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Autore: RobTwili    07/09/2010    6 recensioni
Elizabeth, una ragazza universitaria che vive in una piccola cittadina del Nord Italia, conduce una vita monotona, ma siamo proprio sicuri che sappia distinguere con esattezza tutto quello che ruota intorno a lei?
Dal prologo: I loro volti si fecero seri, quando incontrai quegli occhi marroni che amavo con tutta me stessa, li trovai terrorizzati dopo le mie parole.
La stanza cominciò a girare e le mie gambe diventarono troppo, troppo molli per sostenermi.
Senza nemmeno accorgermene cominciai a scivolare per terra, fui pronta allo scontro con il pavimento; ma appena un attimo prima qualcosa riuscì a prendermi, nell’ultima fessura prima di cadere nell’incoscienza fui in grado di vedere il colore degli occhi.
Azzurro. '

CAPITOLI REVISIONATI E BETATI
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Damon'
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prologo
Lotus







Rimasi sotto all’insegna del Lotus per tre, forse cinque minuti.
Quella sera il lavoro era il mio ultimo pensiero.
Fabio che era ritornato, Josiah che compariva e con una parola mi sconvolgeva la giornata, io che volevo solo distrarmi e non trovavo il modo per farlo.
C’era qualcosa che in quel momento andava bene?
Sospirai e lanciai l’ultima occhiata a quell’insegna che amavo ma che contrastava al massimo con il locale.
Era un’insegna rossa, la T era formata da un fiore di loto stilizzato.
Sembrava l’insegna di un locale pulito e profumato, il Lotus in verità era tutto il contrario.
Ritrovo per i giovani che non avevano voglia di andare lontano per una birra, il ritrovo degli scapoli che non avevano voglia di un giro in macchina per divertirsi.
Era il ritrovo per la feccia del paese.
Anche quella sera era pieno di gente, me ne accorsi mentre varcavo la porta unta e sporca di birra e cola, quando i miei occhi si adattarono alla poca luce che c’era all’interno.
Andai da Mario e lo salutai.
Non mi guardò nemmeno, mi gettò il mio grembiule addosso come se avesse voluto intimarmi di sbrigarmi perché mi aspettavano.
Sospirai di nuovo, mentre Sara mi salutò con un sorriso e continuò a spinare birra.
“Ciao Liz! Stasera pienone! Come va?”. Sorrise e si sistemò i capelli castani dietro alle spalle.
“Ciao, ho visto! Solito, tu?”. Mi raccolsi i capelli in una coda precaria.
“Solito!”. Rise e portò il vassoio con le birre al tavolo all’angolo che era pieno di ragazzi.
Sentii tutti i commentini che fecero quando Sara si girò.
Erano soliti farne anche di peggio.
Sara di solito era la cameriera che veniva più richiesta, i suoi occhi castani risaltavano su quella pelle ambrata e le onde setose dei suoi capelli avevano fatto capitolare clienti su clienti.
Io ero tutto il contrario, i capelli tinti di quel rosso scuro non interessavano mai a nessuno, i miei occhi verdi non venivano mai notati e di solito servivo i tavoli più tranquilli perché la mia zona era quella che veniva meno frequentata.
Avevo sempre avuto il dubbio che il primo giorno di lavoro Mario avesse fatto apposta ad affidarmi quella zona, perché non ero carina come Sara e perché probabilmente non ero nemmeno lontanamente spigliata quanto lei.
Presi il blocco per le ordinazioni e mi diressi verso la mia parte di bar.
Notai che quasi tutti i tavoli erano stranamente occupati.
Dopo l’ennesimo sospiro di incoraggiamento indossai il sorriso più finto che le mie espressioni facciali mi permettessero di fare e mi avvicinai al tavolo più numeroso.
“Buonasera!”. Sorrisi mentre i ragazzi si girarono a guardarmi.
“Ciao!”. Uno di loro mi guardò in un modo strano e tirò una gomitata a quello vicino a lui.
“Avete già deciso o passo tra poco?”. Continuai a sorridere e sentii che la tavolata mi osservava in silenzio.
“Puoi rimanere qui con noi se vuoi!”. A parlare fu un ragazzo dall’altra parte del tavolo che aggiunse anche un occhiolino.
Arrossii e involontariamente cominciai a ridere.
“Mi piacerebbe davvero. Ma se rimango qui non mi pagano, quindi passo tra poco così decidete con calma, ok?”. La prima regola per essere una buona cameriera era sorridere sempre e ricordare che il cliente aveva sempre ragione.
Aveva sempre ragione anche quando aveva torto, o anche quando cercava in qualche modo di flirtare con te.
Sorrisero e si misero a parlottare tra loro mentre mi spostavo al tavolo di fianco e salutavo il signore che ogni sera arrivava e si sedeva in quel preciso posto.
