Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Soul Sister    26/07/2010    9 recensioni
Dal primo capitolo:La mia vita era sempre stata come una di quelle sit com americane, piena zeppa di colpi di scena, ma sempre prevedibili. Di quelle con teenager alle prese con qualche cretino super-figo che le tormenta e rende la loro vita un inferno, ma che, inevitabilmente, poi, le fa innamorare di lui come delle povere pere cotte.
Ma, fortunatamente, io non ero la classica ragazza da sit com che s’innamorava del cretino della città. Io ero la teenager che affrontava il deficiente in questione, perché, purtroppo, anche nella mia prevedibile realtà, lui esisteva.
Non poteva mica non esserci. Perché quella presenza era peggio di una piaga in via di putrefazione, un porro peloso, un foruncolo, e resisteva.
Ma, se nelle sit com, poi diventava l’eroe, si poteva star certi che qui, nella mia città, nella mia vita, lui non sarebbe mai diventato magicamente il santo della situazione. Non c’erano segreti scabrosi della famiglia che l’avevano irreparabilmente rovinato, niente maschere che nascondevano un cuore d’oro. Eh sì, perché, purtroppo, il figone del mio, di villaggio, lo conoscevo fin troppo bene. Perchè le nostre famiglie erano amiche da quando mio padre e mia madre andavano al liceo, e, come se non bastasse, una delle mie sorelle era fidanzata col fratello maggiore della mia nemesi. Solo per informazione, nel mio universo, la pustola, colui che rompeva le palle insistentemente, aveva il famoso nome di Adam Brown: mi rifiutavo categoricamente di ritenerlo mio cognato. Era troppo..deprimente.
Restava il fatto, che la Pustola aveva appena segnato la sua ora.

-Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4: cioccolata, palline di carta, litigio, messaggio
Anche quel giorno mi alzai presto per andare a pulire il liceo. Avrei dovuto essere sveglia, attiva e pimpante, invece lottavo perché i miei occhi non si chiudessero. Avevo sonno, molto molto sonno. Quella notte, poi, non ero riuscita ad addormentarmi. Cavolo, non riuscivo a credere di averci passato un’intera serata insieme, senza sbranarci e soprattutto..divertendomi. Non era mai capitato che trovassi divertente e simpatico quel..quel tipo. Ma vi rendete conto?! Simpatico! Lui non era mai stato per me, un individuo da definire piacevole. Lui era tutto fuorché una bella persona, e di questo- un tempo- ero certa. Ora, ogni mia certezza vacillava.
Arrivai allo stabile grigio e tetro. Mi avvicinai alla porta, e provai ad aprire. Essa si spalancò senza problemi, ed io entrai. Mi diressi al ripostiglio delle scope, e lì, appoggiato al manico di uno spazzolone con un’espressione divertita e maliziosa- oh, quella non accennava mai ad andarsene- c’era lui.
“ciao Miss insalata” mi accolse, ricordandosi della spiacevole gaffe del giorno precedente. La voce era ironica quanto fredda, distaccata.
“Buon giorno”dissi solo, avvicinandomi.
“Svegliata tardi, stamani? Troppo impegnativa la serata, ieri?” mi beffeggiò.
“Non sono io, quello che si è addormentato come un bimbo sul divano, Addy.” schernii in risposta. Il sorrisino sghembo sulle sue labbra morì subito, sentendo pronunciare dalle mie, quell’adorabile nomignolo affibbiatogli da Kate.
“non osare più chiamarmi così, soprattutto davanti ai miei amici!” sibilò, lanciandomi un’occhiata ammonitrice.
"Sì, si” dissi lasciva, sorridendo soddisfatta di averlo smontato di prima mattina, mentre mi armavo di stracci e secchi.
Era tornato tutto come prima, con frecciatine e commenti, per mia fortuna. Per lo meno, quella strana sensazione di affetto e simpatia che provavo per lui il giorno prima se n’era andata, facendomi tornare nel pieno delle mie facoltà mentali. Grazie al cielo, i miei neuroni funzionavano ancora normalmente.
