«Quindi ti ha
fatto questo?» Miriana si trovava nel balconcino di casa sua,
con degli occhiali da sole, intenta ad ascoltare la storia dell’amica sotto un sole di
fine maggio.
Valeryn scrollò le
spalle lasciandosi cadere su una seggiola.
«Sì,
ma Elia dice che non l’ha fatto di
proposito»
«Come
sarebbe?»
«Nel senso che
praticamente quella Barbara non gli interessa»
sospirò non del tutto convinta delle sue parole
«Che ama solo me»
La mora si tolse i grandi
occhiali per guardare meglio in faccia la sua migliore amica.
«Te lo ha mai
detto?» le chiese.
«Cosa, che mi
ama?»
Miriel annuì. Valeryn scrollò le
spalle, sconsolata.
«No»
disse «Si è sempre comportato bene, ma...
no»
«Cosa aspetta a
dirtelo, se ti ama!»
Valeryn guardò di
sottecchi l’amica che adesso
sorseggiava dell’aranciata rossa e faceva
la saputella.
«Perché
Alex te lo ha mai detto?» le chiese piccata.
Questa quasi
sputò tutto il succo.
«Emh... che
t’importa?!»
La castana le rivolse uno
sguardo scettico, mentre Miriel arrossiva.
«Una volta me
lo ha sussurrato mentre lo facevamo, ma non so se ho capito
bene»
«COSA?!»
quasi urlò Valeryn.
«Non so se ho
capito bene»
«No, no, ripeti
ciò che hai detto prima!»
Valeryn guardava con gli occhi
spalancati l’amica, che si chiedeva il
perché di tanto stupore.
«Che una volta
me l'ha sussurrato. Mamma, Valeryn, che c’hai al posto dell’orecchie?»
Questa alzò
gli occhi al cielo, abbassando un po’ la voce.
«L’avete fatto?!»
Miriel si sentì
subito in imbarazzo.
«Ehm,
sì... l’altra volta,
perché?»
«Tu non me l’hai detto!» l’incolpò l’amica.
«Eri
così presa da Vittorio, come facevo a dirtelo?»
La mora fece un sorrisino
di scuse, piegando la testa da un lato.
Valeryn scosse il capo,
chiedendosi cosa aveva fatto di male per meritarsi un’amica
tanto smemorata e per di più cocciuta. Non che lei fosse
meglio, ma Miriel era in cima della scala
“stranezze”.
D’accordo che
nemmeno lei era corsa a riferirle che con Vittorio avevano fatto l’amore: ma era stato per
una buona causa, insomma.
E adesso il suo amore era lontano da
lei...
Non poteva e non voleva
crederci. Miriel volse lo sguardo verso l’amica che guardava
pensierosa il cielo. Si chiese come mai non le avesse fatto il quarto
grado, dato che di solito era curiosa e ficcanaso. Poi comprese che la
rottura con il suo ragazzo non doveva farle per niente bene.
«Vale»
la chiamò, scotendola da un braccio «è
inutile che ti deprimi. Ormai il danno è fatto»
Questa si
voltò sgarbata.
«Grazie, sai
sempre risollevarmi il morale!» esclamò.
Miriel assunse una faccia
sdegnata.
«Cosa dovrei
dirti? È palese che Vitto non ha baciato quella Barabba per...»
«Barbara, si chiama la
stronza!»
Miriel alzò gli
occhi al cielo, sconsolata.
«D’accordo,
sì. Dicevo, è logico che non l'ha fatto apposta! Ci
vuole poco a capire che non ha potuto liberarsi in fretta, visto che
sei giunta tu nel momento sbagliato!»
«Lo
difendi?!» Valeryn guardò con
sfida la sua migliore amica. Miriel resse lo sguardo.
«No»
bevve un sorso di aranciata, con aria saccente «dico che
arrivi sempre quando non dovresti» le fece un sorrisino.
«Quindi avrei
dovuto aprire la porta della palestra due secondi dopo, così
mi sarei risparmiata la visuale? E non avrei visto che quell’idiota baciava il mio
ragazzo?!» Miriel annuì.
«Caspita, Miri,
non ti credevo così stupida! Grazie!»
Tirò fuori il
cellulare, arrabbiata, e prese a trafficare con alcuni tasti, facendo
rubrica e messaggi. Miriel si passò una
mano sulla fronte; stava sudando freddo e la sua amica le stava
rovinando la domenica mattina.
