiese
la prima,
avvicinandosi e appoggiandomi una mano sulla fronte. “sto benissimo!”
sbottai.
Perché dovevo avere per forza qualcosa?! Era assurdo! “Natalie, sei
leggermente
nervosa in questo momento. Hai le tue ‘menses’?” domandò Meg in
codice.
Ringhiai contro alla mia amica: “non ho NULLA! Tanto meno le
‘menses’!!”
sbottai. Loro sussultarono per il tono che avevo usato. Presi un
respiro,
chinando il capo.
- “scusate ragazze, non so cosa mi
prende oggi.” Loro mi
sorrisero comprensive, abbracciandomi. Ah, che amiche fantastiche che
avevo.
Sciogliemmo la stretta, poi ci mettemmo davanti ad un calorifero
spento.
Avvampai, quando notai che Adam mi fissava. Si voltò dall’altra parte,
capendo
che l’avevo visto. Quel ragazzo era davvero impossibile, mi faceva
diventare
matta.
- “non pensavo fossi così
sbadata.. ero convinto che la
tua iella fosse un riflesso incondizionato dei miei dispetti.. Invece, tu sei davvero sbadata. O
distratta.”
- Scossi la testa, scacciando via il
ricordo di quel
sorriso meraviglioso che gli era scappato, e che io avevo visto bene.
Alzai lo
sguardo, e incontrai la sua figura. Si era spostato, rideva senza
allegria con
i suoi amici. No! Non poteva farmi battere lui così forte il
cuore, non
era possibile. Non potevo pensare che fosse stato dolce- non
riuscivo a
capacitarmi di aver solo concepito l’idea-, né che quello sguardo
malinconico
fosse tremendamente bello. Insomma, lui era Adam Brown, il ragazzo che
più
detestavo, l’individuo che riuscivo solo ad insultare, lui era quello
che mi
aveva rovinato i capelli, per la miseria! Non dovevo nemmeno
considerarlo
una persona. Lui era.. LUI. “Natalie, a che cosa pensi?”
incalzò
Kimberly, probabilmente vedendo le mie guance rosse come pomodori
maturi. “mi
sembri molto stupita.” Continuò. Scossi la testa, imbarazzata al
massimo, colta
in fragrante. “non penso a nulla, e non sono scioccata di niente. E’
tutto
perfetto.” Rassicurai velocemente, facendo aumentare la curiosità delle
mie
amiche. Mi sentii picchiettare la spalla. Le bocche delle mie amiche si
erano
spalancate, le espressioni si fecero incredule. Mi voltai, incontrando
le iridi
verdissime di Adam. “che cosa vuoi Brown?” dissi secca. “ehm, mi sono
dimenticato di chiederti, ovviamente da parte di mia madre, se potevi
venire da
Kate oggi..” Senza che potessi fermare i miei muscoli facciali, le
labbra si
distesero in un sorriso estasiato. Annuii: “certo! Nessun problema.”
Lui annuì,
cercando di trattenere a sua volta un sorrisino. “beh, la nanetta
ti
aspetta alle 4:30” Quel nomignolo aveva un retrogusto di dolcezza e
amore, i
suoi occhi smeraldini brillavano quando nominava la sorellina. Si voltò
e tornò
dai suoi amici. Un secondo dopo la campanella suonò. “Kate?” chiese
solo
Kim. “è la sorellina di Adam, è un vero tesoro: sono la sua
baby-sitter”risposi,
mentre entravamo in classe.
- […]
- Tornai a casa di corsa- non volevo
fare il tragitto
con Brown. Mi cambiai velocemente, indossando una semplice e comoda
tuta.
Pranzai tranquillamente, da sola- i miei erano al lavoro fino a tardi
quel
giorno. Poi agguantai il mio Ipod e mi rilassai sul divano per un po’.
Mi
assopii anche per una mezzoretta, poi al risveglio – verso le tre del
pomeriggio-, feci quei pochi esercizi assegnatici e studiai le pagine
di
letteratura. Mi stiracchiai un po’, sbadigliando, assonnata. Non vedevo
l’ora
di andare da Kate per rallegrarmi la giornata. Quella bimba era un
piccolo ma
luminoso raggio di sole, capace di mettere il sorriso anche alla più
cinica
delle persone. Kate era fatta così, unica ed inimitabile. La
consideravo la mia
sorellina minore, e io per lei ero un punto di riferimento. Non
invidiavo né la
bimba né Emma, sole con tre uomini. Poverette, le dovevano fare sante.
