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Autore: baka_the_genius_mind    07/09/2010    6 recensioni
«Hai. Lo sai che mi ha insegnato a parlare italiano?»
«Dei del cielo, aiutemi...»
«Ciao. Mi chiamo Takauji.»
La ragazza scoppiò a ridere nel sentire quelle incomprensibile e buffe parole.
«Mi piace ra pasta. Sentito?»
«Meglio se assumi un interprete, itoshii hito.»
«...hai, forse è meglio.»
Sayonara, Shoya.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happiness is a warm gun



Mancavano pochi minuti a mezzanotte.

Pochi giri d'orologio e sarebbe ufficialmente stato domani.

Sedeva sul bordo del divano, i gomiti poggiati sulle ginocchia, gli occhi sbarrati e una smorfia sulle labbra, il torace proteso verso la televisione, come se sporgendosi potesse entrare dentro lo schermo e correggere quell'errore che gli era costato il podio.

Il suo primo podio.

Sbuffò, seccato, e riavvolse la videocassetta di pochi istanti. Poi premette il play.

Le moto da corsa sfrecciarono come schegge sullo schermo, superando quello che sembrava un lunghissimo rettilineo in un battito di ciglia. Ma non era il rettilineo che a Takauji interessava.

I piloti entrarono come frecce in una esse(1) strettissima e uno di loro si staccò con violenza dal gruppo; la sua moto, una splendida Honda bianca ricoperta di adesivi degli sponsor, ebbe un violento sussulto, simile alla stoccata di una frusta e solo l'abilità del conducente, abbinata ad un rapidissimo e secco gesto del polso, gli impedì di scivolare sull'asfalto e terminare la sua corsa sul prato sintetico, facendogli però perdere la sudatissima terza posizione.

Takauji emise un verso di disapprovazione.

Il polso pulsava ancora dolorosamente, nonostante l'immediata visita del medico personale del team, nonostante gli impacchi di ghiaccio che gli avevano fatto perdere sensibilità alle dita, nonostante la pomata antiinfiammatoria e la stretta fasciatura.

Sfiorò le bende bianchissime con la punto dell'indice, poi fece un sospiro.

Riavvolse per l'ennesima volta quella curva maledetta.

«Takauji?»

Omitsu era appoggiata allo stipite della porta del salotto, avvolta in una tiepida camicia da notte che le sfiorava i piedi nudi, le braccia incrociate al seno per proteggersi dagli spifferi.

«Vieni a dormire Takauji.»

«Arrivo, itoshii hito(2). Torna al caldo, arrivo subito.» mormorò lui con un sorriso appena accennato e si voltò verso il video, riavvolgendolo ancora.

«Stai guardando di nuovo l'ultima gara?»

La ragazza lo raggiunse sul divano, rannicchiandosi accanto a lui. Le cinse le spalle sottili con un braccio, attirandola a sé; poi le baciò una tempia.

«È stata quella maledetta curva. L'ho fatta troppo stretta e ho dovuto scattare come una trappola per evitare di cadere.»

Omitsu posò una guancia contro la sua clavicola, invitandolo, solo con quel suo gesto, a sfogare in parole ciò che si era trattenuto dentro quando era sceso dalla sua Honda, quel pomeriggio, ai box. Aveva mascherato il tutto con uno di quei suoi enormi sorrisi avvolgenti come una tazza di cioccolata calda di inverno e aveva salutato le telecamere con ampi cenni. Ma lei sapeva che dentro di lui qualcosa si era incrinato.

«Stavo per raggiungere il podio. Il mio primo podio. Ho fatto un errore da novellino...»

Omitsu fece leva su un braccio per alzare lo sguardo su quegli occhi colmi d'amarezza e delusione.

«Ci avevo sperato...»

«No, Takauji. Non dire così.» sorrise, alzandogli il volto con un dito «Io credo che ci sia più talento in un pilota che partendo diciannovesimo riesce a chiudere la gara in quarta posizione-»

«Lasciandosi soffiare il terzo posto per una sciocchezza...»

