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Autore: momo_    22/08/2010    0 recensioni
Una raccolta di varie storie che hanno in comune una cosa: il fatto di essere state scritte con l'anima. Ispirate dai miei sogni e da quelle piccole cose apparentemente inutili di cui il nostro Universo è pieno, e di cui solo il cuore più romantico riesce ad accorgersi. Ebbene, il mio è un cuore romantico. {Con la grande speranza di essere riuscita ad esprimere almeno una minima parte di quei bellissimi e vari sentimenti che regalano i film del grande maestro Miyasaki.}
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il primo capitolo di una nuova storia.
Storia che ancora non possiede un titolo, nè una fine.
Sto lasciando tutto al caso e, forse, lo sto facendo per dimostrare a me stessa che posso vivere anche senza riuscire a tenere tutta la situazione sotto controllo.
Diciamo che questa storia nasce come una prova.
E vorrei che voi, miei cari lettori, mi aiutaste a trovare per essa un titolo. Così da poterla rendere completa.

Era notte fonda.
Il campo sportivo nel centro della città era stato interamente ripulito da tutte le sue attrezzature e un voluminoso tendone da circo era stato allestito per ricoprirne la superficie.
La luce dei lampioni che lo circondavano sfumava sull'asfalto della strada lasciando che il pallido grigiore del cemento risaltasse più di quella triste tonalità purpurea che era stata usata per tingere la stoffa della singolare costruzione.
Le finestre e le porte serrate con minuziosità da provvidi abitanti squadravano i dintorni di una città che di vivo non aveva che rari sbuffi di vento fiacco.
I due giorni seguenti furono utilizzati per completare il progetto per cui il sindaco aveva speso quasi la metà dei beni posseduti dal comune. Erano state disposte numerose bancarelle in modo da circondare l'immenso tendone che dava tutta l'impressione di essere l'attrazione principale.
Durante il torrido pomeriggio dell'ultimo giorno di preparazione, il parco familiare in cui Miyu Ootori era solita fermarsi tornando da fare spese, si presentò a lei come trasformato, tutto agghindato e ben vestito da fini tessuti e da molteplici luci che vide accendersi nella sua notte di mille stelle colorate.
Operai abbigliati di blu, dalla pancia tonda tonda e dal cranio pulito e lucido come una sfera d'acqua stavano ultimando i preparativi: ritiravano grandi scatole di cartone, appendevano ai radi alberi dei dintorni piccole bocce di vetro nelle quali erano incollate candele ancora più piccole, portavano pesanti scale di ferro sulle spalle, le lasciavano cadere pesantemente nel retro dei loro furgoni e partivano rumorosamente accendendo i loro vecchi e guasti motori, lasciando che la marmitta vomitasse un denso e triste fumo nero che andava a sciogliersi nell'aria pesante del quartiere.
Gli abitanti frettolosi correvano da una parte all'altra della strada entrando in quasi tutti i negozi con passo incredibilmente rapido, riempivano le proprie borse di cibi in scatola e di bibite gassate e se le trascinavano dietro con il viso nervosamente accartocciato in smorfie di stizza.
La giovane Miyu Ootori scrutava tutto questo caotico andirivieni con perplessità, domandandosi il motivo della fretta che accomunava l'intera popolazione.
Si fermò un momento innanzi al tendone che ancora nessuno aveva notato e che per lei, invece, era già cosa importante, poiché riuscito a catturare gran parte della sua allegra attenzione.
Sopra quello che si presentava come l'ingresso era stato dipinto il muso di una tigre blu, le cui rifiniture dorate luccicavano sotto la tiepida luce di un sole piuttosto stanco. I lunghi baffi circondavano l'intero edificio per poi andare a riallacciarsi dalla parte opposta del muso del felino e talvolta spezzavano la loro linea continua frantumandosi in dolci e precisi riccioli.
Chiudendo gli occhi riusciva a vederne l'interno: magre e flessibili ballerine dal corpo strizzato in tutine aderenti piroettavano leggiadre sopra goffi elefanti indiani; uomini dal largo petto villoso sputavano lingue di fuoco dalla bocca e dal naso, facendo roteare palline di riso con le mani libere; pappagalli dai colori sgargianti ordinavano ai leoni più feroci di saltare in piscine di plastica; abili trapezisti dal viso dipinto percorrevano un filo sospeso nel vuoto a testa in giù, camminando sulle punte della dita; e nel centro di tutto quel trambusto di sogni, un'elegante tigre dal folto pelo glauco sdraiava sul pavimento lasciando ricadere a terra i suoi lunghissimi baffi aurei.
Strinse in una mano le due borse della spesa e si avvicinò ad un lampione sul quale era stato affisso il volantino che presentava la serata del giorno successivo.
Strappò il foglio con delicatezza seppellendolo nella tasca posteriore dei suoi pantaloncini, e con la stessa calma con cui era arrivata, ritornò a casa.

