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Autore: vivvinasme    25/08/2010    4 recensioni
Fanfiction liberamente ispirata a 'Canterbury Tales' di Geoffrey Chaucer.
[L’oste ricordava ogni particolare di quella notte di dieci anni prima, quando un ragazzo biondo fece capolino nella sua vita senza neanche bussare, o meglio, facendolo molto rumorosamente, e cambiando tutto, in un battito di ciglia.]
Dedicata a tutte le autrici che mi hanno fatto battere il cuore.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Konohamaru, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction sono tutti maggiorenni e appartengono quasi tutti a Masashi Kishimoto. Questa storia, inoltre, non ha fini di lucro. Il personaggio di Harry Bailly, come l'ambientazione e la taverna appartengono a Geoffrey Chaucer e alla sua opera 'The Canterbury Tales'.



Il bosco scorreva a velocità impressionante verso di lui.
Tutto ciò che riusciva a vedere, mentre faceva ondeggiare la mano fuori dal finestrino formando delle sinuose onde, erano macchie confuse ed indistinte di colore, che non poteva fare a meno di osservare con meraviglia.
Dentro di sé continuava a chiedersi perché, quando cercava di mettere a fuoco il paesaggio, esso fuggiva via, come fumo tra le dita.
Stava per dare voce al suo intimo dubbio, quando si accorse che il vento che prima sferzava feroce la sua mano si era come indebolito; la Rolls-Royce Silver Shadow I del 1965 rallentò per poi fermarsi definitivamente, accompagnata dal rombo potente del motore.
Naruto, incuriosito, si sporse timidamente fuori dal finestrino, lasciando che la calda brezza estiva s’insinuasse tra i suoi sottili capelli biondi, scompigliandoli un poco. La strada era deserta, e l’auto si era accostata vicino al margine sinistro della strada.
Improvvisamente una mano afferrò saldamente la sua esile spalla, costringendolo dolcemente a voltarsi:
“Naruto, quante volte ti ho detto di non sporgerti dalla macchina?”
La dolcezza impressa in quello che avrebbe dovuto essere un rimprovero fece sorridere internamente Naruto, che si soffermò a fissare la proprietaria della voce, sua madre.
Kushina Uzumaki era una donna esile, ma allo stesso tempo forte. I suoi folti e lunghi capelli rosso fuoco combaciavano perfettamente con il suo carattere, impetuoso ed energico.
In quel momento gli occhi azzurri della donna osservavano con rabbia mista a divertimento il suo unico figlio, Naruto.
“Uffa, mamma… Stavo solo cercando di capire perché la macchina si è fermata!” Fu la risposta piena di disappunto del bambino, che si era pesantemente buttato sul sedile, assumendo un’aria torva.
Kushina non poté trattenersi dal ridacchiare; Naruto era troppo buffo quando si offendeva.
“Tesoro, ci siamo fermati perché papà vuole far guidare lo zio.”
E infatti, come Naruto notò subito dopo, gli occupanti dei due sedili anteriori si erano scambiati di posto.
Un uomo biondo ora lo guardava, gli occhi così simili ai suoi illuminati di gioia, le labbra aperte in un sorriso che ebbe il potere di contagiare anche il piccolo Naruto.
Minato Reed era il padre migliore che si potesse avere, secondo Naruto.
Era un genitore ed un amico, e il bambino adorava il modo in cui scherzava, procurandosi sempre occhiate di disappunto dalla moglie.
Naruto adorava la sua famiglia, come ogni bambino di otto anni. Ogni volta che aveva la fortuna di guardare una stella cadente, desiderava stare insieme ai suoi genitori per sempre e, perché no, magari di avere un fratellino.
Lo stesso non poteva dire dell’uomo che ora era seduto sul sedile destro, al posto di guida.
Orochimaru Hebi non era realmente suo zio, ma essendo un amico d’infanzia di Kushina, i suoi genitori lo consideravano tale.
 A Naruto non era mai piaciuto; aveva un modo di fare, come il suo strano cognome suggeriva, serpentesco.
E poi il bambino odiava quella specie di movimento che la sua lingua faceva ogni volta che lo fissava: era simile ad un viscido rettile, e Naruto odiava i rettili.
Le sue numerose lamentele, però, non erano bastate a fare desistere i genitori dal partire insieme a lui.
Orochimaru era un appassionato di automobili, e non poteva certo lasciarsi scappare l’occasione di guidare una Rolls-Royce; quindi, con forse troppa foga, mise in moto e partì, lasciandosi tutto alle spalle.
Naruto era troppo piccolo ed ingenuo per accorgersi del diabolico sorriso che era apparso sul pallido volto dell’uomo al volante, e i genitori troppo presi a discutere dell’imminente vacanza.
Nessuno, tranne Orochimaru, guardava la strada.
Kushina rideva beata, mentre Minato la intratteneva con i suoi soliti giochi di prestigio. L’uomo era talmente veloce nei movimenti che riusciva ad ingannare chiunque.