«Per un errore che chiunque può compiere.» lo corresse lei con dolcezza «Quanti piloti credi ci siano al mondo che riuscirebbero a scalare sedici posizioni alla loro terza gara nel circuito mondiale? A soli ventanni, poi?»

Takauji rimase in silenzio.

«Sei stato formidabile, itoshii hito.» gli posò un piccolo bacio sul profilo della mascella «E sono certa che lo pensano anche tutte le persone che ti hanno applaudito sinceramente in conferenza stampa.» arricciò il naso, azzardando un sorriso divertito «Un giorno, poi, mi spiegherai come hai fatto a rimanere in sella alla moto, eh?»

Lui alzò il polso fasciato, rispondendo al sorriso.

«Se sei pronta a sacrificare un polso, te lo mostro anche ora.»

Lei, per tutta risposta, si chinò per lasciargli un bacio sulle labbra.

«Lascia perdere per qualche ora la tua moto e dedicami un po' di tempo, che domani sarai di nuovo risucchiato dagli allenamenti.»

Si alzarono contemporaneamente, con una lentezza dolce, intima, tutta loro. Lei fece scivolare le braccia attorno al suo collo, lui le avvolse ai suoi fianchi.

Si persero in un bacio che non termino se non sulla soglia della camera da letto.




«Domani Sanjuro-kun(3) mi fa fuori.»

Omitsu emise una piccola risata. «Sono quasi le tre... Perdonami, ti ho tolto sonno.»

Takauji rotolò sul fianco, raggiungendo il suo volto fresco con una carezza.

«Non dirlo neanche per scherzo.»

I due sospiri concomitanti si fusero assieme.

«Ti va di venire con me in Italia?»

«In Italia?»

Lui abbozzò un sorriso che lei indovinò alla luce della luna.

«Parto venerdì e domenica ho le prove ufficiali. È una gara molto importante e mi piacerebbe che venissi a fare il tifo per me.» le si fece ancora più vicino «Che ne dici?»

«Dovrei chiedere un permesso al lavoro...»

«È solo per un paio di giorni, saremo di nuovo in Giappone lunedì sera...» corrucciò le labbra «...o forse martedì mattina. Non lo so, faccio confusione col fuso orario.»

Omitsu ridacchiò. Il suo fidanzato non andava d'accordo con i fusi orari. Né con gli aerei, con la lavatrice e con il cellulare. Era un ventenne così atipico che anche l'accensione del portatile richiedeva i suoi più intensi sforzi.

«Allora?»

«Va bene.»

Takauji esplose in un sorriso luminoso che rischiarò la stanza buia e così spontaneo che non sparì neanche quando si sporse in avanti per baciarla.

«Beh, io sabato sarò impegnato con gli allenamenti... Però magari Sanjuro-kun ci lascia libera la serata, così partiamo alla conquista della penisola, che dici?»

«Col tuo inglese è già tanto se entrati in un bar non ci incarcerano per offesa pubblica alla Nazione.»

Una risata cristallina ridò dolcemente l'aria calda e densa della camera, mentre una smorfia piegava le labbra del pilota.

«Il mio inglese va benissimo! E poi possiamo sempre uscire con Varentino(4).»

«Il tuo amico?»

«Hai(5). Lo sai che mi ha insegnato a parlare italiano?»

«Dei del cielo, aiutemi...»

«Ciao. Mi chiamo Takauji

La ragazza scoppiò a ridere nel sentire quelle incomprensibile e buffe parole.

«Mi piace ra pasta. Sentito?»

«Meglio se assumi un interprete, itoshii hito.»

«...hai, forse è meglio.»

Soffocarono entrambi le risate nelle lenzuola.

«Oyasumi nasai(6), Takauji.»

«Oyasumi nasai.»

Il respiro della ragazza si fece poco dopo tranquillo e quieto; gli sfiorava timidamente il collo, lambendogli la pelle come una bacio leggerissimo.

