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Autore: LeiLaDa    27/07/2010    5 recensioni
Credi di conoscere una storia, ma sai solamente come termina. Per poter giudicare davvero, devi tornare alle origini...
Scoprirai la vita, i segreti, gli intrighi e tanto altro sulla Famiglia Black, nel periodo in cui le tre Sorelle sono delle giovani donne. La storia di questa famiglia si fonderà con quella di altri importanti Casati, i Lestrange e i Malfoy, per rivivere quello che accadde in quegli anni.
Il tutto, raccontato tempo dopo, da chi sapeva come veramente erano andati i fatti...
«Raccontamela ancora»
«Cosa, Scorpius?»
«Quella storia, che solo tu conosci»
«Tua madre non vuole»
Silenzio.
«Sussurramela, allora»
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange, Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V Capitolo
You again



Alla fine, Narcissa si era decisa ed aveva accettato l’invito di Yaxley. Suo padre l’aveva avvertita di non dare al giovane troppa confidenza, dato il suo rango, ma la Black aveva comunque acconsentito a vederlo; la gentilezza di Yaxley l’aveva colpita, e lei amava essere corteggiata e riempita di complimenti, come lui aveva fatto.
Cissy si era materializzata vicino al luogo dell’incontro; già poteva vedere, ad un centinaio di metri di distanza da lei, il gazebo in questione. La ragazza camminò per raggiungerlo, e quando fu più vicina, aguzzò la vista e riuscì a vedere che un ragazzo era nel mezzo del gazebo, in piedi.
“Dev’essere lui” pensò sicura la Black.
Quel giorno, Narcissa indossava un abito di un colore chiaro, che valorizzava molto il suo corpo snello; il trucco che la ragazza metteva non era mai eccessivo, proprio come le era stato insegnato, ma era studiato per mettere in risalto quei suoi occhi azzurrissimi. Cissy avanzò con passo sicuro e fare leggermente altezzoso, così come si comportava sempre quando incontrava persone che non conosceva, e in poco tempo raggiunse il gazebo.
«Miss Black» esordì subito Yaxley, inchinandosi profondamente, secondo le buone maniere.
«Signor Yaxley» rispose Cissy con voce cristallina, dandogli così il permesso di alzarsi; quando egli lo fece, la ragazza lo guardò: doveva ammettere che non fosse molto affascinante. Aveva i capelli bruni, non molto corti, e un po’ disordinati; i lineamenti marcati e la fronte piccola; i suoi occhi, di un colore scuro, non erano nemmeno lontanamente affascinanti come quelli della Black. Ma l’aspetto fisico non era di certo tutto.
«Non so dirle quanto sono lieto che lei abbia accettato di incontrarmi; sono stato scortese, me ne rendo conto, a non salutarla direttamente alla festa» iniziò Yaxley, con voce leggermente tremante ma dolce.
«Oh, non si deve preoccupare» rispose la Black, tenendo un’espressione altezzosa. Narcissa si rendeva bene conto dell’effetto che aveva sugli uomini, e quindi anche su Yaxley, e questo da un lato la eccitava, perché le dava il “potere”, ma dall’altro la deprimeva perché erano davvero pochi gli uomini che riuscivano a parlare con serenità assieme a lei, senza che la loro voce tremasse.
Cissy si accomodò su una panchina che c’era nel gazebo e subito Yaxley la imitò.
«Perché non mi dice qualcosa di lei?» iniziò la bionda «Ad esempio, cosa fa nella vita?»
«Oh, lavoro al San Mungo, Miss» rispose all’istante il ragazzo, ancora teso per l’eccitazione «In verità ho iniziato da poco»
«Ah, un dottore» disse Cissy fissandolo dritto negli occhi, ed evidentemente questo imbarazzò maggiormente Yaxley, che distolse lo sguardo «E quale compiti svolge?»
