Eccovi
il terzo capitolo della mia fan fiction! Questo capitolo è un po’ più lungo =)
A
voi!
1. UN LATTIGINOSO RISVEGLIO
-
Buongiorno mia
piccola Winry!
Sorrise nonna
Pinako, accarezzando dolcemente i biondi capelli della nipote. Winry si mosse
sotto le lenzuola e sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di adattare
la vista alla luce intensa che proveniva dalla finestra appena aperta.
-
Dai, vai a fare
colazione.
La vecchietta si
alzò e uscì nella veranda, sedendosi su uno scalino.
Winry scosse un po’
la testa, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli. Si alzò assonnata e si
diresse verso la cucina. Versò distratta il latte nel pentolino e accese il
fuoco.
Nel frattempo, aprì
l’anta dell’armadietto che si trovava nella dispensa e ne estrasse una busta di
biscotti.
Ne addentò uno,
posando poi la busta sul tavolo. Prese una grande tazza blu e vi versò il latte
appena scaldato. Si sedette al tavolo e cominciò a fare colazione.
Distratta bevve un
sorso di latte.
Latte.
Si bloccò, con la
tazza in mano. Il liquido bianco che conteneva si agitò lievemente a seguito di
un suo tremore.
Winry scosse la
testa, e bevve un altro sorso. Sorrise, tra le labbra bagnate da quel liquido
che le faceva ricordare un biondo in particolare.
-
Ed odia il latte!
Disse sottovoce,
sorridendo. Intinse un biscotto nel latte e poi lo divorò, assaporandone il
dolce gusto.
Come faceva il latte
a non piacergli? Era così buono, naturale e... si fermò, cominciando a ridere
piano. Non c’era una risposta a quella domanda. Anzi, una c’era, ed era molto
semplice: non gli piaceva semplicemente perché era lui, Edward. Se si metteva
in testa qualcosa, non c’era nessun modo di fargli cambiare idea.
Persino questo le
mancava di lui.
-
Lo so che ti
manca quel combinaguai!
Proferì la nonna,
entrando silenziosamente. Winry divenne tutta rossa e rispose, senza girarsi.
-
Non... non so di
che cosa stai parlando nonna!
-
Ma certo che lo
sai, non sono stupida, cara. Pensi forse che non me ne sia accorta che ti sei
innamorata di quel piccoletto?
Winry si portò una
mano alla bocca, per bloccare una grande e fragorosa risata.
Piccoletto.
Se LUI fosse stato
lì in quel momento, avrebbe sicuramente capito qualcosa come “pulce
ultraminuscola invisibile all’occhio umano” e si sarebbe messo a urlare vari
insulti contro la nonna.
E lei non avrebbe
fatto altro che piantargli la solita fidata chiave inglese in testa.
Le sfuggì un sorriso
dolce. Le mancavano quei momenti. Le mancavano davvero, davvero tanto.
-
Vedi, avevo
ragione.
-
N-no! Che dici
nonna? Io e... e Ed?
-
Sono vecchia ma
capisco tante cose piccola. Si vede tanto, credimi...
-
Ma...
-
Tornerà, Winry.
Te l’ha promesso se non sbaglio. E so che per quanto irritante sia, mantiene le
sue promesse.
Winry rimase in
silenzio, finendo la sua tazza di latte.
E’ vero, l’aveva
promesso. Una delle abitudini di Ed sulla quale si poteva sempre contare era
proprio quella di mantenere le promesse.
Posò la tazza nel
lavandino e rimise i biscotti a posto, poi si avviò verso camera sua.
Scelse i vestiti e
si cambiò. Si avvicinò al tavolo da lavoro e accarezzò con una mano gli
automail.
-
Chissà se la
gamba di Ed è a posto...
Si chiese, volgendo
lo sguardo agli attrezzi posti vicino al comodino. Sbuffò e si avviò alla
finestra. Appoggiò i gomiti al balcone, reggendo la testa con le mani.
Guardò l’orizzonte,
le colline dalle curve morbide e le stradine di campagna che si perdevano tra i
prati fioriti.
Ma non servì. I suoi
pensieri tornavano sempre e costantemente a lui.
Dov’era? Stava bene?
Aveva conosciuto qualcuno? Una ragazza? Si ricordava ancora di lei, la sua
amica d’infanzia? Perché non era ancora tornato?
Mille e mille
domande affollavano la sua testa. Ma un ricordo la colpì come un fulmine in una
calda giornata assolata.
“Io ti darò metà
della mia vita, così tu mi darai metà della tua”
Spalancò gli occhi.
Quelle parole Ed gliele aveva dette poco prima di abbracciarla, poco prima di
sparire su quel treno.
Quella frase non la
convinceva affatto. Cosa voleva dire realmente Edward con quelle parole? Lei
avrebbe dato tutta la sua vita per lui, gli sarebbe stata sempre accanto,
avrebbe sempre potuto contare su di lei.
Ma questo lui lo
sapeva da sempre.
Perché chiederlo di
nuovo?
Forse quelle parole
avevano un significato diverso da quello che pensava lei. Forse, Edward le
voleva dire qualcosa di più. Forse lei aveva capito male... per questo dopo lui
era scoppiato in quella fragorosa risata. Forse lui...
-
Winry!
Era la voce di nonna
Pinako. La bionda drizzò le orecchie.
-
Sì?
-
Devi andare a
Capital City a fare rifornimento di materiale per gli automail!
-
Ah... arrivo! Me
n’ero dimenticata!
La ragazza scese di
corsa le scale, afferrò lo zainetto, salutò la nonna e si avviò per la stradina
sterrata che collegava Resembool alla città.
Pinako chiuse la
porta, dopo aver dato un ultimo sguardo alla nipote. Si accese la pipa e mise
sul fuoco un pentolino d’acqua per il tè.
Un’ora dopo, sentì
qualcuno bussare con gran forza alla porta.
-
Sì! Sì arrivo!
Borbottò stizzita e
abbastanza infastidita. Afferrò la maniglia e aprì la porta. Socchiuse gli
occhi.
-
Eccoti...
-
Non ti aspettavi
di vedermi eh?
-
Cominci già?
-
Sì vecchia!
-
Mph.
Pinako guardò male
l’individuo, poi scoppiò a ridere. Lo invitò a entrare e richiuse la porta.
L’ospite si sedette sul divano e mise i piedi sul tavolino, con fare
autoritario.
La donna sospirò, ma
alla fine sorrise.
-
Bentornato,
Edward.
Concluse, con voce
dolce.
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È
tornato!! ^.^
Grazie
a tutte le persone che leggono la mia
storia, mi rendete veramente felice.
Un
bacio e al prossimo capitolo!
Ele_divina