Per festeggiare la fine degli
esami di riparazione posto il capitolo 7 =D
Spero vi piaccia, incrociate le
dita per me che mi vada bene ›.‹ baci care
***
[ 7. Sorpresa
]
E
quelle mani così piccole e delicate…una presa da Dea da
quant’era bella e forte! Amore passionale…prosciugante.
“Non
possiamo!”, grida, lacrime…dolore.
“Non ti lascio! Io non ti lascio sola!”,
testardaggine di un uomo ormai dipendente da una creatura, drogato del suo
profumo, della sua voce e delle sue parole
“Devi!”,
respingere con sofferenza un’altra persona è come tenerla stretta
a se.
“Non
me lo chiedere, io non ti abbandono”…
“Così
morirai!”, ma non sarebbe morte anche stare lontano alla mia
quotidianità? I fatti possono cambiare ma non stravolgersi in modo
così brusco!
“Ti
ordino di fuggire!”, ringhiò, ormai disperata, stanca…
“No!”
“Mi
hai cambiata…mi hai reso l’esistenza vivibile, grazie…”
Erano passati due giorni, ormai
ero agli arresti domiciliari a casa, non avevo poi tutta questa gran febbre.
Ormai mi nutrivo solo di
minestrine e petti di pollo, nemmeno alla casa di riposo per gli anziani…
C’è di buono che
potevo drogarmi di video game senza preoccuparmi di essere sgamato da mamma,
meglio che restare a letto a pensare…e pensare…e pensare…e pensare ancora!
In quel periodo poi non facevo
altro che pensare alla ragazza “nuova”, ormai erano mesi che veniva
a scuola con noi ma è come se la sua presenza fosse nulla.
‹‹ Ale? ››,
mamma era più che stressante quando si preoccupava.
‹‹ Sì? ››,
gridai per farmi sentire al piano di sotto.
‹‹ Ah bene, sei vivo.
Non sentivo alcun rumore e credevo fosse successo qualcosa. ››
Per l’appunto…portai
la mano in mezzo alle gambe come gesto scaramantico. Era peggio di un
uccellaccio del mal’augurio.
‹‹ No mamma sto bene,
sono ancora vivo! ››
‹‹ Bene! ››
Iniziava a farmi male la gola con
quel continuo gridare così mi rimisi a giocare afferrando il joystick della mia play station 2.
‹‹ Ale? ››
E che cavolo!
‹‹ Che
c’è mamma?! ››, e non poteva
salire e parlare come i comuni mortali?!
‹‹ Hai una visita! ››
‹‹ Una visita? ››,
bisbigliai tra me e me.
Chi cavolo poteva essere? Io non
ricevo mai visite. Un qualche parente?
Vicini di casa? O Luke? No, Luke
a quest’ora sarà in pizzeria a lavorare, cazzo quanto mi manca
mangiare una pizza da Luke! Magari fosse lui che mi porta a casa una delle sue
pizze come augurio di pronta guarigione!
‹‹ Emh…fai salire mamma! ››, spensi
prontamente tv e consolle e mi catapultai a letto pizzicandomi le guance e
strofinando gli occhi per farli arrossare.
Iniziai a lanciare qualche colpo
di tosse in modo da non sembrare del tutto guarito. Se era Luke, il mio
pizzaiolo di fiducia non che amico di famiglia non avrebbe resistito a offrirmi
un trancio di pizza.
‹‹ Questa è la
camera di Alessandro, scusa se è in disordine ma è stato
veramente molto male, è grazie per esserti presa il disturbo di venire
fin qui. ››
Eh?
‹‹ Io scendo in
cucina, se hai bisogno chiama. ››, rise gentilmente mia madre
dietro la porta e sentii i suoi passi scendere giù.
La porta si aprì
lentamente e ne uscì fuori…Angie con una motosega in mano! Rideva
sadicamente e l’atmosfera nella stanza diventò tesa, i colori
delle pareti variavano dal rosso porpora a un intenso blu elettrico ma la
ragazza non sembrava notare il cambiamento mentre accendeva la motosega molto
più grande di lei e indossava una maschera da giocatore da hockey.
‹‹ Vieni Alessandro!
Voglio fare un gioco con te! ››
Mi si scagliò contro e io
scappai assistendo alla distruzione del mio letto, mi rincorreva
all’interno della ridotta cameretta cercando di colpirmi, a nulla valsero
le urla di aiuto, la casa sembrava vuota.
Saltavo dalla scrivania al
comodino per poi correre sul tappeto e arrampicarmi sull’armadio mentre
quella pazza psicopatica faceva a pezzi tutto ciò che gli capitava sotto
tiro.
In quel momento la porta si
aprì lasciando la visuale a mia madre, era contenta e teneva in mano un
vassoio, sopra c’erano due tazzine e del the fumante.