Senza degnarlo di uno sguardo, mi spostai nella mia ala della scuola. Pulii distrattamente il pavimento, senza impegnarmi troppo. Tanto nessuno se ne sarebbe accorto, e poi, non sarebbe valso a nulla debellare ogni sporcizia, in quanto, nel giro di tre secondi- tra circa quarantacinque minuti- sarebbe tornato tutto identico a prima. Raddrizzai i banchi e le sedie delle aule che toccavano a me, cancellai i segni del gesso sulle lavagne, e dopo aver alzato tutte le tapparelle, finii il mio lavoro. Tornai allo sgabuzzino, riposi tutto, e approfittai della scuola deserta e dell’assenza di adulti per prendermi una cioccolata calda. Inserii le monete nella macchinetta e premetti il tasto della bevanda che avevo scelto.
“Sai che la cioccolata ingrassa?” m’apostrofò Brown, raggiungendomi. Non risposi, aprendo lo sportello e agguantando il bicchierino di plastica marrone. Cacchio, scottava! Mi morsi il labbro inferiore, tentando di ignorare il calore sull’indice e il pollice, che m’invitava a lasciare la presa. Non volevo pulire ancora, perciò, cominciai a soffiare sulla bevanda scura, aspettando si freddasse un po’. Si allungò, inserendo a sua volta delle monete nel distributore, pigiando il pulsante per il caffè.
Sorseggiai un po’ la cioccolata, scottandomi la lingua. Ahio, brucia…
“Mh..” respirai a fondo, cercando di alleviare il dolore alla bocca “sai che la caffeina rende noi giovani più nevrotici del solito? Ora capisco tutto…” Non persi l’occasione per ribattere alla provocazione precedente. Lui recuperò il bicchierino, osservandomi confuso. “cosa capisci?”
“Perché sei psicopatico e perché hai dei cambi di umore così repentini… E’ il caffè: scommetto che ne sei dipendente.” Dissi ovvia, sfoggiando la mia aria da saccente. Mescolai un po’ la cioccolata con la palettina, aspettando che freddasse ancora- volevo sentire ancora i sapori, dopotutto!
Ridacchiò, lasciandomi basita. Ecco, intendevo proprio QUEI cambi d’umore. Prima era fastidioso, ora era allegro… aveva dei seri problemi questo ragazzo. Buffò via il bicchierino ormai vuoto- ma il caffè non scottava?!- e cominciò ad avvicinarsi pericolosamente a me. Spuntò sul suo viso un sorrisino angelico- e chissà perché, ci vedevo anche qualcosa di malizioso. Continuava a procedere verso di me, e, inevitabilmente, indietreggiai. Due falcate dopo, era vicinissimo, e io mi trovavo con le spalle al muro. Caspio..
Arrossii. Non ero imbarazzata, non lo ero!! Impaurita si, anzi terrorizzata! La distanza di sicurezza era stata brutalmente sorpassata, e lui continuava ad avanzare. Mi schiacciai contro la parete, nel disperato tentativo di sfondarla e scappare via. Avrei tanto voluto urlare – aiuto, un maniaco mi molesta! – ma nessuno avrebbe potuto sentirmi, inoltre sarei stata ridicola ai suoi occhi.
Adam appoggiò i palmi delle mani contro la parete, imprigionandomi. Mi scrutò con quegli occhi verdi, profondi come l’infinito.
“tu per me hai qualche problema” accusai. Suonò quasi una supplica. Lui sorrise malizioso, avvicinando i nostri visi. I suoi occhi non abbandonavano i miei. “sei tu, il mio problema” alitò, troppo vicino alle mie labbra. Il suo respiro solleticava la mia pelle, e mi faceva pian piano perdere la ragione. Eh, no! Non di nuovo! Fortunatamente, la campanella suonò, e lui si spostò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Come se non fosse successo nulla, si allontanò verso l’ingresso, pronto a ritrovarsi con quei cavernicoli. Portai una mano al petto, dove il mio cuore scalpitava furioso. Cavoli, no, era riuscito ancora a farmi venire la tachicardia. TI ODIO, BROWN!!