«Per il momento, sono addetto alle scartoffie e a qualche lavoro come infermiere, ma ho delle responsab–»
«Non è un lavoro incredibilmente noioso e sottopagato, Signor Yaxley?» lo interruppe la Black, interrogativa.
«Ehm… effettivamente, è così» dovette ammettere, imbarazzato, il ragazzo.
Fino a quel momento, Narcissa non era contenta del suo incontro. Aveva cercato di far parlare Yaxley di cose che lo riguardassero, per metterlo a suo agio, così che la gentilezza che aveva dimostrato di avere nella lettera che le aveva inviato potesse venire fuori, ma ancora niente. Secondo Cissy, la verità era che Isaac fosse solo un ragazzino impacciato e senza acume.
Decise di dargli un’altra possibilità per mostrarle il suo lato migliore: la bionda sarebbe rimasta in silenzio, aspettando che lui tirasse fuori qualche discorso interessante. Avrebbe aspettato… aspettato… aspettato…
«E’ una bella giornata, non trova? Anche se ho sentito che domani pioverà!» fece lui con voce squillante.
Narcissa sospirò e si limitò ad annuire. Il tempo meteorologico era l’argomento peggiore che Yaxley potesse tirare fuori in quel momento.



«Madre, non credo di sentirmi bene»
«In effetti sei un po’ calda… e pallida»
«Forse non è il caso che venga a cena dai Parkinson. Non vorrei attaccare qualcosa a loro figlio: è un bambino così cagionevole di salute»
«Sì, hai ragione. Manderò l’elfa, Winkle, che si prenderà cura di te»
«Oh, no, non è il caso. Voglio solo stare a letto e riposare»
«Come vuoi, Andromeda»
Druella si allontanò dalla sedia su cui la figlia, in camicia da notte, era seduta. La Signora Black era vestita da sera, pronta per andare, assieme al resto della sua famiglia, a cena dai Parkinson; ma, a quanto pareva, Dromeda stava male e non sarebbe venuta.
«Riguardati, noi non faremo troppo tardi» disse infine Druella rivolta alla figlia, uscendo dalla camera da letto in cui si trovava. La Signora Black raggiunse gli altri al piano inferiore e si infilò il mantello, annunciando che Andromeda non sarebbe venuta perché non si sentiva bene.
“Bella scusa… peccato che io la usassi ad otto anni, non a ventitré come lei” pensò irritata Bellatrix. Anche la più grande delle sorelle Black avrebbe volentieri fatto a meno di quella cena!
I quattro uscirono dal Maniero, per poi entrare nella carrozza che li avrebbe scortati fino a casa Parkinson.
Andromeda, dalla finestra della sua camera, aveva seguito la scena fino a quando la carrozza non era diventata un puntino lontano ed era sparita. No, di sicuro la Black non stava male, ma quella volta aveva azzardato ed era riuscita a scamparla ad un’altra cena. Era stato anche più facile di quanto avesse immaginato: un incantesimo per alzare momentaneamente la temperatura corporea, che la ragazza aveva letto tempo fa chissà dove, un po’ di cipria e sua madre c’era stranamente cascata. Andromeda rimase alla finestra per qualche altro minuto, a pensare; quella sera voleva solamente rilassarsi un po’, con il Maniero tutto per sé.
La Black stava per allontanarsi dalla finestra quando, con la coda dell’occhio, le parve di scorgere qualcosa che si muoveva vicino all’alto cancello del Maniero. Nonostante stesse calando la notte, aguzzando la vista Andromeda riuscì a vedere qualcosa che mai si sarebbe immaginata: Ted Tonks – era quasi sicura che fosse lui – che se ne stava lì, come se aspettasse qualcuno.
“Ma che diamine sta facendo?” pensò confusa la ragazza. Decise poi di attendere qualche minuto, ma niente: il ragazzo non accennava ad andarsene, ed era ancora lì, vicino al cancello, a guardarsi attorno.
