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Autore: becky    05/09/2010    8 recensioni
Quel letto doveva avere davvero qualcosa di speciale se era riuscito a tenerli legati per così tanto tempo. Aveva assistito, silenzioso e malleabile, ad ogni loro incontro, e aveva seguito con attenzione l’evolversi della loro storia. Tra le sue lenzuola c’erano state sfuriate memorabili, notti piene di giochi e passioni, e anche qualche pianto.
Ma lui non si era mosso. Era rimasto lì, perfettamente immobile, come unico e indissolubile centro del loro piccolo mondo.
- Legata a "L'appartamento Spagnolo" -
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Capitolo 1 – Parte 2

 

Il loft all’ultimo piano di Antonio era illuminato a giorno. La prima impressione che Romano ne ebbe fu di disordine totale, ma al tempo stesso di familiarità. Era un posto accogliente, anche se immerso nel caos. Lo spagnolo non sembrò affatto preoccupato per tutto quel pandemonio e sorrise orgoglioso della propria abitazione.

Calciò via le scarpe da ginnastica in un angolo e lanciò la giacca sulla prima sedia libera che gli capitò a tiro.

- Mettiti pure comodo- gli disse avviandosi verso la cucina e aprendo il frigo – Vuoi qualcosa da bere? Ho della Sangria appena fatta. E anche del caffè, credo-.

Romano scosse la testa e si guardò attorno. In un angolo, accanto alla finestra, notò un grande acquario pieno di piccole tartarughe marine. Vi si avvicinò e le scrutò con attenzione.

- Ti piacciono le tartarughe, eh?- scherzò senza staccare lo sguardo dagli animaletti che si dibattevano nell’acqua chiara. Sussultò vistosamente quando Antonio gli rispose ad una spanna dall’orecchio: non si era assolutamente accorto che si era avvicinato tanto.

- Già. Sono creature interessanti e sanno essere molto affettuose, sai?-. Romano si irrigidì sentendolo così vicino. Aveva un profumo troppo forte, che si attaccava alla pelle e lo stordiva. E poi aveva un tono di voce così languido e roco da far venire i brividi.

Romano deglutì e si scostò, tornando al centro dell’appartamento. Alzando lo sguardo intravide il soppalco sul quale spiccava un enorme letto matrimoniale, ancora sfatto.

- Io dove dormo?- domandò seccamente incrociando le braccia al petto. Lo spagnolo lo fissò con gli occhi socchiusi per qualche secondo, come a valutare una possibile risposta. Per un attimo Romano pensò di sentirsi fare l’ennesima proposta oscena, invece Antonio tornò al solito sorriso canzonatorio.

- Sul divano? È più comodo di quanto sembri, ed è vicino al bagno. Non vorrei che scendendo le scale al buio ti inciampassi e ti rompessi quel bel visino!- scherzò il ragazzo scoppiando a ridere. Romano si ritrovò a detestare quella risata così potente e contagiosa, che sembrava riempire tutto l’appartamento e scaldarlo.

- Va bene, io mi prendo il divano- sbottò acido Romano togliendosi le scarpe e buttandovici sopra. Antonio restò per un po’ ad osservarlo incantato, come se stesse riflettendo su qualcosa della massima importanza. Infine sospirò e si avviò sul soppalco.

Scese poco dopo, con in mano una coperta di lana pesante e un cambio d’abiti.

- Eccoti- gli mormorò porgendogli tutto quanto – I miei vestiti ti saranno un po’ grossi, ma per sta notte dovrebbero andare bene-. Romano si finse per un attimo oltraggiato, ma poi si decise a cambiarsi e scoprì immediatamente che era stato un grosso errore. La maglietta che Antonio gli aveva dato era totalmente impregnata dal suo profumo forte e mascolino che lo stordiva.

Dannazione, come avrebbe fatto a dormire avvolto da quell’odore così eccitante? Scosse vigorosamente il capo, come a cacciar via ogni possibile immagine di Antonio e della sua pelle scura.

Si distese sul divano coprendosi con la coperta fino al mento, facendosi cullare da quel dolce e rassicurante tepore. Stava per assopirsi quando Antonio si sporse dalla balaustra del soppalco e gli rivolse un sorriso meraviglioso.

– Buona notte, piccolo- soffiò facendogli l’occhiolino. Romano si sentì arrossire,ma per fortuna un secondo dopo le luci si spensero facendo calare l’oscurità sull’intero appartamento.

