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Autore: sihu    26/07/2010    5 recensioni
il sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova. che ne sarà stato di James Potter e che ne sarà dei malandrini? Dal terzo capitolo: Non voglio tediarvi con i particolari anche perché non sarebbe giusto nei confronti della famiglia. La notizia fino ad ora è rimasta riservata per non fare preoccupare nessuno e per motivi di privacy, tuttavia vorrei che tutti osservassimo qualche istante di silenzio e rivolgessimo una silenziosa preghiera per James Potter.” disse il vecchio preside abbassando la testa..
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Broken Memories'
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CAPITOLO 14
NUOVI ACQUISTI E VECCHI COMPAGNI

Quando Sirius la sera prima aveva esultato per la felicità alla vista dell’amico, al settimo cielo per essere appena tornato ad essere capitano, non aveva considerato le conseguenze che quella nomina avrebbe comportato. James di nuovo capitano voleva dire che la squadra doveva tornare ad allenarsi, anche se le speranze di concludere qualcosa di buono per quell’anno ormai erano minime o quasi nulle, e per lui sarebbe stata dura tirarsi indietro.
“Dai, Sirius.” disse James, che ormai pregava l’amico da quasi un ora. Aveva assolutamente bisogno del suo migliore cacciatore nonché braccio destro. L’ottimismo di James e l’ironia di Sirius erano i fattori chiave, indispensabili al morale della squadra. Senza uno dei due la battaglia poteva tranquillamente dichiararsi persa in partenza.
“No, James.” rispose Sirius, categorico, senza scomporsi. Era ormai almeno la decima volta che il ragazzo si rifiutava di tornare nella squadra ma James non si arrendeva. La parola resa o fallimento non era contemplata nel vocabolario dell’amico, tanto era testardo. James aveva cominciato quell’opera di convincimento senza speranza non appena erano finite le lezioni, ma non aveva ancora raggiunto nessun risultato e non accennava a smettere.
“Te lo sto chiedendo per favore.” continuò James, deciso a non arrendersi tanto facilmente. Dopo tutto lui era James Potter, famoso per essere l’essere più testardo del pianeta.
“Il mio continua ad essere un No.” disse Sirius, sbuffando. Il ragazzo provò a guardarsi intorno, alla ricerca dell’aiuto degli amici, ma ne Remus ne Peter davano segni di dargli retta presi come erano in una complicata partita di scacchi magici.
“Vuoi che mi metta a supplicare?” chiese James, quasi disperato.
“Non lo stai già facendo?”disse Sirius, divertito, fissando con superiorità l‘amico, in piedi di fronte a lui. Era sorprendente che con tutte le cose che aveva da fare James, comprese un sacco di lezioni arretrate da recuperare, avesse trovato del tempo per mettersi a pregare lui di tornare in squadra. Sotto quel punto di vista James era da ammirare in quanto a tenacia.
James stava per ribattere ma dal ritratto entrò Alice insieme a Charleen e Cristal. Le tre ragazze fissarono a lungo lo strano gruppetto, confuse, nonostante fossero ormai abituate alle stranezze dei malandrini ed avessero smesso da tempo di farsi domande.
“Che sta succedendo?” chiese Alice, entrata da poco nella sala comune, guardando incuriosita il cugino ed il suo migliore amico che si guardavano quasi in cagnesco.
“James cerca di convincere Sirius a tornare in squadra.” spiegò Remus brevemente, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo. A quelle parole Alice strabuzzò gli occhi, sorpresa dalle parole del licantropo.
“Quale squadra? Seba ha lasciato l’incarico, pensavo l’avessero sciolta.” commentò Alice, distratta e allo stesso tempo preoccupata. Intuiva dove volesse andare a parare Remus, ma in cuor suo sperava di sbagliarsi. James a cavallo di una scopa a chissà quanti metri di altezza era uno spettacolo che la terrorizzava e che sperava di non dover più vedere almeno per un bel pezzo. Quando aveva saputo che i suoi genitori e sua zia intendevano regalare una scopa a James, per Natale, aveva cercato in tutti i modi di far loro cambiare idea. Con zia Dorea c’era riuscita, ma suo padre era stato irremovibile: la scopa di James era sparita dopo l’ultima partita dell’anno precedente e lui aveva bisogno di una scopa nuova.
“La McGranitt ha restituito il comando a James.” sbuffò Sirius, pensando ad una buona scusa per liberarsi una volta per tutte dell‘amico. Non ne poteva più delle sue pressioni. La squadra per quell’anno era persa, da dimenticare, perché ostinarsi quando potevano lasciare perdere e provarci l’anno successivo?
“Cosa?” chiese Cristal, allibita, guardando James sconvolta. Il ragazzo si era appena ripreso, certo ora stava bene, ma era comunque pericoloso per lui riprendere a volare così presto. Il suo braccio era guarito solo del tutto da poco più di una settimana, senza contare che aveva già parecchio da fare con le lezioni arretrate. La professoressa di trasfigurazione doveva essere decisamente disperata per avere preso una decisione simile.
“Lui ha accettato?” chiese a sua volta Alice, preoccupata per la risposta.