Andai in
camera mia, indossai di nuovo le scarpe da ginnastica e mi feci una
coda alta.
Poi mi ricordai che dovevo far vedere i miei trucchi a Kate, quindi
recuperai
la mia trousse, e tornai in salotto un’ultima volta. Spensi la musica,
misi il
giacchetto e uscii. Feci i cinque passi che separavano casa Smith da
casa
Brown, e suonai il campanello. “Natalie, ciao! Grazie per essere
venuta.” Disse
Emma sollevata e felice. Mi fece entrare, portandomi in salotto.
“Nat!!” esultò
la mia cucciola preferita. Corse ad abbracciarmi, e io la sollevai, per
poi
baciarle una guancia. “ehi, Kate! Come siamo belle oggi.” Commentai,
sorridente. La feci scendere, e lei mi prese per mano, trascinandomi
nella sua cameretta. Emma ci seguì, a braccetto con Seth: “torneremo
per le 10,
non tarderemo” mi rassicurò. Annuii, sorridente. Augurai loro una buona
serata,
poi si richiusero la porta alle spalle. “allora Kate, indovina cosa ti
ho
portato?” Lei si fece pensierosa, gonfiando le guanciotte paffute.
“dai, non
dirmi che hai dimenticato.. me l’hai fatto promettere!” urlò felice,
quando le
mostrai il borsellino che avevo portato. “i tuoi trucchi!!” esclamò.
Ridacchiai, per la sua espressione semplicemente buffa. Ci accomodammo
sul
tappeto del salotto, solo dopo averle messo il pigiamino. “allora, vuoi
che ti
faccia bella?”domandai, sorridente, e lei annuì eccitata. Ridacchiai.
Chiuse
gli occhi sotto mio ordine, e cominciai a metterle sulle palpebre un
leggero strato di ombretto. Le feci le guanciotte più rosse di quello
che
erano. “Natalie, poi ti posso truccare io?” chiese con la sua vocina
tenera. “certo,
piccola” e sorrisi, accarezzandole i capelli.
- “guarda guarda chi c’è..”
Sussultai al sentire la voce
di Adam.
- “ciao Addy!!”salutò la bambina,
entusiasta. Addy?
Soffocai una risata. Avevo un nuovo spunto per prenderlo in giro, sì!
- “mi hai fatto venire un colpo!”
esclamai, lanciandogli
un’occhiataccia. Lui ridacchiò, poi si fece serio. “cosa stai facendo
alla mia
sorellina?” domandò, avvicinandosi. “non vedi? La faccio più bella di
quello che è già.”dissi ovvia. Lui si chinò a baciarle una guancia, ma
un po’
di fard gli rimase sul naso. Scoppiai a ridere, imitata dalla
piccolina. “Addy,
il tuo naso..”singhiozzai, tenendomi la pancia. Lui mi fece una
linguaccia, per
poi sorridere. Adam Brown che mi sorrideva? Incredibile.
Ignorai il mio
cuore, che scalpitava furioso nel petto. “dai, Kate, il tocco
finale.”dissi,
agguantando il mio lucidalabbra e togliendo il tappo. Passai il
pennellino
sulla sua boccuccia, poi lei sorrise. “voglio vedermi!” le porsi lo
specchietto, si guardò, poi si rivolse al fratello, spaparanzato sul
divano.
“Fratellone, come sto?” Lui ridacchiò, mettendosela sulle gambe.
“sei bellissima, come sempre principessa” poi cominciò a farle il
solletico. Lei rideva come una matta contorcendosi sotto le dita del
suo
fratellone. Era impossibile che un sorriso non mi si disegnasse sul
viso. Erano
così dolci insieme. Lei era dolce, non il fratello.
- “basta, basta Addy!!” urlò “Nat
aiutami!!”
decisi di andare in suo soccorso. “lascia la mia cucciola, crudele!”
esclamai,
alzandomi e cercando di strappare Kate da quella simpatica tortura.
Afferrai la
bambina, ridendo, e cercai di scappare via, ma Adam mi afferrò per i
fianchi e
mi trascinò sul divano. “ehi!” esclamai, continuando ridere.
- “non hai diritto di portare via il
mio
terremoto”affermò, cominciando a fare il solletico pure a me. “sadico!”
esclamai, spintonandolo via tra le risate. Continuammo a ridere, fin
quando
l’ilarità non passò del tutto. “dove sei stato oggi pomeriggio?”
cominciò
Kate, incapace di stare in silenzio. Sorrisi, quella bimba era un
tesoro. Adam
ridacchiò, sistemandola tra me e lui. “ho fatto un giretto con i miei
amici.”
