- Capitolo 4: cioccolata, palline di carta,
litigio, messaggio
- Anche quel giorno mi alzai
presto per andare a pulire il liceo. Avrei dovuto essere sveglia,
attiva e pimpante, invece lottavo perché i miei occhi non si
chiudessero. Avevo sonno, molto molto sonno. Quella notte, poi, non ero
riuscita ad addormentarmi. Cavolo, non riuscivo a credere di averci
passato un’intera serata insieme, senza sbranarci e soprattutto..divertendomi.
Non era mai capitato che trovassi divertente e simpatico quel..quel tipo.
Ma vi rendete conto?! Simpatico!
Lui non era mai stato per me, un individuo da definire piacevole.
Lui era tutto fuorché una bella persona, e di questo- un tempo- ero
certa. Ora, ogni mia certezza vacillava.
- Arrivai allo stabile grigio
e tetro. Mi avvicinai alla porta, e provai ad aprire. Essa si spalancò
senza problemi, ed io entrai. Mi diressi al ripostiglio delle scope, e
lì, appoggiato al manico di uno spazzolone con un’espressione divertita
e maliziosa- oh, quella non accennava mai ad andarsene- c’era lui.
- “ciao Miss insalata” mi
accolse, ricordandosi della spiacevole gaffe del giorno precedente. La
voce era ironica quanto fredda, distaccata.
- “Buon giorno”dissi solo,
avvicinandomi.
- “Svegliata tardi, stamani?
Troppo impegnativa la serata, ieri?” mi beffeggiò.
- “Non sono io, quello che si
è addormentato come un bimbo sul divano, Addy.” schernii in
risposta. Il sorrisino sghembo sulle sue labbra morì subito, sentendo
pronunciare dalle mie, quell’adorabile nomignolo affibbiatogli da Kate.
- “non osare più chiamarmi
così, soprattutto davanti ai miei amici!” sibilò, lanciandomi
un’occhiata ammonitrice.
- "Sì, si” dissi lasciva,
sorridendo soddisfatta di averlo smontato di prima mattina, mentre mi
armavo di stracci e secchi.
- Era tornato tutto come
prima, con frecciatine e commenti, per mia fortuna. Per lo meno, quella
strana sensazione di affetto e simpatia che provavo per
lui il giorno prima se n’era andata, facendomi tornare nel pieno delle
mie facoltà mentali. Grazie al cielo, i miei neuroni funzionavano
ancora normalmente.
- Senza degnarlo di uno
sguardo, mi spostai nella mia ala della scuola. Pulii distrattamente il
pavimento, senza impegnarmi troppo. Tanto nessuno se ne sarebbe
accorto, e poi, non sarebbe valso a nulla debellare ogni sporcizia, in
quanto, nel giro di tre secondi- tra circa quarantacinque minuti-
sarebbe tornato tutto identico a prima. Raddrizzai i banchi e le sedie
delle aule che toccavano a me, cancellai i segni del gesso sulle
lavagne, e dopo aver alzato tutte le tapparelle, finii il mio lavoro.
Tornai allo sgabuzzino, riposi tutto, e approfittai della scuola
deserta e dell’assenza di adulti per prendermi una cioccolata calda.
Inserii le monete nella macchinetta e premetti il tasto della bevanda
che avevo scelto.
- “Sai che la cioccolata
ingrassa?” m’apostrofò Brown, raggiungendomi. Non risposi, aprendo lo
sportello e agguantando il bicchierino di plastica marrone. Cacchio,
scottava! Mi morsi il labbro inferiore, tentando di ignorare il calore
sull’indice e il pollice, che m’invitava a lasciare la presa. Non
volevo pulire ancora, perciò, cominciai a soffiare sulla bevanda scura,
aspettando si freddasse un po’. Si allungò, inserendo a sua volta delle
monete nel distributore, pigiando il pulsante per il caffè.
- Sorseggiai un po’ la
cioccolata, scottandomi la lingua. Ahio, brucia…
- “Mh..” respirai a fondo,
cercando di alleviare il dolore alla bocca “sai che la caffeina rende
noi giovani più nevrotici del solito? Ora capisco tutto…” Non persi
l’occasione per ribattere alla provocazione precedente. Lui recuperò il
bicchierino, osservandomi confuso. “cosa capisci?”