Sapeva che suo cugino era abbastanza pazzo da dire si ad una proposta del genere, ma sperava con tutte le sue forze di sbagliarsi. Dopo tutto la squadra era persa, chi mai vuole essere il capitano di una squadra destinata al fallimento?
“Beh, si..” balbettò James, in ansia per l’espressione omicida che si era dipinta sul viso della cugina. Nel momento in cui aveva accettato l’incarico sapeva alla perfezione che Alice, Remus e forse anche Lily sarebbero stati del tutto contrari all’idea. Certo, il quel momento si era anche aspettato che Sirius stesse dalla sua parte, ma evidentemente per quello si era sbagliato. Per la prima volta da quando si conoscevano suo fratello non lo appoggiava.
“Pazzo, incosciente, sconsiderato!” cominciò ad urlare Alice, con tono minaccioso.
Preoccupato per la situazione Remus appoggiò il libro e si mise in mezzo, fermando la ragazza mentre Cristal cercava di calmarla parlandole. Solo Charleen e Peter sembravano indifferenti alla discussine, l’una troppo presa dal suo libro e l’altro troppo pauroso per mettersi in mezzo e prendere le parti di qualcuno. Sirius approfittò della situazione per allontanarsi da James, sperando che una volta tornata la calma l’amico non avesse più occasione per tormentarlo.
“Cuginetta, tu giochi.. Vero?” chiese James, allontanandosi prudentemente dalla ragazza per paura della sua risposta.
“Certo che no!” esclamò Alice, decisa, schierandosi dalla parte di Sirius. James guardò i due ragazzi, seduto uno di fianco all’altra, e capì che non ci sarebbe stato verso di convincere nessuno dei due. La squadra era definitivamente persa, senza speranze. A quell’idea James sospirò depresso, lasciandosi cadere a sedere.
“Uffa!” sbuffò James, facendo sobbalzare Charleen, seduta di fianco a lui. La ragazza fino a quel momento era stata così assorta dalla lettura del suo libro da non prestare la minima attenzione alla discussione che stava avendo luogo a pochi passi da lei.
“Che succede?” chiese Charleen, curiosa, guardandosi intorno. Alice era rossa e Cristal stava facendo del suo meglio per calmarla, Remus e Peter giocavano come loro solito, Sirius era annoiato e infine James sembrava depresso. Questo ultimo particolare colpì molto la ragazza, che ormai si era riabituata ad una versione decisamente più vulcanica dell’amico.
“Sembra che Grifondoro non abbia più una squadra..” spiegò James, tetro, ignorando deliberatamente tutti gli altri ragazzi presenti nella stanza che a loro volta presero a parlare tra loro ignorando lui. Traditori, ecco cosa erano, tutti quanti. Persino Alice e Sirius, i due in cui riponeva più speranze.
“Perché il capitano ha lasciato?” chiese Charleen ingenuamente, chiudendo il libro e prestando tutta la sua attenzione a James.
“No, perché i componenti si tirando indietro.” rispose James, sbuffando. Sirius sbuffò e decise che era ora di lasciare la stanza prima di finire a litigare con l’amico.
“Ma scusa, come si gioca senza capitano?” insistette Charleen, interessata. Quando aveva saputo che Seba aveva lasciato l’incarico ci era rimasta molto male. Quando era entrata in squadra, all’inizio dell’anno, era sicura che insieme avrebbero fatto grandi cose. L’ipotesi del fallimento non era contemplata, era un’idea talmente assurda da non essere degna di essere presa in considerazione.
“La McGranitt ha nominato di nuovo me.” spiegò James. Non era più contento come all’inizio. L’entusiasmo si era smorzato quando si era reso conto che nessuno aveva intenzione di giocare l’ultima partita. Grifondoro avrebbe perso senza nemmeno scendere in campo, era semplicemente assurdo. Sembrava che improvvisamente James fosse rimasto l’unico a credere nei suoi amici e nella sua squadra. Che fine aveva fatto l’orgoglio ed il coraggio tipico dei Grifondoro? Sembrava che d’improvviso fossero diventati tutti Serpi, Tassi e Corvi.
“Davvero? È una notizia fantastica.” esclamò Charleen, emozionata. James guardò la ragazza, perplesso. Improvvisamente si ricordò che anche lei faceva parte della squadra, ed era anche la prima che dimostrava un po‘ di entusiasmo all‘idea di giocare ancora.
“Si, peccato che non ho più una squadra. Seba, Alice e Sirius non vogliono più saperne.” si lamentò James, tetro. La ragazzo lo fissò a lungo, pensierosa.
“In pratica ti mancano tutti i cercatori.” concluse Charleen pratica, pensandoci su qualche istante, in attesa della risposta del ragazzo.
“Anche un battitore che si è fatto male nell’ultima partita.” aggiunse James, sospirando.
Il più piccolo dei fratelli Brawn, Simon, si era fatto male a causa di una brutta caduta dalla scopa. Quella era stata la tegola che aveva spinto Seba a lasciare il comando: i due fratelli erano fenomenali insieme, senza Simon le capacità di Luke si abbassavano notevolmente. Senza contare che non Sebastian non aveva pensato a selezionare un battitore di riserva.
“Non abbatterti, vedrai che ce la faremo.” cercò di consolarlo la ragazza, sorridendo.