«Valeryn!»
esclamò togliendole il cellulare dalle mani
«Smettila di innervosirti. Vuoi capire, o no, che stai
mandando a monte la vostra storia per un malinteso?»
«Torni col
malinteso?» Valeryn la guardò
torva «E’ un malinteso slinguazzarsi la ex?»
L’amica si coprì
il volto con le mani. Non avrebbe mai più consolato Valeryn, mai!
«Ma senti, in
gita, quando hai detto che Elia ti ha baciata, ascoltami, non
è stata la stessa cosa?»
«Ma che c’entra, noi...»
L’altra la interruppe.
«Ti
sei lasciata baciare come una scema anche tu, non dimenticarlo. Siete
entrambi sulla stessa barca»
«Ma poi io mi
sono allontanata!» si difese la castana.
«Vittorio ha
fatto lo stesso, cavolo, non stiamo a guardare i particolari!»
Valeryn sospirò.
«Perché
pensi che Vittorio non l’abbia fatto di
proposito?»
«Io penso che
non l’abbia fatto apposta, e se
permetti lo pensa il nostro gruppo intero, perché
è palese che ti ama. Lui ti ama!»
esclamò, scandendo le parole.
«No...»
mormorò scoraggiata lei.
Miriel si alzò dalla
sedia, prese un annuncio sulle offerte del supermercato, lo
arrotolò a mo’ di megafono e le gridò
contro.
«VALERYN, IL
TUO RAGAZZO, NONCHE’ CUGINO DI TERZO GRADO, HA TRADITO IL SUO
MIGLIORE AMICO PUR DI STARE CON TE! SE N’E’ FREGATO
DEL PARERE DELLA FAMIGLIA, HA LOTTATO PER DIVENTARE IL TUO FIDANZATO!
SMETTILA DI PARLARE MALE DI LUI, O IO MI CHIUDO IN BAGNO! NON TI
SOPPORTO PIU'!»
Parecchi passanti
alzarono lo sguardo verso il balconcino. Si sentì la zia
della ragazza esclamare un “Miri, stai
bene?” dalla cucina.
Di colpo le due amiche
sprofondarono in un silenzio quasi assordante, interrotto solo dagli
uccellini di passaggio.
Valeryn si morse la lingua.
Che la sua migliore amica
avesse ragione? Perché non mettere da parte l’orgoglio? Anche lei amava
Vittorio, lo amava con tutto il cuore. Doveva crederci. Doveva
lasciarsi andare. Solo per quella volta. Non potevano rovinare tutto
così.
Miriana si
lasciò cadere, sfinita, sulla sedia, facendosi aria con il
volantino stropicciato.
«Ehi,
Miri» la chiamò un po’ incerta.
«Per la
miseria, che vuoi?!» sbottò «La mia cara
finezza è andata a farsi benedire, come vedi»
Valeryn sorrise.
«Io non posso
stare senza di lui»
All’affermazione della
castana, Miriel lodò gli
angeli del cielo. Finalmente quella testarda si era sforzata
di capire. Ma che faticaccia!
Elia sorrise guardando il
suo migliore amico, che aveva in volto un’espressione un
po’ insicura. Teneva in mano una bomboletta spray, e lo
guardava tra l’indeciso e il confuso.
«Eli, sei
davvero convinto che dovrei fare in questo modo?» gli chiese.
Il biondo fece cenno di
sì con la mano.
«Fidati. La
conosco, le piacerà»
Vittorio
scrollò le spalle. Entrambi stavano scendendo a piedi dal
rione più alto del paese, faceva caldo ed erano solo le nove
di mattina. A quell’ora solitamente era nel
meglio del sonno, si disse. Ma lo faceva solo per lei.
«Okay, ma se
poi non le piace?»
Elia sbuffò.
«Ma sei
scemo?» si fermò di fronte a lui, poggiandogli una
mano sulla spalla.
«Io sono
sicurissimo che le piacerà, Vitto. Se non ci credi, non lo
fare. Ma te ne pentirai»
Continuò a
camminare, lasciandolo indietro. Vittorio guardò ancora una
volta la bomboletta, confuso, senza capire se veramente quell’idea del suo amico poteva
essere fondata. Però era bella. Però era folle.
