Ciao a
tutti!
Scusate
l’immenso ritardo ma questo capitolo, e soprattutto quello dopo(che posterò successivamente perché è abbastanza lungo…) sono stati
veramente difficili da scrivere per una come me che di battaglie e duelli vari
ne sa meno di niente.
Senza
contare che, con l’inizio della scuola, il mio tempo si è pressoché dimezzato…scusate
Avrei
preferito evitarli ma nella trama della storia sono
necessari T_T.
Cmq sia,
vorrei ringraziare tantissimo tutti coloro che hanno
letto la mia fanfiction e che hanno commentato (in
particolare un grazie immenso a tigereyes….sono contenta che ti piaccia!Spero di nono deluderti in
futuro!!!(soprattutto con il prossimo capitolo e con gli errori di battitura
che ne seguiranno….))e Chria che ha avuto la pazienza
di leggere in anteprima questo capitolo pressoché disastroso.
Beh ora vi
lascio alla storia e….ora mi ammazzerete….per favore
commentate(anche in male, si intende)! ^////^
Un solitario
soffio di vento sorvolava, leggero, una vasta distesa verde.
Una suggestiva e meravigliosa piana erbosa scampata al lento ed
inarrestabile avanzare della foresta.
Leggero
accarezzò le corolle ormai avvizzite degli ultimi fiori che ancora non si erano
lasciati sopraffare dal gelo dell’autunno imminente.
Volteggiò su
se stesso, sfiorando la lucente criniera di un cavallo sorpassando, invisibile,
lo sguardo assente del cavaliere che stava sulla sua
groppa.
Infine, con
un ultimo guizzo di vita si nascose nei sottili fili argentei che, come candidi raggi di luna, ricadevano lucenti dietro le spalle
di un mezzo demone.
Sapevano del
profumo della notte.
Inuyasha
socchiuse lievemente gli occhi, abbagliato dall’accecante fulgore di Naerl.
Il più
piccolo fra gli astri dorati che ogni giorno solcavano il vasto cielo di Yarda ora tintosi di un abbacinante color porpora, brillava
radioso nel pomeriggio ormai morente.
Senza
fretta, apparentemente incurante di ciò che accadeva nel mondo sul quale ogni giorno si affacciava, sfiorava
ora con i suoi raggi infuocati l’aguzzo profilo di
lontani monti dalle cime coperte di una candida neve.
Ogni cosa,
dall’erba alle fronde degli alberi, alle lucenti armature dei soldati,
investita da quella forte luce così incredibilmente simile al bruno colore del
sangue, appariva stranamente vivida e reale.
Quasi minacciosa.
Mai prima di
allora, le iridi color ambra del mezzo spettro avevano
potuto colorarsi dei riflessi infuocati di un tramonto di tale bellezza.
Limpidi
specchi di un cielo che, dall’ambra cristallina e pura sprigionata da Naerl, si tingeva di un ambra freddo e
velato di oscurità.
Forse era un
omaggio.
Un omaggio a
tutti coloro per i quali, quel tramonto, sarebbe stato
l’ultimo.
Ormai la
notte era vicina.
Anche la
battaglia lo era.
I capelli
argentati del mezzo demone ora vagamente sfumati dal colore del tramonto, si
mossero lievemente dietro la schiena fieramente dritta, protetta, come del
resto tutto il corpo, solo dalla pesante e allo stesso tempo leggera stoffa
dello yukata color rosso fuoco.
Davanti a
lui, per più di un chilometro,si estendeva il grosso
delle truppe dei Miyoshi: 10.000 fanti, 5.000 arcieri
e balestrieri,1.000 soldati a cavallo, 500 orchi delle montagne, 200 draghi,
50.000 mostri, demoni non identificati e creatura che possedesse le qualità
adatte alla battaglia, 30 catapulte corazzate, quasi un centinaio di scale per
l’assalto ai muri, e in numero trascurabile Picchieri, Alabardieri e paladini.
Inuyasha
fece scorrere lo sguardo sulla vasta schiera di demoni fermandosi poi su quelli
che componevano la prima fila, quella che per prima sarebbe partita
all’attacco.
Dalla
postazione lievemente sopraelevata in cui si trovava,poteva
a malapena scorgere la figura slanciata di Sesshoumaru spiccare fra quelle
ingobbite dei comuni soldati di fanteria.
Da quella distanza
pareva una fiamma bianca nel bel mezzo della marea rosso
fiammante formata dalle corazze vermiglie dei demoni.
Anche lui
indossava unicamente i suoi vestiti perché, come più volte gli aveva ricordato,
prima di riuscire a ferirlo, bisognava avere abbastanza coraggio,agilità,velocità e prontezza, senza contare una buona dose
di pazzia di avvicinarglisi.
E fino ad allora nessuno lo aveva mai ferito.
La sua
figura fiera e nobile si intravedeva appena
nell’oscurità incalzante e,molto più avanti,le sagome in nero dei soldati
dell’esercito nemico, posti fuori dalle mura, erano a malapena distinguibili
dal profilo scuro delle nera pietra.