Naruto sonnecchiava, con il capo poggiato sulle gambe della madre.
Non si accorsero che l’auto aveva preso troppa velocità.
Non si accorsero del camioncino che procedeva dritto verso di loro.
In un attimo accaddero molte cose, tanto che il tempo parve fermarsi.
Kushina alzò lo sguardo ancora sorridente, che si gelò quando vide il veicolo di fronte a loro, ormai troppo vicino per essere schivato.
Minato, notando gli occhi sgranati della moglie, si voltò giusto in tempo perché la sua mente registrasse con orrore che il posto di guida era vuoto. Alzò lo sguardo e vide la morte.
Naruto sentì improvvisamente su di sé il calore della madre, che lo aveva avvolto con il suo corpo, proteggendolo.
Poi, il buio.
Quando, poco dopo, aprì gli occhi, Naruto non riuscì a capire cosa fosse successo.
Tentò di muoversi, ma un dolore lancinante alla gamba destra lo teneva bloccato a terra. No, non era solo quello. Era una cosa pesante e morbida. Mentre cercava si spingerla via, avvertì qualcosa di viscido riempirgli le mani. Le guardò, orripilato: il liquido che le ricopriva era sangue.
Improvvisamente, si accorse di esserne ricoperto.
Una strana forza gli permise di scostare il pesante oggetto sopra di lui, che ricadde con un tonfo sull’asfalto. I suoi occhi da bambino percorsero la desolazione che lo circondava; ormai ridotta ad un ammasso di ferraglia, la carrozzeria dell’automobile spiccava in mezzo ad un mare di vetri e pezzi di pneumatici bruciati. Sembrava di essere in un sogno, uno di quei sogni così vividi che sembrano reali.
Peccato che quella fosse la dura realtà, e Naruto non se ne era ancora reso conto.
Tentò di muovere un passo, ma il dolore alla gamba glielo impedì. Non se ne curò; quando la mattina seguente si sarebbe svegliato se ne sarebbe andato, sostituito da uno dei caldi abbracci della madre.
Un rumore di vetro rotto attirò il suo sguardo verso il basso.
Un attimo dopo si rese conto che non avrebbe mai dovuto farlo.
E il seguente capì che la cosa pesante e morbida che lo bloccava a terra non era altro che il corpo di Kushina.
La donna giaceva riversa, la schiena piena di vetri profondamente immersi nella carne.
I capelli le velavano il viso, ormai quasi irriconoscibile per il tanto sangue.
Naruto non ebbe il coraggio di guardarla ancora: faceva male, anche se era soltanto un sogno.
Volse lo sguardo lontano, dove qualcosa attirò la sua attenzione: sembrava un fagotto di vestiti.
Con difficoltà, si costrinse ad andare avanti. Quando arrivò a destinazione, il sangue gli si gelò nelle vene.
Quello che aveva scambiato per un involto di abiti era Minato.
Appena lo vide, Naruto ebbe un conato di vomito.
Il collo era completamente squarciato da una lamina di ferro, probabilmente appartenuta all’ammasso di rottami che era diventato il camioncino.
Il resto del corpo era coperto di sangue, gli occhi ancora aperti e invasi dallo sgomento.
Per un istante, tutto sembrò svanire. Naruto si sentiva leggero, come estraniato da una realtà non sua; sarebbe voluto rimanere per sempre nel caldo torpore dell’ignoranza, ad occhi chiusi, mentre galleggiava in un mare di sogni e speranze.
Improvvisamente, però, Naruto aprì gli occhi, e la sua idilliaca visione scomparse, diventando niente altro che effimera illusione.
Fu solo in quel momento. Naruto capì di non essere in un sogno.
La consapevolezza di ciò che era appena accaduto piombò su di lui come una valanga, lasciandolo senza fiato, senza parole, senza emozioni. Lasciandolo vuoto, calmo.
Il bambino spostò il suo sguardo da Kushina, pallida e immersa in un lago di sangue, a Minato, i cui occhi erano spenti e grigi.
La cruda morte era troppo per i suoi otto anni. Esplose. Le gambe gli cedettero, e fu costretto a cadere in ginocchio, le mani poggiate sul caldo asfalto, incuranti dei numerosi vetri che vi s’infilzavano.
Urlò, fino a sentire la gola dolorante. Pianse, fino ad esaurire le lacrime.
Che cosa aveva sbagliato, perché i suoi desideri non erano stati esauditi?
Questi interrogativi gli ferivano la mente, facendola sanguinare quasi come il suo cuore che urlava insieme con lui.
Naruto gemette e gridò per molto tempo, ma le sue forze di bambino si esaurirono presto.
Quando cominciò a sentire la vista offuscarsi e l’energia che lo abbandonava rapidamente, credette di stare per morire.
Senza pensarci, quasi fosse stato spinto da una volontà non sua, Naruto gattonò piano fino a raggiungere Kushina, e si accoccolò accanto a lei, lasciandosi completamente andare al buio.
Durante l’attimo che precedette lo svenimento, gli sembrò di sentire il braccio di sua madre stringerlo teneramente a sé.

