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Autore: Gloom    24/08/2010    1 recensioni
Polverano è un tristissimo paesino, dimenticato tra le montagne abruzzesi, ed è anche la nuova casa di Angela: quindicenne abbattuta che vi si è traferita per seguire sua madre.
Polverano è anche la casa di Corrado e Raffaele: due gemelli, amici per la pelle, che saranno i primi ad accogliere Angela.
I tre diventeranno inseparabili... abbastanza per aiutare Angela a far pace con il suo passato, con suo padre e con un paio di conti in sospeso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Una volta tornato a casa, mi accorsi che dovevo avere una faccia troppo scura per non essere notata. Corrado mi prese di mira non appena misi piede in camera:
 -Raffa, sembri morto. é successo qualcosa che ancora non so?- Chiese dall'alto del letto a castello.

Scossi la testa, scostando un cumulo di vestiti da una sedia e scivolando dietro la scrivania. Pescai dallo zaino il libro di storia e cominciai a sfogliarlo in un inefficace tentativo di ripassare.

Lui balzò giù dal letto con un tonfo che fece tremare il pavimento e prese posto davanti a me.
 -Non te la cavi così facilmente. Si vede lontano un miglio che è successo qualcosa. Allora?-.
 Io rimasi in silenzio. Corrado si incupì:
 -Ha a che fare con Angela? Avete litigato?-. Scossi la testa con veemenza. Lui incrociò le braccia.
 -Non farmiti cacciare le parole a forza. Parla, coraggio-.

Pensai ad Angela che insisteva a non voler dire una parola sulla sua storia, anche se sapeva quanto mi avrebbe fatto sentire più utile sapere cosa nascondeva. In quel momento Corrado non si trovava forse in una situazione simile? Inoltre Angela era la sua migliore amica. E a lei avrebbe fatto comodo non dover ripetere ciò che era successo quel pomeriggio
 -Angela ha incontrato suo padre oggi- dissi. Lo sguardo di Corrado si impietrì.
 -E cosa è successo?- domandò in tono neutro.
 -Non l'ho capito bene. Lui voleva parlarle, ma lei non glie l'ha permesso. Alla fine è scappata via-. Abbassai lo sguardo.
 -Ma... ma per caso sai perché non vuole parlare di lui? Insomma, a questo punto è ovvio che quando mi ha detto che era scappato quando era piccola stava raccontando una balla. Ma perché?-. Scossi la testa:
 -Speravo che lo sapessi tu. Lei insiste a non volerne parlare. Non lo so il perché, non ne ho la più pallida idea...- mi presi la testa tra le mani, sentendomi completamente inutile. In quel momento Angela stava male, molto male, eppure non riuscivo a farla stare meglio. Forse avrei fatto bene a convincerla a sputare il rospo... mi sembrava di essere stato troppo ingenuo. Che cretino.
Anche Corrado rimase per un po' in silenzio. Entrambi pensavamo a quanto fosse orribile avere la consapevolezza di essere impotenti davanti a una persona che soffriva e che non permetteva che la si aiutasse.

Le mie braccia caddero con un tonfo a incrociarsi sulla scrivania, nello stesso momento in cui Corrado si alzava dalla sedia:
 -Io la chiamo. Magari sarà più facile scioglierle la lingua al telefono-. Prima che potessi fare o dire qualcosa aveva già afferrato il cordless ed era uscito dalla stanza.


 Ripresi a sfogliare le pagine del libro, assente, mentre pensavo a cosa avrebbe detto Corrado per far parlare Angela. Qualcosa si sarebbe inventato. Eravamo sempre stati gli opposti in queste situazioni: io preferivo il silenzio, con il quale i pensieri fluivano liberamente fino a quando non si placavano, sfiancati dalla corsa. Lui invece parlava, parlava, fino ad arrivare a qualche conclusione. Forse era meglio la sua tattica: il più delle volte il mio modo di fare passava per menefreghismo.
 Tuttavia, dopo un quarto d'ora, quando dalla cucina cominciò a fluttuare l'odore della cena e le pagine del mio libro di storia avevano finito di farsi sfogliare dalla mia mano (si erano fermate circa all'inizio del rinascimento), Corrado tornò in camera scaraventando il telefono sul letto.
 -Allora? Che dice?- Chiesi. Lui alzò le spalle:
 -Niente. Non vuole parlare. Continuava a ripetere che non ci dobbiamo preoccupare, che sta bene, e via dicendo-. Si accasciò sulla sedia che aveva lasciata vuota.
 -Facciamo così, vediamo come sta domani. Se sta peggio la facciamo parlare per forza- Dissi. Mio fratello annuì, senza dire una parola.
 Non era convinto, si vedeva lontano un miglio. D'altra parte, neanche io lo ero.

 


 

Sono tornata, dopo aver imprecato in ogni lingua contro la connessione a internet bacata xD Chiudo qui il capitolo, anche se è indecentemente corto, perché ho intenzione dal prossimo capitolo di iniziare la storia dal punto di vista di Corrado.

Qualcosa sta per cambiare nella vita dei protagonisti, abbiate fede (o, al limite, recensite anche per dire che tutto ciò fa miserevolmente schifo xD)

  
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