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Autore: Gloom    02/08/2010    2 recensioni
Polverano è un tristissimo paesino, dimenticato tra le montagne abruzzesi, ed è anche la nuova casa di Angela: quindicenne abbattuta che vi si è traferita per seguire sua madre.
Polverano è anche la casa di Corrado e Raffaele: due gemelli, amici per la pelle, che saranno i primi ad accogliere Angela.
I tre diventeranno inseparabili... abbastanza per aiutare Angela a far pace con il suo passato, con suo padre e con un paio di conti in sospeso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Raffaele-

 Polverano è una cittadina, dimenticata sulla catena di gelidi monti abruzzesi, dove tutto è più piccolo di come dovrebbe essere: le case e i cinema, i locali e i ristoranti, i vicoli e le piazze. In compenso, tutto c'è in abbondanza, come per stabilizzare la situazione. Il risultato è un'atmosfera soffocante, troppo soffocante.
Come per il resto, anche la classe della scuola dove mi ritrovavo era troppo piccola; nonostante ciò, autorità superiori erano riuscite a stiparci dentro ventisette studenti, consce però del fatto che sarebbe stato pericoloso. Che poi non si venissero a lamentare se per la fine dell'anno la struttura riporterà qualche danno...

Ovviamente non dico sul serio: non siamo quel tipo di classe, ad eccezione di qualche elemento siamo fin troppo tranquilli. La qual cosa dopo un po' diventa frustrante, se hai dentro una voglia di ribellarti come me. Non sono mai stato irrequieto, però se c'è un concetto che non mi si crea è quello di rimanere inerte per arruffianarmi un professore che ha instaurato un regime tirannico nella propria classe.

 Nelle altre sezioni non è così: in classe di Corrado e Angela il professore di ginnastica (come se ne avessero bisogno) ormai ha rinunciato a fare lezione: entra in classe, getta un'occhiata sulle masse studentesche che gli danno la stessa importanza che darebbero al muro dietro di lui e li trascina in palestra solo perché lo pagano, mentre loro fanno esercizi di "defaticamento" o, quando invece si sentono particolarmente attivi, salto collettivo della corda (venticinque ragazzi che saltano in "sincronia" una corda è uno spettacolo da non perdere).
 Con le altre materie le cose vanno relativamente meglio: non hanno sottomesso nessun altro professore (anche se alla fine dello scorso quadrimestre una delle loro prof li ha abbandonati nelle mani di una zelante supplente per prendersi tre mesi di ferie, causa stress psico-fisico), ma riescono a metterli in crisi instaurando dibattiti su temi decisamente poco consoni all'ambiente scolastico. Deve essere esilarante.
 Al contrario, io mi limito ancora ad ascoltare la voce della prof che aleggia soporifera sulle nostre teste, fingendo di prendere appunti. Il 90% di quello che dice sono solo chiacchiere, ormai lo sappiamo tutti per esperienza.
 Corrado è il mio migliore amico. In verità è il mio fratello gemello...Non siamo identici come due gocce d'acqua, ma ci somigliamo molto: entrambi alti, magri, occhi come cioccolata calda, l'unica -rilevante- differenza è il colore dei capelli; i suoi sono castani, meravigliosamente anonimi, io invece in testa ho quelle che sembrano tante pagliuzze bionde. Puah. Eppure quando entro in classe sua ci sono sempre un paio di ragazze pronte ad attaccare bottone con me.

Peccato per loro: un'altra cosa in cui siamo diversi è che lui ama stare al centro dell'attenzione, al contrario di me.
 Invece per Angela è un altro discorso. é arrivata a Polverano qualche mese fa, insieme a sua madre. é diventata la nostra migliore amica, nonché vicina di banco di Corrado. Fu lui a presentarci, il suo primo giorno in questa scuola... e da allora per me era diventata un chiodo fisso: non riuscivo a smettere di pensarla, di ammirarla, di amarla.

Era diversa dalle altre ragazze, meno banale e frivola, e decisamente più chiusa. Non ero mai stato un esperto, mai ci avevo provato seriamente con una ragazza, eppure in quel periodo mi ritrovai a concentrare tutti i miei sforzi nel cercare di sfondare il muro che aveva eretto intorno a sé.