- “Perché sei psicopatico e
perché hai dei cambi di umore così repentini… E’ il caffè: scommetto
che ne sei dipendente.” Dissi ovvia, sfoggiando la mia aria da
saccente. Mescolai un po’ la cioccolata con la palettina, aspettando
che freddasse ancora- volevo sentire ancora i sapori, dopotutto!
- Ridacchiò, lasciandomi
basita. Ecco, intendevo proprio QUEI cambi d’umore. Prima era
fastidioso, ora era allegro… aveva dei seri problemi questo ragazzo.
Buffò via il bicchierino ormai vuoto- ma il caffè non scottava?!-
e cominciò ad avvicinarsi pericolosamente a me. Spuntò sul suo viso un
sorrisino angelico- e chissà perché, ci vedevo anche qualcosa di
malizioso. Continuava a procedere verso di me, e, inevitabilmente,
indietreggiai. Due falcate dopo, era vicinissimo, e io mi trovavo con
le spalle al muro. Caspio..
- Arrossii. Non ero
imbarazzata, non lo ero!! Impaurita si, anzi terrorizzata! La
distanza di sicurezza era stata brutalmente sorpassata, e lui
continuava ad avanzare. Mi schiacciai contro la parete, nel disperato
tentativo di sfondarla e scappare via. Avrei tanto voluto urlare –
aiuto, un maniaco mi molesta! – ma nessuno avrebbe potuto sentirmi,
inoltre sarei stata ridicola ai suoi occhi.
- Adam appoggiò i palmi delle
mani contro la parete, imprigionandomi. Mi scrutò con quegli occhi
verdi, profondi come l’infinito.
- “tu per me hai qualche
problema” accusai. Suonò quasi una supplica. Lui sorrise malizioso,
avvicinando i nostri visi. I suoi occhi non abbandonavano i miei. “sei tu,
il mio problema” alitò, troppo vicino alle mie labbra. Il suo respiro
solleticava la mia pelle, e mi faceva pian piano perdere la ragione. Eh,
no! Non di nuovo! Fortunatamente, la campanella suonò, e lui si
spostò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Come se non fosse
successo nulla, si allontanò verso l’ingresso, pronto a ritrovarsi con
quei cavernicoli. Portai una mano al petto, dove il mio cuore
scalpitava furioso. Cavoli, no, era riuscito ancora a farmi
venire la tachicardia. TI ODIO, BROWN!!
- …
- “ragazzi, ora buca!!”
esultò Jim, correndo in classe, felice come una pasqua. La classe
esultò spudoratamente, con un boato di urla, risate e schiamazzi. Anche
Kim, al mio fianco, era stracontenta, e soprattutto sollevata. Non
aveva avuto il tempo di studiare il giorno prima, e quest’assenza per
lei era stato un miracolo. “per fortuna!” sospirò, sorridente,
lasciandosi andare sulla sedia. Sorrisi, felice per lei. Se fosse stata
interrogata e avesse preso un brutto voto- rovinandosi anche quella
bella media che aveva- ci sarei stata male. La classe si divise come in
fazioni. C’era il gruppo delle galline- che avevano subito cominciato a
ciarlare su quanto lui fosse bello-, quello dei secchioni-
armati tutti di libri per ripassare-, il gruppo dei bruti- ovviamente,
capeggiato da quel cavernicolo di Brown- e infine, c’eravamo io e Kim.
Dal penultimo gruppo nominato, provenivano risate sguaiate e
schiamazzi. Le galline erano emotivamente instabili, dopo che il gruppo
dei ‘belli’ si era unito a loro. I ragazzi, ben presto, cominciarono a
fare la guerra con le palline di carta. Io cercavo di ignorare quei
dementi, concentrandomi sulla musica che ascoltavo con Kim. Non far
caso a loro, non far.. una pioggia di carta mi arrivò addosso. Mi
voltai verso di LUI, che ghignava con i suoi. Le galline – dotate di un
QI minimo- riuscivano solo a sbavare e a ridere istericamente. Mamma,
che nervi!