“Salve! Solito, Antonio?”. Mi dedicai al signore che alzò il viso sorridente.
“Si bambina, solito!”. Segnai la sua ordinazione e dopo un veloce giro ai tavoli liberi tornai dai ragazzi.
“Allora, avete deciso?”. Dissi con la penna e il blocco delle ordinazioni tra le mani.
Non erano ragazzi locali, non li avevo mai visti, nemmeno lì, anche se lavoravo la Lotus da quasi un mese.
“Sì, allora, intanto facciamo un giro di birre per tutti, poi vediamo. Quindi sette birre. Se vuoi aggiungerti anche tu facciamo otto”. Parlò il ragazzo che prima mi aveva fatto l’occhiolino.
“Ok, allora sette birre!”. Declinai gentilmente l’invito e mi diressi sorridente al bancone.
“Che c’è?”. Sara sorrise guardandomi.
“Niente. Un gruppo di ragazzi di là”. In qualche modo mi ero sentita felice perché qualcuno mi aveva notato.
Sara si sporse dal bancone e guardò verso il tavolo.
“Però! Questi sono nuovi!”. Ci mettemmo a ridere assieme mentre finimmo di spinare anche le ultime due birre.
Presi il vassoio e mi diressi verso il tavolo dei ragazzi mentre cominciavano a fare battutine sulla mia velocità.
Sorrisi, appoggiai il vassoio e velocemente tornai al bancone perché dovevo servire Antonio.
Presi il suo amaro preferito e velocemente glielo portai.
“Antonio, per lei!”. Glielo appoggiai sul tavolo e mi ringraziò con un cenno del capo.
Guardai, come di consuetudine, gli altri tavoli e improvvisamente mi accorsi che un tavolo era occupato.
Non mi preoccupai di guardare i clienti, mi avvicinai e tirai fuori dal grembiule penna e blocchetto per scrivere l’ordinazione.
“Salve, volete ordinare?”. Lo chiesi a testa bassa scrivendo il numero del tavolo.
“Ciao Liz!”. Mi bloccai, immobile.
Quella voce l’avrei riconosciuta anche in mezzo ad altre dieci.
Era la stessa voce che poche ore prima mi aveva chiamata per telefono.
Alzai lo sguardo e lo trovai assieme a Matteo, il suo migliore amico.
“Fabio”. Improvvisamente diventai fredda.
“Ciao Liz! Come va?”. Matteo sorrise forzatamente guardandomi.
“Bene. Che cosa ci fate qui?”. Risultai fredda, e probabilmente se Mario mi avesse sentita mi avrebbe anche ripreso.
“Come che cosa ci facciamo? Siamo venuti a festeggiare Matteo che ha passato l’esame di Diritto Romano!”. Fabio ebbe anche il coraggio di sorridere.
“Bene, quando avete deciso che cosa ordinare me lo dite”. Mi incamminai verso il bancone e mi morsi la lingua perché cercavo di ricacciare indietro le lacrime.
Possibile che nel momento in cui mi spuntava un sorriso sul volto, ci dovesse essere qualcosa pronto a farlo puntualmente sparire?
“Liz, tutto ok?”. Sara appoggiò la sua mano sulla mia spalla e mi guardò preoccupata.
Annuii mentre ancora una volta mi stampai sul viso un’espressione di circostanza.
Erano giorni che un sorriso vero non si posava sulle mie labbra.
Forse da una settimana.
O forse solo da poche ore.
Forse l’unico sorriso sincero della giornata c’era stato quella mattina con Josiah, o forse c’era stato con mamma, quando le avevo raccontato di Josiah.
Diamine, possibile che ogni cosa bella successa nelle ultime due settimane fosse stata riconducibile solo a lui?
Battei il vassoio nel bancone e Sara si mise a ridere.
“Liz, attenta a Mario, o ti licenzia perché gli rovini il bellissimo locale”. La sua battuta mi fece ridere e riuscii a cacciare indietro quelle due lacrime che si erano avvicinate pericolosamente ai miei occhi.
Sospirai e mi diressi ancora una volta al tavolo di Fabio e Matteo.
“Avete deciso?”. Fui scortese, non li guardai nemmeno in faccia, ma non era quello il problema.
“Sì, due birre grandi. Grazie!”. Fu la voce di Fabio a parlare, e sentii dall’intonazione che stava sorridendo.
Segnai nel blocco le ordinazioni e mi diressi velocemente al bancone per spinarle.
In quel momento la mia rabbia era a livelli talmente alti che dentro, oltre alla birra, ci avrei volentieri messo veleno.
Portai le birre a Fabio e Matteo e con il vassoio in mano sbirciai negli altri tavoli per vedere che tutti i clienti fossero stati serviti.
Mi accorsi però che nell’ultimo tavolo all’angolo, quello che era sempre poco illuminato perché quel neon funzionava a scatti, c’era qualcuno.
Sorrisi e mi avvicinai al tavolo estraendo il blocco.
“Buonasera. Vuole ordinare?”. Come al solito non pensai nemmeno lontanamente di guardare il cliente.
“Elizabeth”. Alzai di colpo il viso verso quella voce che mi chiamò sorridente.
“Josiah?”. Il sorriso non fu più di circostanza, diventò un sorriso sincero.