Romano si accovacciò avvolgendosi nella coperta e si strinse le ginocchia al petto. Adesso che attorno a lui non c’era altro che buio e silenzio, si sentiva solo e infreddolito, e soprattutto era giunto il momento di fare i conti con se stesso. Agli altri poteva anche propinare scuse idiote o non giustificarsi affatto, ma almeno con se stesso doveva essere chiaro e sincero.

Si era comportato come un bambino, urlando e insultando suo fratello, che colpe non ne aveva. Si era reso dannatamente ridicolo davanti a tutti, mostrandosi per il ragazzino maleducato e viziato che in realtà era. Sbuffò e serrò forte gli occhi, per ricacciare indietro le lacrime. Cazzo, quanto era stato stupido! Si era comportato come un perfetto idiota...

“Sai essere brusco, irriverente, malizioso, insolente. Non ti abbassi mai a chiedere scusa, non ti rimangi mai neppure una parola. Non ti importa se vai contro le regole, o se agli altri non va bene quello che fai. Lo fai e basta. Mi piaci per questo”.

Le parole di Antonio gli risuonarono nella mente all’improvviso, facendolo quasi boccheggiare. Antonio non pensava che lui fosse un idiota, e non gli interessava se si era comportato in modo infantile.

Ad Antonio andava bene così.

Romano odiò ferocemente il leggero sorriso che gli nacque spontaneamente sulle labbra umide. Quel maledetto spagnolo lo faceva stare fin troppo bene per i suoi gusti, lo faceva sorride con troppa facilità.

Sospirò e chiuse gli occhi, godendo di quella pace. Tese bene le orecchie cercando di carpire qualche piccolo rumore, anche solo il suono di una televisione o di una macchina in lontananza. L’unica cosa che udì fu il respiro lento e regolare dello spagnolo, poco sopra di lui.

Un brivido caldo gli percorse la schiena mentre se lo immaginava disteso sotto le lenzuola, abbracciato al cuscino, immerso nei suoi sogni.

Forse fu la stanchezza, o la sfuriata di qualche ora prima, o forse la birra bevuta per la strada, ma qualcosa lo fece alzare dal divano. A passo leggero si diresse verso le scale e vi restò fermo davanti per qualche minuto, indeciso se salire o tornarsene sul divano. Infine, con un profondo respiro, posò una mano sul corrimano e salì, un gradino per volta, con eccezionale lentezza, la breve scala.

Antonio era proprio come se l’era immaginato: dormiva a pancia in giù, con le coperte attorcigliate alle gambe nude e scattanti, e il viso abbronzato affossato nel cuscino. Era bello e sensuale, anche se non faceva proprio niente per esserlo. Era qualcosa di innato, di naturale, in lui, era una sensualità esuberante e semplice, che sapeva prenderti alla bocca dello stomaco e lasciarti senza fiato.

Romano fece un paio di passi avanti e lo spagnolo si rigirò, socchiudendo un occhio. Impiegò qualche secondo a riconoscere il ragazzo in piedi davanti a lui.

- Romano?- domandò mentre un vago sorrisino si faceva largo sul suo viso assonnato. Gli fece subito un po’ di posto accanto a se. Un tacito invito che l’italiano si era aspettato, certo, ma a cui non sapeva come reagire. Una parte di se, all’altezza del ventre, gli diceva di buttarsi accanto a lui, ma la parte più ragionevole scuoteva il capo e lo invitava a tornarsene sul divano.

Antonio sembrò capire i suoi sentimenti e attese, silenzioso e imperscrutabile, un qualche cenno. Gli diede tutto il tempo di cui aveva bisogno per decidere. Attese, ma non ottenne nulla, se non uno sguardo vago, preoccupato e indeciso.

Allora sospirò pesantemente e si rigirò dall’altra parte, dandogli la schiena. Non lo fece per stizza o cattiveria, ma solamente con stanchezza e rassegnazione. Bastò quello a sbloccare l’italiano. Ora che non aveva più gli occhi del moro su di se, ora che era stato lasciato davvero solo con se stesso, decise che non gli piaceva poi così tanto stare da solo. E che se c’era qualcuno per cui valeva la pena lasciarsi andare, non pensare ma agire, allora quella era proprio il dannato spagnolo.

A capo chino salì sul letto, alle spalle dello spagnolo, e si coprì fino al mento. Fortunatamente non vide il sorrisino divertito di Antonio quando avvertì l’altro ragazzo farsi largo accanto a se.

