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Autore: SmartisPanda    21/08/2010    7 recensioni
"Quando aveva preteso l’Indipendenza sapeva a che cosa stava andando incontro, sapeva che Inghilterra non glielo avrebbe mai permesso, sapeva anche che per convincerlo sarebbe dovuto scendere ad una battaglia. Lui voleva l’indipendenza, desiderava la libertà e ora che l’aveva ottenuta ne era felice, ma c’era ancora un conto da pagare: riappacificarsi con Arthur." Prima fanfiction dedicata ad Us Uk da parte mia ^^' buona lettura u.u per ora metterò Raiting Arancione perchè non so come andrà a finire...potrebbe capitare che diventi Rosso ...avverto sin da subito u.u
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tensione(Pov Entrambi)
Mi scuso per l'enorme ritardo, ma ho avuto le vacanze e alcuni problemi familiari….quindi non ho avuto né la voglia né il tempo di scrivere o correggere quel che avevo scritto u.u'' ma ora che mi sono ripresa (sì tranquilli, è tutto a posto ora) ho mandato questo capitolo il più in fretta possibile u.u' Scusate, chiedo perdono!! Scusate davvero tanto! Picchiatemi pure u.u'' Buon capitolo!<3

POV ALFRED

Era stata una sensazione indescrivibile quando Inghilterra gli aveva asciugato i capelli. All’inizio aveva notato solo rabbia in quel gesto, ma poi pian piano si era trasformato in un movimento talmente dolce che lo aveva ipnotizzato. Si era stupito, di certo non se lo sarebbe mai aspettato … ma non voleva porsi domande per godersi il momento senza proferir parola: quando mai gli sarebbe ricapitata un’occasione simile?
Era rimasto per tutto il tempo ad occhi chiusi, assaporando quei movimenti che conosceva a memoria da quando era piccolo, abbandonandosi completamente nelle sue mani. Non sentiva nulla, se non la stoffa prendergli contro le orecchie e la pressione leggera sulla propria testa. La sua coscienza invece vagava come un fantasma senza alcun pensiero razionale, cercando di non farlo parlare o fare qualsiasi rumore e rischiare di rovinare l’atmosfera creatasi. Se avesse aperto bocca avrebbe sicuramente spaventato l’inglese che sembrava non essersi accorto di tanta dolcezza...e questo non lo voleva.
Inghilterra mormorò qualcosa su una spazzola o qualcosa di simile e solo allora si accorse che il “massaggio” era terminato. Scosse la testa, cercando di tornare lucido e scoprì di essere intontito completamente: era come essersi appena svegliato dopo aver dormito troppo a lungo.
Si voltò, trovandosi a fissare la schiena di Arthur che oltrepassava la porta del soggiorno. In quell’istante si ricordò tutto, come se durante quel massaggio avesse avuto un’amnesia: lo stato fisico d’Inghilterra, la sua determinazione e quello che doveva dirgli. Doveva sapere! Doveva sapere come stava, se mangiava, se aveva delle difficoltà di qualsiasi genere! Voleva aiutarlo, voleva risolvere i suoi problemi attuali anche se non sapeva più niente di lui! In parte si sentiva preso in causa, ma forse non necessariamente quel suo aspetto malaticcio era legato a quello che era successo anni prima … in ogni caso doveva saperlo.
Si alzò e si diresse verso il bagno per raggiungerlo il prima possibile, ma Inghilterra era già di ritorno. Non si mostrò troppo sorpreso nel vederselo davanti così presto, si limitò invece a bloccargli la porta prima che entrasse di nuovo in soggiorno.
Ora sì che poteva vedere un po’ di panico in quegli occhi verdi: erano spalancati, confusi, impauriti e il suo corpo non era certamente da meno. Era rigido come un pezzo di legno e poteva sentire la sua tensione come se fosse stata palpabile sulla punta delle dita; il suo viso era un libro aperto, tanto che per un momento si sentì quasi imbarazzato a fissarlo, come se stesse violando la sua privacy. Infine non credeva possibile che le sopracciglia di Arthur potessero andare così in alto e neanche che quelle palpebre fossero in grado di spalancarsi tanto … non immaginava neppure che l’inglese temesse la sua vicinanza a tal punto.
Si avvicinò ad Inghilterra e questi fece un passo indietro immediato. Alfred sapeva di non avere un’espressione allegra in quel momento, dopotutto doveva mostrarsi determinato e puntare unicamente a quello che voleva sapere senza mostrare alcuna debolezza o indecisione.
Consapevole che non sarebbe riuscito ad avvicinarsi più di un tanto, allungò una mano verso di lui cercando di toccarlo, ma fu forse un grosso errore: gli occhi di Arthur si spalancarono forse di più, terrorizzati. Sì … poteva leggere solo paura in quelle pozze verdi, accompagnate da un leggero tremolio su tutto il corpo.
Inghilterra chiuse con forza il contatto dei loro sguardi e si allontanò con un balzo dalla sua vicinanza, come se si fosse scottato. Alfred aveva esagerato … era stato un po’ ingenuo a pensare di potersi avvicinare così rapidamente ad Inghilterra, dopotutto quest’ultimo era sempre stato una persona molto diffidente del prossimo, specialmente se veniva ferito … e America gli aveva forse lasciato la ferita più grande di tutte.