- “ops” fece ridendo Brown,
tirandomene un’altra. Ringhiai, mentre mi alzavo. Kim cercò di
acciuffarmi per la maglia, ma con uno strattone la sua presa cedette.
“tu…Possibile che il tuo cervello non riesca a fare una sinapsi che
una?!” sbraitai, fissandolo male. In quel momento, desiderai come non
mai possedere la capacità di incenerire con lo sguardo.
- “mi stai insultando
scientificamente?” mi schernì, con quell’espressione da pugni. Ringhiai
ancora, avvicinandomi. Era tutto IDENTICO a prima. L’episodio della
mattina era stato chiuso a chiave nel cassetto ‘momenti
indesiderati, più brutti che rari’.
- Mi faceva imbestialire.
“sei un..Infantile, borioso, odioso playboy da strapazzo!” esclamai,
cercando di trattenermi. Purtroppo, la rabbia ribolliva e bastava poco,
che sarei scoppiata.
- “oh, non esagerare con i
complimenti, che arrossisco!” mi beffeggiò, sorridendo sornione. Ma
come faceva ad essere così..insopportabile?! I suoi amichetti- anche
loro molto furbi e intelligenti quanto potevano esserlo degli orsetti
lavatori- risero come bruti.
- “e voi!” mi rivolsi a loro
“siete proprio dei caproni ignoranti per assecondare questo
tizio!” loro risero ancora, nemmeno toccati dalle mie parole. Brown mi
sorrise vittorioso.
- “visto, Natalie,
che nessuno ti dà ascolto?”
- “non mi cambia molto la
vita, Addy” risposi prontamente. “volevo solo illuminare i tuoi
brillanti compagni di idiozie su quanto tu fossi un poco di buono..Ma
se non mi ascoltano, peggio per loro.” Lui mi fulminò, per aver
utilizzato il suo nomignolo.
- “chi è Addy?” domandò Jim,
ridendo. Vidi Adam arrossire per la rabbia, e stringere i pugni lungo i
fianchi.
- “ma ovviamente il vostro
amico Adam..” dissi, con un sorrisino. I ragazzi risero, cominciando a
sfotterlo per il nome. Lui mi trucidò con lo sguardo, poi si voltò
verso gli amici “siete degli stronzi!” sbottò, uscendo e sbattendo la
porta. Tempo fa, sarei stata gongolante e soddisfatta come non mai. Per
una volta l’avevo fatto scappare con la coda tra le gambe,
eppure…Eppure non ero così felice. In confronto a oggi, il taglio di
capelli era stato nullo. Il nomignolo era valso più di qualunque
sforbiciata o di pugno. Forse… Scossi la testa, cercando di ignorare
quella morsa che mi stringeva la bocca dello stomaco, e fingendo di non
aver nessun nodo alla gola, che mi soffocava.
- …
- Ora di pranzo.
- Era strano, non avevo
proprio fame, nonostante avessi solamente bevuto la scarsa cioccolata
della macchinetta per colazione.. Rabbrividii, ricordando la sua
vicinanza e i suoi occhi, accesi da qualcosa che ancora non
identificavo.
- Presi solo una mela, ma non
raggiunsi le mie amiche al tavolo. Avevo bisogno di stare da sola, sola
con i miei pensieri. Mi sentivo strana, e in colpa. Ero dispiaciuta per
il trattamento riservato ad Adam. Ma cavolo, aveva cominciato lui!
Sbuffai, uscendo dalla mensa e andando nel retro della scuola, di
solito deserto e tranquillo. Ma quella volta, non ero la sola ad aver
avuto quell’idea. C’era anche lui. Se ne stava seduto sotto un
albero- precisamente, era il posto che preferivo- a leggersi un libro.
Lo sentii sospirare pesantemente, e alzo lo sguardo, per osservare le
nuvole candide nel cielo azzurro. Oggi era una bella giornata, davvero.
Scossi la testa, cercando di scacciare l’idea, quando pensai che fosse
davvero carino così. Marciai silenziosamente verso la pianta, e mi
sedetti sotto il suo stesso albero, ma dall’altra parte rispetto a lui.