Naruto aprì improvvisamente gli occhi, alzandosi di scatto, immerso nel buio, il respiro pesante che fendeva l’aria immobile.
Era successo di nuovo. Aveva sognato l’incidente.
Accadeva molto spesso da quando viveva in Giappone, ma non era mai stato così realistico e vivido.
Gli sembrava di avere ancora davanti agli occhi sua madre completamente coperta di sangue, che lo guardava con occhi spenti e vacui. Al solo pensiero gemette, e dovette averlo fatto piuttosto forte, perché una Tsunade dall’aria piuttosto preoccupata irruppe immediatamente nella sua camera.
Da quando, tre anni prima, aveva scoperto la crisi del nipote, Tsunade aveva installato un walkie-talkie vicino al letto di Naruto, collegato direttamente con un ricevitore nella sua camera. Il dispositivo le permetteva di controllare qualsiasi suono anomalo nella stanza, compreso il gemito di disperazione che era da poco sfuggito dalle pallide labbra del ragazzo.
La donna non accese la luce, per non scatenare strane reazioni in Naruto, che sembrava essere sull’orlo di una crisi; semplicemente si sedette sul letto accanto a lui e lo avvolse in un caldo abbraccio, cercando di trasmettergli tutto il calore e l’affetto possibile.
Quando Naruto percepì le braccia forti della zia cingerlo, lasciò cadere il capo sopra il suo generoso petto, abbandonandosi totalmente al suo passato, che continuava a tormentarlo trascinandolo sempre più nell’oscurità.
Una macchia si allargò lentamente sul pigiama di Tsunade. La donna posò le esili mani sulle guance del ragazzo, ora allagate da fragili cristalli liquidi che si inseguivano, fuggendo a loro volta.
Mentre Naruto cominciava a tremare, Tsunade non aveva idea di come comportarsi; lo psichiatra l’aveva informata del rischio di altre crisi, ma lui stesso non sapeva come avrebbe potuto risolvere la situazione.
La donna ancora ricordava il giorno di tre anni prima in cui aveva avuto la prima diagnosi di Sarutobi.