‹‹ Vi ho preparato il
the. Ne volete un po’? ››
I suoi occhi sereni non
sembravano notare la gigantesca motosega che aveva distrutto la cameretta.
‹‹ Mamma scappa! ››,
gridai, ma non mi sentiva.
Io correvo in quella camera che
era diventata irriconoscibile e cercando di evitare i denti acuminati di
quell’affare assistei alla vincita della sega a motore contro il vassoio
di mamma recidendolo in due, il the e le tazzine caddero a terra facendo
così una brutta fine.
Mamma sbatté per un attimo
le palpebre, forse aveva capito la situazione!
‹‹ Mi è
scivolato il the. Beh pazienza, vorrà dire che ne farò
dell’altro, torno subito. ››
Ma che caz…?!
‹‹ Alessandro…!
››, cantilenò la pazza facendo dondolare la motosega a
destra e a sinistra.
‹‹ Aiutatemi! Vattene
via! Non ti ho fatto nulla! ››
‹‹ Alessandro…!
››
Inciampai sul tappeto che avevo
sempre detestato cadendo a terra, Angie mi aveva messo all’angolo e
portò il macchinario ronzante sulla sua testa prima di abbassarlo tutto
di un colpo…
Risaltai sul letto tutto sudato.
Guardavo le pareti della stanza
tornate del loro normale color bianco latte.
La testa mi faceva male un casino
e quando cercai la bottiglietta dell’acqua che tenevo sempre sul comodino
afferrai la custodia di un dvd.
Era l’horror che mi ero
visto la sera precedente.
La copertina raffigurava il
protagonista, David, il giocatore di hockey che teneva in mano soddisfatto la
testa mozzata del suo coach, tranciata di netto con la motosega del padre.
‹‹ Fottuto film di
merda! Che d’altronde mi hai fatto pure schifo! ››
Lanciai il film a terra, lontano
da me, solo dopo mi ricordai che era in affitto e mi precipitai a prenderlo per
costatarne i danni, fortunatamente la custodia e il DVD erano integri.
‹‹ Alessandro? Ti sei
svegliato? ››
‹‹ Sì mamma! ››
‹‹ Va bene. La
cameretta è in ordine? ››
Mi guardai intorno, beh sì
era in ordini.
‹‹ Sì mamma. ››
‹‹ Bene allora faccio
salire. ››
Salire?
‹‹ Salire chi? ››
‹‹ Una tua compagna
è venuta a portarti i compiti! ››
…
Oh merda.
…
La porta si aprì
lentamente e ne uscì Angie…senza motosega.
Cos’è? Il continuo
del sogno precedente?!
‹‹ Non è stata
gentile? ››, sorrise mamma lanciando delle occhiate maliziose alle
spalle della ragazza.
‹‹ Ciao. ››,
mormorò Angie avvicinandosi.
Io mi feci indietro
allontanandomi da lei ed entrambe mi guardarono con aria perplessa.
‹‹ Tutto bene Ale? ››,
chiese mamma.
Angie non parlava, ma non
sembrava avere armi con se.
Era
solo un sogno…molto realistico ma pur sempre un sogno
impossibile…almeno spero.
Feci
segno di sì con la testa inghiottendo ansia.
‹‹
Va bene…mi spieghi che ci fai a terra anziché stare a letto?››, il telefono dal piano di sotto
iniziò a squillare.
‹‹ Oh! Telefono…››,
così mamma si eclissò scendendo le scale.
Io tornai a letto lentamente guardando la bella
sconosciuta osservarmi e prendere la sedia della mia scrivania per sedersi
vicino a me.
‹‹ Ti ho portato i compiti. ››
…
‹‹ Grazie. ››
Silenzio.
‹‹ Prego. ››
Ennesima pausa.
Le conversazioni solitamente sono fatte di botta e
risposta, ma tra le pause che impiegavamo per ribattere potevamo prendere un
caffè.
‹‹ Allora…›› esordii
‹‹…chi ti ha dato l’indirizzo di casa mia? ››
Sorrise gentilmente…era più carina quando
sorrideva e socchiudeva gli occhi, le fossette che si creavano la rendevano
seducente e infantile.
‹‹ La segreteria della scuola. ››
‹‹ Ah capisco…››
Non ero del tutto sicuro che la segreteria potesse
divulgare certe notizie, ma infondo non c’erano altre spiegazioni.
‹‹ E’ stato un gesto molto gentile il
tuo. ››
Alzò le spalle come a voler sminuire il fatto.
‹‹ Non avevo niente di meglio da fare e poi
è un mio dovere di compagna di classe. ››
Risi divertito.
Lei sbatté le palpebre e inclinò leggermente
il capo da un lato non capendo il mio momento di ilarità mentre poggiava
sul comodino un quaderno dov’erano appuntati gli esercizi e le lezioni
che avevo saltato.