Era caldo, quel lato del letto, caldo e confortevole. Romano si sentì immediatamente meglio e si sciolse come burro. Senza rendersene conto si rigirò su un fianco e appoggiò la fronte alla schiena ampia e morbida di Antonio, che si beò in religioso silenzio di quel leggero contatto con l’italiano. Era pur sempre un inizio.

- Buona notte, piccolo- sussurrò per la terza volta.

- Buona notte-.

La terza è la volta buona

 

 

Romano si svegliò con il forte profumo di caffè che aleggiava nell’aria. Si mise a sedere a fatica, avvolto com’era nelle coperte si sentiva accaldato e con i movimenti limitati. Istintivamente si girò verso il lato dove aveva dormito Antonio, ma lo trovò vuoto. Un moto di stizza gli fece voltare di scatto la testa e schioccare la lingua per il disappunto. Non che si aspettasse delle coccole, ma almeno...

- Buon giorno!- esclamò vivace Antonio apparendo dalle scale con in mano un vassoio con caffè e brioches.

- Dormito bene? Ti ho portato del caffè...ci vuoi il latte?-.

Romano si stupì nel constare che era la prima volta che qualcuno faceva una cosa del genere per lui. Eppure per Antonio sembrava tutto quanto normale, la quotidianità. Ed era quasi bello che per lui le tenerezze fossero all’ordine del giorno.

Scocciato dai suoi stessi pensieri Romano afferrò una tazza di caffè e se la portò alle labbra, senza neppure ringraziare. Antonio si sedette accanto a lui, spiluccando una brioche, e lo osservò intensamente, sempre con l’immancabile sorrisino sulle belle labbra carnose. Quando Romano se ne accorse si irrigidì e per poco non si strozzò col caffè caldo.

- Che hai da guardare, bastardo?- sbottò infastidito, voltando il viso dall’altra parte per nascondere il rossore.

-Non posso guardarti? Lo fanno tutti! Sei talmente carino!-.

- Prima la colazione, poi i complimenti...ci stai provando con me?- ringhiò l’italiano rimanendo però senza fiato nello specchiarsi negli occhi verdi del moro.

Antonio ridacchiò maliziosamente e abbassò il tono di voce – Può darsi...non ti nascondo che mi interessi. Dico sul serio, Romano, mi piaci da morire. Ogni minuto che passa mi intrighi sempre di più-.

Spiazzato da quelle parole così genuine e intense, Romano si ritrovò incapace di ribattere con qualcosa di acido.

Lo spagnolo aveva la capacità di lasciarlo senza parole, di ammutolirlo con un semplice sorriso o con un lieve bacio a fior di labbra. Forse era proprio per questo che a Romano non piaceva per niente. Anzi, lo detestava, perché era decisamente più facile essere scontroso e antipatico con qualcuno che ti tiene testa, che ti insulta e ti spezza il cuore, piuttosto che con uno come lui, sempre disponibile e sorridente. Semplicemente irritante.

Antonio gli sottrasse dalle mani la tazza vuota e ghignò malizioso.

- Questa sarà la prima e ultima volta che me lo sentirai dire, quindi goditela: vestiti- sussurrò languido scoccandogli un’occhiata assurdamente profonda e divertita.

- Prego?- boccheggiò Romano sorpreso. Il sorriso di Antonio si allargò.

- Ho detto di vestirti. Avanti!-.

- Mi stai cacciando fuori di casa? Sei veramente un bastardo!- strillò oltraggiato l’italiano, sconvolto dal cambiamento improvviso dello spagnolo.

Il maggiore gettò il capo indietro e rise forte, tanto forte da far sussultare Romano.

- Non ti sto cacciando via, piccolo! Voglio solo che ti vesti, così posso portarti a fare un giro per Barcellona! Te l’ho promesso ieri, no?-. Antonio si godette per qualche istante l’espressione smarrita del ragazzo e gli accarezzò una guancia.

- Ti aspetto di sotto, ok?- sussurrò dolcemente sfiorandogli con un soffio caldo le labbra gonfie dal sonno.

Lo lasciò lì, ancora seduto sul letto, incapace di muoversi o infuriarsi.

Scese silenziosamente le scale e mormorò tra se – Figuriamoci se ti caccio via...ormai sei prigioniero, niño-.

 

 

- Ahi! Dannazione, bastardo, mi sta facendo male!-.

- Dai, non può fare così male...- sospirò bonario il maggiore – te lo sto solamente disinfettando!-.