Gli piaceva, dopotutto.
Lo raggiunse allungando
un po’ il passo.
Arrivarono vicino a un
vecchio ponte dove sgorgava l’acqua. Sopra di esso, vi
era un pezzo di muro libero, perfetto per fare quella semplice scritta.
Elia dopotutto non aveva avuto una cattiva idea. E neanche Alex, visto
che aveva insistito tanto per portarli proprio lì sotto.
«Ehi, Vitto!
Eli!» li chiamò agitando la mano.
I due lo raggiunsero.
«Una domanda,
Alex. Perché proprio qui?» chiese il castano, non
capendo il motivo di essersi dati appuntamenti in quel punto preciso.
Alex lanciò uno sguardo eloquente ad Elia, e sorrise.
«Ho saputo da Miriel che lei è
qua» rispose.
Vittorio si
agitò, guardandosi intorno.
«Qua dove? Cosa
dici?»
I due amici scoppiarono a
ridere, prendendolo in giro. Quando finirono, il moro disse:
«Qui di
fronte» e indicò con un dito «abita la
zia della mia ragazza. Loro sono proprio in quella casa»
Riprese a ridere, mentre
Vittorio guardava la casa gialla con il cuore che batteva forte.
Perché adesso
era teso? Forse sapere di averla a due passi lo faceva stare male. E se
non avrebbe accettato? Se avrebbe rifiutato? Se non lo avrebbe
perdonato mai più?
«Okay, allora
io vado a chiamarle con una scusa» gli strizzò l’occhio Alex
«Voi provvedete»
Arrivò sotto
casa di Miriana, e stette in attesa che i due compiessero il lavoro.
Alzò un pollice come incoraggiamento. Il suo amico Vittorio
ce l’avrebbe fatta a
riconquistarla. Questo voltò la testa verso Elia, in
difficoltà.
«Non ce la
posso fare, cazzo» fece, mordendosi un labbro.
Il biondo lo
guardò esasperato e alzò gli occhi al cielo. Si
faceva un mucchio di paranoie quel ragazzo.
«Ma che ti
prende?» domandò perplesso «Non
è la prima volta che lo fai. Non ricordi quando abbiamo
scritto tutti i nostri nomi al vecchio campo?»
Vittorio rise e gli
lanciò uno sguardo d’intesa.
«Il mio e il
tuo erano scritti più grandi»
«E con il
dorato. Quello di Daniel lo abbiamo scritto con il verde
pistacchio»
Risero come idioti.
«E
allora?» Elia ritornò serio e lo guardò
negli occhi «Perché hai... paura? Se è per le
persone, tranquillo, ti copro io»
Lui scosse la testa.
«Non
è che ho paura di farlo. Ma ho paura di come la
prenderà lei» ammise.
Elia continuò
a guardarlo in quel modo strano, e Vittorio pensò che non
faceva altro che accentuare la sua confusione in quel modo. Voleva
essere come Elia, a volte, diretto e incurante, avrebbe avuto meno
problemi.
Il biondo
sospirò e scosse la testa. Odiava quando si faceva le
paranoie. Però loro erano sempre stati così, le
mancanze dell’uno le compensava l’altro, e se Vittorio
aveva bisogno di quello per essere felice... beh, lui doveva aiutarlo.
«Fallo»
disse deciso.
Lo spinse un
po’ in avanti. Vittorio deglutì e socchiuse gli
occhi. Era contento di avere accanto una persona come lui che lo
incoraggiava. Anche se sentiva ancora il peso di quella storia dentro e
sentiva che ad ogni gesto nei confronti di lei era come un colpo nei
confronti di Elia.
Sospirò e si
mise all’opera.
«Chi
è?»
Alex aveva suonato al
citofono della casa gialla.
«Ehm, sono
Alex, il ragazzo di sua nipote» rispose incerto.
«Io ti ho bucato le ruote? Ma che stai
dicendo?»
Il moro scosse la testa.
Il nonno di Miriel era un po’
sordo a quanto pareva, accidenti!
«C’è Miriel?»
«Cosa?!»
«Sua nipote,
intendo»
«Torni con
queste ruote?!»
urlò l’anziano «Senti,
giovinastro, non far perdere tempo ai signori più anziani di
te, altrimenti ti buco le ruote!»