‹‹ Della classe sei l’unica a pensarla
così. ››
‹‹ Non ti capisco. ››
‹‹ Mi spiego meglio: sto in quella classe da
quattro anni ormai, e non ho legato con nessuno, tutti troppo impegnati a
litigare tra di loro. Mi sono sempre astenuto a tutto questo e quando restavo a
casa per motivi di salute non ho mai ricevuto visite come la tua. ››
‹‹ C’è sempre una prima volta. ››
Parlava in modo meccanico, quasi stanco. Potevo capire che
quella discussione non fosse delle più interessanti e lei ne fosse
annoiata.
‹‹ Mh…a te come vanno le cose? ››
‹‹…››
‹‹ Non ne hai voglia di parlare? Ti capisco,
tranquilla, non siamo così in confidenza da poter parlare di
questo…ma sappi che se ti va di sfogarti liberamente puoi venire da me,
io potrei ascoltarti…e…beh…anche consigliarti, c-certo non
sei obbligata…m-ma a me non
disturba…perciò…››
Il discorso più ridicolo di tutta la mia vita!
Scoppiai di vergogna, ero partito tanto bene! Poi le parole si sono ribellate e
sono uscite dalla mia bocca da sole, la cosa è diventata ancora
più imbarazzante quando ho capito che misera figura stavo facendo e ho
iniziato a balbettare.
Sentivo il viso in fiamme e volevo un po’
d’aria.
‹‹…grazie. ››
mormorò.
Poi la vidi accigliarsi per tornare nuovamente serena.
‹‹ Forse hai di nuovo la febbre alta,
sarà meglio controllare. ››
Avvicinò la mano alla mia fronte, era fresca e
piccolina, morbida e profumata, aveva uno strano odore…incenso?
Gli occhi iniziarono a vedere tutto il mondo attorno
sfocarsi, la mano di Angie mi trasmetteva una strana sensazione di torpore, le
palpebre diventarono macigni ma non era sonno…il cuore avrebbe dovuto
rallentare i battiti non accelerarli…tamburellava forte, quasi fosse un
colibrì impazzito.
Avevo nuovamente un attacco cardiaco…quelle fottute
medicine non servivano a un cazzo.
Mentre il sonno mi raggiungeva cercavo di focalizzare il
viso della ragazza, era così bella…un angelo…
Sorrideva soddisfatta, un sorriso dolce…
Il rumore di piatti infranti fece sobbalzare Angie distaccando
così le dita dalla mia fronte, il cuore rallentò dolorosamente
nel petto ma le urla di rabbia di mia madre mi fecero scattare verso il piano
di sotto in cucina.
Mamma vibrava per la rabbia, era al telefono.
‹‹ NON TI AZZARDARE! APPENA ARRIVI A CASA
STRAPPERO’ QUEL BIGLIETTO. LUI RESTA CON ME! MI HAI PORTATO VIA GIA’ UNA FIGLIA! NESSUNO TI
HA DATO IL PERMESSO DI PRENOTARE UN BIGLIETTO PER
LUI! ››
Mamma era così furiosa che prendeva i piatti
bagnati messi a scolare sul lavabo e li gettava con forza alla parete, i
frammenti si disperdevano sul pavimento.
‹‹ Mamma smettila! ››, cercai di
farla calmare.
Sentivo la presenza della ragazza dietro di me ma non mi
girai per controllare l’espressione che poteva avere in quel momento.
Afferrai il braccio a mamma togliendole
dall’orecchio il cordless che vociferava.
Staccai la chiamata e abbracciai il corpo tremante di mia
madre, singhiozzava e mi stringeva…
Quando si calmò le asciugai le lacrime, solo in
quel momento mi ricordai di avere un ospite, mi voltai verso Angie ma lei non
c’era più, se n’era andata…
***
Alla prossima a tutti, grazie a tutti coloro che
continuano a leggere =) mi fa piacere.
Ladywolf: La famiglia di Alessandro
è uguale alla tua xD mi dispiace allora, mi fa
piacere che ti sia piaciuto ^^ spero di sentire ancora la tua opinione sul
prossimo.
MaRtA HaLe: Alessandro
è mio ›.‹ questa tua proprietà non la capisco ›.›
tsè, e poi è ovvio che è sprecato per fare il cassiere ;) facciamo un patto,
nei giorni pari è mio nei dispari tuoi v,v o così o niente. Baci pingu pinguinosa.
space_oddity: che gentile T_T
mi fa piacere che ti sia piaciuto, e poi Alessandro è una sagoma xD se ne esce con certe sparate…riguardo la
matematica…penso che quella utile si fermi alle elementari. E dire che
oggi ho fatto l’esame! ›.‹ brrrrrrutto.
Spero di risentirti presto =D