“Faremo?” chiese James, stupito dall’uso del plurale. Quella ragazza lo stava sorprendendo. Aveva creduto per anni che Charleen fosse una bambolina, capace solo di farsi bella e di far perdere la testa ai ragazzi mentre ora lei gli stava dimostrando di essere brava anche nello sport, di avere carattere e di non volere lasciarlo solo in quella battaglia.
“Certo, se mi vuoi io sono con te.” disse sorridendo Charleen. James fissò a lungo la ragazza, incredulo. Charleen era la prima a fidarsi di lui tanto da chiedergli di poter giocare.
James promise a se stesso che avrebbe vinto, lo doveva a quella ragazza che credeva in lui. La prima da tanto tempo.
“Bene, allora siamo in tre.” esclamò James, felice.
“Frank che dice?” chiese Charleen, perplessa. Non aveva incrociato Frank dalla discussione di qualche giorno prima quando avevano cercato di stabilire se fosse leale o meno non dire la verità a James. Il portiere in quella situazione era stato zitto e non si era sbilanciato ne in favore della propria ragazza e neppure per il suo migliore amico.
“Non credo giocherà..” mormorò James, tetro. Se Sirius e Alice non volevano dargli retta non lo avrebbe fatto nemmeno Frank. Il suo migliore amico aveva da poco lasciato il comando della squadra e la sua ragazza non voleva giocare, che motivo poteva avere lui di dire di si?
“Provo a parlarci?” propose Charleen, sorridendo. James fissò ancora quella ragazza, incredulo. Era ottimista come lui, un perfetto elemento per la squadra. Guardando Charleen, nonostante fosse una pazzia, decise che avrebbe provato a parlare a Frank.
“No, ci penso io. Tu devi fare una cosa per me.” disse James, pensieroso, guardando distrattamente l‘orologio. Non erano ancora le sei, forse c’era abbastanza tempo per tentare l’impossibile e consegnare l’elenco dei giocatori alla McGranitt entro la mattina successiva.
“Agli ordini, capitano.” esclamò Charleen, scattando in piedi.
“Cerca l’unico battitore che ci resta, e anche quello infortunato, e convocate tutti quelli che si erano presentati per il provino ad inizio stagione per oggi al campo, io vado da Frank.” ordinò James, alzandosi a sua volta e lasciando la stanza prima che la ragazza rispondesse. Avevano poco tempo, dovevano fare in fretta. Attraversò il castello di corsa, travolgendo come una furia tutti quelli che si trovavano in mezzo ai piedi. Trovò Frank in biblioteca a studiare, insieme a Sebastian e Lily. Si avvicinò al loro tavolo facendo piano, cercando di mettere a tacere il suo istinto che gli diceva di baciare Lily e prendere a pugni Seba per avere abbandonato la squadra.
“Hei, posso parlarti un attimo?” chiese James a Frank, sforzandosi di non fare troppo caso agli altri due ragazzi seduti insieme a lui al tavolo.
“Se è per la squadra, la risposta è No.” rispose Frank senza nemmeno alzare lo sguardo dalla pergamena sulla quale stava scrivendo. Conosceva abbastanza James per sapere che sarebbe venuto anche da lui per cercare di convincerlo a tornare in squadra. Era andato in biblioteca per cercare di scoraggiare James, ma evidentemente non era bastato.
“Frank..” inizio James, sospirando. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Poteva sostituire i cacciatori ma non il portiere, nessuno al castello era all’altezza di Frank. Giocare senza lui in porta era semplicemente un suicidio.
“No, James. È assurdo. Quest’anno è partito male e finirà peggio. Non ha senso umiliarci.” sbuffò Frank, tetro. Anche lui avrebbe voluto che Grifondoro vincesse, era ovvio. Dannazione dopo tutto era il suo ultimo anno, ma alla fine si era dovuto rassegnare. L’unico lato positivo di quella faccenda sarebbe stato avere più tempo per prepararsi ai M.A.G.O.
La bibliotecaria si avvicinò minacciosa e James fece segno all’amico di continuare la loro discussione fuori dalla stanza.
“Ci umilieremo non giocando.” ribadì James, insistendo. Frank sospirò, sorpreso dalla testardaggine di James. Sapeva che l’amico era determinato, ma non immaginava fino a tanto. Frank lo fissò, pensieroso, chiedendosi se avesse insistito tanto anche con Sirius, Alice e Sebastian.
“Non abbiamo più nemmeno un tifoso. Dimmi, per chi giochiamo?” chiese Frank con fare provocatorio.
“Senti Frank, io ho bisogno che tu giochi. Ho bisogno di un portiere con le palle, di due battitori che ci proteggano le spalle e di tre cacciatori che credano che ce la possiamo fare perché solo così darò un senso a quest’anno.” esclamò James, deciso. Frank guardò perplesso James, senza riuscire ad aprire bocca. Il discorso del capitano lo aveva lasciato semplicemente senza parole. Per lui la squadra era sempre stato un passatempo, un modo per fare onore alla sua casa e passare piacevoli pomeriggi con gli amici ma non aveva mai immaginato che per James fosse una cosa così importante, tanto da fargli venire gli occhi lucidi parlandone.