Alex si
spiaccicò cinque dita sulla fronte, facendo cenno ai due
ragazzi che lo aspettavano impaziente.
«E’
il nonno di Miriel, credo sia un
po’ sordo» li informò.
Elia alzò gli
occhi al cielo, e Vittorio sospirò. Lo sapeva lui che
sarebbe andata a finire in quel modo. Non poteva funzionare, si disse.
«Elia...»
mormorò.
«Vitto,
smettila, o ti meno un pugno»
Alex tentò
nuovamente, senza alcun risultato. Il vecchio signore aveva perfino
sbattuto il citofono, indignato. Mentre il ragazzo stava andando via
sconsolato, una moretta dalla chioma liscia si affacciò
dalla finestra.
«Ehi,
scemo!» esclamò, chiamandolo «Ma
è a te che mio nonno vuole bucare le ruote della
macchina?» la sentì ridere.
Il moro
sospirò di sollievo, facendo un cenno positivo agli altri
due.
«Ehi, Miri, sei
con Valeryn?»
«Sì,
perché?»
«Scendete
subito, c’è una cosa che
deve vedere» le fece uno sguardo malizioso e la ragazza
capì.
«No, lasciami
stare, cosa vuoi che me ne freghi del carretto della frutta che mi
aspetta giù!» imprecava Valeryn, tentando di scrollarsi
dalla presa dell’
amica.
«Dai,
sarà divertente» la trascinò
giù per le scale, con un po’ di fatica
«Non ti piacciono le fragole?»
«Sì,
ma non voglio scendere!»
Ormai arrivate fuori
dalla porta, e non vedendo nessun carretto, la castana
incrociò le braccia.
«Hai visto?
Niente carretto. Ora torniamo su» e fece per salire
nuovamente le scale.
«No!»
la fermò da un braccio Alex, spuntato dietro di lei.
La ragazza rimase stupita
di vederlo.
«E tu cosa ci
fai qui?»
Quello sorrise.
«Guarda
lì davanti, è tutta per te»
Valeryn voltò lo
sguardo annoiata verso il ponte, dove la scritta luccicava ancora
fresca. Ebbe un tuffo al cuore.
Quelle semplici parole,
quella frase. Si sentì morire. Lui aveva fatto quello per
lei. Vittorio aveva fatto quella scritta sul muro solo ed
esclusivamente per lei.
“TI AMO CUGINA”
Gli occhi le luccicavano,
e improvvisamente si scordò del bacio con Barbara e tutto il
resto. Voleva solo trovarlo. Voleva solo abbracciarlo, baciarlo, stare
con lui.
«Alex,
dov’è lui?» chiese, impaziente.
Il ragazzo
spuntò fuori da dietro un vicolo insieme a Elia. Valeryn attraversò la
strada che lo separava da lui, senza prestare attenzione alle auto che
sfrecciavano curiose per leggere la scritta, e gli gettò le
braccia al collo, poggiando le labbra sopra quelle sue. Lo travolse con
un bacio mozzafiato, pieno d’amore, di calore. Quel
calore che anche se per pochi giorni, per pochi istanti, era mancato a
tutti e due.
«Non le
piaceva, eh» rise Elia, tirando uno scappellotto all’amico, mentre questo era
ancora incollato a Valeryn.
Li lasciò da
soli a guardarsi negli occhi. Verde su grigio.
«Valeryn, scusa...»
incominciò lui.
«No, non dire
niente» lo bloccò con un dito sulle labbra.
«Ti amo» le disse
comunque il castano con un sospiro speranzoso «Amo solo
te, cugi»
Lei sorrise, mentre una
lacrima le solcava il viso.
«Da quanto
tempo non mi chiami così?» gli chiese.
«Da molto
tempo» sorrise altrettanto lui «E non lo siamo
neanche»
«Già»
lo abbracciò «Non voglio perderti un’
altra volta, Vitto»
Lui la strinse forte a
sé.
«Mai
più» mormorò.
Valeryn lo guardò
negli occhi.
«Ti amo
anch’io, cugino»
Si baciarono dolcemente,
riscoprendo il loro amore che sembrava essere perduto, sotto
gli sguardi eloquenti di Elia e Alex,
e i sospiri innamorati di Miriel.
Adesso c’erano solo loro due nella
loro bolla: Valeryn e Vittorio.
Solo loro due.
E nessun’ altro.