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Autore: rose07    08/09/2010    2 recensioni
Valeryn e Vittorio sono cugini di terzo grado, belli, simpatici e molto affiatati.
Inaspettatamente, entrambi si prendono una cotta per l’altro, alimentando una lunga catena di guai; lei è fidanzata con il migliore amico di lui.
Ma non è finita qui: quale segreto nasconde la famiglia di Vittorio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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Vittorio provava un forte senso di colpa e rammarico nei confronti di Valeryn. 
La ragazza si trovava ancora in compagnia di Elia, il quale l’aveva lasciata parecchio stupita rispondendo in modo del tutto inaspettato. Le sue parole l’avevano lasciata di stucco. 
E poi, Vittorio... il suo Vittorio l’aveva tradita?  
Su questo non ci pioveva, si disse, e lei non avrebbe perdonato un tradimento. Però era anche vero, come diceva Elia, che il castano doveva essere realmente innamorato di lei. Questo spiegava il motivo per cui Elia non aveva insistito tanto dopo la loro rottura: non voleva far soffrire il suo amico, non voleva interferire poiché sapeva che l’amava davvero. 
Si convinse delle sue parole. Ma non riusciva a non star male. Stava veramente uno straccio, da un lato voleva solamente piangere, da un altro soltanto urlare a squarciagola e arrabbiarsi. Stava facendo entrambi. 
Perché se la prendeva con quella Barbi e non con Vittorio? 
Semplice; forse Elia non aveva tutti i torti a dire che si era fatto trascinare. Forse non l’aveva fatto di proposito... Non aveva pensato, come aveva fatto tempo prima lei, oppure non era riuscito a staccarsi, oppure... Poco male, adesso stava soffrendo molto e tutto per colpa di quella! 
«La odio» continuava a ripetere «Ti giuro, la odio. La detesto!» 
Elia alzò nuovamente gli occhi al cielo, mettendo dei centesimi nel distributore di bibite. Prese una bottiglia d’acqua e gliela porse. 
«Ti ho già detto di finirla di accanarti contro quella lì, devi solo chiarire con Vittorio. Non essere infantile» 
«Ah, io sarei infantile?!» si voltò agguerrita «Non lo è il tuo amichetto? Lui è maturo? Beh, si è visto, da come si è comportato!» 
«Un’altra volta?» ripeté il biondo, esasperato «Ti ho già detto che non è stata colpa sua! Non hai visto che Barbara è mezza troietta?» 
«Mezza?!» si agitò «Solo mezza?!» 
Questi alzò gli occhi al cielo, pensando a quanto fosse noiosa Valeryn quando ripeteva sempre le stesse cose. E soprattutto cocciuta, visto che si ostinava ad avercela con una persona inutile senza affrontare l’unica che poteva darle delle spiegazioni. 
«Appunto, quindi parla con Vitto. Non farmelo ripetere per l’ennesima volta» 
Il biondo sospirò, un po’ afflitto. La castana se ne accorse e si scusò. 
«Perdonami, Elia, ti sto assillando» tirò su col naso «So che può darti fastidio una cosa del genere...» 
«Non è fastidio» ripose lui «E’ solo che io conosco Vittorio e non ti avrebbe mai tradita» 
A lei scese una lacrima. 
«D-davvero?» 
«Sì, Valeryn, però non piangere e non fare pazzie. Io parlo con lui e vedrai che sistemerete tutto. Adesso va' da Maia, per favore» la guardò serio, mentre lei annuiva ed entrava in palestra con un dolore al petto indescrivibile. 
Quando la ragazza scomparve da dietro la porta, il biondo si mise le mani in tasca e, confuso, arrivò nell’atrio vicino al portone. 
Vide Vittorio seduto su una sedia con la testa tra le mani e, dopo aver sospirato, gli mise una mano sulla spalla come segno di conforto. 
«Ehi» lo chiamò. 
Questi si irrigidì due secondi, poi alzò il capo per guardarlo negli occhi. 
«Che cazzo ho fatto?» chiese, sbattendo la testa. 
Elia non rispose e continuò a guardarlo in un modo strano e penetrante. Il castano sospirò, passandosi una mano sul viso. 
«Non è stata colpa mia» disse, cercando di spiegargli «Lei si è fermata a parlare e poi mi ha preso a...» si bloccò improvvisamente «Ma tanto a te che importa? Anzi...» 