-Non toccarmi … -disse Arthur in un sussurro tremulo, per poi deglutire.

-Scusa … - si sentì in diritto di scusarsi. Non poteva più comportarsi come un tempo e questo lo sapeva più che bene, ma gli era venuto spontaneo tentare di toccarlo ancora una volta. –Ma … Arthur … -

-Inghilterra.- lo corresse leggermente più indeciso di prima … perché Arthur esitava? Perché … Non doveva porsi domande. Se pensava troppo rischiava di andare fuori discorso e di perdere l’inglese definitivamente.

-Inghilterra … io … voglio sapere solo una cosa, poi giuro che non ti toccherò, non ti parlerò … potrai andare a dormire e dimenticarmi.- era disposto a tutto, anche di perderlo per sempre … avrebbe fatto tutto per lui, solo per essere sicuro che stesse bene.

-E se io non volessi …? - non gli lasciò neanche finire la frase che lo afferrò per le spalle e lo appoggiò contro lo stipite della porta, bloccando le sue vie di fuga.
Inghilterra spalancò gli occhi dal terrore, ma il resto del suo corpo rimase immobile. Fiero come al solito, eh?
Continuarono a guardarsi negli occhi, ma quelli che iniziarono a fissarlo da quel momento erano carichi di sfida.

- Inghilterra … non ti parlerò di tutto quello che volevo dirti, ma una cosa la voglio sapere e ti riguarda in senso stretto. Come stai? Sei malato? Mangi a sufficienza? – Non poteva accennare alla sua magrezza e nemmeno al fatto che lo trovasse sciupato e a pezzi: conosceva troppo bene Arthur, di sicuro avrebbe chiuso immediatamente la comunicazione. Doveva andarci molto piano con lui, essere cauto. –Vorrei sapere solo questo. Tu come stai? Sinceramente … -
Inghilterra guardò altrove senza rispondere o forse semplicemente non aveva intenzione farlo, difficile dirlo. Di una cosa Alfred era certo: non lo avrebbe lasciato andare finché non avrebbe ottenuto ciò che pretendeva, come si era promesso appena partito da casa.
Rimasero in quella posizione per molto tempo, quasi un’eternità: uno attendeva una risposta col cuore in gola, l’altro semplicemente taceva senza mutare espressione.
A cosa pensi, Inghilterra? Cosa vuoi dire? Questo voleva chiedergli America, ma sapeva che non doveva mettergli fretta, anche se agitato. Quella risposta sarebbe stata la verità o una menzogna? Non lo avrebbe mai saputo e questo lo spaventava. Non sapeva neppure se avrebbe accettato la risposta o gli avrebbe dato del bugiardo.
Inghilterra aprì bocca e l’attenzione di Alfred si concentrò su quelle labbra, intenzionato a non lasciarsi sfuggire neppure una lettera.

-Sto bene.- disse semplicemente, con decisone, fissandolo di nuovo con freddezza. Questa risposta gli fece cadere tutto il mondo addosso. Era evidente che non stesse bene, eppure era consapevole di non potergli chiedere altro, di non poter entrare nella sua testa e vedere se stava dicendo tutto per zittirlo o perché non si rendeva conto delle proprie condizioni. Non aveva nulla per dimostrare la sua menzogna in modo concreto. Che si aspettava? Che gli dicesse i suoi problemi? Che si sfogasse con lui? Perché, nonostante sapesse che era impossibile un qualsiasi sfogo, quella risposta gli faceva tanto male?

-Sei sicuro?- Sapeva che anche con quell’insistenza non sarebbe arrivato a nulla. Inghilterra non gli aveva mai mostrato alcuna debolezza se non quando era finita la guerra fra di loro e, stremato e distrutto, era scoppiato a piangere in ginocchio davanti a lui. Solo quel giorno aveva conosciuto il suo vero "io", mentre per tutti gli anni passati insieme aveva visto solo una barriera che li divideva. Anche stavolta, Arthur, gli stava nascondendo tutto, creando quel muro insormontabile che quel dannato orgoglio inglese gli vieteva ogni comunicazione diretta.
Perché era così cocciuto e orgoglioso, maledizione?! Perché non riusciva mai ad essere se stesso?! Quando faceva così … lo odiava.