- “Ciao..” mormorai. Non
rispose, e voltò pagina, ignorandomi bellamente.
- “Senti..” tentai ancora ma
mi interruppi, quando lo sentii alzarsi. Mi passò davanti, per tornare
all’interno. Mi alzai, e spinta da non so cosa, gli toccai il braccio.
Lui si voltò, gelandomi con un’occhiataccia. “Sta’ zitta. Hai già fatto
abbastanza.” Disse serio, scottandomi con le sue parole.
- “Io volevo chiederti scusa”
mormorai. Ma cosa diamine facevo?! E tutto il mio orgoglio?!
Lui rise amaramente, senza entusiasmo.
- “Chiedermi scusa?” ripeté.
“Natalie Smith che chiede scusa a me: un giorno da ricordare..”
ironizzò. “Non m’interessano le tue scuse.” Disse freddo, poi. “Non
dovevi mettere di mezzo Kate. Quello che è successo a casa mia, è stato
un momento. Mia sorella riesce a tirare fuori un me che non sono.”
Continuò, e capii che la cosa che l’aveva più ferito fosse il mio
utilizzo cattivo dell’affetto della sua sorellina. “pensavo fossi più
matura, Smith. E non tirare mai più in ballo mia sorella.” Detto ciò,
mi voltò le spalle e tornò nell’edificio, lasciandomi lì pietrificata.
- …
- Tornai a casa, come
un’automa. Non c’era che dire: Adam mi aveva colpita davvero.
Nonostante mi fossi scusata, mi sentivo in colpa. Aveva ragione- per la
miseria!- non dovevo mettere in mezzo la piccola Kate. Era come aver
preso in giro lei, e non il fratello. E mi dispiaceva un mondo.
- Ero sola in casa, come
sempre, e ciò non mi aiutò affatto. Ricominciai ad essere mangiata dai
sensi di colpa, dalla frustrazione, e dal risentimento verso me stessa.
Mi rinchiusi in camera mia, rannicchiandomi sul mio letto. Appoggiai la
testa sulle ginocchia, le gambe strette al petto. Incredibile. Una
lacrima mi scappò, ma l’asciugai subito. Dovevo smetterla di
crucciarmi, era inutile piangere – anche se una lacrima- sul latte
versato.
- Anche la bella giornata
andò a farsi benedire, con l’arrivo di un orrendo acquazzone. Mia madre
mi lasciò un messaggio nella segreteria, in cui mi avvisava che sarebbe
rimasta a dormire in ufficio, e così anche papà. Mentre Rose era via
con le sue amiche. Ero sola. Sola e depressa.
- Una canzone cominciò,
ancora una volta, a riecheggiare. Era leggero il suono, quasi
inudibile, coperto anche dalla pioggia scrosciante. Aprii la finestra:
chi se ne fregava se avessi preso una polmonite. Era la giusta
punizione per aver tradito il mio piccolo angelo.
- Ogni volta che ascoltavo
Adam suonare, mi sembrava sempre più bravo. E le canzoni, si facevano
man mano più tristi, tormentate.
- Problemi di cuore, Brown? pensai, sapendo che ad alta voce non
l’avrei mai detto. Constatai- con mio rammarico- che stavo cominciando
a pensare troppo a quel bifolco. Ed era sbagliato, enormemente
sbagliato. Io non dovevo essere minimamente influenzata da lui.
Era un male, era scorretto. Non era da me. Io, Natalie Smith detestavo
con tutto il mio essere- anima e corpo- Adam James Brown. Lui non era
nessuno, avere due nomi non lo faceva più importante- nonostante per le
ragazze del mio istituto fosse un punto a suo favore.
- Lui era fastidioso,
insolente, cafone, borioso, antipatico e..e terribilmente un’altra
persona. Quando avevo curato Kate, era stato una persona quasi
impeccabile. Echeccavolo! Io dovevo odiarlo!
- ***
- Sabato mattina.
- Niente scuola, per la mia
immensa gioia. Nessun banco da pulire, nessun pavimento da lavare,
nessun Brown da sopportare…
- Ah, pace!