- Ho detto che mi fa male! È tutta colpa tua...non avrei dovuto fidarmi!-.

Antonio sorrise e tornò a tamponare la pelle arrossata con del cotone.

- Buono, Romano- mormorò a qualche centimetro dal suo orecchio – Ho quasi finito-.

 

Era stata davvero una pessima idea quella di seguire Antonio, il bastardo, per i meandri di Barcellona. Lo spagnolo sembrava conoscere ogni singola via, anche quelle più oscure e tortuose, e ogni negoziante. Lo aveva condotto in luoghi dove i turisti non sarebbero mai arrivati, su per le colline avvolte dall’ombra dei grandi alberi, e poi in vicoli dimenticati dal mondo, in giardini splendidi che gli ricordavano quelli dei palazzi italiani.

E poi, chissà come, tra un insulto e un gelato, tra uno sbuffo frustrato e una risata cristallina, si erano ritrovati nei pressi della baia. La neve non sembrava aver mai toccato quelle stradine contorte, e mentre osservava le vetrine delle botteghe artigianali, Romano ringraziò intimamente di aver incontrato qualcuno come Antonio.

- Ho sempre pensato di farmene uno...- esclamò all’improvviso lo spagnolo, facendolo sussultare e riportandolo alla realtà. Si trovavano davanti ad negozio di tatuaggi e piercing.

- Oddio- soffiò Romano sbalordito – non vorrai davvero...?-. Gli occhi verdi di Antonio si allargarono a dismisura, diventando simili a quelli di un cucciolo – Per favore, fallo con me! Voglio farmi un piercing ma da solo non ha senso! Lo facciamo assieme?-.

Qualche minuto dopo, seduto sulla poltrona dei piercing, Romano si maledisse per essersi lasciato convincere a fare una cosa tanto stupida e folle. Antonio intanto lo guardava con uno sfavillante anellino argentato sulla parte superiore dell’orecchio.

- Non fa male, davvero- lo rassicurò accarezzandogli il dorso della mano.

- Promesso?- domandò titubante Romano, da sempre terrorizzato dal dolore fisico.

- Promesso- lo rassicurò fiducioso lo spagnolo.

Non è che mentisse, rifletté Romano. Non aveva fatto particolarmente male farsi bucare la carne e infilarci dentro un pezzo di metallo. Quello, in fondo, era stato ancora passabile.

Era l’infezione che ne era uscita immediatamente dopo, ad essere decisamente dolorosa. Gli si era rapidamente gonfiato e arrossato l’intero orecchio, portando anche a qualche piccola stilla di sangue che lo aveva fatto sbiancare e insultare ancora di più il maledetto spagnolo *.

 

 

- Ahi- si lamentò ancora Romano, storcendo il naso e procurandosi in risposta uno scappellotto da Antonio.

- Ecco, ho finito!- esclamò soddisfatto, osservando il lobo non più sanguinante – Non posso averti fatto tanto male, no?-.

L’italiano alzò scetticamente un sopracciglio scuro, ma non rispose. In fondo le mani di Antonio erano state piuttosto delicate e poco invasive.

- Adesso lasciati guardare...- mormorò dolcemente il maggiore poggiandogli un dito sotto il mento e facendolo voltare verso di se. Tuttavia Romano sfuggì bruscamente al suo tocco e chinò il viso sul lato opposto.

Insospettito lo spagnolo si sporse maggiormente verso di lui, in cerca del suo sguardo, osservando i piccoli nei ai lati del naso e la minuscola cicatrice sulla guancia destra, ma più si avvicinava e più Romano gli sembrava sfuggente, come se non volesse farsi guardare direttamente in viso. Come se avesse qualcosa da nascondere. Lo spagnolo sbatté un paio di volte le palpebre e si rese conto di una cosa strana.

Antonio si chiese come aveva fatto a non notarlo prima. Romano odiava lasciarsi guardare in volto, si scansava sempre, evitava lo sguardo diretto, si voltava dall’altra parte. Anche mentre parlavano restava sempre di profilo, gli scoccava occhiate oblique e se si ritrovavano l’uno di fronte all’altro, senza possibilità di scappare, chinava il capo. Perfino quando abbracciava suo fratello nascondeva il viso nell’incavano tra spalla e collo, come se avesse paura, una paura cieca e irrazionale, di trovarsi troppo vicino ad un’altra persona.