≪ Tsunade e Jiraya erano seduti sul morbido divanetto della sala d’attesa, immersi ognuno nei propri preoccupati pensieri, lanciandosi di tanto in tanto sguardi che avevano il potere di mille parole.
La stanza sembrò loro troppo piccola e soffocante quando udirono la porta socchiudersi, consci che al di là di essa le loro domande avrebbero trovato risposta.
Hiruzen Sarutobi fece la sua comparsa accompagnato da un fruscio, lo sguardo serio ed un poco corrucciato. Il volto era segnato da numerose rughe, che testimoniavano la sua veneranda età, e gli occhi scuri erano cerchiati da un paio di occhiali sottili, che spesso scivolavano lungo il suo naso.
“Entrate pure.” Disse il dottore con voce ferma.
I due coniugi varcarono la soglia dello studio con forse troppa foga, tanto erano impazienti di sapere cosa avesse il loro Naruto.
La stanza era piuttosto spoglia, le pareti bianche decorate soltanto dagli attestati ricevuti dallo psichiatra. Una grande vetrata troneggiava dietro la scrivania di Sarutobi, illuminando tutta la stanza.
Hiruzen fece accomodare Tsunade e Jiraya, indicandogli due poltrone di fronte al tavolo, per poi sedersi davanti a loro.
“Non voglio farvi perdere tempo, quindi metterò subito le cose in chiaro.”
Quelle parole fecero tremare impercettibilmente Tsunade, che era pronta al peggio. Jiraya, esitante, annuì.
“Naruto soffre di crolli emotivi, ansia, e anche se in misura minore, depressione.” Disse Sarutobi fissando negli occhi Jiraya, come a sostenerlo.
Tsunade se lo aspettava, d’altronde aveva assistito ad un crollo del ragazzo; ma non comprese l’esitazione dello psichiatra, che sembrava voler aggiungere qualcos’altro.
“Fino a qui, direi che non ci sono novità. Ma ciò che mi lascia perplesso, e a dire il vero, un po’ confuso, ” Fece un lungo sospiro prima di continuare: “ E’ che quella di Naruto non è una vera e propria patologia.”
Notando gli sguardi interrogativi dei suoi due interlocutori, continuò: “Quello che voglio dire è che Naruto non ha i sintomi tipici dell’ansia o della depressione. Intendo, esclusa la crisi, durante la mia seduta e nella vita di tutti i giorni è un normalissimo ragazzo, anche troppo vivace.”
Jiraya si alzò di scatto, contrariato, mentre Tsunade cominciava a fare chiarezza nella sua mente. Effettivamente se Naruto fosse stato veramente depresso, avrebbe perso la voglia di vivere, di giocare, di parlare; eppure faceva tutte quelle cose con inesauribile energia. Anche Jiraya sembrò capirlo, perché si lasciò cadere sulla sedia sconfitto.
“Quindi, cosa ha scatenato la crisi?” Disse, dopo un lunghissimo momento, Tsunade.
Hiruzen la fissò interdetto.
“Sicuramente è scosso dal violento modo in cui ha visto morire i suoi genitori, insieme alla successiva scomparsa del signor Hebi, senza contare che Naruto sta crescendo, e come tutti i ragazzi della sua età è molto instabile e sensibile.”
Alla menzione del grave incidente, il gelo calò nella stanza.
Tsunade e Jiraya non amavano rievocare quei ricordi, ma sapevano benissimo quanto Sarutobi avesse ragione. L’incidente era stato terribile, soprattutto per il povero Naruto, che, sconvolto, non aveva chiamato i soccorsi. I paramedici erano arrivati dopo più di mezz’ora, avvisati dal conducente di una delle rare automobili che percorrevano la desolata strada.
Sarutobi spezzò il teso silenzio che era andato creandosi: “Mi duole ammetterlo, ma per ora non so come risolvere il problema di Naruto. Posso sottoporlo ad un ciclo di sedute, ma più di questo non mi è possibile.”
“Non si preoccupi, Hiruzen. Ha già fatto tanto prendendo in cura nostro nipote; spero solo che le sedute abbiano effetti positivi su Naruto.” Prese finalmente parola Jiraya, la voce tremante.
Tsunade pose una mano sulla spalla del marito, stringendo la presa.
“Che cosa possiamo fare nel caso sopraggiungano altre crisi?” Fu il fermo interrogativo della donna.
“Direi solo stargli vicino e aspettare che passi.” Rispose in un soffio Sarutobi. “Ricordatevi però: Naruto è un ragazzo sensibile, e ha bisogno di tutte le sicurezze che gli sono venute a mancare insieme ai suoi genitori. Fate in modo tale da farlo sentire sempre protetto e al sicuro.”
Jiraya e Tsunade annuirono, certi che avrebbero fatto di tutto per impedire al nipote di soffrire ancora. ≫