“Lavori anche questa sera?”. Mi domandò e improvvisamente mi sentii in imbarazzo.
“Sì, purtroppo si. Tu, come mai sei qui? Non ti ho mai visto da queste parti”. Continuai a sorridere da sola.
“Sto aspettando una persona”. Improvvisamente il mio sorriso sparì.
Ne capii anche il motivo.
Ero stata un’idiota.
Josiah non poteva essere lì per me.
Quelli come lui non erano mai interessati a quelle come me.
Probabilmente stava aspettando la sua ragazza.
“Oh, be’. Allora se vuoi ordinare mentre aspetti la tua ragazza dimmi pure.”. Mi morsi la lingua per la mia sfacciataggine.
Non ero mai stata così sfacciata in tutta la mia vita.
“No, no! Non sto aspettando la mia ragazza”. Si mise a ridere e gesticolò con le mani come se avesse voluto scusarsi.
Mi sentii sollevata e tornai a sorridere anche io.
“Però credo che ordinerò, sì”. Prese il menù per leggerlo velocemente.
“Ce l’avete il gin puro?”. Sorrise e ne rimasi per un attimo abbagliata.
Era la seconda volta in quella giornata.
“Sì, Gordon’s e Tanqueray”. Mi sentii felice per una volta, qualcuno che non avrebbe bevuto birra.
Certo, era gin, molto più alcolico, ma almeno non era come tutti gli altri ragazzi.
“Ok, allora facciamo Tanqueray liscio. Grazie!”. Posò il menù sul tavolo.
“Arriva subito!”. Mi diressi velocemente verso il bancone e presi Sara per un braccio.
“Sara, dov’è il Tanqueray?”. Avevo la faccia scioccata.
Non mi resi conto che non sapevo nemmeno che forma avesse quella bottiglia, abituata com’ero ai bicchieri di birra.
“Il cosa?”. Sara mi guardò come se io fossi stata pazza.
“Il gin! Il Tanqueray! So che c’è, ma non so nemmeno che forma ha la bottiglia!”.
Certo, sapevo che il gin era trasparente, ma anche l’acqua era trasparente!
“Non lo so Liz. Chiedi a Mario. Ma chi ordina gin?”. Era curiosa di sapere chi avesse mai potuto ordinare qualcosa di diverso dalla birra.
“Josiah. Cioè, voglio dire, il ragazzo nel tavolo all’angolo. Quello sotto al neon rotto”. Segnai con il pollice il tavolo alle mie spalle e vidi Sara sorridere.
“Be’, sappi che il ragazzo del gin, o Josiah, che tra l’altro è anche molto bello, sta guardando proprio qui!”. Sorrise e mi pizzicò un fianco.
Probabilmente non era vero.
Se anche fosse stato vero, Josiah non avrebbe mai guardato me.
Avrebbe di certo guardato Sara.
Mi ero sempre chiesta se Andrea, suo fidanzato storico, non fosse mai stato geloso di tutte le attenzioni che i ragazzi le riservavano.
“Mario, scusa. Dov’è il Tanqueray?”. Rimanevo ferma perché avevo paura di una sua reazione.
“Chi ha ordinato gin? Sia benedetto! Nell’era delle birre qualcuno si ricorda che c’è anche il gin!”. Risi mentre tirava giù dallo scaffale una bottiglia verde ancora sigillata.
Preparai velocemente il bicchiere e lo misi nel vassoio, passando davanti a Fabio e Matteo che mi guardarono e si girarono per fissare Josiah.
“Grazie Elizabeth”. Chinò leggermente la testa quando gli posai il bicchiere sul tavolo.
“Prego”. Ridacchiò mentre mi giravo e mi incamminavo per controllare che non ci fossero nuovi clienti.
“Liz! Liz, vieni un attimo!”. Fabio mi chiamò proprio quando passai davanti a lui.
Non potevo nemmeno utilizzare la scusa di non aver sentito perché la canzone era finita e c’era più silenzio.
“Che c’è?”. Lo sibilai.
“Ti porti la guardia del corpo al lavoro? È così geloso?”. Ghignò e indicò Josiah che in quel momento stava guardando proprio verso di noi.
“Smettila”. Mossi un passo per andarmene perché ancora una volta le sue frecciatine erano state in grado di rovinare il mio umore.
“No. Aspetta. Portaci altre due birre”. Prese il mio polso e fui costretta a fermarmi.
“No. Siete già mezzi ubriachi”. Ridevano senza motivo, più di Matteo, Fabio.
Probabilmente avevano passato altri locali prima di arrivare lì, al Lotus.
“Vuoi che chiami Mario e gli dica che ti comporti male con i clienti? Brava Lizzina, allora vedi di portarci altre due birre!”. Mise tutto il suo disprezzo in quella frase e utilizzò anche il soprannome che usava per prendermi in giro quando andavamo all’asilo.
Strattonai il polso e mi diressi al bancone sotto lo sguardo di Sara che aveva assistito a tutta la scena.
“Tutto bene?”. Spinò la seconda birra e la posò nel vassoio.
Annuii mentre mi mordevo il labbro per trattenere le lacrime.
Con le due birre mi diressi verso il tavolo, le appoggiai senza una parola, e continuai il mio giro.