- Mi rannicchiai
ulteriormente sotto le coperte, al calduccio. Nonostante la primavera
stesse arrivando e le nuvole pian piano stesse lasciando posto a dei
tiepidi raggi solari, io avevo ancora un freddo cane. Ero una persona
piuttosto freddolosa, e amavo dormire coperta, sempre e comunque.
- “Buuu!!” sussultai,
tirandomi su a sedere. Kate scoppiò a ridere, saltando sul mio letto.
Ridacchiai, strofinandomi gli occhi, per poi sbadigliare.
- “Ancora a dormire, Smith?” commentò con un ghigno Brown, appoggiato allo stipite della mia porta. Lo ignorai bellamente, abbracciando la piccola cucciola bionda. “Ehi, che ci fai tu qui?” domandai, sorridendole. La pecora nera continuava a stare sulla soglia della mia stanza.
- "Siamo a pranzo qui” esultò la piccola, mettendosi a saltare sul letto, facendomi ridere. Finché c’era lei, non correvo nessun pericolo.
- “Se aspetti tre secondi, mi
vesto, e poi giochiamo insieme, va bene?” proposi, facendole battere le
manine, elettrizzata. Adam continuava a osservarci, con un sorrisino
sulle labbra, a braccia incrociate. Sembrava divertito. Mi alzai,
spostando di poco Kate. Andai alla finestra, per aprire le ante e far
entrare un po’ di luce. “mh, carino il pigiama con il maialino!”
commentò Brown. Lo trucidai con lo guardo, nessuno poteva fare
commentini sul mio pigiama preferito. Poi, inevitabilmente, arrossii.
- “Esci immediatamente dalla
mia stanza, maniaco” esclamai, andando verso di lui per cacciarlo
fuori. Lui rise di gusto, e dovetti spingerlo via con tutta la mia
forza per poter chiudere la porta. Mi voltai verso Kate con un sorriso
vittorioso.
- “Mi aiuti a decidere cosa
mettermi?” lei annuì, sorridente, e si avvicinò a me davanti
all’armadio. La piccola si portò un ditino al mento, con fare
pensieroso.
- “Devi farti bella per
Addy”disse, con aria ovvia. La mia bocca si spalancò: che aveva
detto? “Kate, ma che dici?” domandai, ridendo nervosamente. Lei mi
scrutò con i suoi occhioni verdi. “non siete fidanzati?” domandò con
quell’aria teneramente ingenua. Scossi la testa violentemente: “no,
piccola, no!”
- Lei gonfiò le guance, per
poi sbuffare, alzando gli occhi al cielo. Sembrava esasperata. Mi
sporsi verso il cassetto, tirando fuori i pantaloni della tuta grigi- viva
la comodità!- e una felpa a caso nel guardaroba. Kate si lamentò, i
vestiti non le piacevano molto. Secondo lei, dovevo mettermi una gonna-
che non avevo mai nemmeno indossato (stava facendo la muffa, nel mio
armadio)- e una maglietta scollatissima- che mi aveva regalato Rose,
affermando che mi sarebbe stata utile, in futuro.
Fortunatamente, riuscii a convincerla che non era l’abbigliamento
ideale, e mi vestii con gli indumenti scelti. Fregandomi altamente che
nell’altra stanza ci fosse niente popò di meno che il ragazzo che
odiavo più di ogni altra cosa, indossai le mie babbucce a forma di
cane. Erano tenere, e mi piacevano un sacco. Anche la piccola le
adorava, e su questo accessorio fu pienamente d’accordo. Per mano,
andammo nel salotto, dove c’erano tutti, accomodati sui divani. Bryan
era tornato il giorno prima, e lui e mia sorella erano felicissimi di
vedersi. E si capiva. Mio padre ignorava- anche se a fatica- il
bacio che si stavano scambiando. Ed era tutt’altro che casto.