Tsunade sospirò, stringendo più forte a sé il tremante Naruto, che ora gemeva di dolore.
“Tesoro, stai calmo… Sei qui insieme a me ora, e io ti amo più di ogni altra cosa, capito?” Gli sussurrò nell’orecchio, cullandolo sempre più lentamente tra le sue braccia.
Naruto nel frattempo stava affondando in un mondo pieno di dolore e disperazione.
Le immagini dei suoi genitori privi di vita si susseguivano, una dopo l’altra, in un ciclo che sembrava non avere fine; il ricordo troppo vivido del suo passato lo ghermiva, infliggendogli mille e più ferite, convincendolo che non ci sarebbe stato futuro per lui. Lui, che era sopravvissuto ai suoi genitori, che indirettamente li aveva uccisi.
Stava per lasciarsi andare all’opprimente calore dell’inferno quando in lontananza percepì una calda voce, che ripeteva delle parole come in una litania. Il suono familiare gli scaldò il cuore, e alle crude visioni di morte si sostituirono quelle delle persone cui voleva bene. Tsunade, Jiraya, Sakura e tutti i suoi amici gli sorridevano, incitandolo ad aprire gli occhi; solo così facendo sarebbe uscito dalla spirale di sofferenza che si era creato.
Tsunade, che continuava a cullarlo, si trattenne dall’esultare quando vide Naruto aprire piano gli occhi azzurri e fissarla con affetto. La donna, rapita da quello sguardo, non poté fare altro che sorridergli e passargli una mano tra i capelli, sussurrando: “Grazie.”
Fu un semplice muoversi di labbra, ma Naruto lo udì ugualmente, sorridendo in riposta.
Il suo volto s’illuminò quando sentì la porta di casa sbattere; Jiraya era tornato dal suo usuale turno serale. L’uomo dagli occhi scuri fece attenzione a non fare rumore, non si aspettava di certo che un Naruto dagli occhi lucidi e vestito solo dal pigiama gli corresse incontro stringendolo forte a sé. Fece solamente in tempo a notare Tsunade che gli sorrideva, prima di essere assalito da suo nipote.
In quel momento, mentre abbracciava Naruto e mandava un bacio a Tsunade, Jiraya seppe che la loro era finalmente una vera famiglia.

 

 

Spazio di Vivvi:

Ed ecco il nuovo capitolo! In realtà era pronto già da un bel pezzo, l'avevo scritto insieme al precedente, ma ho deciso di spezzarli perchè altrimenti sarebbe venuto troppo lungo.

Non l'ho postato prima perchè ho avuto problemi con il codice html -.-" Alla fine ho dovuto scriverlo da sola, che casino.

Comunque, nel precedente capitolo ho ricevuto le mie prime recensioni negative! Lo sapevo che non sarebbe stata una bella cosa il fatto che mi fosse piaciuto il capitolo XD

Vorrei solo precisare che la colpa dei dubbi che avete avuto sullo scorso capitolo è mia, perchè non mi sono saputa spiegare bene, spero di rimediare ora. Naruto è abbastanza restio a parlare di sè, soprattutto delle cose negative che gli sono capitate, e quindi all'inizio accenna solamente la sua sofferenza, soffermandosi maggiormente sulla sua vita di tutti i giorni, non so se mi spiego.

Comunque spero che i vostri dubbi vengano risolti qui. A proposito, ho deciso di mantenere il nome di Minato, nonostante sia nato a Londra, perchè dalla parte della madre è anch'esso giapponese.

Ah, inoltre ho trovato il modo di disattivare il controllo grammatica di Word, mi sostituiva a volte intere frasi senza che me ne accorgessi, tanta era la foga di scrivere XD E quindi ho fatto degli errori assurdi, perdonatemene.