“Elizabeth, scusami. Puoi un attimo venire qui?”. Josiah mi guardò con il sorriso sulle labbra e non potei fare a meno di sorridere, anche se continuavo a sentire il groppo in gola per le lacrime che per la seconda volta tentavano di uscire.
“Dimmi pure Josiah”. In quel momento Fabio era l’ultimo pensiero.
“Visto che qui non arriva nessuno, potresti per favore portarmene un altro?”. Agitò il suo bicchiere di gin tra le mani.
“Certo, arriva subito”. Tornai velocemente al bancone e presi di nuovo quella bottiglia verde, ne versai un po’ su un nuovo bicchiere e, dopo averlo messo nel vassoio, lo portai a Josiah che mi ringraziò con un sorriso bellissimo.
Arrossii di nuovo davanti a lui e poi proseguii il mio giro.
La comitiva di ragazzi fece il secondo giro di birre e Fabio e Matteo continuarono ad ordinare alcolici, soprattutto Fabio.
Fortunatamente Sara riuscì a comprendere la situazione e si offrì di andare a servirli.
“C’è Andrea. Io vado. Ci vediamo domani sera! Ciao Liz!”. Sara sorrise e mi diede un bacio sulla guancia mentre usciva correndo via dal Lotus.
Finii di pulire anche l’ultimo tavolo libero.
“Liz, vai pure a casa se vuoi. Per questi ce la faccio da solo. Grazie e a domani sera”. Mario, stanco indicò il gruppo di ragazzi e Fabio e Matteo, gli ultimi clienti rimasti.
“Sicuro? Altrimenti rimango ad aiutarti”. Non volevo lasciarlo lì da solo, anche se Mario era decisamente in grado di badare alla situazione.
In fin dei conti era il proprietario del Lotus da quasi dieci anni.
“Vai tranquilla”. Fece il gesto di spingermi fuori dalla porta e mi misi a ridere.
Uscii e respirai a pieni polmoni l’aria fresca della sera.
Anche lì, sotto all’insegna del Lotus, ripensai a Josiah che nemmeno mezz’ora prima se ne era andato da solo dopo avermi salutato.
Mi incamminai verso il parcheggio quando sentii una voce alle mie spalle.
“Liz. Ti accompagniamo noi”. Fabio.
Mi girai e lo vidi appoggiato alla spalla di Matteo con le lacrime per le risa.
“No, grazie. Vado da sola”. Mi girai e in quel momento mi accorsi che davanti a me c’era il ragazzo ricciolino che mi aveva fatto l’occhiolino dentro al Lotus.
“Ti accompagno io se vuoi”. Un altro ammiccamento.
“No. Grazie. Ho la macchina qui vicino”. Affrettai il passo quando il ragazzo al mio fianco sorrise.
“Non so nemmeno il tuo nome. Io mi chiamo Filippo”. Tese la mano perché probabilmente si aspettava che io gliela stringessi.
“Guarda, sinceramente non mi interessa. Davvero. Mi dispiace deluderti ma non mi interessi. Non sei veramente il mio tipo”. Mi fermai tenendo la chiave della macchina in mano pronta ad aprirla in caso di bisogno.
“Oh. Va bene. Non importa allora”. Si passò una mano tra i capelli.
Involontariamente sospirai di sollievo.
Odiavo uscire da sola dal bar finito il turno.
Il parcheggio era grande e poco illuminato, di solito io e Sara finivamo assieme proprio per quel motivo.
Quella sera però a causa della telefonata di Fabio ero arrivata in ritardo.
“Liz”. Di nuovo Fabio.
“Che c’è?”. Lo dissi esasperata e mi girai a guardarlo, mezzo ubriaco e sorretto da Matteo.
“Posso accompagnarti alla macchina?”. Rise quando Matteo cominciò a scusarsi con lo sguardo.
“No. È lì in fondo. Vedrai che faccio presto”. Cominciai a camminare ma sentii che Fabio era a pochi passi da me.
“Liz, è per lui? È geloso di me? O non ti piaccio più io? Non vuoi davvero essere più mia amica?”. Rimase serio, a meno di un metro da me.
“Smettila Fabio. Per favore”. Non riuscii a controllare le lacrime che scesero sulle mie guance.
“Ma io voglio sapere!”. Urlò e Matteo si avvicinò per prenderlo sotto braccio.
“Scusalo Liz. Stammi bene. Dai Fabio, andiamo”. Sussurrò e si diressero dalla parte opposta del parcheggio.
Le mie lacrime decisero di sgorgare tutte in quel momento. Mi diressi verso la macchina quando sentii uno strano fruscio dietro di me.
Mi girai spaventata ma non vidi nulla.
Un nuovo singhiozzo mi colse e sentii di nuovo quel rumore dalla parte opposta. Ancora una volta mi girai.
“C’è qualcuno?”. Mi sentii un’idiota.
Ero in mezzo ad un parcheggio deserto, alle tre di notte, in lacrime.
In più cominciavo a parlare anche da sola.
Impaurita corsi verso la mia macchina, ci salii e chiusi le sicure velocemente.
La misi in moto e nel momento in cui imboccai l’uscita del parcheggio vidi qualcosa muoversi tra gli alberi.
Mi asciugai una nuova lacrima e imboccai la strada di casa veloce.
L’unica cosa che in quel momento mi serviva era un letto per riposare. Se avevo cominciato ad avere anche strane visioni veramente qualcosa in me non andava.
 