- “Ci sono minorenni!”
affermai, sedendomi accanto a Bryan, che nel frattempo si era staccato
dalle labbra di Rose. Mi sorrise, scompigliandomi i capelli. (Stavano
crescendo, per fortuna!) “Allora, scricciolo, come va?” domandò,
abbracciando Rosalie. “Tutto okay, più o meno.” Dissi, sistemando
meglio Kate sulle mie gambe. “Nat, giochiamo?” domandò la piccola,
afferrando le mie guance e tiracchiandomele. Sorrisi- per quello che
riuscissi- e acconsentii. Ci alzammo, e la portai nella mia stanza, di
nuovo. Quando giungemmo nella camera, notai che qualcun altro ci aveva
seguite. Mi voltai, incontrando lo sguardo divertito di Adam. “Posso
giocare anche io con voi?” fece, con una vocina mielosa, che mi fece
arricciare il naso.
- Dopo la discussione in
cortile, ce n’erano state altre. Era tornato tutto uguale a prima, e il
mio senso di colpa era andato man mano scemando. Le risse con Adam
erano, come al solito, distruttive per me, esilaranti per gli altri.
Fortunatamente, non avevamo più usato come armi le schifezze della
mensa, o addio! Non avevo più intenzione di fare il doppio del lavoro,
a scuola. Comunque sia, avevo constatato che facevamo rissa sempre più
di rado. Ci limitavamo- nell’ultimo periodo- solamente a qualche
insulto, a occhiatacce, o al massimo qualche dispetto innocente, che
non andava a danno di nessuno oltre al diretto interessato. E quando
uno era a casa dell’altro, si era creata una tregua. Non c’eravamo
messi d’accordo, ma con i genitori ci andavamo più piano. Io ero stufa
delle ramanzine di mia madre, e volevo tornare ad uscire prima delle
vacanze estive, e lui probabilmente lo faceva per il medesimo motivo.
Anche se non mi dispiaceva non litigare con lui.
- “Certo che puoi,
fratellone! Nat, a cosa giochiamo?” Ci pensai su un po’, ma non avevo
molta fantasia quel giorno. “potremmo giocare alla famiglia felice: tu
fai la mamma, Addy il papà, e io la vostra bimba!” propose, battendo le
manine. La guardai a occhi sbarrati. Ma che idee aveva questa?!
- Adam annuì, raggiungendoci
sul letto. “Si, che bello!” esclamò. Lo fulminai con lo sguardo, ma
purtroppo non si disintegrò. Un giorno, sarei riuscita a cancellarlo
dalla faccia della terra con un’occhiata sola. E quel giorno, sarei
stata immensamente felice. Lui mi sorrise strafottente. "Io sono il
papà che torna dal lavoro.” Si rialzò, uscì, e rientrò calato nel
personaggio. Il mio sguardo continuava ad essere infuocato, il mio
desiderio più grande era quello di eliminarlo. “ciao, sono a casa!”
esclamò. Kate gli corse in braccio, ridendo, chiamandolo ‘papà Addy’.
Poi, sempre con attaccata la bambina, camminò verso di me, con un
sorrisino malizioso. “ora, il papà saluta la mamma…” cantilenò,
avvicinandosi ancora. Incrociai le braccia al petto, continuando a
guardarlo male. Si sporse verso il mio viso, ma io indietreggiai.
“Andiamo, mogliettina, bacia il tuo maritino..” si lagnò, ridacchiando.
- “Non ci penso nemmeno!”
sbottai, cercando di allontanarlo.
- “Ma i genitori si danno
sempre i bacini” commentò Kate, innocentemente.
- “Vedi, lo dice anche Kate,
e poi dai..Sono anche stanco dal lavoro!” commentò, cercando si
avvicinarsi ulteriormente. “allora vai a dormire!” dissi, prendendogli
dalle braccia Kate, e dandogli uno spintone.
- Sia ringraziato il Cielo,
mia madre annunciò che il pasto era pronto, interrompendo questa farsa,
che mi aveva già irritata sufficientemente. Per tutta la durata del
pranzo, Adam mi lanciò delle occhiatine, che io cercavo in tutti i modi
di ignorare. Razza di…
- Fortuna che Bryan cominciò
a fare battutine, coinvolgendomi. Nonostante la presenza di quello
lì, non era stata male come ‘rimpatriata’ tra vicini.