«Vincerò per te, Omitsu. Salirò su quel podio italiano per te, itoshii hito.»





«Sì, ci sono arrivate ora notizie dall'ospedale...

Takuji Tamazashi non ce l'ha fatta.

Pochi minuti fa Tamazashi è morto.»


















(1) Curva ad Esse: Non so darvi la spiegazione tecnica, ma in parole povere una curva ad esse, come suggerisce la forma della lettere, è formata da una curva stretta a destra seguita subito da una stretta a sinistra. O viceversa.

La conosco grazie ai videogiochi di rally che amavo quand'ero piccola, poi non so se funzioni così anche con le moto...

(2) Itoshii hito: In giapponese si può tradurre con “amore mio” o “mio amato”. In alternativa c'è la forma itoshii + nome dell'amato.

(3) La particella “kun”: Non so neanche spiegare bene a cosa corrisponda questo suffisso, ma si usa in genere con ragazzi maschi, coi quali, credo, si ha poca confidenza. Tipo con compagni di classe. Se voglio dare più importanza a chi sto parlando uso il “san” o anche il “sama” (i giapponesi usano quest'ultima particella con Kami, Dio, chiamandolo Kami-sama). Se si è molto in intimità (con amici molto stretti o fidanzati) ma anche con compagne di classe femmine, si usa il “chan”. Ma prendete con le molle queste spiegazioni.

(4) Valentino: Nella lingua Giapponese è assente la consonante “L” e loro quando la incontrano la leggono “R”. Questo per sfatare il mito ignorante che vede gli orientali dire “glazie” e “plego”, che a me sinceramente da l'orticaria.

(5) Hai: “Sì” in giapponese. Iie significa “No”.

(6) Oyasumi nasai: “Buonanotte” in giapponese.







N/A:

Ciò che avete appena letto, è una sciocchezza, una sciocchezza che spero serva ad esorcizzare una nausea psicologica che è cominciata qualche ora fa. L'ho scritta in un'oretta scarsa (anche troppo per ciò che è venuto fuori) è non ha nessunissima pretesa.


Fa una certa impressione sapere che lui non era neanche maggiorenne per il suo Paese d'origine, fa una certe impressione sapere che ha l'età di mio fratello, fa impressione sapere che uno degli altri piloti coinvolti nell'incidente ha la mia età, che potrebbe essere un mio compagno di banco, e fa impressione pensare a quel sorrisone che aveva e sapere che la sua famiglia non lo rivedrà mai più.

Io non seguo il motomondiale e non sarò così presuntuosa da proclamarmi sua sostenitrice o cose del genere, perchè credo al mondo ci sia fin troppa gente che sfrutta la morte di un personaggio famoso solo per dire “ah, io lo seguivo fin da bambino”.

Penso che abbiano il diritto di parlare di lui solo le persone che l'hanno conosciuto e che lo amavano.

È anche per questo che non ho messo il vero nome, per una questione di rispetto.


Ma io non mi toglierò dalla mente quella scivolata, come non mi toglierò dalla mente l'immagine di un altro pilota che lo schiaccia contro la sua moto e quella dell'altro che gli passa sopra. Non so quante centinaia di chili di moto che passano sopra ad un corpicino che ne pesava al massimo sessanta.

E mai, mai, mi toglierò dalla mente l'immagine del suo corpo -già privo di vita- che rimbalza sull'asfalto come una bambola di stracci per poi rimanere immobile.


Perciò ho scritto questa sottospecie di shot.

Non voglio offendere nessuno.

È solo un metodo mio per allontanare il malessere, perchè la gente quando sta male piange, si arrabbia, rompe dei piatti su una parete, si strappa i capelli o piglia a cazzotti qualcuno.

Quando sto male io scrivo e sfogo.


La canzone che da anche il titolo alla shot è dei Beatles.



Grazie a chi leggerà e chi apprezzerà.

Mya



Sayonara Shoya Tomizawa.

  
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