- Perché non ti lascia mai guardare in viso?- sussurrò prendendo le sue guance arrossate tra le mani e scrutandolo negli occhi. Romano si morse il labbro inferiore e cercò di guardare da un’altra parte, ma gli occhi verdi dello spagnolo erano come calamite a cui neppure lui era in grado di resistere.

- Non ti interessa- sibilò sperando di nascondere il proprio turbamento. Antonio, per una volta, non rise, ma lo guardò ancora più intensamente, conscio di metterlo a disagio.

- Perché non ti lasci guardare?- ripeté con insistenza, ben deciso a farlo parlare. Romano si arrese con molta più facilità di quanto si potesse aspettare.

Con un sospiro tremante, pregno di emozioni contrastanti, l’italiano mormorò – Non voglio che le persone vedano i miei difetti. Io sono pieno di difetti, di imprecisioni, di piccole imperfezioni. E non mi piace che le persone come te le notino-.

- Per questo ti nascondi?-.

- Io non mi nascondo!- esclamò piccato il moro – Semplicemente evito che mi scrutino troppo attentamente!-.

Antonio sorrise piano, lentamente il suo bel viso si aprì in un sorriso di pura gentilezza e tenerezza. Gli accarezzò gli zigomi alti, il naso dritto, le palpebre, il mento sottile e le labbra piene, come se stesse scolpendo una statua. La statua migliore che potesse sognare.

- Tu...- disse in un sussurro roco e caldo, direttamente sulla sua bocca -...tu sei la creatura più interessante che abbia mai incontrato. Se solo potessi vederti dall’esterno, anche solo per un attimo! Sei pieno di vita, di energia, di malizia. Sei una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro, e Dio quanto vorrei che esplodessi tra le mie mani!-. Era così convinto di quelle parole che Romano percepì un brivido corrergli lungo tutta la schiena, scuotendolo dall’interno.

- Tu hai mille difetti, Romano. Eppure ognuno di essi ti rende ancora più unico e particolare. Imprecisioni, dici? Sì, sono piccole imprecisioni su questo viso altrimenti troppo perfetto, troppo irrealistico-.

Antonio si piegò leggermente in avanti e accarezzò con le labbra socchiuse un piccolissimo neo sullo zigomo dell’italiano, lasciandovi una traccia umida. Il ragazzo rabbrividì ma rimase immobile sotto i tocchi delicati ed esperti di Antonio.

- Io ti trovo bellissimo, Romano- sussurrò languido il maggiore e istintivamente l’italiano tentò di ritrarsi, ma Antonio lo tenne ben fermo. Sorrise, ma il suo tono non scherzava.

- Devi imparare ad accettare i complimenti! Lascia che ti dica che sei bellissimo, piccolo-. **

I polpastrelli vagarono sulla sua pelle scendendo poi alle labbra. Gliele accarezzò con dedizione, con i pollici, socchiudendole leggermente. E poi lo baciò. Così, improvvisamente, senza dire altro, accostò le proprie labbra a quelle di Romano e lo baciò.

L’italiano rimase sbigottito per un attimo, incapace di reagire in qualsiasi modo. Quando ritornò in pieno possesso delle sue facoltà alzò le braccia per scansarlo, ma invece che colpirlo, quelle traditrici si avvolsero al collo dello spagnolo e lo strinsero con forza, pregandolo silenziosamente di non smettere. Le labbra di Antonio erano buone da baciare, sapevano vagamente di pomodoro. Erano leggermente screpolate ma comunque morbide e invitanti, perfette da assaporare, leccare, succhiare o anche solo per accarezzarle.

Antonio sembrò sorridere in quel bacio improvvisato e falsamente casuale. Gli poggiò le grandi mani sui fianchi e strinse quasi possessivamente, ricambiando l’abbraccio dell’italiano.

Romano sospirò scoprendo quando fosse caldo il respiro di Antonio direttamente nella propria bocca umida e si lasciò trasportare. Scivolò lentamente indietro, fino a distendersi sul grande letto di Antonio, che lo soverchiò agilmente.

L’italiano ebbe la chiara impressione di essere imprigionato in una bolla d’aria, dove nulla aveva più senso se non la bocca di Antonio e le sue braccia, che lo avvolgevano sensuali.

I loro bacini fremevano in un contatto lungo e intenso, come se non avessero atteso altro da giorni. I vestiti volarono via altrettanto velocemente, lasciando che le mani dei due ragazzi esplorassero liberamente tutta la pelle, e la carne, che desideravano.