Si sentì uno stupido a spiegare proprio a lui quelle cose. 
Il biondo lo guardò torvo, dopodiché, scorgendo una bidella in lontananza, lo trascinò dal braccio per portarlo vicino ai distributori. Avrebbero parlato meglio. 
«Che cazzo dici?» gli chiese irritato. 
«Eh?» 
Era stravolto e stordito. Gli faceva male la testa. 
«Che cazzo dici, Vitto, certo che m’importa» mormorò il biondo, e poi si passò la lingua tra le labbra «M’importa tutto di te» 
Non sapeva se gli era scappato o lo aveva detto di proposito. Vittorio sentì una strana sensazione alla pancia, e si guardarono negli occhi per qualche secondo. Gli venne quasi da sorridere. 
«Sto facendo una figura di merda» gli disse «Prima ti frego la ragazza e poi mi faccio beccare con un’altra» ammise, lanciando un sospiro. 
Si appoggiò stancamente al distributore automatico. Elia strinse le labbra. C’era una piccola parte di sé, forse la più minuscola che provava un piccolo moto di compiacimento. Ma non perché voleva che stesse male, ma perché forse dopo quello sarebbe tornato a passare del tempo con lui... 
«Forse un po’» soffiò, e lo vide abbassare lo sguardo, ferito. 
Sapeva che si sentiva in colpa per quello, ma non voleva rinfacciarglielo. Voleva che stesse bene. Nonostante dentro di sé la sua parte più egoista pregava affinché le cose tornassero come prima, vederlo in quel modo gli strinse il cuore. 
Gli sfiorò la guancia con un dito, e fece in modo che alzasse lo sguardo. 
«Tu la ami?» gli chiese a bruciapelo. 
Non ne avevano mai parlato. Lui lo aveva detto a Valeryn prima, dentro di sé era certo. Ma Vittorio non glielo aveva mai detto. 
Questi si morse il labbro. 
«Cosa?» ripeté stordito. 
Elia scosse la testa. 
«La ami?» e lo guardò negli occhi. 
Vittorio pensò la stessa cosa, che non glielo aveva mai detto, e in un certo senso provò un po’ di paura. Dirlo davanti a lui lo spaventava. Era come tradirlo per la seconda volta e non sapeva nemmeno lui perché. 
«Io... non lo so...» biascicò «Sì... credo di sì...» 
Elia rilasciò il fiato che aveva trattenuto. Poi si guardarono intensamente. Non sapeva nemmeno spiegare in che modo, ma Vittorio aveva capito di avergli fatto male. 
«Se... se la ami, allora devi dirglielo» mormorò Elia, e poi ci furono dei secondi di silenzio. 
Il castano continuò a guardarlo e dentro di sé sentì delle strane sensazioni. L’associò alla disperazione che provava in quel momento, ma sapeva che in fondo erano dovute alla presenza dell’altro. Elia era una delle persone più importanti della sua vita, se non la più importante. E si diede dello stupido per l’ennesima volta per averlo fatto soffrire. 
«Sai» sussurrò d’un tratto «non ho mai smesso di pensare che tu fossi il mio migliore amico» alluse a quello che era successo. 
Nonostante stessero cercando di andare avanti, quello era un pensiero costante. Pensò di aver fatto bene a dirgli quelle cose, ma Elia abbassò lo sguardo. In cuor suo non sapeva nemmeno il motivo. Forse si aspettava che gli dicesse altro, ma cosa? 
«Ci sei sempre stato per me» gli venne naturale avvicinarsi, e il biondo trattenne il fiato «Anche adesso» gli strinse una mano. Fu un tocco spontaneo, ma dentro di Elia scatenò delle reazioni furibonde. 
Vittorio lo guardò. Era il ragazzo più bello che avesse mai visto, e non solo esteriormente. Nonostante si armasse di quella corazza di indifferenza, sapeva per certo cosa aveva dentro. 
Era tutto più semplice se avesse scelto lui. 
«Mi verrebbe di lasciare perdere tutto e venire con te» si lasciò scappare. 
Elia alzò lo sguardo stupito. Voleva che glielo dicesse. Dentro di lui moriva dalla voglia di tornare come i vecchi tempi, solo loro due. 
«Davvero?» mormorò. 
Il castano sospirò. 
«Sì» rispose. 
Era vero. Nonostante amasse Valeryn, sapeva che il suo posto era con lui. Erano sempre stati loro due. 
