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Autore: Rosa di cenere     23/08/2010    6 recensioni
Ricordo con chiarezza quel giorno. Quel giorno durante il quale tutto è cambiato. In poche ore tutte le mie certezze sono crollate, lasciando spazio solo ad una enorme confusione. Il bene e il male non erano più due cose indistinte, non esisteva alcuna differenza. Il giorno e la notte erano solo le due facce della stessa medaglia. L’amore e l’odio erano la stessa cosa.   E se Hermione cominciasse improvvisamente ad essere attratta da Draco? E se una lezione di Pozioni potesse cambiare il destino di entrambi?
Questa é la mia prima fan fiction, e parla di Harry Potter, il libro di J.K. Rowling, anche se i personaggi e situazioni sono liberamente interpretati e inventati da me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora.... Questa é la mia prima fanfiction, quindi perdonatemi se sbaglio qualcosa....

L'idea per questa storia mi é venuta mentre andavo in vacanza (ho avuto piu di 8 ore per liberare la mia fantasia XD) e, appena ho avuto l'occasione, mi sono messa a scrivere....

Spero che sarà di vostro gradimento e che mi facciate sapere il vostro parere attraverso le recensioni (consigli utili sono sempre ben accetti :))

La vostra Rosa di cenere

 

Ricordo con chiarezza quel giorno. Quel giorno durante il quale tutto è cambiato.

In poche ore tutte le mie certezze sono crollate, lasciando spazio solo ad una enorme confusione.

Il bene e il male non erano più due cose indistinte, non esisteva alcuna differenza.

Il giorno e la notte erano solo le due facce della stessa medaglia.

L’amore e l’odio erano la stessa cosa.

 

-Ron, vuoi sbrigarti? Se arriviamo ancora in ritardo a pozioni sta certo che Piton ci scuoierà vivi! – Harry Potter, il Bambino sopravvissuto, era in piedi accanto al letto dell’amico, e lo scuoteva violentemente, cercando di svegliarlo.

-Si, mamma, ancora un minuto.- il rosso Weasley si volto dall’altra parte, dando le spalle a Harry, che si mise le mani tra i capelli per la disperazione. Era quasi un’ora che cercava invano di buttare giù dal letto Ron, ma con scarsi risultati. Un po’ preoccupato poggiò il dorso della mano sulla fronte sudaticcia dell’amico, e si accorse che scottava.

 

Finalmente la porta si aprì ed Harry entrò nella stanza, sudato e con il fiatone.

-Mi … anf … scusi … anf … professor Piton. Ron non si è sentito bene e io … -

Il professore lo zittì con un gesto della mano, come se stesse semplicemente cercando di scacciare un insetto eccessivamente fastidioso.

-Non ci sono scuse, signor Potter. 15 punti in meno per i Grifondoro. – 

Hermione gli mandò uno sguardo dispiaciuto mentre lui si avvicinava avvilito al posto vuoto accanto a lei.

-Bene. – disse il professore, con un tono che diceva tutto il contrario. –Per  preparare la prossima pozione dovrete lavorare in coppia … – Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo complice e sorrisero. Avrebbero lavorato insieme, come sempre.

- … ovviamente le coppie verranno selezionate da me. - concluse Piton, un sorriso mellifluo e crudele gli increspava le labbra fini. Si riavvio gli unti capelli neri dietro le orecchie e prese un foglio dalla cattedra.

-Bene. Pansy Parkinson e Blaise Zabini. Potter e Pachock. Granger e Malfoy.- la tiritera continuava, ma la mente di Hermione rimaneva a due piccole parole, unite nella medesima frase. Granger e Malfoy. Non era possibile. Piton non avrebbe mai permesso che il suo beniamino dovesse lavorare per un’intera lezione con lei … Confusa si guardò in giro, incontrando per un attimo il gelido sguardo di Draco. Le sue mani stringevano convulsamente il bordo del tavolo, facendogli diventare le nocche bianche. Probabilmente avrebbe preferito buttarsi sotto un treno, che lavorare con una “sporca Mezzosangue” come lei.

Tornò a rivolgere lo sguardo verso Harry, che le poggiava una mano sulla spalla in segno di vicinanza.

-Signorina Granger, ha intenzione di spostarsi, oppure desidera che le mandi un invito scritto?- le chiese Piton, in tono acido.

-Mi stavo solo chiedendo per quale ragione ha deciso di farmi lavorare con Malfoy … - ebbe il coraggio di domandare, spinta dalla disperazione.

-Penso – disse, avvicinandosi pericolosamente a lei –Che Draco possa insegnarle un po’ d’umiltà, signorina Granger. – il suo viso era a pochi centimetri dal suo, e l’immenso naso del professore sfiorava il suo.

-E adesso vada al suo posto e lavori.- le voltò le spalle, dirigendosi verso la lavagna, che si riempi di scritte non appena la toccò con la bacchetta.