“ragazzi, ora buca!!” esultò Jim, correndo in classe, felice come una pasqua. La classe esultò spudoratamente, con un boato di urla, risate e schiamazzi. Anche Kim, al mio fianco, era stracontenta, e soprattutto sollevata. Non aveva avuto il tempo di studiare il giorno prima, e quest’assenza per lei era stato un miracolo. “per fortuna!” sospirò, sorridente, lasciandosi andare sulla sedia. Sorrisi, felice per lei. Se fosse stata interrogata e avesse preso un brutto voto- rovinandosi anche quella bella media che aveva- ci sarei stata male. La classe si divise come in fazioni. C’era il gruppo delle galline- che avevano subito cominciato a ciarlare su quanto lui fosse bello-, quello dei secchioni- armati tutti di libri per ripassare-, il gruppo dei bruti- ovviamente, capeggiato da quel cavernicolo di Brown- e infine, c’eravamo io e Kim. Dal penultimo gruppo nominato, provenivano risate sguaiate e schiamazzi. Le galline erano emotivamente instabili, dopo che il gruppo dei ‘belli’ si era unito a loro. I ragazzi, ben presto, cominciarono a fare la guerra con le palline di carta. Io cercavo di ignorare quei dementi, concentrandomi sulla musica che ascoltavo con Kim. Non far caso a loro, non far.. una pioggia di carta mi arrivò addosso. Mi voltai verso di LUI, che ghignava con i suoi. Le galline – dotate di un QI minimo- riuscivano solo a sbavare e a ridere istericamente. Mamma, che nervi!
“ops” fece ridendo Brown, tirandomene un’altra. Ringhiai, mentre mi alzavo. Kim cercò di acciuffarmi per la maglia, ma con uno strattone la sua presa cedette. “tu…Possibile che il tuo cervello non riesca a fare una sinapsi che una?!” sbraitai, fissandolo male. In quel momento, desiderai come non mai possedere la capacità di incenerire con lo sguardo.
“mi stai insultando scientificamente?” mi schernì, con quell’espressione da pugni. Ringhiai ancora, avvicinandomi. Era tutto IDENTICO a prima. L’episodio della mattina era stato chiuso a chiave nel cassetto ‘momenti indesiderati, più brutti che rari’.
Mi faceva imbestialire. “sei un..Infantile, borioso, odioso playboy da strapazzo!” esclamai, cercando di trattenermi. Purtroppo, la rabbia ribolliva e bastava poco, che sarei scoppiata.
“oh, non esagerare con i complimenti, che arrossisco!” mi beffeggiò, sorridendo sornione. Ma come faceva ad essere così..insopportabile?! I suoi amichetti- anche loro molto furbi e intelligenti quanto potevano esserlo degli orsetti lavatori- risero come bruti.
“e voi!” mi rivolsi a loro “siete proprio dei caproni ignoranti per assecondare questo tizio!” loro risero ancora, nemmeno toccati dalle mie parole. Brown mi sorrise vittorioso.
“visto, Natalie, che nessuno ti dà ascolto?”
“non mi cambia molto la vita, Addy” risposi prontamente. “volevo solo illuminare i tuoi brillanti compagni di idiozie su quanto tu fossi un poco di buono..Ma se non mi ascoltano, peggio per loro.” Lui mi fulminò, per aver utilizzato il suo nomignolo.
“chi è Addy?” domandò Jim, ridendo. Vidi Adam arrossire per la rabbia, e stringere i pugni lungo i fianchi.
“ma ovviamente il vostro amico Adam..” dissi, con un sorrisino. I ragazzi risero, cominciando a sfotterlo per il nome. Lui mi trucidò con lo sguardo, poi si voltò verso gli amici “siete degli stronzi!” sbottò, uscendo e sbattendo la porta. Tempo fa, sarei stata gongolante e soddisfatta come non mai. Per una volta l’avevo fatto scappare con la coda tra le gambe, eppure…Eppure non ero così felice. In confronto a oggi, il taglio di capelli era stato nullo. Il nomignolo era valso più di qualunque sforbiciata o di pugno. Forse… Scossi la testa, cercando di ignorare quella morsa che mi stringeva la bocca dello stomaco, e fingendo di non aver nessun nodo alla gola, che mi soffocava.
Ora di pranzo.
Era strano, non avevo proprio fame, nonostante avessi solamente bevuto la scarsa cioccolata della macchinetta per colazione.. Rabbrividii, ricordando la sua vicinanza e i suoi occhi, accesi da qualcosa che ancora non identificavo.
