Note
dell’autore: Eccovi il terzo capitolo dell’episodio
“L’esperimento di Lazarus” naturalmente compreso nella mia terza stagione con
Rose.
Ringrazio
ancora una volta BadWolfTimeLord per aver recensito tutte le mie storie e per
il suo appoggio (ti ho mandato un e-mail, spero ti sia arrivata). Con la fine
dell’estate spero vivamente di poter tornare ad aggiornare le mie storie più
velocemente.
Buon
divertimento!
Capitolo 3
In costante pericolo
Rose era rimasta intrappolata sul tetto, non sapeva dove
altro andare, dietro di lei il cornicione. Doveva assolutamente escogitare un
piano, qualcosa che le facesse guadagnare del tempo, almeno fino all’arrivo del
Dottore, perché lei lo sapeva, lui sarebbe arrivato, come sempre.
“Avanti non fare la difficile. Vedrai che non sentirai
nulla.” Le disse continuando ad avvicinarsi.
“E’ questo il cambiamento di cui parlava? L’intera
umanità trasformata in mostri, che si nutrono di energia vitale?” lo accusò
lei.
“Non capisci di cosa stai parlando, ragazzina.” Le
rispose deridendola.
“Mi creda ne so più di quanto lei possa credere.” Gli
rispose.
“E’ questo che pensava che sarebbe successo?” chiese
ancora, indietreggiando.
“Credo che nella vita nulla è come te lo aspetti.” Le
rispose.
“Non è forse questo il bello della vita.” Disse il
Dottore da dietro il professore, non appena lo vide Rose sospirò sollevata.
“Oh il nostro misterioso Dottore, arriva giusto in
tempo.” Disse con sfida Lazarus, voltandosi verso di lui.
“Stai bene Rose?” chiese invece ignorando l’uomo davanti
a se.
“Sono stata meglio.” Gli rispose.
“Devo ammettere, che sono colpito dalla tenacia della sua
compagna.” Disse avvicinandosi di nuovo verso Rose.
“Lasciala stare.” Lo minacciò digrignando i denti.
“Ha una carica vitale, da fare invidia a chiunque.” Disse
annusandole i capelli, Rose chiuse gli occhi cercando di stare calma.
“Potrei diventare molto pericolosa, mi creda.” Cercò di
reagire la ragazza, nascondendo la sua paura. Lazarus improvvisamente si
allontanò contratto da un forte dolore, Rose ne approfittò per raggiungere il
Dottore.
I tre assistettero al cambiamento dell’uomo in uno strano
essere, assomigliante ad un enorme scorpione.
“Scappate!” urlò il Dottore stringendo la mano di Rose. I
tre raggiunsero le scale e il Dottore
sigillò la porta con il cacciavite sonico per poi abbracciare Rose.
“Stai bene?” le chiese una volta separati.
“Si, tutto bene.” Disse per poi raggiungere Martha,
davanti l’ascensore.
Rose e il Dottore uscirono dall’istituto seguendo la
salma di Lazarus, che veniva caricato sull’ambulanza, non appena li vide Martha
corse verso di loro.
“State bene?” chiese avvicinandosi.
“Tutto bene.” Rispose il Dottore, continuando a osservare
la salma, mentre si scioglieva il papion.
“Tu stai bene?” chiese invece Rose, distraendosi.
“Tutto bene. Cosa è successo?” chiese osservando anche
lei la salma.
“E’ finita.” Disse Rose pensierosa, il Dottore la guardò
e le strinse la mano, sapendo che la ragazza era ancora scossa per tutto quello
che era successo. La famiglia di Martha si avvicinò.
“Signora Jones, non abbiamo finito la nostra …” il
Dottore non riuscì a concludere la frase, che la donna gli tirò uno ceffone,
facendo scattare sia Rose che Martha.
“Ma che le prende?” chiese Rose sconvolta.
“Mamma.” La richiamò invece Martha.
“Voglio che entrambi state alla larga da mia figlia, ci
siamo capiti?” li minacciò furiosa.
“Possibile che con tutte le madri finisce così.” Si
lamentò il Dottore toccandosi la guancia.
“Queste persone sono pericolose, mi hanno raccontato
delle cose tremende.” Continuò la donna verso la figlia.
“Tutto bene?” Rose chiese al Dottore ignorando la
signora.
“Ti stai divertendo, vero?” le chiese con ironia.
“Oh, si!” esclamò trattenendosi una piccola risata.
“Guardati attorno, non si vede altro che distruzione,
morte e distruzione.” Continuò la donna, Rose stava per rispondere, ma il
Dottore le fece segno di lasciar stare.
“Ma che dici, loro ci hanno salvati.” Li difese Martha.
La loro discussione venne interrotta da un rumore
metallico, tutti si voltarono nella direzione che aveva preso l’ambulanza, il
Dottore e Rose si guardarono sapendo che si trattava di Lazarus, correndo in
quella direzione, Martha li stava seguendo, ma venne fermata dalla madre.
“Lasciali andare.” Le disse trattenendola per un braccio,
ma la ragazza si liberò e corse dietro a loro.