“James..” iniziò Frank, subito interrotto dall’amico. James era come un fiume di piena.
“Ho passato mesi in coma, immobile. Tutti mi vedono come un malato, un essere fragile da proteggere. Devo dimostrare che sto bene e che sono tornato quello di sempre. Posso farlo solamente vincendo questo maledetto campionato e per farlo ho assolutamente bisogno di te. Se non giochi tu, non ha senso. Perderemo di sicuro.” continuò James. Frank si accorse che l’amico aveva gli occhi lucidi e abbassò la testa, imbarazzato.
“È un’impresa impossibile, siamo ultimi..” mormorò Frank, scuotendo la testa. James non poteva credere veramente che avevano ancora delle speranze. Erano ultimi, a quattrocento punti da Serpeverde e mancava solamente una partita, proprio contro di loro. Solo un illuso oppure un folle avrebbe scommesso sulla vittoria dei Grifoni, che dopo il ritiro di Seba, Sirius ed Alice non avevano alcuni degli elementi migliori della squadra.
“Per questo mi servi tu in porta.” insistette James. Frank non era un portiere, lui era IL portiere. Solo con lui tra i pali Grifondoro poteva vincere.
“James..” mormorò Frank, onorato dalle parole dell‘amico.
Le ultime due sconfitte gli avevano fatto perdere anche la fiducia in se stesso perché si sa, il portiere quando si perde si prende tutte le colpe.
“Ti prego Frank. Anzi, ti imploro.. Vuoi che mi metta in ginocchio?” chiese James, decisamente disperato. Ormai non si vergognava nemmeno più, piangeva senza ritegno in mezzo ad un corridoio affollato, incurante della gente che passava e che li vedeva.
“James..” mormorò ancora Frank, cercando di mettere a tacere l‘amico.
“Sono abbastanza disperato da farlo, te lo assicuro.” disse James, buttandosi a terra.
“Per le mutande di Merlino, smettila. Gioco, sono in squadra ma tu smettila.” esclamò Frank alla fine, esasperato, alzando gli occhi al soffitto. Alla fine James aveva vinto.
“Frank..” mormorò James, alzando gli occhi e incontrando il sorriso divertito dell’amico.
“Sei in mio capitano, un po’ di ritegno. Come posso rispettarti sennò?” chiese Frank, porgendo la mano a James per aiutarlo a rialzarsi. James aveva bisogno di lui, non poteva abbandonarlo anche se forse si trattava di un’impresa impossibile.
“Grazie Frank, davvero.” ringraziò James, con gli occhi lucidi.
Frank, Luke e Charleen avevano deciso di fidarsi di lui, non poteva deluderli. Con loro al suo fianco Grifondoro poteva ancora vincere e dimostrare a quanti non credevano il loro che si erano sbagliati.
“Va bene, ora che si fa?” chiese Frank, sospirando. Dato che era tornato in squadra tanto valeva fare le cose per bene e rendersi utile.
“Charleen ha convocato quelli che si erano presentati per i provini oggi pomeriggio. Tu, l’altro battitore e lei dovete scegliere due cacciatori, un battitore e qualche riserva.” spiegò James, facendo un veloce resoconto all‘amico.
“E tu?” chiese Frank, stupito che James non volesse dire la sua. Normalmente spettava al capitano l’ultima parola sulla formazione e sulla scelta della squadra.
“Io non ho visto i loro provini. Voi sapete come volano e come giocano.” rispose James, pratico, sorvolando sul fatto che lui si era perso i provini delle matricole perché era in coma.
“Va bene.” rispose Frank, senza commentare, prima si seguire l’amico verso il campo dove Charleen e Luke, aiutati da Simon, avevano radunato i candidati. I ragazzi, incuriositi dalla strana richiesta, si fecero trovare puntuali al campo, curiosi di sapere cosa voleva James Potter da loro. Insieme a loro c’era anche qualche spettatore pettegolo e qualche spia delle altre case. Nessuno credeva veramente che Potter stesse cercando di rimettere insieme la squadra tanto assurda che sembrava la questione.
“Cosa cerchiamo?” chiese Frank, fissando poco convinto i ragazzi convocati. Era abbastanza sicuro che tra loro non c’era nessuno di particolarmente bravo, Sebastian li aveva scartati per quello. Certo, lui cercava un cercatore che sostituisse James, un’impressa chiaramente impossibile, mentre loro cercavano due cacciatori ed un battitore.
“Allora, voglio affiatamento, ottimismo, voglia di vincere e gioco di squadra.” spiegò James, eccitato all’idea di vedere la squadra tornare insieme.
“E devono essere capaci di fare miracoli.” aggiunse Frank, scuotendo la testa.
“Non sei divertente.” commentò Charleen, guardando male il portiere. Avevano bisogno di giocatori capaci, non di cabarettisti.
“Avete ragione, scusate.” si scusò Frank, tornando serio.
James parlò ai candidati, spiegando loro perché si trovavano lì e che cosa stessero cercando. La metà di loro non appena capì che James faceva sul serio e che credeva davvero che Grifondoro poteva ancora vincere decise di ritirarsi e se ne andò ridendo. I pochi che decisero di restare, salvo qualche eccezione, sembravano poco convinti.