 

 

 

Quando Antonio socchiuse un occhio, ancora assonnato, intravide Romano, già vestito, cercare la propria borsa. La trovò sotto ad una poltrona e se la infilò a tracolla, pronto per andarsene.

Lo spagnolo si spostò su un fianco e mormorò – Quando parti?-.

- Ho l’aereo tra un paio d’ore, prima però devo passare a salutare mio fratello e gli altri-.

- Verrai di nuovo a trovarci?- domandò piano Antonio, come sempre sicuro di se e del proprio fascino.

- E chi lo sa?- scherzò Romano, che non voleva dargli una vittoria troppo facile.

Antonio gettò il capo indietro e ridacchiò – Guarda che se non vieni dovrò venire a prenderti io, sai?-.

- Allora staremo a vedere- lo sfidò Romano salutandolo con un cenno del capo.

Forse, col senno di poi, non avrebbe dovuto lanciargli quella piccola sfida, che portò ad entrambi lacrime e dispiaceri.

 

 

 

 

 

* Questa cosa merita una spiegazione, altrimenti sembra che sia uscita dal nulla. Il fatto è che ho recentemente notato che in moltissime fanart di Spagna e Romano i due hanno entrambi l’orecchino. L’idea mi sembrava carina, una cosa che li unisse (e poi, ammettiamolo, secondo me i ragazzi col piercing sono sexy). Ho solo modificato la cosa, facendoglielo fare sulla parte superiore dell’orecchio, perché al lobo faceva davvero troppo, troppo, gay!

** Citazione tratta da un bellissimo film che ho visto di recente, “Shelter”, che consiglio vivamente di vedere! Non può che essere fonte di grande ispirazione!

 

 

 

Prima di tutto ringrazio lunatica91 e moniko-chan! E poi tutti voi, che avete letto e commentato! Noto con grande piacere che la coppia Spagna-Romano va alla grande!

Spero che in questo capitolo Romano non sembri troppo una ragazzina complessata, ma volevo mostrare che tutti hanno dei problemi con se stessi, anche i ragazzi. Anche i ragazzi orgogliosi come Romano. Anche quelli che hanno la fortuna di dormire con Antonio… *invidia*

A parte tutte queste boiate, fin’ora Antonio sembra il ragazzo perfetto, ma se è tanto legato a Francis e a Gilbert un motivo ci sarà, no? Oh yes.

Hasta Luego!

 

 

 

Kurohime: anche io mi immedesimo da morire con Romano, ogni capitolo di più! L’unica cosa che mi manca è Antonio… XD

Amby: non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere leggere il tuo commento! Sono impazzita dalla gioia! Ora però ho il cieco terrore di deluderti! Vorrei avere almeno un po’ la sicurezza dello Spagnolo! A presto!

Alynna: *annuisce* sì, Francis è decisamente un porco, ma almeno sa quando è l’ora di farsi da parte! Sono contentissima che ti sia piaciuto lo sfogo di Romano, perché per me era molto importante e speravo che fosse il più realistico possibile!

Clod88: anche io amo da morire i due fratelli Vargas! Mi unisco a te nello spupazzamento! Romano geloso di Feliciano secondo me è fantastico ed estremamente verisimile, in fondo tra fratelli è piuttosto normale! Spero di aggiornare il prima possibile!

Artemis00: ti ringrazio per il commento! spero davvero che sia IC anche questo capitolo, anche se Romano a prima vista potrebbe sembrare un po’ “mestruato”! Ma in fondo il ragazzo ha un cuore tenero, no? Tenero e complessato!

Rot Apfel:  tranquilla, so come ci si sente a non aver mai abbastanza tempo! Anche secondo me Antonio e Romano hanno due caratteri “strani”, nascondo molto più di quanto danno a vedere: ad esempio Sud Italia è molto più dolce e insicuro di quanto non voglia mostrare (almeno secondo me). Antonio invece…mah, non sono certa di averlo ancora compreso del tutto! XD baci

Erichan: devo confessare che questa è anche la mia coppia preferita: mi sono ritrovata ad amare tantissimo Romano e Spagna…beh, Spagna è Spagna! Come si fa a non volergli bene? A presto!

SethHorus: sono felicissima che questa storia ti soddisfi! Non so ancora bene quanti capitoli avrà: di solito prima di pubblicare ne metto giù una buona parte, con questa invece vado avanti capitolo per capitolo! Spero che venga fuori qualcosa di decente! Il prossimo capitolo comunque è già a buon punto, te lo assicuro! A presto, allora! Baci

 

 

 

  
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