Andromeda pensò che sarebbe stato meglio andare a chiedergli cosa volesse di persona, anche perché se l’avessero visto gli elfi, l’avrebbero riferito a Cygnus e Druella, mentre Dromeda non voleva assolutamente che si potesse anche solo lontanamente immaginare che Tonks avesse qualcosa a che fare con lei, che quella sera era stata l’unica a rimanere a casa. Così la Black s’infilò dei vestiti con estrema rapidità e uscì dalla sua stanza; poi, cercando di non farsi vedere dagli elfi domestici, uscì dal Maniero.
Era una serata fredda; dopotutto, era ancora gennaio e quella era Londra. Andromeda, tremando leggermente, percorse tutto il vialetto che conduceva dal portone del Maniero fino al cancello. Quando fu più vicina, ebbe la conferma di quanto aveva visto: era proprio Tonks che, anche lui infreddolito, se ne stava lì ad aspettare chissà cosa.
«Cosa stai facendo, scusa?» iniziò, subito sull’offensiva, la Black.
Ted la guardò, lieto che lei fosse lì, e disse: «Andromeda! Ho sperato che fossi tu a vedermi. Ho notato che la tua famiglia usciva, questa sera, e appena ho visto che tu mancavi sono venuto qui»
Dromeda continuava ad avere lo stesso sguardo confuso e un po’ irritato; non riusciva ancora a capire perché lui fosse lì. Così, senza perdere tempo, continuò: «E perché mai hai dovuto aspettare che la mia famiglia andasse via?»
«Bhe, perché ad Hogwarts ho capito chi sei e ho immaginato che ai tuoi genitori non avrebbe fatto molto piacere che un Mezzosangue incontrasse loro figlia» spiegò Ted con semplicità.
Tutto quello che riuscì a dire Andromeda fu un “Oh”. Dopotutto, Tonks non era ingenuo come lei lo aveva immaginato, visto che aveva avuto il buonsenso di capire la situazione.
«E come mai volevi vedermi?» domandò poi la Black, fissandolo negli occhi e notando per la prima volta il loro colore: marrone, proprio come i suoi.
Tonks si infilò una mano nella tasca sinistra ed estrasse qualcosa; poi allungò la stessa mano verso la ragazza, aprendola: sul palmo, c’era un orecchino.
«L’hai perso quando ci siamo incontrati per la prima volta» spiegò Ted, con la solita voce chiara e pacata.
«Oh… ecco dov’era finito» disse Andromeda, prendendolo dalla mano del ragazzo. Ricordò di averlo cercato, la sera di quell’incontro, dopo la festa; aveva persino chiesto all’elfa Winkle se l’avesse visto, ma lei aveva risposto di no.
Ted fece un risolino, che destò la Black dai suoi ricordi, e poi disse: «E’ buffo. Sembra di essere in Cenerentola».
Dromeda alzò entrambe le sopracciglia, confusa: «Cene… cosa?»
«Oh, perdonami. A volte dimentico di avere una madre Babbana, che per anni mi ha raccontato fiabe che i maghi non conoscono, come Cenerentola» continuò Tonks «Nella storia, la ragazza perde una scarpetta ed è il Principe a riportargliela»
Stavolta toccò ad Andromeda ridere sommessamente.
«E tu saresti il mio Principe?» domandò divertita.
Ted si rabbuiò un po’ vedendo la ragazza ridere di lui. Disse poi, con tono basso: «Bhe, se tu vuoi, forse potrei… Il fatto è che io a scuola ti guardavo, so molte cose su di te: so che non ti piace Rune Antiche, e nemmeno i cavoletti di Bruxelles…»
Tonks si interruppe vedendo l’espressione di Andromeda. Era come pietrificata, con gli occhi completamente aperti.
«Io ti guardavo» ripeté con voce flebile, attendendo la reazione della Black. La ragazza boccheggiò per qualche secondo, cercando di articolare una frase.