“Accidenti, mancano dieci minuti alle otto.” esclamò James, lanciando un’occhiata all’orologio che teneva al polso.
“Accidenti sai leggere l’ora, che bravo.” commentò Frank, fingendosi stupito. James alzò gli occhi al cielo, ripetendosi mentalmente che se avesse fatto troppo male a Frank poi Grifondoro sarebbe restata senza il portiere.
“Idiota, ho un appuntamento con Lily. Mi aiuta in pozioni, se faccio tardi mi ammazza.” spiegò James, raccogliendo velocemente le sue cose.
“Come facciamo qui?” chiese Luke, fissando i candidati che aspettavo curiosi. Al fianco del battitore c’era suo fratello Simon, con le stampelle e il viso triste di chi vuole giocare ma non può. Aveva parlato con Charleen, deciso a dare il suo contributo alla squadra anche senza giocare. James quando lo aveva saputo si era rallegrato.
“Questo è lo spirito che voglio. Siamo un gruppo, non importa chi gioca!” aveva esclamato James mentre Frank lo osservava stranito. A prima vista il capitano poteva sembrare un illuso, un sognatore senza speranza, ma dopo tutto forse aveva ragione. Erano caduti talmente in basso che ormai non avevano nulla da perdere. Qualsiasi risultato sarebbe stato meglio di nessun risultato. Se dopo la partita contro Serpeverde anche solo dieci persone si fossero ricredute sulla squadra si sarebbero potuti dire soddisfatti.
“Potete finire voi? Tanto dovete solo decidere chi volete in squadra..” pregò James, fissando uno ad uno i compagni di squadra.
“Ma James, il capitano sei tu..” mormorò Frank, stranito. Era la prima volta che vedeva un capitano dare carta bianca alla sua squadra.
“Ho totalmente fiducia in voi. Inoltre, voi li avete visti giocare, io no.” rispose James, riponendo tutta la sua fiducia in Frank. Mai come in quel momento sentiva la mancanza di Sirius e Alice in squadra.
“Basta che poi non ti lamenti.” lo ammonì il portiere, minaccioso.
“Chiunque scegliate sarà all’altezza, lo so.” rispose James, sorridente, correndo via.
Ancora una volta, James si trovò con il fiato corto e il viso sudato. Gli altri studenti lo guardavano curiosi, chiedendosi perché Potter stesse correndo da tutto il pomeriggio. James decise di non farci caso, attraversò tutta la scuola di corsa, ma arrivò lo stesso in ritardo. Entrò nella stanza dove Lily lo aspettava in punta di piedi, pregando che la rossa non fosse già andata via e che non fosse troppo arrabbiata con lui.
“Scusa Lily, sono in ritardo lo so.” si scusò James, spaventato, la testa china sul pavimento.
“Solo di qualche minuto, nulla di grave.” rispose Lily, sorridendo, guardando curiosa il ragazzo visibilmente affaticato.
“Meno male.” sospirò James, lasciandosi cadere su una sedia per riprendere fiato.
“Dove eri finito? Hai il fiatone e sei tutto sudato. Calmati, sennò finisce che ti ammali.” esclamò Lily, guardando sorpresa il ragazzo.
“No, non mi ci vuole proprio. La McGranitt mi uccide.” disse James, spaventato all’idea di ricadere nelle ire della donna.
“Perché?” chiese Lily, ingenuamente, cercando gli occhi color nocciola di lui.
“Sono tornato in squadra, come capitano.” spiegò James, preparandosi ai commenti negativi o pessimisti della ragazza. Sapeva bene che Lily odiava con tutta se stessa il quidditch e che lo riteneva un’enorme perdita di tempo.
“Perdi tempo.” liquidò lei la questione, sbuffando.
“Prego?” chiese James, leggermente deluso dalle parole della rossa. Lo sguardo indagatore di James fece arrossire Lily.
“La squadra non ha praticamente possibilità e nessuno sano di mente tiferebbe per noi. Inoltre tu hai un sacco di lezioni da recuperare. Alla fine perderai l’anno, sarai distrutto e non avrai vinto lo stesso.” concluse lei, pratica, dipingendo un quadro davvero tetro ma anche parecchio realistico della situazione.
“Sei pessimista.” sbottò James, sorridendo. Lily rimase colpita da quel sorriso. Nonostante tutto fosse contro di lui, James credeva nella squadra e riusciva a ridere delle previsioni negative degli altri.
“No, sono realista. Alla prossima partita nessuno di Grifondoro verrà a vedervi giocare, lo sai?” chiese Lily, pentendosi quasi subito di avere usato quelle parole così dure.
“Non dall’inizio forse, ma alla fine saranno tutti lì a fare il tifo per noi. Li rinonquisteremo, lo so.” rispose James, sognante. Sembrava che i commenti negativi della rossa non riuscissero a scalfire il buon umore del ragazzo.
“Come fai ad essere così sicuro di te?” chiese Lily, sempre più stupita ed affascinata da James. Ogni giorno che passava la sua cotta peggiorava e lei si trovava sempre più spesso a chiedersi come sarebbe stato essere la sua ragazza.
“Così schifosamente pieno di me?” chiese James, ironico.