Presi solo una mela, ma non raggiunsi le mie amiche al tavolo. Avevo bisogno di stare da sola, sola con i miei pensieri. Mi sentivo strana, e in colpa. Ero dispiaciuta per il trattamento riservato ad Adam. Ma cavolo, aveva cominciato lui! Sbuffai, uscendo dalla mensa e andando nel retro della scuola, di solito deserto e tranquillo. Ma quella volta, non ero la sola ad aver avuto quell’idea. C’era anche lui. Se ne stava seduto sotto un albero- precisamente, era il posto che preferivo- a leggersi un libro. Lo sentii sospirare pesantemente, e alzo lo sguardo, per osservare le nuvole candide nel cielo azzurro. Oggi era una bella giornata, davvero. Scossi la testa, cercando di scacciare l’idea, quando pensai che fosse davvero carino così. Marciai silenziosamente verso la pianta, e mi sedetti sotto il suo stesso albero, ma dall’altra parte rispetto a lui.
“Ciao..” mormorai. Non rispose, e voltò pagina, ignorandomi bellamente.
“Senti..” tentai ancora ma mi interruppi, quando lo sentii alzarsi. Mi passò davanti, per tornare all’interno. Mi alzai, e spinta da non so cosa, gli toccai il braccio. Lui si voltò, gelandomi con un’occhiataccia. “Sta’ zitta. Hai già fatto abbastanza.” Disse serio, scottandomi con le sue parole.
“Io volevo chiederti scusa” mormorai. Ma cosa diamine facevo?! E tutto il mio orgoglio?! Lui rise amaramente, senza entusiasmo.
“Chiedermi scusa?” ripeté. “Natalie Smith che chiede scusa a me: un giorno da ricordare..” ironizzò. “Non m’interessano le tue scuse.” Disse freddo, poi. “Non dovevi mettere di mezzo Kate. Quello che è successo a casa mia, è stato un momento. Mia sorella riesce a tirare fuori un me che non sono.” Continuò, e capii che la cosa che l’aveva più ferito fosse il mio utilizzo cattivo dell’affetto della sua sorellina. “pensavo fossi più matura, Smith. E non tirare mai più in ballo mia sorella.” Detto ciò, mi voltò le spalle e tornò nell’edificio, lasciandomi lì pietrificata.
Tornai a casa, come un’automa. Non c’era che dire: Adam mi aveva colpita davvero. Nonostante mi fossi scusata, mi sentivo in colpa. Aveva ragione- per la miseria!- non dovevo mettere in mezzo la piccola Kate. Era come aver preso in giro lei, e non il fratello. E mi dispiaceva un mondo.
Ero sola in casa, come sempre, e ciò non mi aiutò affatto. Ricominciai ad essere mangiata dai sensi di colpa, dalla frustrazione, e dal risentimento verso me stessa. Mi rinchiusi in camera mia, rannicchiandomi sul mio letto. Appoggiai la testa sulle ginocchia, le gambe strette al petto. Incredibile. Una lacrima mi scappò, ma l’asciugai subito. Dovevo smetterla di crucciarmi, era inutile piangere – anche se una lacrima- sul latte versato.
Anche la bella giornata andò a farsi benedire, con l’arrivo di un orrendo acquazzone. Mia madre mi lasciò un messaggio nella segreteria, in cui mi avvisava che sarebbe rimasta a dormire in ufficio, e così anche papà. Mentre Rose era via con le sue amiche. Ero sola. Sola e depressa.
Una canzone cominciò, ancora una volta, a riecheggiare. Era leggero il suono, quasi inudibile, coperto anche dalla pioggia scrosciante. Aprii la finestra: chi se ne fregava se avessi preso una polmonite. Era la giusta punizione per aver tradito il mio piccolo angelo.
Ogni volta che ascoltavo Adam suonare, mi sembrava sempre più bravo. E le canzoni, si facevano man mano più tristi, tormentate.
Problemi di cuore, Brown? pensai, sapendo che ad alta voce non l’avrei mai detto. Constatai- con mio rammarico- che stavo cominciando a pensare troppo a quel bifolco. Ed era sbagliato, enormemente sbagliato. Io non dovevo essere minimamente influenzata da lui. Era un male, era scorretto. Non era da me. Io, Natalie Smith detestavo con tutto il mio essere- anima e corpo- Adam James Brown. Lui non era nessuno, avere due nomi non lo faceva più importante- nonostante per le ragazze del mio istituto fosse un punto a suo favore.