«Grazie per l’orecchino» disse in un sussurro quasi impercettibile, mentre si voltava e ritornava a passo spedito all’interno del Maniero.
Appena fu entrata, si chiuse la massiccia porta alle spalle e vi si appoggiò. Immediatamente il calore dell’abitazione la invase, riscaldandola; in quei minuti passati fuori non aveva sentito il freddo, che le stava penetrando le ossa, oppure che le sue mani si stavano rapidamente congelando. Era stata troppo presa da quello che le era accaduto, da colui con cui aveva parlato. Cos’era stato quello? Come si era arrivati da un saluto appena accennato al doversene andare nel bel mezzo della discussione, perché si stava andando troppo oltre? Pezzi di frasi che Tonks le aveva detto iniziarono a riecheggiarle nella testa, confondendola. L’unica cosa che riuscì a destarla dai suoi pensieri fu una voce squillante, che le parlava.
«Signorina? Signorina Black?»
Andromeda riaprì gli occhi di colpo, trovandosi davanti una creatura rugosa, con enormi orecchie sporgenti.
«Vi sentite bene, padroncina? Non sareste dovuta uscire, nelle vostre condizioni»
La Black fissò l’elfa, poi disse, fredda: «Non dire una parola di quello che hai visto né ai Padroni, né a nessun altro, chiaro? Per quanto ne sai tu, io sono sempre rimasta a letto».



La carrozza alata della famiglia Black stava volando sui cieli di Londra, senza tuttavia essere vista dai Babbani grazie agli incantesimi che erano stati fatti su di essa. Questo tipo di mezzo era il migliore – per le famiglie ricche che potevano permetterselo – per brevi e lunghe distanze. All’interno di essa, quattro componenti della famiglia Black stavano ritornando al loro Maniero, dopo aver consumato una cena alquanto ordinaria a casa Parkinson. Nella carrozza, in cui tutti erano in silenzio, prese la parola il più anziano dei membri.
«Dimmi, Narcissa, com’è andato l’incontro con quel tuo spasimante, Yaxley? Se non erro, è stato stamane»
La bionda annuì lievemente e, schiarendosi la voce, rispose: «In realtà, padre, non è stato come me lo aspettavo»
«E perché mai?» s’intromise Druella «Dalla lettera che ti ha scritto, sembrava così educato e gentile»
«Sì, lo è ma… non aveva acume; era imbarazzato, per nulla affascinante, né fisicamente, né come modo di fare» spiegò Narcissa ai genitori.
«Posso capirti, figlia mia, ad ogni modo non puoi di certo bocciare tutti i tuoi pretendenti, come hai fatto finora. Trovi sempre qualcosa che non va in loro!» disse Druella.
Cissy stava per replicare, indispettita, ma suo padre la interruppe: «Tua madre ha ragione, mia cara: non esistono uomini perfetti; prima lo capirai, meglio sarà»
Il tono di Cygnus era sempre molto autoritario, anche se pacato, ed era spesso lui a chiudere le discussioni in casa Black. L’uomo si rivolse poi verso l’altra sua figlia, e la chiamò: «Bellatrix?»
La mora, che fino a quel momento era stata in silenzio a guardare fuori dal finestrino – ma sempre con le orecchie rivolte a quello che stava accadendo –, si girò.
«Sì, padre?»
«Sei stata molto in silenzio, questa sera. Capisco che non vi abbiamo insegnato a parlare a sproposito, ma il tuo atteggiamento mi fa pensare che ci sia qualcosa che non va»
«Non c’è nulla che non va» rispose lei con tono pacato, fissando senza paura suo padre negli occhi «Semplicemente i discorsi de i Signori Parkinson non mi stimolavano, e così non ho detto nulla»
Cygnus fissò la figlia, notando per l’ennesima volta quanto lei gli assomigliasse; riusciva sempre a dire ciò che pensava, ma senza essere sgarbata. Inoltre, e il Signor Black lo sapeva bene, Bellatrix era una ragazza oltre che estremamente bella e ambita da molti, anche perspicace e orgogliosa.