  Il mio sguardo si perse fuori dalla finestra, mentre la prof continuava a blaterare su un numero imprecisato di imperatori romani. Fuori il paesaggio non offriva una valida distrazione: la nebbia che quella mattina avvolgeva Polverano si stava lentamente alzando, ma lasciava il posto a una strada umidiccia per la pioggia del giorno prima. Aveva piovuto per una settimana intera, con poche interruzioni. E niente neve. D'altra parte, eravamo appena alla metà di novembre, sarebbe stato un po' prestino per la neve.
 Il suono della campanella mi prese alla sprovvista, ma fui contento di sentirlo. Ricreazione, dieci minuti di libertà. Ovviamente, la prof non smise di parlare, e ovviamente nessuno fece niente per farle capire che la sua lezione era finita. Solo io avevo chiuso libri e quaderni, tutti gli altri membri della classe continuarono a seguire la lezione come se fossero realmente interessati. Se questa fosse stata la classe di Corrado e Angela, se la sarebbero già squagliata tutti, accalcandosi sulla porta con il rischio di sfondarla.
 Dopo altri cinque minuti di lezione clandestina, riuscii a raggiungere il corridoio. Fuori c'era una marea di studenti che, riuniti davanti alle finestre o ai termosifoni (a seconda della temperatura corporea), chiacchieravano, divoravano cibarie, prendevano a calci il distributore di merende o si limitavano a fare casino. Vidi Corrado che mi aspettava al nostro angolo preferito, davanti alle scale che portavano al piano di sotto.
 -Deve essere stata una lezione interessante, per trattenervi metà dell'intervallo- ghignò. Già, chissà da quanto tempo era fuori lui.
-lascia perdere. Guarda, sta salendo Angela- dissi. Ormai riuscivo a simulare indifferenza piuttosto bene, ma non potei impedirmi di contemplarla per un po'. Insieme a una compagna di classe, saliva le scale sulla punta delle scarpette da ginnastica, sembrando ancora più leggera di quanto non fosse già. Aveva un bel fisico, troppo spesso nascosto da felpe e jeans larghi che lo minimizzavano, soprattutto in inverno. Non era una bellezza che si notava subito, ma una volta notata non cessava di abbagliare.   
  Guardò Corrado, sorrise e alzò lo sguardo, come a dire "stavolta devo averla fatta grossa...".
 -Ti ha finito di interrogare?Come è andata?- Le chiese. Lei continuò a guardarlo con quel suo sorrisetto preoccupante.
 -Tre!- Esclamò infine, alzando le braccia in segno di vittoria. Scoppiai a ridere, per prenderla in giro.
 -Wow, ti sei data da fare...hai intenzione di dirlo a Susanna?- Chiese mio fratello. Ci era fin troppo nota la media di Angela, e anche la sua tendenza a nasconderlo alla madre. Lei rise.
 -Oh, non credo. La settimana prossima ricomincia il giro delle interrogazioni no? Basterà che lo becchi di buon umore...-. Saltellò e ci guardò con quel suo sguardo che significava "come se servisse a qualcosa!". Era opinione comune che le avrebbero ridato almeno una materia, ma lei non se ne preoccupava più.

Nella sua vecchia scuola aveva una media apprezzabile, ma a quanto pareva non le importava più da quando era arrivata a Polverano. Ora si trattava di faticare alla fine dell'anno, quando si tiravano le somme. Ma non avrebbe mai permesso che la bocciassero. Il suo carattere era deciso, forte. Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e chi ci provava assaggiava la sua ira bollente. L'avevo vista arrabbiata poche volte, ma mi erano bastate.
 Una ragazza scese le scale. Era una delle ragazze più belle dell'istituto, e il caso voleva che ci passasse davanti quasi ogni giorno: era come una silfide, si muoveva fluttuando, lasciando che i lunghi capelli scuri le ondeggiassero sulla schiena. Era fasciata in jeans attillati, che ne esaltavano le forme. E che forme...La maglietta, volutamente troppo corta, si sollevava e abbassava di un paio di centimetri a ogni gradino, lasciando intravedere a intermittenza una striscia di pelle. Guardai Corrado ghignando. Non le aveva mai parlato, ma sapeva chi era. Morena, secondo liceo. Due anni più vecchia, gli dicevo io. Due anni più scema, aggiungeva Angela. Ma lei probabilmente era solo invidiosa, sebbene non ne avesse reale motivo.
 -Corrado? Ci sei?- Angela ed io cominciammo a ridacchiare dietro di lui.
 -Incantato di fronte a quell'opera d'arte?- Lo punzecchiai.
 -Tzè, opera d'arte, sai quante ne trovi...quella è stupida come una gallina- intervenne Angela.
 -Tu sei quella che ha preso tre a greco, non parlare- disse Corrado con lo sguardo ancora perso nel vuoto.
 -Elena, una della classe mia, la conosce. Ed è d'accordo con Angela- dissi.
 -Bah, chi non ha buona testa ha buone gambe- decretò Corrado.
 -Il proverbio significa un'altra cosa- puntualizzò Angela. Ma capì che era inutile. Ormai la sua mente era occupata dagli oggetti della sua perla di saggezza rinchiusi nei jeans scuri della proprietaria.
  Il campanello trillò di nuovo, un po' disconnesso perché evidentemente qualche studente stava cercando di impedire al bidello di suonarlo come si deve, in un inutile tentativo di prolungare la pausa. Angela e Corrado mi salutarono e con tutta calma salirono le scale, chiacchierando. Io attraversai il corridoio fino ad arrivare alla mia classe.

La professoressa di latino e greco mi fece cenno di precederla, poi entrò anche lei e si chiuse la porta alle spalle. Di nuovo bloccato qui, per altre due ore. Se non altro avevo una buona visione nella mia mente con cui distrarmi.

Angela...desiderai, non per la prima volta, di frequentare la classe sua e di Corrado.

  
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