- Ecco qui la stazione.
– fece il tassista – Ma temo che non ci siano treni fino a domani mattina.
- Troveremo una
soluzione. – rispose Mamoru sbrigativo pagandolo – Usagi vieni.
La ragazza annuì e scese
dal taxi.
- Mamoru… dove…
- Lascia fare a me
principessa. – disse lui facendola arrossire.
La stazione era deserta
e silenziosa, gli sportelli erano chiusi, l’unica presenza vivente era un
barbone che dormiva sulle panchine nella sala d’aspetto.
- Mamoru...- mormorò
Usagi tremando – non credo che sia il posto ideale dove passare la notte.
- Voglio solo
controllare i treni Usagi. – chiarì l’altro controllando il tabellone appeso –
Vediamo...- mormorò a bassa voce leggendo gli orari – abbiamo un treno domani
mattina alle nove.
- E fino a quell’ora
dove stiamo?
- Ho visto un albergo
poco distante da qui, non é il Grand Hotel ma penso che dovremmo accontentarci
per questa notte.
Usagi si morse un labbro
imbarazzata:
- Mamoru io... non ho
molti soldi con me.
- Non é un problema, -
sorrise il ragazzo – pagherò io.
- Ma non é giusto. – si
ribellò lei – Non posso gravare così sulle tue finanze.
Mamoru le mise un dito
sulle labbra.
- Tranquilla Usagi...
non mi da fastidio... e poi é solo per una notte.
Vorrei che questo
istante non finisse mai... il suo tocco é così delicato, la sua pelle ha un
profumo così buono.
- Andiamo testolina buffa.
– sorrise Mamoru prendendole una mano.
Usagi annuì seguendolo
fino all’albergo, dovettero accontentarsi dell’unica stanza disponibile... una
camera matrimoniale.
Appena entrati in
stanza, Usagi si mise a sedere sul letto e guardò Mamoru.
- Secondo te cosa
staranno facendo quei due?
- Probabilmente Aruko
sta curando amorevolmente il naso di Jonathan. – rispose lui sedendosi accanto
alla ragazza.
Usagi rise debolmente e
poggiò la nuca sulla spalla di Mamoru.
- Solitamente non amo la
violenza... ma quel pugno ci voleva proprio.
Mamoru iniziò ad
accarezzarle i capelli biondi respirando il suo profumo fruttato.
- Nessuno può prendersi
gioco della mia ragazza. – le sussurrò all’orecchio con voce vellutata.
Lei sentì il cuore
mancargli un battito... la sua ragazza?
- Mamoru... cosa..
- Tu vuoi esser la mia
ragazza? – chiese lui con un filo di voce, come se temesse in una risposta
negativa.
Usagi gli buttò le
braccia attorno al collo con un gridolino di gioia.
Sono così felice che
non riesco neppure a parlare... sto solo piangendo come una stupida bambina.
Usagi... sei così
tenera e dolce... perché piangi angelo mio?
- Piccola... – le
mormorò all’orecchio continuando ad accarezzarle la nuca – piccola mia... sei
così disgustata dall’idea di esser la mia ragazza che ti metti a piangere? –
scherzò cercando di farla sorridere.
Usagi si strinse ancora
di più al suo collo, non voleva farlo andare via.
- E’ da quando abbiamo
fatto quello stupido esperimento in scienze che desidero esser...- ma non finì
la frase, Mamoru aveva poggiato le labbra sulle sue per un lungo bacio.
Le emozioni che colsero
Usagi furono sorprendenti, quel bacio era così passionale e carico d’amore da
inebriarla, sentiva tutto il suo corpo tremare tra le forti braccia di quel ragazzo
meraviglioso. La testa le girava, sentiva freddo.. poi un caldo tremendo, lo
stomaco si stava accartocciando come la carta di una caramella, aveva il cuore
che batteva fortissimo, sentiva ogni parte del suo corpo urlare il nome di quel
ragazzo stupendo che la stava abbracciando e baciando con trasporto.
Dimenticò tutto,
Jonathan, Aruka, le loro litigate, la situazione in cui si trovavano... non
contava più nulla... c’erano solo loro in quella stanza con tutto il loro
amore.
Mamoru le accarezzava
dolcemente la schiena mentre lei affondava le mani in quei capelli neri lisci
come la seta più pregiata... ormai stavano finendo l’ossigeno ma non potevano
privarsi quel contatto così a lungo sognato.
La luce rossa del primo
fuoco d’artificio esplose pochi metri dal loro albergo, illuminando la stanza e
i due teneramente abbracciati sotto le lenzuola.
Usagi era voltata sul
fianco a guardare fuori dalla finestra, la mezzanotte era scoccata da un paio
di minuti e sulle strade era tutta una festa con danze e brindisi. Sentiva
perfino qualcuno che brindava nel corridoio, ma a non era questo
l’importante... non ora. Si avvicinò al corpo perfetto della sua ragazza
stringendolo forte, era così caldo e morbido... l’avrebbe stretto a sé per
l’eternità.
Un altro fuoco scoppiò,
questa volta la luce era verde.
Non c’erano state
parole... sapevano che non ce n’era veramente bisogno, quel momento era
perfetto... quel momento era amore... solo quello... solo il loro amore.
Aumentò la sua stretta
come per assicurarsi che lei fosse vera, che non fosse uno stupido sogno che
lei era lì, con lui, che avevano appena dimostrato l’uno all’altra quanto si
amavano.
Ora la stanza era
illuminata dalla luce arancione.
Lentamente le baciò la
schiena nuda mentre una mano, sfuggita al suo controllo, risaliva lungo una
delle gambe per poi indugiare sulla pelle morbida e sensibile del ventre.
Usagi chiuse gli occhi e
fece un leggero sorriso mentre si schiacciava ancora di più contro il corpo
muscoloso di Mamoru.
Un altro fuoco argentato
esplose poco dopo.
Lentamente le labbra del
ragazzo raggiunsero il collo iniziando a mordicchiarlo con infinita dolcezza.
- Mamoru mi fai il
solletico. – ridacchiò lei con un filo di voce.
- E tu mi fai impazzire
Usagi. – le sussurrò prima di mordicchiarle un lobo.
Usagi si voltò tra le
braccia del ragazzo.
Un altro fuoco rosso
illuminò le strade.
- Buon anno Mamoru.
- Buon anno anche a te
Usagi.