“Non volevo insultarti, solo capire cosa ti da la forza di non arrenderti e di continuare a credere nella squadra.” spiegò meglio Lily, rossa quanto i suoi capelli per essere stata fraintesa. Se James si stupì di quelle parole, si sforzò di non darlo a vedere.
“Beh, non lo so. Credo nell’amicizia, nel coraggio e nella tenacia. In questi anni abbiamo costruito qualcosa, e non sarà un unizio sfortunato a distruggere tutto.” spiegò lui con gli occhi fissi in quelli della ragazza. Lily dovette riconoscere che era davvero difficile non credergli e non fidarsi di lui. Avevano parlato solo per pochi minuti eppure anche lei che non capiva nulla di sport cominciava a credere che Grifondoro ce la potesse fare.
“Si, ma è quasi impossibile vincere il campionato.” sbuffò Lily, delusa all‘idea che le Serpi uscissero vincitrici da quella competizione.
“Vincere non è tutto, divertirsi e riconquistare il nostro pubblico è più importante.” mormorò James, sorprendendo con quelle parole la rossa. Non disse nulla, ma decise che lei alla partita contro Serpeverde ci sarebbe andata non tanto perché credeva che Grifondoro potesse vincere ma perché credeva in James.
“Mi hai lasciata senza parole, ora passiamo a pozioni. Se non passi il test della settimana prossima non credo che Lumacorno ti lascerà tempo per giocare.” disse Lily, ridendo.
“Che uomo viscido.” sbuffò James, strappando una risata alla rossa.
“Non è così male.” commentò Lily, prendendo le difese del professore. Nel corso degli anni aveva avuto modo di passare del tempo con lui e aveva capito che in fondo Lumacorno era fondamentalmente un vecchietto, molto solo, che cercava l’approvazione e l’amicizia di personalità importanti ed influenti per sentirsi qualcuno.
“Certo, per te che sei la sua cocca forse.” protestò James, imbronciato.
I due ragazzi andarono avanti a studiare per un’ora, fino a che Lily non si accorse che erano quasi le nove e che non avevano ancora mangiato. La rossa si congedò da James, che dichiarò di voler studiare ancora un po’, e corse via insieme agli altri.
“James, andiamo a cena. Vieni con noi?” chiese Sirius, avvicinandosi all’amico chino su libri, pergamene e boccette d’inchiostro.
“Andate avanti, arrivo tra poco.” disse James, impegnato, senza alzare la testa dalla pergamena. Sirius, preoccupato, lanciò un‘occhiata a Remus. Normalmente era lui quello che saltava i pasti e stava alzato fino a tardi a studiare, non James.
“Sicuro?” chiese Remus, anche lui preoccupato per l’amico.
“Certo, mi manca solo qualche riga di questo tema.” spiegò James, annuendo distrattamente senza staccare gli occhi dalla pergamena. Si trattava di un tema di incantesimi molto complicato su un argomento che lui si era perso.
“Non puoi finire dopo?” chiese Sirius, stupito da quell’improvvisa dedizione allo studio.
“Devo comunque aspettare Frank per parlare della squadra.” spiegò James, distrattamente.
“Come vuoi.” rispose Sirius, alzando le spalle ed allontanandosi prima che l‘amico ricominciasse a pregarlo di entrare in squadra. Non appena uscì dalla sala comune, Sirius fu affiancato da Alice, preoccupata come lui.
“Sta facendo troppe cose.” commentò la ragazza non appena Sirius e Remus si avvicinarono abbastanza per parlare. Sirius sospirò, senza dire nulla.
“Si, lo penso anche io.” annuì Remus, preoccupato. Nonostante James facesse del suo meglio per non darlo a vedere, si vedeva che era stanco, pallido e che non aveva tempo nemmeno per andare in bagno. Era questione di tempo e sarebbe di sicuro crollato.
“Capitano della squadra.. È una grandissima perdita di tempo.” sbottò Alice, maledicendo la McGranitt per l’infelice decisione di dare a lui il comando della squadra, Seba per essersi ritirato e la sua famiglia per avere fornito una scopa nuova a James.
“Il guaio è che ci sta dedicando tutto se stesso.” spiegò Sirius, preoccupato.
“Forse dovreste aiutarlo allora. Giocando intendo.” disse Remus, fissando i due cercatori che lo guardavano allibito. Chiaramente nessuno dei due ne aveva intenzione.
“Se non giochiamo la squadra si scioglie e James non rischia un esaurimento.” spiegò Sirius, alzando le spalle. Era difficile non farsi contagiare dall’entusiasmo di James e non volare insieme a lui, ma lo stava facendo per il suo bene.
“Non ne sono tanto sicura.” commentò Lily a mezza voce, alzando le spalle. La voce della rossa fece girare i ragazzi, incuriositi.
“Si invece, è praticamente da solo. Lui e quel battitore..” continuò Alice, convinta.
“Ti sbagli, ci sono anche Frank e Charleen.” mormorò Lily, lasciando tutti senza parole.

James accantonò esasperato il tema e decise di iniziare a fare pratica con qualche incantesimo arretrato fino a che non arrivarono Frank e Charleen. I due ragazzi avevano le facce soddisfatte. James ipotizzò che le selezioni alla fine dovevano essere andate meglio di quanto speravano.