Il biondo si morse il labbro. 
«La lasceresti?» osò chiedergli. 
Dimmi di sì. Non deludermi, pensò triste. 
Vittorio nemmeno esitò. Non seppe cosa fu a spingerlo. 
«Per noi sì» rispose. 
Elia evitò di guardarlo. Forse Vittorio avrebbe scelto la via più semplice in quel modo. Però era la dimostrazione del fatto che teneva a lui. 
Erano amici. 
E se ci fosse dell’altro? Non doveva nemmeno pensarlo... come gli era venuto in mente... 
Alzò lo sguardo e vide che lui già lo guardava. Venne in mente a entrambi quell’episodio così intimo alla festa di compleanno. Loro forse erano destinati a stare insieme, ma non in quel momento. Non in quel modo. Vittorio doveva essere felice e non era lui la sua felicità. 
«Non... non voglio questo. Dille che la ami. È giusto così» affermò Elia. 
Sapeva farsi da parte. Aveva sempre saputo farsi da parte. Il castano gli accarezzò una guancia. 
«Elia...» sussurrò. Ed era bello, troppo bello. 
Un velo di tristezza invase i suoi occhi castani non appena il pensiero dell’adozione dell’amico, sentita da sua madre, gli riaffiorò in mente. Aveva parlato con Valeryn la mattinata stessa, non poteva ancora crederci che gli avevano fatto una cosa del genere. Vittorio l’osservò interrogativo, chiedendosi a cosa stesse pensando così assorto. Lui non se lo meritava, non si meritava di soffrire in quel modo... 
Posò la mano sopra quella sua. 
«Vic, io so quello che è successo» disse improvvisamente. 
Vittorio sentì distrattamente il cuore rompersi. Dentro di sé sapeva a cosa si riferiva, ma non voleva darlo a vedere. 
«Che cosa?» chiese sentendo un groppo in gola. 
«Tra te e la tua famiglia. L’ho sentito da mia madre» gli rivelò. 
Fu un pugno allo stomaco. 
«Davvero?» boccheggiò l’altro. 
Era riuscito a tentoni a superare quella notizia, o almeno ci stava ancora riuscendo. Ma in quel momento, il fatto che lui lo sapesse, il fatto che fosse già disperato, incrementarono ancora di più il suo dolore. 
Elia si fece sempre più vicino. 
«Non avrebbero dovuto mentirti. Non avrebbero dovuto farti soffrire così» 
Il castano abbassò gli occhi e sentì le lacrime premere, e non poteva farci assolutamente niente. Aveva troppe emozioni represse e con lui riusciva a farle uscire tutte. 
«È dura, ma la supererai, te lo prometto» gli disse il biondo, alzandogli il viso con le mani «Fidati di me. Loro ti vogliono bene... Hanno solo sbagliato il modo. Ti vogliono bene, sei loro figlio e lo sarai sempre...» Vittorio iniziò a piangere, lui lo vide e lo strinse a sé «Non ti preoccupare, ci sono io» 
Aveva poggiato la testa contro la sua spalla. Le lacrime cadevano silenziosamente. Quando lo aveva saputo avrebbe voluto averlo vicino. E adesso era lì. Si aggrappò a lui. 
«Non piangere, Vic...» soffiò il biondo, e sentì le lacrime agli occhi anche lui. 
Ma Vittorio aveva negato con la testa. Non si meritava un amico del genere. Non si meritava una persona che si prendesse cura di lui in quel modo. Era un ingrato, e un egoista, e forse meritava di perdere tutti... la sua famiglia, lui, Valeryn... 
«Certo che piango, sono un coglione...» biascicò, tirando su con il naso «Perdonami... per quello che ho fatto...» disse ancora. 
Elia non lo lasciò. Non importava più. Forse non gli era mai importato. 
«Va tutto bene» fece in modo che lo guardasse negli occhi «Va tutto bene, okay?» glielo ripeté chiaramente, in modo che la smettesse di sentirsi in colpa. 
Vittorio annuì e si strinse ancora a lui. 
E gli vennero in mente tutti i ricordi più belli che avevano passato insieme. 
Il loro primo incontro. 
Si rivide lui da bambino che giocava a pallone con gli altri. Quel giorno c’erano diversi bambini che non conosceva, tra cui lui. Lui era il più bravo di tutti e lo aveva incuriosito già dal primo sguardo. 
Si rivide caduto per terra per colpa di qualcuno che lo aveva spinto e si era fatto male al ginocchio. 