La sera seguente, quella che era sempre stata conosciuta come la città dalle notti fantasma causa la tremenda apatia accomunante tutti i suoi abitanti, si rinnovò completamente.
Gli eleganti tessuti leggeri che la giovane Miyu aveva visto accartocciati in tristi scatole di cartone, ora roteavano nell'aria calda di un vento che si era fatto più allegro, fissati ai rami degli alberi con puntine da disegno. Le spoglie bancarelle del giorno prima erano state ricoperte dagli oggetti più strani: cappelli di palma, bamboline di cera, dipinti intagliati nelle noci di cocco, sfarzosi abiti in morbida seta, ombrellini e parasoli di pizzo bianco, incensi profumati che soffiavano nell'aria le fragranze delicate dell'oriente.
La gente si era fatta chiassosa ed attiva, le voci alte ed i gridi isterici di bambini troppo viziati rallegravano l'atmosfera della città, facendo divenire le sue notti fantasma uno stupefacente sprazzo di colori fluorescenti.
Tutto quel rumore e quella vita diede a Miyu una carica inaspettata. Teneva strette tra le sue, le mani dei genitori che le camminavano al fianco, sorridendo leggermente ed osservando tutto quel meraviglioso trambusto senza troppo stupore.
L'immenso padiglione di stoffa sembrava essersi fatto ancora più grande e la maggior parte della popolazione – e la maggior parte degli ilari turisti provenienti da paesi sconosciuti – aveva deciso di ammassarsi proprio alla sua entrata, probabilmente incuriosita da quello che avrebbe potuto offrire un edificio di tali dimensioni.
Un brivido freddo percorse la schiena della ragazza nel vedere tutta quella gente inghiottita dalla bocca affamata dell'elegante tigre blu. Il muso inferocito infuriava ruggendo minaccioso verso di lei che si fece piccola piccola cercando quasi di nascondersi e scomparire dentro il vestitino giallo.
Fece un passo indietro tentando di far arretrare con lei la mamma ed il papà, particolarmente interessati ad un'attrazione apparentemente innocua quale era il tendone da circo.
“Sembra interessante” disse la signora Ootori volgendo la testa verso il marito.
Donna di una bellezza avvenente non ancora intaccata dal tempo, la signora Ootori era il prototipo di madre esemplare che vantava di una famiglia felice e di una vita pienamente soddisfacente.
Quella sera vestiva in modo particolarmente elegante e la sua innata posatezza faceva di lei un soggetto ancora più affascinante.
Il signor Ootori, dal canto suo, non poteva dirsi meno attraente in quel suo completo scuro e perfettamente stirato, e la camicia celeste lasciata sbottonata quel tanto da far intravedere un morbido collo leggermente abbronzato.
“No!” Miyu scosse la testa con decisione, piantando a terra le piccole scarpette di vernice, assolutamente contraria a muovere un altro passo.
“Tesoro, abbiamo girato la piazza in lungo e in largo, quella è l'ultima attrazione che rimane.” tentò di convincerla la signora Ootori posandole una mano sulla testa con incredibile dolcezza.
“Ho detto di no!” esclamò con disappunto, colorando nella voce una nota di disperazione.
“Miyu, smetti di fare i capricci. E' un circo, sarà divertente.” concluse quindi il signor Ootori con fermezza, mettendo la parola fine a quella che sembrava presentarsi come una discussione.
I due coniugi avanzarono, lasciando la figlia indietro, ancora incerta sul da farsi.
Quelle che prima aveva visto come allegre luci colorate si trasformarono in sguardi furiosi, in colleriche pupille ardenti; i tessuti setosi parevano avvicinarsi sempre di più con l'intenzione di stritolarla in una terrificante morsa in grado di ridurre le sue povere ossa in polvere.
“Mamma, papà...” chiamò disperata verso i due genitori che si facevano sempre più lontani, con l'intento, forse, di smuovere in loro un po' di pietà, così da evitarle l'entrata in quella che vedeva come la più spaventosa tra le attrazioni.
Sospirò amareggiata cercando di infondersi un po' di coraggio, e con rapidità prese a zampettare goffamente, appendendosi, poi, alla veste della madre, che le cinse le spalle regalandole un sorriso.
La giovane tigre sembrava osservarla famelica, alla giovane Miyu parve che stesse leccandosi i baffi, desiderosa di affondare i canini affilati nella sua tenera carne. Per tutta risposta si strinse alla signora Ootori, nascondendo il viso tra la stoffa dell'elegante vestito.
Quando riaprì gli occhi, quello che le comparve dinanzi si presentò completamente diverso da come lo aveva immaginato il giorno precedente: delle magre ballerine, dei pappagalli, degli acrobati, dei leoni e persino della giovane tigre non v'era traccia, e al posto di un palco circolare dai colori accesi -così come sembrava presentare il padiglione- c'era n'era uno rettangolare, ornato da spesse tende di velluto rosso, vecchie ed impolverate, che davano l'impressione di non essere utilizzate da tempo. Il resto dello spazio era stato completamente riempito da un centinaio di logore sedie, che presentavano le stesse caratteristiche di quelle tende, macchiate dal tempo, bucherellate, antiche, rifinite di un metallo che, l'occhio meno esperto avrebbe potuto definire oro.
La famiglia prese posto nel centro, poco distante dal lungo corridoio che divideva in due l'intero loco.
La giovane Miyu continuava a guardarsi intorno, insospettita dal fatto che quella stanza fosse molto più grande delle reali dimensioni del padiglione.
Le numerose ragnatele, tessute abilmente da secche zampe di piccoli ragni, circondavano il tutto, donando al salone un'atmosfera ancora più tetra.
La luce fioca di qualche candela riusciva a malapena ad illuminare il tutto, e le loro tremule fiammelle sembravano quasi raffreddare la stanza, in cui la temperatura non poteva certamente dirsi la tipica estiva.
Un soffio di gelido vento investì i presenti. Le piccole fiamme si tramutarono in fumo e l'intero solone venne inghiottito dalla più tetra oscurità, tramutando i timori di Miyu in concreta paura.
  
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