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Autore: FunnyPink    26/07/2010    8 recensioni
La mia storia, mi dispiace ma non ho saputo trattenerla mi è venuta e ho dovuto scriverla, le parole sono uscite con vita propria.
Edward e Bella sono destinati a incontrarsi, lei non ha avuto una vita facile, vive per strada, neanche lui ha conosciuto subito la felicità, ma l'ha trovata grazie e a Esme e Carlisle, ma quando entrerà nella sua vita Bella...
Sono umani, sono giovani, cosa hanno da perdere, tutto e niente!
Dal -Capitolo 10-:
-Dopo qualche secondo la sua voce mi arrivò agli orecchi
"aiutami, ti prego, Edward, aiutami"
Crollò, le sue gambe cedettero, e sentii, il suo peso scivolare giù, le feci forza sul suo corpo tenendola, in un attimo mi ero chinato, e le avevo passato un braccio dietro i ginocchi, la sua testa stava appoggiata di lato al mio braccio, senza forze, ma sveglia, sentivo il respiro e lievi gemiti
"Edward, ti prego"
"ci sono io, non ti preoccupare ci sono, io, ti aiuto io"-
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao!! la storia fugge ancora dalla mia mente e si riversa ancora qui, mi dispiace per voi che ve la sorbite!

Dopo l'intervista di ieri a Bella e la sua vita, ne abbiamo ancora e questa volta non solo su di lei, ma anche del branco! Mi dispiace per chi vuole la storia tutta e subito, ma mi piace spiegare bene le cose come le immagino e quando vengono fuori dal cervellino bacato che mi trovo.

 

 

 

Pov Bella

 

 

 

Avevo quasi diciotto anni, mancavano solo otto giorni, al mio diciottesimo compleanno, ero la più piccola del branco, e la più diversa. Gli altri erano ragazzi dai tratti dei nativi, discendenti di qualche antica tribù indiana, si erano "trovati" anche loro, fuori da questa città non avevano niente, qualcuno aveva dei genitori, che vivevano in squallide roulotte, troppo piccole anche per una persona, altri venivano da sobborghi decadenti e vivevano in topaie puzzolenti, erano sei ragazzi e una ragazza. Leah la ragazza, veniva da un sobborgo/topaia di Brooklyn, era scappata di casa a 17 anni quando suo padre aveva cominciato ad abusare di lei, era scappata insieme a suo fratello Seth, e un suo amico Paul, gli altri ragazzi erano Sam, il capo, Ambry, Quill e Jared. Erano tutti ragazzoni, Sam aveva 24 anni, anche lui a breve avrebbe compiuti 25, Ambry, Jared e Paul ne avevano 23, 22 Leah e Quill, e Seth solo 20.

Si definivano il branco, e lo sembravano, a volte per chiamarsi si ululavano.

Non erano una di quelle bande che si buttavano in alcool e droga, non sprecavamo mai niente e se avevamo dei soldi li dividevamo fra tutti i componenti, quasi niente era personale, i ragazzi stavano sempre attenti alle esigenze di noi donne, più volte Sam aveva rubato assorbenti per me e Leah.

 

Ero stata fortunata, una ragazzina sola, avrebbe potuto trovarmi chiunque, invece avevo incontrato Sam e Leah in ricognizione, erano due giorni che non bevevo ne mangiavo nulla e stavo puntando una bottiglietta dell'acqua mezza piena abbandonata sul tavolino di una bar, avevo paura, non avevo mai rubato e temevo il giudizio della gente, ma la sete era tanta. Sam quel giorno deve avermi visto, e una volta capite le mie intenzioni, aveva fatto finta di avvicinarsi al menù esposto dal bar per leggere insieme a Leah, aveva allungato la mano e preso la bottiglia in un attimo, quando si erano spostati e avevo visto il tavolo vuoto, stavo per piangere, poi i due che sembravano ancora una coppia a braccetto, si erano avvicinati e lui aveva teso la bottiglietta dell'acqua verso di me dicendomi

"tieni" io ero rimasta titubante fissando l'acqua, poi con coraggio e disperazione l'avevo presa e avevo bevuto tutto in un sorso, mi ero schizzata un po' la maglietta e il viso, i ragazzi erano rimasti lì e io a occhi bassi e voce fievole avevo ringraziato.

"io, grazie"

"di niente"

"ma devi imparare farti bastare quello che hai, devi razionare l'acqua quando ne possiedi un po', anche se la sete è tanta devi sforzarti"

ricordo di averlo guardato storto, lui aveva tolto il bracciò da quello di Leah, e lo aveva teso

"Io sono Sam, piacere" titubante avevo stretto la mano

"non devi essere così ingenua, quando incontri un estraneo, soprattutto un uomo"

feci un passo indietro spaventata -cosa intendeva?- mi ero chiesta, cominciando ad avere paura.

"oh Sam" aveva detto la ragazza rimproverandolo "non ti preoccupare non vogliamo farti nulla, non abbiamo brutte intenzioni, te lo giuro, quello che Sam intende è che non devi dare confidenza a gli sconosciuti, vivi sulla strada?" lentamente e impaurita, scombussolata dalla città in cui mi trovavo avevo annuito "anche noi, e sappiamo cosa vuol dire non avere acqua per un certo tempo, la prima cosa da imparare è farsi bastare quello che si ha il più lungo possibile, quell'acqua avrebbe potuto arrivare a stasera, sono cose che si imparano" aveva detto con un triste sorriso, sempre fissandomi, il suo volto non era molto espressivo, anche se i lineamenti non erano duri, entrambi avevano gli occhi molto scuri, come i capelli e la pelle olivastra, bronzea con il sole, ma sembravano innocui.