-Voglio che prepariate questa pozione sonnifera entro la fine della lezione. Buona fortuna.

 

La mezzosangue posò i libri sul tavolo, il più lontano possibile da me. Mentre cerava gli ingredienti nello scaffale alle nostre spalle nascondeva il volto dietro i lunghi capelli ricci.

Probabilmente non voleva mostrarmi il suo disappunto e la sua tristezza, che venivano però rese evidenti dal tremore delle mani. Non voleva che io capissi quanto fosse debole, perché mi avrebbe dato un altro motivo per schernirla e disprezzarla.

Improvvisamente rivolse il suo sguardo su di me, posando i suoi enormi occhi marroni nei miei.

Cercai di dissimulare la sorpresa, indurendo il volto in un’espressione di scherno.

-Che c’è, mezzosangue, hai bisogno di  qualcosa?- nel brevissimo tempo che precedette la sua risposta non potei che perdermi nel caldo dei suoi occhi. Sembra stupido, lo so, ma vi assicuro che non potevo farne a meno. Ero come ipnotizzato, gli occhi incollati ai suoi … io ero un inerme pezzo di ferro, lei una potente calamita.  Da quando l’avevo vista la prima volta non avevo fatto che disprezzarla, partendo dal presupposto che una sporca mezzosangue non potesse che essere orribile. L’avevo guardata senza vederla, insultata senza conoscerla.

-Strano, Malfoy, stavo per porti la stessa domanda, visto che ti eri imbambolato a fissarmi!-

Senza mostrare il mio disappunto per essere stato beccato a guardarla come un cretino, le lanciai uno dei miei sguardi più gelidi.

-Stavo solo pensando che mi piacerebbe vederti senza quegli stupidi vestiti da Grifondoro addosso …. – lo dissi leccandomi le labbra, certo che un commento cosi inappropriato e velenoso l’avrebbe spinta a stare il più lontano possibile da me. La mezzosangue arrossi violentemente. Le sue gote passarono dal solito pallore ad un rosso acceso. Non potei fare a meno di notare quanto quel colore le donasse … contrastava in un modo cosi evidente con la sua carnagione, e metteva ancora più in risalto i suoi occhi.

Digrignai i denti, voltando di scatto la testa verso il mio tagliere, coperto completamente da ingredienti che non ricordavo nemmeno di aver preso.

Da quando ero diventato cosi debole? Da quando la sola vista di un volto che credevo di odiare profondamente  mi faceva sentire in quel modo?  Come se qualcuno stesse sadicamente giocando con le mie viscere,  provocandomi un dolore quasi insopportabile.

Mi accorsi di stare torturando una radice con un enorme coltello solo quando una mano bianca e fredda si posò sulla mia e , delicatamente ma con decisione, mi tolse la potenziale arma.

-Non vorrei sembrare paranoica, Malfoy, ma non mi fido di una serpe con un coltello del genere in mano… -

Hermione. Nella mia mente si fece largo il suo nome. Fu come se me la stessero sussurrando all’orecchio, flebile e impalpabile, ma potente e devastante come un urlo che lacera il silenzio di una notte senza luna.

La guardai. Sul suo volto non c’era più traccia di rossore, nemmeno un’ombra dell’imbarazzo e del disappunto che avevano riempito il suo sguardo fino ad un attimo prima.

-Se non ti dispiace- disse, la voce fredda e incolore come una lastra di ghiaccio –vorrei finire il mio lavoro il prima possibile.-

 

Non vedevo l’ora che quella maledetta lezione terminasse. Volevo solo rifugiarmi nel mio banco in prima fila alla lezione di Antiche Rune, prendendo appunti fino a farmi dolere il polso. Volevo solo liberarmi di quegli occhi grigi su di me. Volevo solo spingere quella maledetta sensazione di calore al petto in un cantuccio, per poi fingere che non fosse mai esistita. Come poteva quella serpe di Draco farmi sentire cosi calda e al sicuro? Come poteva il suo sguardo, probabilmente pieno di disprezzo e odio, propagare brividi di piacere  in tutto il mio corpo?

Sovrappensiero  gettai una manciata di erbe all’interno del calderone ribollente. La pozione al suo interno passo da un verde marcio poco invitante ad un turchese acceso.

Avevo terminato.

Mi corressi mentalmente. Avevamo terminato

Mi voltai verso il mio compagno di lavoro, dimentica di chi fosse,  e gli sorrisi.

Era lo stesso sorriso che riservavo a Harry e Ron quando terminavamo insieme una pozione difficile, lo stesso sorriso che riservavo alle persone che amavo e alle quali volevo dimostrare il mio affetto.

Ma la persona a cui lo indirizzai non era né Harry né Ron.