-Sì. Sono stanco, voglio andare a dormire.- disse sempre con più apatia, senza lasciar trasparire nulla se non parole che non erano veritiere. Alfred lo tenne bloccato ancora per qualche secondo, scrutandolo, ma Arthur continuava a guardare nei suoi occhi senza desistere. Aveva perso, non poteva combattere quella sua cocciutaggine, non poteva fare niente … e Inghilterra sembrava non volere minimamente il suo aiuto. Dovette allontanarsi, sconfitto.

-Va bene … Buonanotte.- gli lasciò abbastanza spazio per scivolare via dalla sua presa e “scappare” in camera sua. Sì … sarebbe scappato, era un classico: pur di non farsi vedere nel suo vero stato d’animo, Arthur si sarebbe chiuso in camera da letto.

-Buonanotte.- gli rispose, avviandosi verso le scale che portavano al piano superiore dopo avergli quasi lanciato in mano il pigiama e la spazzola che era andato a prendere.

-Ah! Inghilterra! Un’ultima cosa … - gli disse, bloccandolo sulle scale, ma stavolta il maggiore non gli rivolse nessuno sguardo, continuando a guardare di fronte a sè. –C’è … ancora camera mia?- un tempo non era stato solo a casa propria, molto spesso Inghilterra lo aveva invitato a dormire per qualche notte, ma ovviamente la maggior parte della propria infanzia l’aveva vissuta da solo nel proprio paese. -Sai … mi è sembrato strano che tu preparassi il divano e volevo sapere se avevi ancora … -

-Ho buttato via tutto.- dirre con impassibilità il biondo, interrompendolo. Una stretta afferrò lo stomaco di America a quelle parole e la freddezza del tono dell’inglese invase anche il suo animo. –Non mi servivano più quelle cose … e le ho gettate via tutte. Non si è salvato niente. Ora è diventato un mio studio … ma lo uso molto poco, quindi ti pregherei di non andarci di soppiatto per conto tuo: è tutto sporco e non voglio che scombini maggiormente. C’è altro?- E così aveva gettato via tutto … il suo letto, i suoi giochi, i suoi libri, i suoi vestiti … tutto quello che lo aveva riguardato insomma e che aveva lasciato ad Arthur. L'inglese aveva fatto piazza pulita di metà vita passata insieme come se non ci fosse mai stata … lo odiava a tal punto da volerlo dimenticare? Non gliene faceva una colpa: anche lui aveva messo tutto il loro passato in un luogo chiuso, facendo in modo di non poterlo vedere per sbaglio, ma … forse era l’unico patetico che ancora ricordava i giorni spensierati della sua infanzia. Inghilterra aveva già superato quella fase e forse non ci avrebbe ripensato mai più.
Abbassò lo sguardo, triste, sentendo il proprio dolore propagarsi dal petto al resto del corpo .

-No … Buonanotte, Inghilterra.- ormai non aveva più voce, era diventata rauca e bassa.

-Buonanotte, America.- disse sempre con quell’apatia, avanzando sulle scale rapidamente e sparendo dalla sua visuale.
America rimase davanti alla porta del soggiorno ancora per qualche minuto, poi il suo corpo lo obbligò a dirigersi sul divano e a sedersi. Indossò il pigiama, ma la sua mente era vuota.
Quando si coricò, sperò di addormentarsi entro breve, ma non faceva altro che fissare il soffitto in attesa che la stanchezza lo facesse crollare sfinito. Era difficile pensare ad altro: quella casa aveva troppi ricordi, già quel salotto ne aveva, come gli oggetti posti con cura, i mobili, i quadri, le piante … tutto. La cosa più stravolgente era l’odore: sapeva di nostalgia e di Arthur. Oh sì … tutta la casa aveva l’odore di Inghilterra, ne era stracolma e questo peggiorava le cose.
Guardò un orologio a pendolo di fronte al divano e vide che erano ormai le due passate. Inghilterra si era già addormentato sicuramente.