 
 
Salve ragazze! :)
Eccomi tornata con Liz e il nostro Josiah! :)
Allora, intanto… Il gin..
NON si beve! È alcolico e non fa bene berlo!
Il comportamento di Fabio non è da imitare perché non ci si ubriaca e la smetto di fare la mammina! :P
Per quanto riguarda il gin, come avrete letto dal prologo c’è sempre stato.
Diciamo che ho sempre immaginato Jos berlo, quindi sarà una costante.
In ogni caso, non l’ho mai bevuto e non ci tengo! Potrebbe anche uccidermi alcolico com’è perché tutto quell’alcol nel mio piccolo corpo non ci sta!
Per le marche ho cercato in google e ho usato quella più facile da scrivere! :P
Poi, che altro?
Ah si, credo di aggiornare questa storia più o meno ogni martedì, aggiornerò invece di venerdì ‘Like a fairy tale..’. se ce la faccio a tenere il ritmo! :P
Per i volti, Fabio ve l’ho presentato l’altra volta, questa volta abbiamo:
Sara
Matteo
Mario.
Avete indovinato chi sono? Sono famosi tutti e tre! Vediamo se li avete indovinati!
Per l’insegna del Lotus, che ho creato perché me la sono immaginata proprio come dovrebbe essere, la trovate nelle foto del mio profilo FB.
Non ho altro da dire se non che spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
 