«Tua madre e io abbiamo una notizia da darti, mia cara» continuò Cygnus, vedendo che sua figlia lo ascoltava «Il tuo matrimonio è stato combinato. Sposerai Rodolphus Lestrange, il 15 del mese prossimo»
Bellatrix sorrise mentalmente. Sin da quando Andromeda aveva udito la notizia di quel matrimonio e l’aveva messa al corrente della situazione, lei si era immaginata come suo padre gliel’avrebbe riferito; e proprio come Bella l’aveva immaginato, lui aveva fatto: senza girarci per nulla attorno, tutto d’un fiato e mantenendo la solita compostezza. La mora aveva imparato bene a conoscere suo padre, proprio come lui aveva fatto con lei.
La più grande delle sorelle Black finse abilmente un po’ di stupore, e disse: «Oh… Solamente tra venti giorni»
Nonostante Bellatrix fosse preparata a quella notizia, non si aspettava che il tutto sarebbe accaduto così in fretta!
«Ma sì, perché aspettare? In fondo, rimandare la data non gioverebbe a nessuno» replicò Cygnus pacatamente «Sei contenta?»
L’ultima domanda del Signor Black era una provocazione, e Bellatrix lo sapeva benissimo, visto che lei stessa ne lanciava spesso alle persone che la circondavano. Si stampò sulle labbra un sorriso che Cygnus sapeva benissimo essere falso e rispose: «Sono entusiasta, padre»
L’uomo la guardò, compiacendosi mentalmente della reazione della figlia, che lui reputava “di classe”, poi aggiunse: «E chissà che Rodolphus, intelligente com’è, non sappia… come avevi detto?... stimolarti».
«Chissà» replicò Bellatrix con lo stesso tono falso, fissando suo padre.
La ragazza spostò poi lo sguardo sulla sorella e le due si scambiarono un’occhiata. Almeno per una volta, Andromeda ci aveva visto – o meglio, sentito – giusto.





Note dell'autrice:

Spero che questo capitolo sia all'altezza degli altri >.<
Come sempre, continuo a ringraziare tutti e a rinnovarvi l'invito a farmi sapere cosa ne pensate: è importante per qualunque scrittore come per me ^^.
In particolare ringrazio chi ha recensito!
lolly puwerpuff girl: Ciao! Ma grazie, mi rendi davvero felice, specialmente perché sono riuscita, in generale con la mia storia ma in particolare con lo scorso capitolo, ad indurti a recensire. Spero davvero che anche questo capitolo di sia piaciuto! Un saluto, ciauu (:
elyl: Ciao, nuova lettrice! Grazie per le tue recensioni su tutti e quattro i capitoli (: Non vorrei anticipare troppo, ma ti dico che Sirius non è un personaggio importante in questa ff come possono esserlo le Sorelle Black, ma ogni tanto penso comparirà; e per quanto riguarda Lucius, credo che si farà vivo un po' più avanti, quindi continua a leggere (: Grazie per i complimenti, ciao!
tracywelsh: Ciao! Sono felice di trovarti ancora a recensire, davvero: per uno scrittore è bello avere qualcuno di fedele! (: Anche io adoro Bellatrix *muha* e avrà un ruolo di primo piano, come già puoi vedere. Grazie mille a te che continui a leggere e recensire, un saluto! (:
S_Riddle: Ciao e grazie mille anche a te per aver letto, recensito e messo tra i preferiti; sono molto felice che ti piaccia la mia storia! Anche a me piacciono moltissimo le storie sui Black in questo periodo, quando le tre figlie sono giovani donne. Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento e che continuerai a recensire. Ciao! (:

Ciao a tutti, al prossimo capitolo (:
  
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