Disse solo, stringendosi nelle spalle. Kate fece una smorfia schifata,
mettendo
il broncio. “i tuoi amici non mi stanno simpatici. Sono brutti e
cattivi, e poi
io gli sto antipatica.” Disse la cosa come se fosse ovvia. “tranquilla
cucciola, io sono d’accordo con te. Ma dubito che tu non possa piacere
a
qualcuno.” Adam alzò gli occhi al cielo. “invece è così. Loro dicono
che sono un’esserino
petulante e fastidioso. Li ho sentiti.” Incrociò le braccia al
petto. “non
so cosa vuol dire, ma non è bello.” Affermò, facendomi ridere. “saranno
loro
petulanti e fastidiosi, tu di certo no.” Rassicurai, baciandole la
tempia. Lei mi sorrise, poi se ne uscì che aveva fame. La presi per
mano,
poi andammo in cucina. Misi a scaldare quello che Emma mi aveva
lasciato. Adam
ci raggiunse, aiutò Kate a mettersi sulla sedia, e si accomodò a sua
volta.
“cos’è, hai paura di lasciarla sola con me? Guarda che so badare a
lei.” Dissi,
mentre mescolavo per evitare che si appiccicasse il cibo nel
pentolino.
“non volevo stare di là da solo” fu la sua risposta. Spensi il
fornello, poi
misi la pappa nel piatto di Kate. “buon appetito, cucciola.”
- […]
- Kate si era addormentata,
accoccolata al mio petto.
Ero sul divano, con la piccola in braccio, vicino ad Adam. Accarezzai
la
testolina bionda della mia cucciola, osservandola. “è proprio
fantastica.”
Mormorò Adam, spezzando quel silenzio che s’era creato. Non era
imbarazzante,
ma familiare: era un mutismo accogliente, che abbracciava me, Adam e la
dormiente Kate.
- Annuii, sorridendo dolcemente.
“già, sei fortunato ad
averla come sorella.” Dissi sincera, voltandomi verso di lui. Ad
accogliermi, i
suoi occhi verdi che mi osservavano, con una luce che non riuscivo a
decifrare.
Lui annuì, abbassando il capo. “vuole molto bene anche a te: ti ritiene
come
una di famiglia.” Rispose, fissandosi le mani. “anche io tengo molto a
lei.”
Ricadde il silenzio, ma adesso era un po’ più pesante. Era una
situazione strana.
Non per questo brutta, ma non accadeva tutti i giorni che io e Adam
Brown
stessimo nella stessa stanza, a meno di un metro l’uno dall’altra,
senza
scannarci; anzi,riuscendo pure a cominciare una conversazione civile
senza
insulti.
- “domani sarà tutto come prima? Nel
senso,
ricominceremo ad insultarci e a fare rissa come al solito?” mi venne
spontaneo
domandarlo. Lui ridacchiò: “senza usare il cibo, ovviamente” convenne,
e
sorrisi anche io. “beh, dipende tutto da noi” rispose alla fine. “porto
Kate nel
lettino” annunciai, alzandomi e sistemandomi meglio la bambina tra le
braccia.
Andai nella stanzina di Kate e la sistemai nel suo letto, rimboccandole
le
coperte. Le baciai la testolina, poi uscii, richiudendo la porta e
spegnendo la
luce. Non mi restava che aspettare il ritorno di Emma e Seth, e poi
sarei
potuta tornare a casa. Erano le 9, e ciò significava che avrei atteso
ancora
un’ora buona.
- Per la miseria, un’ora con
Adam, DA SOLI?!
- Deglutii a vuoto, tornando nel
soggiorno. La mia paura
scemò via: Adam si era addormentato pacificamente sul divano. Mi
avvicinai
silenziosamente e mi sedetti sul divano, cercando di non svegliarlo e
di non
toccarlo. Ma i miei intenti furono vani. Adam, inconsciamente, appoggiò
il capo
sulla mia spalla. Arrossii, trattenendo il respiro. OH. MIO. DIO.
- Non so perché lo feci, ma mi fu
inevitabile guardarlo
dormire. Aveva un’aria angelica, dolce, tenera. Sapevo che nel
pieno
delle mie facoltà mentali non l’avrei mai né pensato né detto, eppure
in quel
momento era così. I miei neuroni erano andati a farsi friggere, ormai.