Il dolore era così forte da avere le lacrime agli occhi. E poi lui, Elia si era avvicinato, lo aveva aiutato a tirarsi su e lo aveva consolato, si era alzato i calzoncini e gli aveva mostrato l’infinità di lividi e ferite. 
Vittorio si era sentito subito meglio dopo quella volta. Non si era più sentito solo. Si era sentito capito. Da quel momento, non era passato un giorno senza che non avessero giocato insieme. 
Era diventato il suo migliore amico, la persona più importante per lui. 
Lo era anche in quel momento... 
Elia lo vide ancora sconvolto e tentò di sdrammatizzare la situazione. 
«So di essere attraente, ma mi stai soffocando» ridacchiò maliziosamente, ma con un tono profondo. 
A Vittorio scappò un sorriso e si asciugò le lacrime con il dorso. 
Poi lo guardò, si guardarono intensamente. 
Era tutto strano, ma bello, era come se si stessero riscoprendo di nuovo dopo tanto tempo. 
Rimasero in silenzio, forse qualcuno avrebbe dovuto parlare, ma era come se qualsiasi parola stonasse in quel momento. 
Veniva solo da socchiudere gli occhi, chissà poi perché... 
La porta della palestra si aprì, ma loro non se ne resero conto. Valeryn, vedendoli stretti in quel modo, ebbe un tuffo al cuore. Quasi emozionata, si avvicinò loro. 
«Voi due così? Cielo, io...» balbettò. 
I due si accorsero della sua presenza. Il castano trasalì e fece per staccarsi, ma Elia lo trattenne. Si sentì infastidito da quell’interruzione, e se Valeryn non la smetteva di fare la stupida orgogliosa gliel’avrebbe detto lui... 
«Che fai, vuoi mica scappare via?» canzonò in direzione del castano. Poi guardò con un cipiglio Valeryn 
«Ormai è mio, mi dispiace» aggiunse in un tono che doveva essere ironico, ma che risuonò un tantino irritato e possessivo. 
Lei lo guardò male e incrociò le braccia. 
«L’importante è crederci» sussurrò. 
Vittorio arrossì leggermente. Era perfino gelosa di Elia? Beh, forse aveva le sue buone ragioni. 
«Com'è, adesso i rivali siamo io e te» sdrammatizzò questi. 
Non voleva destare dubbi, soprattutto a sé stesso. 
Questa puntò lo sguardo per terra. 
«Infatti non lo siamo. Per colpa di una persona» 
Vittorio sentì il cuore perdere un battito. La guardava dispiaciuto, voleva abbracciarla, ma c’era Elia e un po’ si sentiva impacciato. 
«Quale persona?» questi gettò uno sguardo all’ amico «L’unica persona che vedo, oltre noi due, è un ragazzo con i capelli spettinati che è follemente innamorato di te» 
Sia Valeryn, che Vittorio si sentirono in pieno imbarazzo appena il ragazzo pronunciò quella frase. Lei guardò quest'ultimo mordersi il labbro. 
«L’importante è crederci...» 
Elia alzò gli occhi al cielo. Era ora che la smettesse di comportarsi da bimba capricciosa! 
«Smettila. Guarda che sei monotona!» sospirò, poi si sporse e, a sorpresa, li abbracciò entrambi. 
Valeryn si fece avvolgere dalle braccia dei ragazzi, chiudendo gli occhi. Erano mesi che non stavano insieme in quel modo. 
«Vi voglio bene» biascicò. 
«Anche noi» Elia sfiorò il braccio di Vittorio, e questi gli fece un sorriso «D’altronde siamo il “trio dei miracoli”» 
«Che razza di nome!» sbottò questi, ridendo. 
«Chi l’ha inventato?» chiese Valeryn con una smorfietta, ma in realtà stava sorridendo. 
«Daniel, o Carmine, o Alex, o Maia, o boh» prese a entrambi le mani, facendole intrecciare «semplicemente noi» 
Sorrise, mentre Valeryn e Vittorio osservavano le loro mani unite per opera del biondo. 
Elia sentì distrattamente un pezzo del suo cuore volare via quando Vittorio lo guardò con uno sguardo pieno di affetto. Stava faticando tanto, ma sapeva che doveva farlo. Era giusto in quel modo. Loro erano giusti. 
Questi si guardarono ancora, leggendosi l’amore negli occhi. La campanella suonò, segnando la fine dell’ora. Tutti sgusciarono fuori dalla palestra, mentre Valeryn ritirava la mano. 
Vittorio sospirò. 
L’avrebbe riconquistata? 

 

 

 

 

 
 

   
 
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