Lui era fastidioso, insolente, cafone, borioso, antipatico e..e terribilmente un’altra persona. Quando avevo curato Kate, era stato una persona quasi impeccabile. Echeccavolo! Io dovevo odiarlo!
***
Sabato mattina.
Niente scuola, per la mia immensa gioia. Nessun banco da pulire, nessun pavimento da lavare, nessun Brown da sopportare…
Ah, pace!
Mi rannicchiai ulteriormente sotto le coperte, al calduccio. Nonostante la primavera stesse arrivando e le nuvole pian piano stesse lasciando posto a dei tiepidi raggi solari, io avevo ancora un freddo cane. Ero una persona piuttosto freddolosa, e amavo dormire coperta, sempre e comunque.
“Buuu!!” sussultai, tirandomi su a sedere. Kate scoppiò a ridere, saltando sul mio letto. Ridacchiai, strofinandomi gli occhi, per poi sbadigliare.
“Ancora a dormire, Smith?” commentò con un ghigno Brown, appoggiato allo stipite della mia porta. Lo ignorai bellamente, abbracciando la piccola cucciola bionda. “Ehi, che ci fai tu qui?” domandai, sorridendole. La pecora nera continuava a stare sulla soglia della mia stanza.
"Siamo a pranzo qui” esultò la piccola, mettendosi a saltare sul letto, facendomi ridere. Finché c’era lei, non correvo nessun pericolo.
“Se aspetti tre secondi, mi vesto, e poi giochiamo insieme, va bene?” proposi, facendole battere le manine, elettrizzata. Adam continuava a osservarci, con un sorrisino sulle labbra, a braccia incrociate. Sembrava divertito. Mi alzai, spostando di poco Kate. Andai alla finestra, per aprire le ante e far entrare un po’ di luce. “mh, carino il pigiama con il maialino!” commentò Brown. Lo trucidai con lo guardo, nessuno poteva fare commentini sul mio pigiama preferito. Poi, inevitabilmente, arrossii.
“Esci immediatamente dalla mia stanza, maniaco” esclamai, andando verso di lui per cacciarlo fuori. Lui rise di gusto, e dovetti spingerlo via con tutta la mia forza per poter chiudere la porta. Mi voltai verso Kate con un sorriso vittorioso.
“Mi aiuti a decidere cosa mettermi?” lei annuì, sorridente, e si avvicinò a me davanti all’armadio. La piccola si portò un ditino al mento, con fare pensieroso.
“Devi farti bella per Addy”disse, con aria ovvia. La mia bocca si spalancò: che aveva detto? “Kate, ma che dici?” domandai, ridendo nervosamente. Lei mi scrutò con i suoi occhioni verdi. “non siete fidanzati?” domandò con quell’aria teneramente ingenua. Scossi la testa violentemente: “no, piccola, no!”
Lei gonfiò le guance, per poi sbuffare, alzando gli occhi al cielo. Sembrava esasperata. Mi sporsi verso il cassetto, tirando fuori i pantaloni della tuta grigi- viva la comodità!- e una felpa a caso nel guardaroba. Kate si lamentò, i vestiti non le piacevano molto. Secondo lei, dovevo mettermi una gonna- che non avevo mai nemmeno indossato (stava facendo la muffa, nel mio armadio)- e una maglietta scollatissima- che mi aveva regalato Rose, affermando che mi sarebbe stata utile, in futuro. Fortunatamente, riuscii a convincerla che non era l’abbigliamento ideale, e mi vestii con gli indumenti scelti. Fregandomi altamente che nell’altra stanza ci fosse niente popò di meno che il ragazzo che odiavo più di ogni altra cosa, indossai le mie babbucce a forma di cane. Erano tenere, e mi piacevano un sacco. Anche la piccola le adorava, e su questo accessorio fu pienamente d’accordo. Per mano, andammo nel salotto, dove c’erano tutti, accomodati sui divani. Bryan era tornato il giorno prima, e lui e mia sorella erano felicissimi di vedersi. E si capiva. Mio padre ignorava- anche se a fatica- il bacio che si stavano scambiando. Ed era tutt’altro che casto.