- Sorrise nel sonno, in un modo che
mi mozzò il fiato.
Magari era quella l’arma che usava per far stramazzare le ragazze ai
suoi
piedi. E dovevo ammettere che era fin troppo efficiente. Porca
di
quella puzzola, non andavamo bene.
- Certo che però, era un ragazzo
davvero strano. Non
capivo perché con i suoi amici facesse così il gradasso. Da quello che
avevo
potuto constatare quella sera, Adam era – oltre che un fratello
protettivo e
dolce- una persona davvero... beh, era una persona, ed era già una
grande cosa:
prima pensavo fosse solo un verme viscido e schifoso, oltre che
subdolo,
stronzo e antipatico. Sapevo che me ne sarei pentita, e che avrei
rimangiato
tutto, ma.. Era una persona migliore di quello che pensassi.
- Mancavano dieci minuti alle dieci,
Emma e Seth
sarebbero arrivati a momenti. Scostai delicatamente la testa di Adam
dalla mia
spalla, mi alzai piano, e accompagnai il suo capo fino al cuscino. Nel
togliere
la mano, sfiorai la sua morbida zazzera mogano. Poteva sembrare un
gesto
affettuoso, ma non lo era assolutamente. Presi la copertina con
cui
prima avevo scaldato Kate, e la stesi su di lui. Sorrisi dolcemente,
sembrava
un bimbo mentre dormiva. La porta si aprì, e i coniugi Brown entrarono
nel salone. Feci segno loro di silenzio, Emma e Seth sorrisero. Mi
avvicinai a
loro.
- “dì a tuo padre che ci vediamo
domani in ufficio.”
Mormorò Seth, e io annuii. “sarà fatto, Seth.” Confermai. Emma mi
accarezzò la
testa, poi salutai piano e corsi a casa.
- “dove sei stata fino a quest’ora?”
incalzò papà. Mamma
ci raggiunse. “ero dai Brown, mi sono dimenticata di dirvi che dovevo
curare
Kate.. Ah, Seth ha detto che ti aspetta in ufficio domani” detto ciò,
augurai
la buonanotte e andai in camera mia. Indossai il mio pigiama, poi andai
in
camera di Rose. Lei si voltò verso di me, sorridente. “ehi, com’è
andata?”
- “è stato strano..” confessai,
sedendomi con lei sul
suo letto. “c’era anche Adam e..”
- “non dirmi che avete demolito la
casa!” m’interruppe,
scioccata. “Rose!” esclamai, ridendo “cosa dici, dai!” Mia sorella era
davvero
imprevedibilmente pazza. “il fatto è che.. proprio non abbiamo
litigato,
anzi: siamo riusciti a fare una conversazione senza scannarci.” Dissi.
Facevo
fatica persino a crederci io, figuriamoci mia sorella. “davvero?”
sorrise
maliziosa. “sicura che non c’è stato qualcosa d’altro?” avvampai. “ma
cosa
credi? E poi, ero lì per Kate, non per quel tipo.” Sbottai, imbarazzata
all’inverosimile. Rose sbuffò: “peccato, beh, buonanotte.” E mi cacciò
fuori dalla
stanza. Probabilmente doveva chiamare Bryan e dirgli le ultime novità
che si
era perso. Il suo ragazzo- nonché mio migliore amico- era via con la
sua
classe,per una specie di stage. Immaginatevi Rose com’era isterica
senza il
suo orsacchiotto.
Sospirai, mettendomi a letto. Beh, quel giorno avevamo
fatto progressi, peccato che domani sarebbe ricominciato tutto
d’accapo.
- *Angolino Autrice*
- Salve a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo^^ ( oh, notare la chiccoseria del divisore u.u)
- Spero vi sia piaciuto- mi piacerebbe sapere se è così ;)
- comunque, le cose cominciano a farsi complicate .
- tra un adam scemo, una natalie troppo testarda e ottusa, l'unica che si salva è la piccola kate! solo lei puà salvare la situazione. u.u
- grazie alla magia della 'cucciola', nat e addy - immaginatevi quanto lo sfotterà lei (xd) - si sono parlati civilmente. sarà un segno del destino, magari XD eh, almeno... non è così semplice... xp
- ci vorrà un po' prima che si sveglino. comunque, a differenza di natalie, a me adam strapiace *-* è così dolciuzzo... lasciamo perdere che stronzeggia, ma non è stronzo u.u
- beh, lasciamo perdere. ora vado, ciauuuu^^