POV ARTHUR

Gli era quasi venuto un infarto: per un attimo aveva creduto di non resistere psicologicamente e fisicamente.
Finalmente fuggito dal salotto, si era appoggiato alla porta della propria camera di schiena, ancora sconvolto.
Per un solo istante aveva ceduto: quando America lo aveva quasi toccato aveva avuto un mancamento e la sua maschera di odio aveva subito delle crepe forse irrecuperabili. Aveva avuto paura che se Alfred lo avesse sfiorato volontariamente in modo così dolce, forse lui, Arthur, avrebbe rivalutato i propri sentimenti.
Maledizione! Diede un pugno sul pavimento, con forza. Non si era reso neanche conto di essere scivolato a terra, col sedere sul pavimento e di aver iniziato a stringersi i capelli quasi con disperazione. Il suo corpo tremava più di prima e il suo animo era completamente coperto di crepe, tanto che ne bastava un’altra per finire in pezzi come un bicchiere di cristallo caduto sul pavimento.
America non doveva tornare! Gli aveva fatto solo male! Aveva sperato per tutto il tempo di riuscire a resistere, pensando a lui come un essere ignobile, ma … quando lo aveva bloccato contro il muro e i loro occhi si erano incrociati, tutto era cambiato: l’immagine di Alfred da piccolo e quello attuale si erano sovrapposte.
Occhi azzurri, quasi di ghiaccio, ma che in realtà riuscivano a scaldargli il cuore con una potenza tale da stordirlo. Aveva visto in loro gli stessi sentimenti che ogni giorno vedeva di fronte allo specchio, identici!
Non doveva però essere solo lui ad aver sofferto? Era stato Alfred ad essersene andato, ad averlo tradito, odiato e averlo quasi ucciso! Era stato solo lui! Ma perché in quegli occhi aveva notato tutto quel vortice sofferente che per anni lo aveva turbato? Per un secondo gli era venuto l’impulso di scusarsi per come lo stava trattando ed era stato solo in quel momento che si era reso conto del proprio errore. Non poteva scusarsi. Eppure … perché gli faceva tutto così dannatamente male?
America era troppo gentile nei suoi confronti, non doveva comportarsi così!
Quando ebbe recuperato il fiato, decise che l’unica cosa da fare era dormire: addormentarsi significava non pensare, ma anche far passare la notte più velocemente possibile. Il giorno dopo America se ne sarebbe andato come aveva promesso e lui, Arthur, si sarebbe ripreso, dimenticandolo di nuovo. Non sapeva se ci avrebbe messo solo poche ore o mesi ... o anni.
Il giorno stesso sarebbe andato nuovamente a bere qualcosa: ne aveva un assoluto bisogno. Tuttavia non immaginava che fosse così difficile addormentarsi col pensiero rivolto ad Alfred che si trovava al piano di sotto.

RISPOSTE RECENSIONI
Mi scuso ancora con tutti per questo mio ritardo...scusate! Adesso posterò più rapidamente ç^ç

Kiaaxel18
: ehm…scusa ^^’’ sono abituata a lasciare MOLTA suspance u.u’ chiedo perdono… XD davvero ti è piaciuto più degli altri? O//////O ooh…no dico…davvero? Oh… oh… ma… ma… ma grazie! *arrossisce*per quanto riguarda Inghilterra, sappiamo tutti quanto sia orgoglioso, testardo e fiero di sé, non ammetterebbe MAI quello che prova u.u sono contenta che ti abbia fatto tenerezza Al >///< il mio piccolo Al <3 (e senza boxer…sì…lo amiamo tutti *ç*) per il bacio….vedrai….XD vedremo…vedrai…chissà….può essere sì, può essere no… non lo saprai. Devi solo leggere per sapere <3 oh devo creare delle fatine Francis e spargerle in giro mi sa u.u XD
Gixye: ehehehe! È il mestiere di uno scrittore saper creare suspance<3 sono contenta di crearla *_* è proprio quello che voglio!!! XD Arhtur? Addolcirsi? Molto difficile per ora XD spero che Alfred ti sia piaciuto qui ^-^
Ran45: mi scuso enormemente di aver aggiornato tanto tardi, ho spiegato tutto in alto^^’ ma…ma …ma grazieeee >/////< grazie, grazie! Sono contenta che ti piaccia il carattere dei personaggi >///< ho sempre paura di andare OCC >.< meno male…sono contenta che li sto rendendo bene^^’ grazie mille! Oh beh, di usuk qui ne trovi XD eheheh! Sono contenta che ti piaccia ^__^ (ooooh ti è piaciuta la fatina >///< mi piaceva tanto! Sono felice <3<3)
Cambriren: O/////////////////////O *Le rimbomba nella testa “fic così bella”* ma…ma…ma non ti devo perdonare di nulla!! anzi…io…io… *va in panico* ti ringrazio!!! Grazie, grazie, grazieeeeeee!!sono felicissima che ti piaccia il mio stile di scrittura, grazie infinite!! Oooh sì quella scena dei capelli è tanto dolce, mi dava un senso di “famiglia” che però è andato un po’ perduto per questi due…un ritorno al passato. Grazie! Sono contenta ti sia piaciuta!grazie infinite per l’IC >////< Eh sì…america mi viene molto meglio perché ho il carattere molto più simile al suo che per quello di Arthur, quindi mi viene molto più facile XD grazie mille!
  
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