Scusate se questo capitolo è venuto male, ma per me è difficile scrivere di certe cose.

Bhè, passo a rispondere alle recensioni!

Sarhita: Mammamia ma ogni tua recensione sembra un romanzo! *-* non puoi capire quanto mi hai fatta felice con il tuo scorso commento! Appena l'ho letto non ho potuto fare a meno di commuovermi T.T Sì, ho deciso di dedicarti anche quel capitolo, oltre che tutta la storia (^-^), perchè sento di avere un legame particolare con te, per questo non vedo l'ora che tu commenti anche questo, positivamente o negativamente non mi interessa, non vedo l'ora di leggere le tue parole ^^

Vedo che l'immagine dell'uccellino ha riscosso successo XD Io continuo a non considerare questa storia un capolavoro però... Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri, a me non fa impazzire, però sentivo di dover chiarire l'episodio dell'incidente dei genitori di Naruto. Spero di averlo fatto bene.

E poi il tuo discorso non è contorto, avendo una mente simile alla tua  riesco a capirti, sempre! XD Noi siamo sorelle mancate, non c'è niente da fare u.u scommetto che abbiamo anche la stessa età o.o

Bhè *si rilegge la recensione* non posso fare altro che ringraziarti ancora per i complimenti, sono troppo felice che ti stia piacendo la storia (almeno a te T.T)! Spero di sentirti presto.

Ah, e grazie della recensione alla oneshot! Mi ha commosso anche quella T.T

Un grandissimo bacione, Sarhita! <3<3

Ryanforever: Oddio, ma allora tu pratichi la legilimanzia o.o mammamia devo stare attenta nelle prossime storie che voglio recensire *si guarda intorno circospetta* u.u

Comunque anche la tua recensione mi ha commossa, davvero grazie per i complimenti, grazie mille T.T

E per il fatto di Gaara... Eeeeee vedrai u.u Non spoilero nulla!

Spero che questo piccolo momento del passato di Naruto ti sia piaciuto, ho cercato con tutta me stessa di rendere l'atmosfera, spero di esserci riuscita!

Grazie ancora dei complimenti, sei la più brava recensitrice del mondo!<3

Rekichan: Ahia, sembra che lo scorso capitolo non ti abbia entusiasmata... Spero di aver rimediato con questo! Comunque per gli errori, non è mio solito farli, ma la correzione automatica di word sembra non parli italiano, e mi corregge le cose da sola, quindi non me ne sono accorta T.T comunque ho trovato il modo di disattivarla.

Per il resto, l'atmosfera di normalità che ho tenuto a creare nello scorso capitolo era per far capire che comunque Naruto non voleva soffermarsi sui suoi mali, ma sulle cose che lo rendono felice!

Mi dispiace non essermi espressa bene, e spero che in questo capitolo tu abbia trovato risposta alle tue domande. Mi raccomando, commenta anche questo, anche se non ti dovesse piacere! Un bacione <3

LaGrenouille: Ma non preoccuparti del ritardo! Io sono sempre felicissima delle tue recensioni ^^

Comunque mi fa piacere che tu sia rimasta soddisfatta dall'impostazione dello scorso capitolo, conosco bene i festeggiamenti dell'Hanami, è il mio avvenimento preferito, tra le festività giapponesi!

Per il resto, la calma piatta del capitolo diciamo che era voluta, e prima ho spiegato i perchè, però mi rammarico di non essere riuscita ad esprimermi appieno!

Mi sono però concentrata su questo ultimo capitolo, spero che ti piaccia! <3<3 Un bacione!


Bhè, ringrazio ancora le bellissime persone che hanno recensito, oltre alle 142 che hanno letto (o.o mi meraviglio sempre più!), poi un ringraziamento speciale va a Fay86, Rekichan, LaGreouille, Sarhita, Ryanforever, Viba e Wrong che hanno inserito la storia tra le seguite, e Sarhita, Ryanforever e Nitronie che l'hanno inserita tra le storie da ricordare. Ringrazio ancora Sarhita, Ryanforever e Volpetta che mi hanno inserito tra gli autori preferiti ^^

Al prossimo capitolo!

Un bacione,


Vivvi.

   
 
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