“Ci sono minorenni!” affermai, sedendomi accanto a Bryan, che nel frattempo si era staccato dalle labbra di Rose. Mi sorrise, scompigliandomi i capelli. (Stavano crescendo, per fortuna!) “Allora, scricciolo, come va?” domandò, abbracciando Rosalie. “Tutto okay, più o meno.” Dissi, sistemando meglio Kate sulle mie gambe. “Nat, giochiamo?” domandò la piccola, afferrando le mie guance e tiracchiandomele. Sorrisi- per quello che riuscissi- e acconsentii. Ci alzammo, e la portai nella mia stanza, di nuovo. Quando giungemmo nella camera, notai che qualcun altro ci aveva seguite. Mi voltai, incontrando lo sguardo divertito di Adam. “Posso giocare anche io con voi?” fece, con una vocina mielosa, che mi fece arricciare il naso.
Dopo la discussione in cortile, ce n’erano state altre. Era tornato tutto uguale a prima, e il mio senso di colpa era andato man mano scemando. Le risse con Adam erano, come al solito, distruttive per me, esilaranti per gli altri. Fortunatamente, non avevamo più usato come armi le schifezze della mensa, o addio! Non avevo più intenzione di fare il doppio del lavoro, a scuola. Comunque sia, avevo constatato che facevamo rissa sempre più di rado. Ci limitavamo- nell’ultimo periodo- solamente a qualche insulto, a occhiatacce, o al massimo qualche dispetto innocente, che non andava a danno di nessuno oltre al diretto interessato. E quando uno era a casa dell’altro, si era creata una tregua. Non c’eravamo messi d’accordo, ma con i genitori ci andavamo più piano. Io ero stufa delle ramanzine di mia madre, e volevo tornare ad uscire prima delle vacanze estive, e lui probabilmente lo faceva per il medesimo motivo. Anche se non mi dispiaceva non litigare con lui.
“Certo che puoi, fratellone! Nat, a cosa giochiamo?” Ci pensai su un po’, ma non avevo molta fantasia quel giorno. “potremmo giocare alla famiglia felice: tu fai la mamma, Addy il papà, e io la vostra bimba!” propose, battendo le manine. La guardai a occhi sbarrati. Ma che idee aveva questa?!
Adam annuì, raggiungendoci sul letto. “Si, che bello!” esclamò. Lo fulminai con lo sguardo, ma purtroppo non si disintegrò. Un giorno, sarei riuscita a cancellarlo dalla faccia della terra con un’occhiata sola. E quel giorno, sarei stata immensamente felice. Lui mi sorrise strafottente. "Io sono il papà che torna dal lavoro.” Si rialzò, uscì, e rientrò calato nel personaggio. Il mio sguardo continuava ad essere infuocato, il mio desiderio più grande era quello di eliminarlo. “ciao, sono a casa!” esclamò. Kate gli corse in braccio, ridendo, chiamandolo ‘papà Addy’. Poi, sempre con attaccata la bambina, camminò verso di me, con un sorrisino malizioso. “ora, il papà saluta la mamma…” cantilenò, avvicinandosi ancora. Incrociai le braccia al petto, continuando a guardarlo male. Si sporse verso il mio viso, ma io indietreggiai. “Andiamo, mogliettina, bacia il tuo maritino..” si lagnò, ridacchiando.
“Non ci penso nemmeno!” sbottai, cercando di allontanarlo.
“Ma i genitori si danno sempre i bacini” commentò Kate, innocentemente.
“Vedi, lo dice anche Kate, e poi dai..Sono anche stanco dal lavoro!” commentò, cercando si avvicinarsi ulteriormente. “allora vai a dormire!” dissi, prendendogli dalle braccia Kate, e dandogli uno spintone.
Sia ringraziato il Cielo, mia madre annunciò che il pasto era pronto, interrompendo questa farsa, che mi aveva già irritata sufficientemente. Per tutta la durata del pranzo, Adam mi lanciò delle occhiatine, che io cercavo in tutti i modi di ignorare. Razza di…
Fortuna che Bryan cominciò a fare battutine, coinvolgendomi. Nonostante la presenza di quello lì, non era stata male come ‘rimpatriata’ tra vicini.