RISPOSTA ALLE RECENSIONI:
 
_Miss_: Eheheh.. Josiah ormai al Lotus ci farà le radici! :P sono felice che il capitolo scorso ti sia piaciuto, spero che ti sia piaciuto anche questo! :o non ti piace Zac? :’( che tristezza! Ahahah! Io invece trovo che sia proprio un bel ragazzo! Ahah, no, non scherzo! Forse perché ha gli occhi azzurri, non so! :P TI CONVERTI AL TEAM JOSIAH??? Oddio! Che emozione! *me che si sventola con la mano* non ci credo! Riceverai la spilletta con lo smiley e la faccia di Jos se lo fai! Ahahah! Però, Fabio il cognome ce l’ha! :P Fabio Bianchi! E Jos, il suo cognome, credo si scoprirà presto! :)
 
Stellinaxx: fabio, perché Fabio sembra intrigante? È un ragazzo normale che l’ha ferita nel modo sbagliato! Però se lo odi, è meglio! Ahahah!
 
Human_: *Q* cioè.. la tua recensione.. mi ha commosso! Aspetta, probabilmente anche questa volta non farai una recensione come dici te ‘lucida’ ma a me va benissimo perché era stupenda! :) quando hai detto ‘la mia Liz’ mi sono commossa, perché se senti questo personaggio tuo vuol dire che ti sei affezionata a lei e non può che farmi piacere! :) mi fa troppo ridere quando in mezzo metti tipo ‘no, ma anche il nome, lo senti?’…ahahah! sapessi quanto ho cercato quel nome! Forse arrivata ad un certo punto della storia te lo dirò! Per la mamma di Liz, si è tanto dolce, però diciamo che anche mia mamma avrebbe reagito esattamente come la tua! :) credo che Daniela debba essere così, Liz in fin dei conti non ha quell’amica a cui racconta tutto e ho pensato che sua mamma in qualche modo possa per quanto poco, prendere il posto di queste! Per quello che è successo al Lotus, sono stata buona, dai! Potevo fare di peggio invece mi sono trattenuta! Per questa volta… :P
 
Ian4e: beh, è un bene che Fabio ti stia antipatico! :P si dai, confidiamo tutti in Josiah, sono sicura che sistemerà tutto! Sono veramente felice che ti piaccia Lotus.. :) spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! :)

   
 
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