“Allora?” chiese James, appoggiando la bacchetta.
“Missione compiuta.” rispose Charleen facendo il segno di vittoria con le mani.
“Bravissimi. Dannazione, non so come concludere il tema.” sbuffò James, lanciando un’occhiataccia alla pergamena, quasi sperando che si scrivesse da sola.
“Lascia, faccio io.” si propose Frank, sedendosi di fianco a James.
“Grazie Frank.” ringraziò James, grato che Frank lo aiutasse.
“Per così poco.” mormorò Frank, alzando le spalle. James stava facendo troppe cose e lui voleva davvero essergli d’aiuto perché riconquistasse un po’ di fiducia in se stesso, senza contare che conosceva il programma di incantesimi del sesto anno alla perfezione.
“Vuoi sapere chi sono i nuovi acquisti?” chiese Charleen, entusiasta.
“Certo, fuori i nomi. I due cercatori?” esclamò James, curioso.
“Una ragazza del quarto, Stephanie e Bob.” rispose Frank, distrattamente.
“Il tuo compagno di stanza?” chiese James, fissando il portiere chino sul suo tema.
“Si, è bravissimo.” assicurò Frank, sorridente. James annuì, convinto.
“Ne sono sicuro. Battitore?” chiese James, curioso di sapere chi aveva rimpiazzato Simon.
“Ora ti arrabbi.” avvisò Charleen, preoccupata.
“Chi è?” chiese James, allarmato dalle parole della ragazza.
“Quello dell’anno scorso..” mormorò Charleen con un filo di voce.
James strabuzzò gli occhi, stupito. Frank doveva davvero essere impazzito se aveva convocato di nuovo Mark in squadra.
“L’assassino che ha quasi ucciso Sirius?” chiese James, ironico.
“È l’unico abbastanza bravo e con abbastanza voglia di fare.” spiegò Frank, passando a James il tema finito. Anche lui all’inizio non era assolutamente d’accordo, ma Charleen aveva insistito e alla fine aveva dovuto darle ragione.
“Gli spiace un sacco per l’incidente e vuole riscattarsi.” continuò Charleen, con enfasi.
“Che ne pensa l’altro battitore, Luke?” chiese James, perplesso.
“Per lui va bene. Anche Simon è contento che sia Mark a sostituirlo” disse Charleen, raccontando a James di quanto già fossero affiatati Luke e Mark. Certo, non affiatati come Luke e Simon ma comunque molto bravi.
“Allora va bene anche a me.” mormorò James, alzando le spalle. Doveva fidarsi dei suoi compagni, oppure la squadra non sarebbe andata da nessuna parte.
“Andiamo a cena e facciamo un brindisi alla squadra?” propose Charleen, felice.
“Abbiamo una squadra, ancora non ci credo!” esclamò James, entusiasta. Solo quella mattina sembrava tutto perduto e invece ora era insieme al suo portiere e alla sua cacciatrice a festeggiare i nuovi cercatori e il nuovo battitore.
“Adesso ci serve solo una strategia ed un miracolo.” commentò Frank, sorridendo. Anche lui cominciava a credere davvero che il riscatto di Grifondoro fosse possibile.
“Basta una strategia, tu lascia fare a me.” assicurò James, sicuro di sé.
“Sicuro di avere abbastanza tempo?” chiese Frank, preoccupato.
“Ti ho mai deluso?” chiese James in risposta, spalancando la porta della Sala Grande.
Non ci volle molto ad individuare gli altri, seduti come sempre al solito tavolo.
“Ciao ragazze, scusate il ritardo.” esclamò Charleen sedendosi di fianco a Lily, mentre Frank prendeva posto vicino ad Alice e James vicino a Sirius.
“Di la verità, mi vuoi rubare il fidanzato?” chiese Alice, guardando male la compagna di stanza.
“Non potrei mai.” rispose Charleen, scoppiando a ridere.
“Io si, sai che sono geloso.” sbuffò Sebastian, fingendosi geloso di Frank.
“Scemo.” lo apostrofò Alice.
“Il tema?” chiese Remus a James, stupito che l‘amico lo avesse già terminato.
“Finito.” rispose il ragazzo, fissando Frank.
“Beh, e il brindisi che mi avevate promesso?” chiese Frank, fissando i due compagni di squadra. James e Charleen si guardarono e scoppiarono a ridere, prima di prendere i loro bicchieri in mano.
“Per cosa si brinda?” chiese Cristal, confusa, guardando le facce altrettanto confuse dei suoi compagni seduti al tavolo.
“Alla squadra, al nuovo capitano ed al miracolo.” esclamò Charleen, alzando il suo calice.
“Alla squadra.” risposero in coro Frank e James.
James credeva che senza Sirius non avrebbe concluso nulla ed invece aveva trovato un valido sostegno sia in Charleen che in Frank. Con l’entusiasmo di Charleen, il suo ottimismo e la tecnica di Frank James era sicuro che avrebbero vinto da coppa.
“Sei proprio deciso allora.” mormorò Remus a bassa voce, preoccupato.
“Remus, non ti ci mettere anche tu. Sai che sono testardo.” rispose in ragazzo, sorridendo.