Ora, eravamo di nuovo tutti in salotto. Kate era a terra, davanti alle mie gambe, che giocava con qualche bambola che ormai non usavo più. Ero adulta, o quasi. Bryan aveva finito di raccontare le sue esperienze allo stage, e avevano introdotto l’argomento ‘fidanzati/e’. Il cellulare vibrò nella mia tasca, e lo tirai fuori, quasi certa che il messaggio fosse delle mie amiche. Ma non era così. Era un numero sconosciuto, che non avevo mai visto. Aprii il messaggio, magari avevano sbagliato.
Ciao, Natalie! Come va? Ps: salva il mio numero ;) Jim.
Dire che la mia bocca toccava il pavimento, e che i miei occhi erano fuori dalle orbite era un eufemismo per definire il mio stato di sorpresa. Jim? Ne conoscevo- più o meno- solo uno,ed era niente popò di meno che il migliore amico di Mr Perversione. “ehi, Nat, chi è Jim?” commentò ad alta voce Rose, accanto a me, leggendo. Adam guardò subito nella mia direzione, ed io arrossii come un pomodoro troppo maturo. Ma porca di quella mucca!!
“Nessuno, Rose, hanno sbagliato!” risposi prontamente. Lei mi sorrise maliziosa. “Non credo, sorellina, non fare la furba: c’è scritto ‘ciao Natalie’!”
“Jim non è un tuo amico?” domandò Seth a Mr Perversione. Ci si metteva pure lui?! Adam annuì, sembrava arrabbiato, o forse deluso. Fatto sta che io non ci capivo più nulla.

*Angolino autrice*
Eccomi qui, prodi cavalieri!!
Come va la vita? XD Beh, la mia bene. Comincio il mio sproloquio dicendo che il capitolo non è venuto benissimo. Doveva essere un po' diverso, ma per mancanza di fantasia, è uscito così. spero non faccia così schifo... beh, comunque..
Abbiamo appurato che le cose, più o meno, stanno tornando come prima- per litigi e cose varie-, mentre, parlando di amicizie....Beh, nat ha ricevuto un messaggino da jim, il prode amicone di papà addy. (xD) come mai?? adam lo sapeva? Bah. si scoprirà più avanti ^^
QUi c'è ancora lo zampino di kate ;) XD povera nat...
e per la vicinanza all'inizio, da parte di adam? sappiamo che è sadico, il ragazzo... infatti, ha fatto sclerate natalie XD Beh, non so piu che dire. se avete voglia, lascio la parola a voi. ;)
Risposte alle recensioni...
amylee: Ma ciau!! Ehi, innanzitutto, grazie per la recensione.^^
Grazie per i complimenti...^///^ mi fa piacere che la storia ti piaccia.
Non sai quanto anche io vorrei un ragazzo con cui azzuffarmi- ma ovviamente, la fortuna ce l'hanno ben poche, come Nat XD Anche mia mamma ci assomiglia molto ;) sono tutte uguali, mi sa XD
Grassie ancora!
piaciuque: ciao!! Grazie per la recensione, mi ha fatto molto piacere!!
Spero che anche questo ti sia piaciuto!! Un bacio.
sonoqui87: Hola!! ^^ Già, Kate è dolcissima *-* concordo con te ^^
E detto tra me e te: anche io mi prendo le cotte per i personaggi *///* Poi, Adam si sa che ha un cuore d'oro <3
Spero ti piaccia anche questo^^ E grazie anche per la recensione ^^
Baci:)
mayetta: ciauu!!^^ Grazie per la recensione, in primis.
Comunque, hai intuito bene.^^ Un po' il ghiaccio si sta sciogliendo, ma ovviamente non può essere tutto rose e fiori da subito... Pian piano, si vedranno dei cambiamenti, ma... beh, mi diverto troppo quando li faccio litigare, e continuerò ancora un po', credo XD I'm sadica, lo so. ;P
Grazie ancora, bacio ^^
Derekkina2: Ciau! :) Grazie per tutti i complimenti, e per la recensione ^//^ mi ha fatto molto piacere che apprezzi come e cosa scrivo. Spero ti piaccia anche questo, un bacio^^
saketta: ma ciao, carissima! Grazie per la recensione!!
Eh già, Kate è un amore, che cosa faremmo senza di lei?? ^^
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, un bacio.

Un bacio a tutte, buonanotte!!

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Soul Sister