Arrivarono all’ambulanza, trovandola aperta, con le salme
dei paramedici completamente risucchiati dall’energia vitale.
“Lazarus, tornato dalla morte, dovevo immaginarlo.” Disse
il Dottore, mentre puntava in giro il suo cacciavite.
“Dove sarà andato?” chiese Rose.
“Da quella parte. La chiesa.” Gli rispose il Dottore
puntando dietro all’ambulanza.
Seguendo il segnale entrarono nella chiesa, in silenzio e
facendo attenzione a dove andavano.
“Credete sia qui?” chiese Martha dietro ai due.
“Secondo te?” le rispose Rose.
Attraversarono tutta la chiesa, fino a giungere dietro
all’altare, dove inginocchio vestito solo dalla coperta dell’ambulanza, c’era Lazarus,
con dei forti spasmi.
“Sono già venuto qui, mi sembra una vita fa.” Disse non
appena li vide, il Dottore posò il cacciavite nella tasca e iniziò a girare
attorno al professore.
“Pensavo che sarei morto quella volta, anzi ne ero
sicuro.” Continuò il suo racconto, mentre il Dottore si fermava proprio davanti
a lui.
“Mi sedetti qui. Ero solo un bambino, c’era il rombo degli
aerei e le bombe cadevano.” Specificò.
“Il blitz.” Disse Rose in automatico, ricordando quando
lei e il Dottore erano finiti in quella notte, il professore la guardò con
scherno.
“Lo avrai studiato a scuola.” Disse con disprezzo.
“Oh, ma noi c’eravamo.” Disse il Dottore, riportando su
di se l’attenzione del professore.
“Siete troppo giovani.” Gli ricordò l’altro.
“Anche tu.” Gli rispose con ironia il Dottore,
riprendendo a camminare attorno a lui, mentre un altro spasmo lo invase. Il
Dottore guardò in alto come alla ricerca di qualcosa.
“La mattina dopo, i fuochi erano spenti e io ero ancora
vivo. Ho giurato che non avrei più affrontato la morte in quel modo, così senza
difese. Io mi sarei armato, avrei combattuto, l’avrei sconfitta.” continuò con
la sua arroganza.
“Quello che cercavi di fare oggi?” chiese il Dottore,
continuando a girargli attorno.
“Quello che ho fatto oggi!” affermò ancora l’altro.
“E che mi dici delle persone che sono morte?” Lo accusò
invece il Dottore.
“Erano niente. Io ho cambiato il corso della storia.”
Disse con convinzione.
“Ognuno di loro poteva farlo. Pensi che la storia sia
solo equazioni?” gli chiese con la rabbia che cresceva, Rose anche se distante
dal Dottore, riuscì a vedere i suoi occhi scuri, come se lui, stesse tenendo a
bada la tempesta in arrivo.
“Affrontare la morte fa parte dell’essere umano.”
Continuò il Dottore fermandosi ancora una volta.
“No, Dottore, aggrapparsi alla vita con ogni vibra del
proprio essere, fa parte dell’essere umano.” Gli disse, Rose si avvicinò
lentamente al Dottore.
“Molti prima di me ci hanno provato, io semplicemente ho avuto
più successo.” Continuò con arroganza, ma un nuovo spasmo lo fece urlare.
“Questo lo chiami successo? Guardati non controlli
neanche il tuo corpo, stai mutando.” Gli disse invece il Dottore.
“Si ritrasformerà fra poco, cosa facciamo?” chiese Rose
sottovoce.
“Se solo riuscissi a farlo salire sul campanile. Ho un
idea che potrebbe funzionare.” Le spiegò sussurrando, Rose alzò lo sguardo
verso l’alto, sapendo già come aiutare il Dottore, doveva solo aspettare il
momento più indicato.
“Sei così sentimentale Dottore, forse lo scienziato ha
lasciato il posto a qualcos’altro?” chiese con scherno voltandosi verso Rose,
mentre il Dottore ritornava di fronte a lui.
“Nella vita non c’è solo la scienza.” Gli rispose, piegandosi
sulle ginocchia.
“Una vita solo non basta. Immagina cosa potrei fare con
due, tre vite a disposizione.” Disse.
“Non funziona così, certe persone fanno più cose in
vent’anni, di altri che ne vivono ottanta. Non è il tempo che conta, ma la
persona.” Gli rispose il Dottore.
“E se fosse la persona gusta? Che dono magnifico
sarebbe.” Continuò Lazarus con un tono quasi di sfida.
“Che rovina!” gli rispose il Dottore, un'altra fitta
avvolse il corpo di Lazarus.
“Dovrò nutrirmi fra poco.” Lo avvertì.
“Io non permetterò che accada.” Gli rispose senza
scomporsi tanto. Questo, pensò Rose era il momento di agire.
“Perché perdi tempo con lui.” Disse Rose avvicinandosi,
attirando su di se l’attenzione.
“Rose, non farlo.” La intimò il Dottore capendo le
intenzioni della ragazza.