La settimana corse veloce, soprattutto per James preso come era dalla squadra, dalle lezioni e dalle ripetizioni. Tutti non facevano che ricordargli che non aveva tempo ne speranze, ma lui andava avanti con l’appoggio di Frank, di Charleen e della squadra che sembrava ogni giorno più convinta che potevano farcela. L’umore di James, nonostante la stanchezza, era più contagioso che mai. Alla fine della settimana James ebbe il suo premio, il suo primo e tanto agognato appuntamento con Lily.
“Sei bellissima. Anzi, sei un sogno.” esclamò James, sognante, prendendo la ragazza per mano e conducendola verso un locale poco affollato dove poter parlare e bere qualcosa tranquillamente.
“Esagerato.” mormorò Lily, imbarazza da quel complimento che l’aveva fatta arrossire.
“Scherzi? Sono anni che non aspetto altro.” disse James, entusiasta di essere solo con la ragazza dei tuoi sogni. Erano anni che progettava quell’incontro tanto che aveva paura di dire anche solo una parola sbagliata e rovinare tutto.
“A dire il vero non credevo saresti venuto..” iniziò lei, preoccupata.
“Pensavi che mi sarei tirato indietro?” chiese James, sorpreso, fraintendendo le parole di Lily.
“No, che saresti stato troppo stanco.” spiego Lily, cercando di nascondere la preoccupazione dal suo viso. James a quelle parole alzò gli occhi al cielo.
“Non ti ci mettere anche tu, questo discorso l’ho sentito spesso ultimamente.” pregò James.
Nell’ultima settimana ogni persone che incontrava trovava il tempo per ripetergli che un illuso, un folle oppure un sognatore. Il meglio, o forse il peggio, lo aveva raggiunto quando Alice gli aveva dato dell’egoista, accusandolo di essere una continua fonte di preoccupazioni per lei. Quella frase lo aveva ferito, ma James aveva incassato quella frase senza dire una parola, ripetendosi che la cugina era solamente preoccupata per la sua salute.
“Hanno ragione a preoccuparsi per te. Sei stato male, molto male, e non ti sei ancora ripreso del tutto..” iniziò Lily, preoccupata. James la fissò a lungo, sorprendendosi a pensare che quando si preoccupava per lui era ancora più bella.
“Sto benissimo.” disse James, chiudendo la discussione con un sorriso che rinfrancò un po‘ Lily. Vedere James sorridere faceva bene al cuore tanto era contagioso.
“Il tuo fisico non è al massimo e non dovresti pretendere così tanto da te.” continuò Lily, testarda quasi quanto lui.
“Me la prendo con calma.” assicurò James, immaginando che la ragazza lo avrebbe contraddetto.
“Non è vero. Le lezioni, le ripetizioni, gli allenamenti, i compiti e le strategie. Quando ti prendi del tempo per te?” chiese Lily, ironica.
“Sono qui ora. Questo è decisamente tempo per me.” rispose James, sorridendo.
“Un giorno scoppierai.” disse Lily, portandosi le braccia ai fianchi.
“Fino ad allora, va bene così. Quando sarò vecchio avrò tutto il tempo per riposare.” scherzò James. Ridendo dell‘espressione buffa della ragazza.
“Se ci arriverai alla vecchiaia..” mormorò Lily, tetra.
“Sei pessimista.” la apostrofò James, facendole il solletico.
“Realista.” lo corresse Lily, arrossendo per la vicinanza dei loro corpi.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, grazie per essere arrivati a leggere fino a qui e grazie per le vostre rassicurazioni.
mi spiace se vi faccio penare per gli aggiornamenti, ma sto già facendo il prima possibile.
più di così proprio non riesco, mi spiace.
spero che vi vorrebe seguire lo stesso!

love_vampire: grazie milleee!
anche se  non è ancora tornato fisicamente sulla scopa, james ha ripreso il controllo della squadra! finalmente grifondoro può fare sul serio!
alice in questo capitolo è abbastanza insopportabile, almeno per me. povera, lei si preoccupa ma non si accorge che peggiora solo le cose!
con lily invece va tutto bene, e credo che presto andrà anche meglio!
regulus è stato la star dello scorso capitolo. in pratica ha motivato james a giocare senza dir nulla apertamente! grandioso!

malandrina4ever: grazie milleee!
l'idea della vendetta era passata anche nella mia testolina, ma visto che io so il futuro (di questa storia, non sono una veggente!) ho pensato di fare la brava.. almeno per adessO!
sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolO!

stecullen94: grazie milleee!
innanzitutto, ben arrivata!
alla fine si, james ricorderà. il resto non te lo posso anticipare senno va a farsi benedire la sorpresa, no?

s i r i a _a n t _ 9 7: grazie milleee!
mi spiace averti causato un pomeriggio di lacrime. se ti può far stare meglio le tragedie dovrebbero essere finite.. credo!
per lily e la squadra, beh, la risposta mi sembra scontata..
:D

ilovejames97: grazie milleee!
sono stata un bel po' di tempo a riflettere sulla tua recensione ma non riesco a capire cosa intendi quando dici che tu regulus lo vedi diverso. :D
mi spieghi meglio?

missborchietta90: grazie milleee!
spero che questo capitolo ti piaccia!


  
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