Quel giorno non li seguii, avevo ancora paura, il giorno dopo tornarono e c'erano due ragazzi in più Seth, il più giovane, due anni più grande di me e Quill, mi avevano portato un panino morbido e friabile, a cui era stato tolto un angolino e poi sicuramente buttato con immenso spreco. Avevo mangiato dei piccoli morsi e resistendo, avevo lasciato il resto per più tardi, infilandolo nella tasca dei pantaloni, ricordo il sorriso di Sam, che annuiva, quasi fiero che avessi capito l'insegnamento.

Quei giorni vivevo in un vicolo piccolissimo che dava sulle cucine di una pizzeria, quando chiudeva, io mi rintanavo dietro, dove nel muro c'era una piccola nicchia, spostavo un bidone dei rifiuti di cartone e mi paravo da ogni visuale, rimasi lì per cinque notti, in quel tempo conobbi meglio Sam e il Branco che tornavano sempre, alla fine mi chiesero di far parte del loro gruppo, del loro branco, assicurandomi che mi avrebbero protetta, aiutata e istruita, ma avrei dovuto fare la mia parte.

 

In verità, in questo tempo, non avevo dovuto fare molto, mi avevano spesso preservata, il grosso del lavoro lo facevano loro, ma comunque avevo buon occhio, quando si faceva quella vita bisognava osservare tutti, ogni mossa, ogni azione, quello che dicevano, quello che gettavano soprattutto, riuscivo a intuire le azioni, ero comunque utile.

Dopo un po' che ero entrata nel branco, i ragazzi presero più confidenza con me, qualcuno anche troppa, Seth mi ronzava spesso intorno, non faceva nulla di male, ma mi si avvicinava spesso e a volte mi guardava, avevo notato anche altri sguardi, non erano maliziosi, ma erano acuti quasi interessati, io non me ne accorgevo, piccola e ingenua, in ogni caso ogni volta venivano tutti rimproverati soprattutto da Sam, e qualche volta da Leah.

Lei era diversa, lei era giovane, ma sembrava molto più grande, quasi più vecchia, quando a volte i ragazzi le lanciavano sguardi maliziosi lei rispondeva, si scambiavano baci e carezze ardite, talvolta sparivano, andandosi a rifugiare in qualche angolo della struttura dove quel giorno avremmo dormito, ma era difficile non sentirli, i gemiti delle nottate di sesso, arrivavano fino a noi.

Grazie all'autorità di Sam gli sguardi, anche quelli di Seth, l'unico che non aveva "sfoghi" erano diminuiti e poi scomparsi.

La nostra vita era un continuo movimento per le strade, ricognizioni, un continuo osservare la gente, meticolosamente, ogni dettaglio, movimento era captato da uno di noi, per questo non avevamo un posto fisso, vicoli, palazzi abbandonati e ponti. Di solito ci muovevamo a tre o quattro persone, se c'era da avvicinare qualcuno, o per occasioni particolari andavamo a coppie, "sembrare" una coppia di fidanzatini ti rendeva più innocuo agli occhi della gente, lo stesso se erano due ragazze intente a spulciare dei vestiti.

Alla fine ci si fa l'abitudine...un po'.

 

 

 

Grazie grazissime a chi ha voluto gentilmente lasciare un commento, molto gentili.

MoonLight_95: ti avevo già risposto nella tua storia, comunque ringrazio tutti quelli che leggendo vogliono dire la loro, sono ben accetti, ma quello che cerco non son certo un elenco di bei commenti, mi va di scrivere...e comunque brava che tu che scrivi, non smettere mai, se hai qualcosa da dire, dilla! Se hai qualcosa da raccontare, scrivila!

Come ho detto nell'introduzione, noi abbiamo qualcosa in più!

 

Giova71: ciao, hai ragione povera Bella, il fato è stato cattivo con lei, e ancora non è finita, e lei non ha detto tutto, non c'è fine alla cattiveria dell'uomo, Bella è come la foglia dell'albero in autunno, spero si capisca un po' è il collegamento della poesia, lei è fragile, e attaccata alla vita per un filo, però magari un giorno il vento si placa o gira in modo diverso e anche lei troverà il modo di fiorire su quell'albero.

 

vanderbit: ancora qui? Che onore! La sua età come hai visto è quasi di diciotto, quando è stata buttata nella strada aveva poco più di sedici anni, e un anno e mezzo dopo circa, eccola qui, poi non è che ha un calendario poverina, quel che conta sono il giorno e la notte, non se domani è sabato o mercoledì, però andando per la città si può incappare in particolari che ti ricordano che giorno è, che tra poco è il tuo compleanno, la scuola non l'ha finita, anche perché non ci è mai andata, l'istruzione veniva fatta all'interno dell'orfanotrofio, in ogni caso, lo spiegherà anche lei tra qualche capitolo, quando studiavano prendevano un gruppo di ragazzi con età simili e gli insegnavano via via, varie materie come fossero della stessa età.

 

   
 
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