“Pensavo che eri me che volevi. Pensavo che la mia
energia vitale ti faceva gola.” Lo provocò con voce suadente, il professore
reagì immediatamente correndole contro, mentre lei e Martha corsero verso le scale.
“Che stai facendo?” chiese la bionda a Martha.
“Ti sto aiutando.” Le rispose mentre entrambe arrancavano
le scale.
“Rose” urlò il Dottore.
“Non perdere tempo la torre.” Gli urlò lei. Le due
continuarono a correre più che potevano, l’urlo di Lazarus le fece fermare.
“Hai sentito?” chiese Martha.
“Sta cambiando, prima
di quanto pensassi.” Le rispose Rose, riprendendo a correre insieme
all’altra.
“Dove stiamo andando?” chiese Martha con il fiatone.
“In cima.” Le rispose l’altra.
“Ma perché?” chiese ancora non capendo.
“Il Dottore ha un piano.” Le rispose ancora un po’ più
infastidita.
“Rose.” Sentì la voce del Dottore chiamarla, e si
affacciò in uno degli archi.
“Dottore.” Lo chiamò indicandogli la loro posizione.
“Portalo in cima, proprio in cima, capito?” le specificò.
“E’ quello che stavo facendo.” Lo richiamò lei.
“Rose.” La chiamò Martha. Quando si voltò di nuovo verso
la sua amica vide Lazarus avanzare verso loro.
“Scappiamo.” Disse Martha tirandola via. Arrivarono fino
in alto, continuando a correre.
“Non c’è via d’uscita, come facciamo adesso?” chiese
Martha mentre continuavano a muoversi.
“Ora tocca a lui. Sbrigati Dottore.” Disse guardando in
basso.
“Perfetto, quindi siamo diventate delle esche.” Si
lamentò, Rose alzò gli occhi al cielo.
“Martha devi fidarti, il Dottore sa bene cosa fare.” La
richiamò.
“Signore!” le chiamò Lazarus mentre era proprio davanti a
loro, Rose si mise davanti a Martha.
“Ti sembro forse una signora?” si lamentò Rose.
“Ti sembra il momento di pensare a una cosa del genere?”
la richiamò l’altra, sottovoce.
“Sto solo cercando di guadagnare del tempo.” Le rispose
sussurrando. Lazarus le scaglio contro la sua coda, rompendo le protezioni
davanti alle due, la musica dell’organo invase la stanza, Rose evitando di
essere colpita dalla coda cadde, aggrappandosi più che poteva alla base di
legno.
“Rose.” Urlò Martha avvicinandosi a lei.
“Maledizione Dottore, sbrigati.” Disse Rose cercando di
resistere. Il volume della musica aumentò di colpo e non fu per niente
piacevole, non solo disturbava Lazarus, ma anche lei.
Lazarus cadde nel vuoto, e non appena arrivò a terra la
musica cessò, Martha prese il braccio di Rose, proprio prima che la ragazza
cedesse.
“Ti ho presa, ti ho presa.” Le disse aiutandola a tirarsi
su.
“Rose!” urlò preoccupato il Dottore da sotto.
“Stiamo bene.” Le rispose Rose dopo aver ripreso un
attimo il respiro e iniziando a ridere.
“Ci ha messo un po’.” Disse Martha unendosi a lei nella
risata.
“E’ più divertente così” le rispose non riuscendo a
smettere di ridere, poi tornò seria.
“Grazie.” Le disse gentilmente.
“Andiamo o lo faremo preoccupare.” Le rispose aiutandola
ad alzarsi. Una volta all’ impiedi, Rose corse giù per le scale, seguita da una
Martha stanca e stravolta.
Arrivata giù, corse incontro al Dottore che l’abbracciò
sollevandola da terra.
“La mia brillante e meravigliosa Rose.” Le disse
stringendola, Martha li guardò addolcita da quella scena.
“Non mi hai mai detto che sapevi suonare.” Gli disse
separandosi da lui.
“Oh, beh sai frequentando Beethoven, ho imparato qualcosina.” Le rispose con ironia senza lasciarle le mani.
“Soprattutto a suonare così forte.” Aggiunse Martha,
separando i due definitivamente.
“Come?” rispose il Dottore, ancora un po’ stordito.
“Tutto bene?” le chiese poi.
“Si, voglio solo tornare a casa e farmi una bella doccia
calda.” Rispose avviandosi verso l’uscita. Rose e il Dottore si guardarono.
“Non farmi più uno scherzo del genere, capito?” la
richiamò lui dolcemente.
“Tranquillo non lo farò più.” Gli rispose sorridendo, il
Dottore le porse la mano.
“Aspetta un attimo.” Disse, si tolse le scarpe e prese la
mano del Dottore.
“Adesso possiamo andare.” Disse iniziando a camminare, il
Dottore non riuscì a non ridere.
“Rose Tyler, sei incredibile.” Disse lasciandole la mano,
per circondarle le spalle con un braccio, stringendola a se, mentre
raggiungevano l’uscita.
“Prova tu a correre con tacchi così alti.” Si lamentò la
ragazza uscendo dalla chiesa.
Fine
3° Capitolo