Malfoy mi fisso per un attimo, stranito. Se non fosse stato per la drammaticità della situazione avrei di certo riso. La sua espressione era a dir poco buffa, quasi tenera. Non mi sarei mai aspettata che dietro alla maschera di ghiaccio che portava perennemente potesse esserci qualcosa di buono, ma mi sbagliavo.

I suoi occhi grigi mi fissavano allibiti, talmente espressivi che potevo quasi vedere le sfumature scure muoversi attorno alla pupilla. Come un filo di fumo che sale da una stecca di incenso mi ritrovai a pensare, assimilando con lo sguardo ogni dettaglio del suo lato sconosciuto. Mi accorsi con stupore che non lo avevo mai guardato veramente, mi ero sempre fermata alle apparenze, credendo che il sorriso sarcastico e gli occhi freddi e inespressivi fossero tutto ciò che Draco aveva da offrirmi.

La sua pelle era tanto chiara da apparire quasi trasparente,  e lasciava intravedere l’intricato disegno violaceo delle vene sull’avambraccio, dove la camicia era stata alzata. Chiunque avrebbe dato qualsiasi cosa, per avere un incarnato come quello, perlaceo e simile alla porcellana più pregiata.

I tratti erano aristocratici, spigolosi … ma perfetti. Gli occhi grandi, incorniciati da una marea di ciglia lunghissime talmente chiare da sembrare trasparenti,  sembravano nuvole cariche di pioggia, pronte a scatenare il più terribile e stupefacente dei temporali. I capelli erano stati pettinati all’indietro, ma il caldo e il lavoro nei sotterranei  avevano fatto scappare alcune ciocche biondissime, che se ne stavano ora incollate alla sua fronte o al collo imperlati di sudore.

Ma una cosa mi attirava verso di lui in un modo quasi doloroso. Le sue labbra. Cosi piene, cosi rosse … cosi invitanti … Volevo sentire il mio nome pronunciato da quella bocca, volevo sentirla sulla mia.

Prima che potessi dire qualcosa vidi le sue labbra aprirsi in un urlo, le sue sopracciglia abbassarsi in un espressione spaventata.

Poi arrivò il dolore, e tutto si fece nero.

 

Hermione mi guardava. O meglio, mi analizzava, centimetro per centimetro, senza tralasciare nemmeno un anfratto del mio viso. Dove passavano i suoi occhi sentivo la pelle bruciare, come se il suo sguardo fosse fatto di fuoco.

Improvvisamente sembrò accorgersi della mia bocca, ancora semi aperta per la sorpresa di vederla sorridermi. Si morse il labbro, un espressione di desiderio stampata in faccia. Non pensavo che avrei mai visto il prefetto più temuto della scuola desiderare qualcosa con tutto quell’ardore. E mai avrei potuto pensare che ciò che voleva fossi io.

Ma quel momento, in cui io, contro ogni logica, avrei voluto stringerla tra le mie braccia e baciarla fino a farmi male, fu spazzato via.

Nevil Paciock stava attraversando la stanza con le mani piene di cianfrusaglie, il viso rubicondo e le mani sudaticce. Improvvisamente gli cadde una boccetta contenente un liquido scuro, che si sparse su tutto il pavimento attorno ai suoi piedi. Logicamente, come ci si poteva aspettare da uno stupido scoordinato  come Nevil, alla boccetta seguirono una marea di altri oggetti, tra i quali anche il suo grasso sederone.

Il piede del Grifondoro andò ad urtare il calderone di pozione al quale avevo lavorato anch’io, dietro al quale stava la Mezzosangue.

Prima che qualcuno potesse estrarre la bacchetta per fermare la caduta, il contenuto bollente si scontrò con i corpo indifeso della ragazza.

-Hermione!- urlò qualcuno (presumibilmente quel fesso di Potter).

Hermione cercò di schermarsi il viso con le mani, ma in una frazione di secondo si ritrovò stesa a terra, coperta di liquido turchese dalla testa ai piedi.

Io e il professor Piton fummo i primi a giungere accanto a lei, e constatammo che le sue mani erano ustionate, ma che per il resto sembrava stare bene.

-Malfoy, porta la signorina Granger in infermeria. Temo che abbia ingerito un po’ di pozione, ma almeno abbiamo la prova che era preparata correttamente … - sogghignò, fermando con un gesto della mano Potter, che era probabilmente arrivato di corsa  per  salvare la sua amica dalla morte certa che sarebbe sopraggiunta se il Bambino sopravvissuto non fosse giunto dall’alto.

Senza aspettare che qualcun altro cercasse di salvare la bella addormentata dalle grinfie della bestia, presi Hermione tra le braccia, facendo molta attenzione a non farle male.

Ma non potevo dare a vedere ai miei compagni Serpeverde  che trattavo con delicatezza quella che consideravano una sporca mezzosangue, cosi, quando le mie mani toccarono la sua pelle calda, mi stampai in faccia un’espressione schifata.



  
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