- Ora, eravamo di nuovo tutti
in salotto. Kate era a terra, davanti alle mie gambe, che giocava con
qualche bambola che ormai non usavo più. Ero adulta, o quasi. Bryan
aveva finito di raccontare le sue esperienze allo stage, e avevano
introdotto l’argomento ‘fidanzati/e’. Il cellulare vibrò nella mia
tasca, e lo tirai fuori, quasi certa che il messaggio fosse delle mie
amiche. Ma non era così. Era un numero sconosciuto, che non avevo mai
visto. Aprii il messaggio, magari avevano sbagliato.
- Ciao, Natalie! Come va?
Ps: salva il mio numero ;) Jim.
- Dire che la mia bocca
toccava il pavimento, e che i miei occhi erano fuori dalle orbite era
un eufemismo per definire il mio stato di sorpresa. Jim? Ne conoscevo-
più o meno- solo uno,ed era niente popò di meno che il migliore amico
di Mr Perversione. “ehi, Nat, chi è Jim?” commentò ad alta voce Rose,
accanto a me, leggendo. Adam guardò subito nella mia direzione, ed io
arrossii come un pomodoro troppo maturo. Ma porca di quella mucca!!
- “Nessuno, Rose, hanno
sbagliato!” risposi prontamente. Lei mi sorrise maliziosa. “Non credo,
sorellina, non fare la furba: c’è scritto ‘ciao Natalie’!”
- “Jim non è un tuo amico?” domandò Seth a Mr Perversione. Ci si metteva pure lui?! Adam annuì, sembrava arrabbiato, o forse deluso. Fatto sta che io non ci capivo più nulla.
- *Angolino autrice*
- Eccomi qui, prodi cavalieri!!
- Come va la vita? XD Beh, la mia bene. Comincio il mio sproloquio dicendo che il capitolo non è venuto benissimo. Doveva essere un po' diverso, ma per mancanza di fantasia, è uscito così. spero non faccia così schifo... beh, comunque..
- Abbiamo appurato che le cose, più o meno, stanno tornando come prima- per litigi e cose varie-, mentre, parlando di amicizie....Beh, nat ha ricevuto un messaggino da jim, il prode amicone di papà addy. (xD) come mai?? adam lo sapeva? Bah. si scoprirà più avanti ^^
- QUi c'è ancora lo zampino di kate ;) XD povera nat...
- e per la vicinanza all'inizio, da parte di adam? sappiamo che è sadico, il ragazzo... infatti, ha fatto sclerate natalie XD Beh, non so piu che dire. se avete voglia, lascio la parola a voi. ;)
- Risposte alle recensioni...
Grazie per i complimenti...^///^ mi fa piacere che la storia ti piaccia.
Non sai quanto anche io vorrei un ragazzo con cui azzuffarmi- ma ovviamente, la fortuna ce l'hanno ben poche, come Nat XD Anche mia mamma ci assomiglia molto ;) sono tutte uguali, mi sa XD
Grassie ancora!
piaciuque: ciao!! Grazie per la recensione, mi ha fatto molto piacere!!
Spero che anche questo ti sia piaciuto!! Un bacio.
sonoqui87: Hola!! ^^ Già, Kate è dolcissima *-* concordo con te ^^
E detto tra me e te: anche io mi prendo le cotte per i personaggi *///* Poi, Adam si sa che ha un cuore d'oro <3
Spero ti piaccia anche questo^^ E grazie anche per la recensione ^^
Baci:)
mayetta: ciauu!!^^ Grazie per la recensione, in primis.
Comunque, hai intuito bene.^^ Un po' il ghiaccio si sta sciogliendo, ma ovviamente non può essere tutto rose e fiori da subito... Pian piano, si vedranno dei cambiamenti, ma... beh, mi diverto troppo quando li faccio litigare, e continuerò ancora un po', credo XD I'm sadica, lo so. ;P
Grazie ancora, bacio ^^
Derekkina2: Ciau! :) Grazie per tutti i complimenti, e per la recensione ^//^ mi ha fatto molto piacere che apprezzi come e cosa scrivo. Spero ti piaccia anche questo, un bacio^^
saketta: ma ciao, carissima! Grazie per la recensione!!
Eh già, Kate è un amore, che cosa faremmo senza di lei?? ^^
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, un bacio.
Un bacio a tutte, buonanotte!!