Per un
essere umano, quelle figure avrebbero potuto tranquillamente non esistere
nemmeno.
E forse era
stato proprio questo l’intento di colui che aveva
scelto il colore con cui tingere le armature dei soldati.
Pezzenti.
Loro non
avevano bisogno di nascondersi nell’oscurità per poter vincere una battaglia.
Li, davanti
alle mura, vi erano fanti, lancieri e cavalieri a cavallo per un totale di
10.000 anime.
Relativamente
poche se si prendevano in considerazione le voci che giravano in tutta Yarda sulla potenza e la grandezza militare della città.
Ma forse
il grosso delle truppe aspettava all’interno delle mura.
Non si erano
nemmeno scomodati ad uscire allo scoperto.
Idioti.
I casi erano
due: o stavano sopravvalutando la loro forza offensiva e difensiva,o stavano sottovalutando la loro.
In entrambi
i casi si stavano sbagliando.
Le armature
e le vesti di un forte colore rosso, forse in onore dello Yukata che lui
indossava e che, fin dall’inizio della guerra di conquista era sempre stato
visto occhieggiare nelle prime file mentre lui, come una furia omicida, si
divertiva a fare stragi dei nemici, macchiavano l’omogeneo verde della pianura
come il vermiglio colore del sangue di una ferita appena aperta.
Se li
stavano sottovalutando…allora erano o pazzo o idioti.
Ma si
sa…entrambe le cose entravano nella lista delle qualità più ricorrenti nella
razza umana.
Inuyasha
ammiccò soddisfatto: da quella distanza, l’esercito dei Miyashi
sembrava a tutti gli effetti una gigantesca marea
color porpora.
Una mare perfettamente addestrata e votata ad un unico scopo:sterminare la razza umana.
Si rilassò sulla sella, inspirando l’umida fragranza della notte.
Un ghigno
gelido increspò le sue labbra sottili e fredde.
Ora,
attendevano solo il segnale.
Attendeva
solo il segnale.
Il segnale
dell’inizio della battaglia.
Anche se
ormai sarebbe stato superfluo.
La battaglia
stava già per iniziare.
Lo sentiva.
Era
nell’aria.
Nell’odore
pregnante del fiato dei cavalli, in quello malsano dei demoni rinchiusi nelle
pesanti armature, in quello umido della nebbia che silenziosa si stava
sollevando dai prati per avvolgere ogni cosa nel suo gelido mantello di
rugiada.
La battaglia
stava per iniziare.
Una
battaglia finalmente degna di essere combattuta.
Il colore
scarlatto del cielo ormai stava lasciando il posto a quello meno intenso e più
scuro del viola tendente già a quello pregnante dell’indaco.
Una brezza improvvisamente
gelida sorvolò il campo di battaglia ora avvolto in un irreale silenzio
d’attesa.
Un silenzio
che senza in realtà esprimere nulla, valeva più di mille parole, di mille
canti, di mille poesie, di mille poemi.
Il silenzio
dell’attesa.
Il silenzio
della speranza.
Il silenzio
del raccoglimento.
Il silenzio.
Unico.
Onnipresente.
O forse
era solo la sua immaginazione.
La pianura
non era in realtà silenziosa.
Ovunque i nitriti agitati dei cavalli, lo snervante sferragliare delle
corazze, il febbrile confabulare degli uomini turbavanola
gelida atmosfera
d’immobilità.
Ma il
fatto che per lui tutto quello non fosse nulla di più che silenzio, era
comprensibile.
In fin dei
conti, nonostante ormai avesse perso il conto delle battaglie in cui aveva
combattuto, una parte di lui, quella più profonda,
risentiva ancora vagamente delle emozioni comuni e allo stesso tempo
profondamente diverse che tormentavano l’animo di ogni tutti prima di una
battaglia.
Paure
stupide, ricorrenti, morbose.
Spaventose.
Perché la guerra,
quella vera, non è un gioco.
O si vince
o si perde.
Non esistono
vie di mezzo.
Si ha un'unica possibilità.
Ne una
più, ne una meno.
Quella per
lui più ricorrente era quella di essere sconfitto.
Non ucciso.
Sconfitto.
Essere
sconfitto e rimanere poi in vita.
Per lui, un
principe della prestigiosa casata dei Miyoshi, comandante delle più potenti truppe demoniache che
mai avessero attraversato Yarda, l’essere sconfitto
in battaglia e rimanere poi in vita per raccontarlo, era ciò che di peggio gli
potesse accadere.
Peggio che
morire sul campo.
Stava forse
esagerando?
Al
contrario.
quale
soldato avrebbe mai voluto rischiare la vita per un re che sul campo di
battaglia non era nemmeno capace di badare a se stesso?
Inuyasha godeva di grande fiducia e ammirazione fra le fila
dell’esercito di certo non grazie al suo carattere o al suo aspetto fisico.
Lui
uccideva.
Sempre.
Comunque.
Era per questo che lo ammiravano.
Oltre che certo, per la sua abilità nel formulare piani di guerra
vincenti.
