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Autore: LaMiya    04/08/2010    1 recensioni
“In principio era acqua: è grazie all’acqua che siamo nati e sopravvissuti.
Alla fine sarà acqua. Ci ha donato la vita, visto come la trattiamo, è giusto che se la riprenda, non ti pare?”
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere: Generale - Drammatico
Avvertimenti: One-shot
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∼Memorie di un Uomo∼




Sapevo che un giorno si sarebbe ribellato: era nella sua natura, come in quella di tutti gli esseri viventi, ribellarsi al proprio oppressore. E lui era stufo, lo percepivo e, in parte, potevo pure comprenderlo: non era facile riuscire ad accettare tutte le cattiverie e tutto il menefreghismo di un mondo che, ormai, non era più tuo.

Aveva la pelle olivastra, morbida e delicata che contraddistingueva i paesi indiani: forse anche troppo delicata. Erano poche le volte che poteva uscire dalla sua cabina, sul ponte, a vedere quel mare che tanto lo affascinava. Solo nei rari momenti della giornata in cui il sole tramontava o era nascosto dietro le nubi di tempesta che offuscavano il cielo, lui poteva percorrere quella lunga scalinata di legno che scricchiolava sotto i suoi passi e salire sulla poppa.
Fu così che imparò a conoscere il mare: agitato, in tempesta o di notte; al buio, con le stelle che ne illuminavano il profilo piatto che si stagliava all’orizzonte, verso l’infinito.
Per lui l’acqua era sempre stata poesia: l’infrangersi delle onde contro lo scafo e l’ondeggiare della giunca dovuto alle correnti del golfo erano le uniche cose in grado di farlo sognare.

“In principio era acqua”.
Era una bella frase, eppure aveva perso di significato con il passare del tempo: sembrava che tutti si fossero dimenticati da dove fosse nata quella vita che aveva popolato il pianeta; sembrava che l’acqua non fosse più vita.


Aveva sempre immaginato di morire in mare: la sua vita senza quell’infinita distesa blu era vuota. Ora, non era più sicuro di volerlo ancora: gli oceani erano neri del petrolio che veniva trasportato dalle navi; le specie in via di estinzione non interessavano pressoché a nessuno, poiché a nessuno importava di un paio di pesci se si poteva far meno fatica viaggiando in macchina. Avrebbe voluto urlare, sfogare la sua rabbia contro l’ipocrisia del mondo, fargli capire quanto bello fosse viaggiare su acque limpide, respirare aria pulita, sentire la pioggia bagnare il proprio viso come una carezza gentile.

Sentì il vento scompigliargli i capelli neri e arruffati, cominciò a giocare distrattamente con un buco creatosi nella sua vecchia maglietta di Bob Marley: sedeva sul ponte, ai piedi dell’albero di trinchetto, e scrutava l’orizzonte. Vi era aria di tempesta: lo sentiva, lo percepiva e sapeva, in cuor suo, che un giorno non sarebbe stato così semplice sfuggire a quelle nubi nere.

Le nuvole si avvicinarono velocemente portate dai venti stagionali monsonici, la pioggia che recava con sé benessere e raccolti, prese ad infrangersi contro la superficie dell’oceano, rendendolo spumeggiante e agitato. Nonostante tutto, era sempre troppo gentile con gli esseri umani.

Era troppo gentile, tutto qui. Lo era sempre stato: fin da quando ci aveva donato la vita, fin da quando aveva iniziato a togliercela per punirci del nostro voler esser sempre padroni di tutto.

Era sempre stato convinto che sarebbe morto in mare. Era logico: vi era nato, cresciuto e vi sarebbe anche morto, un giorno o l’altro. L’odore della salsedine e il rumore tranquillo dell’acqua sugli scogli lo avevano accompagnato da sempre, non era disposto a rinunciarvi: avrebbe accompagnato il mare in quella corsa contro la sopravvivenza, nel bene o nel male.

Poche erano le persone in grado di capire il dolore della terra: ancora meno erano coloro in grado di sacrificarsi per essa.

Sapeva che un giorno si sarebbe ribellato: é nella natura di tutti ribellarsi ai propri oppressori. E loro se l’erano meritato: quando il principio di uguaglianza comincia a mancare, si avvertono nell’aria i primi avvertimenti e poi, inevitabilmente, cominciano a nascere i primi disordini.

Quel monsone era diverso dagli altri: non era portatore solo di raccolti rigogliosi, era una velata minaccia verso coloro che lo avevano irritato.

Mentre la giunca su cui ero nato affondava, inesorabilmente diretta verso le profondità dell’oceano indiano, guardai il cielo: l’acqua che, gelida mi sferzava il viso, non era altro che un sollievo per la mia pelle malata. Sentii l’oceano accogliermi tra le sue onde. Sapevo che sarei morto in mare, ma non mi dispiaceva: lo avevo conosciuto, lo avevo saputo amare, avevo saputo conviverci in pace per oltre ottant’anni.

“In principio era acqua: è grazie all’acqua che siamo nati e sopravvissuti.
Alla fine sarà acqua. Ci ha donato la vita, visto come la trattiamo, è giusto che se la riprenda, non ti pare?”

Le sagge parole di mio fratello mi accompagnarono nella mia discesa verso il fondale. L’immagine di Bob Marley sulla mia maglietta si faceva sempre più sfocata e indistinguibile.



Angolo delle mie storie:

The Begin of the Experience Originali - Generale

Blood's Angels Originali - Generale

The Zodiac's Symbols Originali - Fantascienza

Bring me in your World Harry Potter

Volere… Volare Originali - Drammatico
   
 
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