Nonostante
la sua natura demoniaca, il mezzo spettro non era ancora del tutto insensibile
alle sensazioni e alle paure che prima di una battaglia poteva scorgere negli
occhi dei soldati e dei comandanti temprati da anni di guerre.
Probabilmente
non lo sarebbe mai stato.
Ci sono cose che non si possono proprio cambiare.
E nel suo
caso, una di quelle erano gli inconvenienti di essere per
metà umano.
Fece nuovamente scorrere lo sguardo sulle figure in rosso dei componenti delle prime fila.
Sesshoumaru
era li, proprio davanti alle imponenti mura nella
posizione che solitamente sarebbe toccata a lui. Stranamente si erano scambiati
di posto:il fratello moriva dalla voglia di assaggiare
il sangue del re mentre lui non aspettava altro che misurarsi con le presunte
truppe speciali incaricate del loro omicidio.
Contento
lui….stare nelle retrovie nascosto nel folto della foresta insieme alla
cavalleria pesante era un ruolo che per una volta poteva sopportare.
E poi non
si sarebbe annoiato a lungo.
Il profilo
infuocato di Naerl, continuava ad occhieggiare da
dietro le aguzze creste dei monti senza accennare a voler tramontare.
Da dietro le
imponenti mura di Zaccar proveniva
ora un innaturale silenzio, come se in un secondo tutte le attività si fossero
arrestate, in attesa di un unico preciso segnale.
Stavano
aspettando.
Non si
sapeva come, ma ormai era ben chiaro che la prima mossa sarebbe spettata a
loro.
Agli
aggressori, agli invasori, ai conquistatori.
Detestava il
galateo guerriero.
Coloro ai
quali era venuta la grandiosa idea di fissare delle
regole civili in un contesto in cui la civiltà cadeva vergognosamente in
frantumi dovevano essere dei geni…o qualcosa di simile.
Finalmente,
con una lentezza che pareva sfiorare l’immobilità, il profilo dorato di Naerl si nascose dietro alle montagne imbiancate di neve.
La notte,
silenziosa, iniziò ad a tendere i suoi tentacoli su Yarda.
Inuyasha
vide Sesshoumaru voltarsi verso i suoi uomini, i capelli argentei che
ricadevano eleganti alle sue spalle e lo sguardo fiero lo facevano assomigliare
ad un leggendario spirito vendicativo la cui ira si sarebbe potuta placare solo
con il sangue di innocenti ” SOLDATI!!”urlò ed
improvvisamente la sua voce sicura e profonda vibrò nell’aria come uno
squillante richiamo impossibile da ignorare per chiunque” Questo è il giorno
che tutti voi stavate aspettando e temendo:il giorno della resa dei conti, il
giorno in cui finalmente potrete dimostrare che non siete sopravvissuti invano
a questi anni di lunghe e terribili battaglie!
E’ questa la
battaglia che il destino vi ha dato la possibilità di affrontare:l’ultima battaglia, l’ultima roccaforte umana!
Dietro
quelle mura vi aspettano più meraviglie di quanto ne abbiate
mai viste o anche solo sognate in tutta la vostra vita!
Non vi resta
altro che tendere la mano ed afferrarle perché esse sono li
per voi, vi spettano di diritto da quando lasciaste le vostre famiglie e i
vostri cari e nessuno, che sia demone, umano o creatura infernale potrà
fermarvi perché siete ciò che di più immondo ed oscuro abbia partorito Yarda!
Siete i
messaggeri della morte!
La stirpe che sola ha il diritto di dominare sul mondo!!”
Un urlo
d’approvazione si levò dalla pianura.
Chissà se
gli abitanti di Zaccar erano da considerarsi
innocenti.
“CREATURE DELLA
NOTTE!” tuonò Sesshoumaru “ DIMOSTRATE DI ESSERE DEGNE
DEL SANGUE CHE FLUISCE NELLE VOSTRE VENE E PRENDETE CiO’
CHE VI SPETTA!!”
Un boato
fece tremare la terra mentre all’unisono milioni di
grida si disperdevano nell’aria come un’inarrestabile marea.
Un brivido di eccitazione scorse gelido lungo la schiena del mezzo
demone mentre l’eco squillante delle terribile parole del fratello sembrava
rimbombare in ogni dove intorno ai soldati seguita poi subito dopo da quello
ruggente dei demoni che avevano risposto alla sua trionfante chiamata alle
armi.
Dio quanto
amava tutto questo.
Come se
avesse potuto captare i suoi pensieri, il fratello, dopo essersi voltato verso
di lui gli lanciò un’occhiata che, nonostante la lontananza, Inuyasha
interpretò perfettamente.
Buona
fortuna anche a te, fratello.
Sesshoumaru
si girò nuovamente, il lunghi capelli color della luna
ora scossi da un improvviso vento saturo delle grida dei soldati.
“Avanti!” il suo ultimo, deciso,ordine si disperse nel frastuono che sembrava far tremare l’aria e finalmente, dopo aver a lungo atteso, la battaglia iniziò.