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Autore: sihu    10/09/2010    5 recensioni
il sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova. che ne sarà stato di James Potter e che ne sarà dei malandrini? Dal terzo capitolo: Non voglio tediarvi con i particolari anche perché non sarebbe giusto nei confronti della famiglia. La notizia fino ad ora è rimasta riservata per non fare preoccupare nessuno e per motivi di privacy, tuttavia vorrei che tutti osservassimo qualche istante di silenzio e rivolgessimo una silenziosa preghiera per James Potter.” disse il vecchio preside abbassando la testa..
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Broken Memories'
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CAPITOLO 15
SCONFITTE E VITTORIE

Man mano che la partita contro i Serpeverde si avvicinava James Potter era sempre più nervoso ed intrattabile. Certo, i compiti, le lezioni da recuperare e la poca fiducia che la sua casa riponeva nella sua squadra non miglioravano le cose, ma era soprattutto l’imminente partita a peggiorare le cose; tutto si sarebbe deciso in una manciata di ore.

Frank per scherzare aveva preso a chiamarla il grande evento, mentre Charleen l’aveva soprannominata la resa dei conti. James li fissava, sempre più incredulo per la fiducia che i due amici riponevano in lui.
I Serpeverde, dal canto loro, sapevano di averla già vinta e non la chiamavano proprio. Nessuno, fatta eccezione per la squadra, sembrava dare loro torto. Quando aveva preso a circolare la notizia che James Potter tornava in squadra, Regulus Black aveva fatto uno dei suoi perfidi ghigni e aveva comunicato al suo capitano che avrebbe giocato.
La situazione nella casa di Grifondoro era degenerata, tanto che persino Alice era quasi arrivata a fare il tifo per le Serpi. Dopo la discussione nella quale aveva dato dell’egoista a James, i due cugini non si erano più parlati.
“Prima vincono questo torneo, prima James la smette e si riposa un po’.” non faceva che ripetere Alice a Cristal.
“Sei arrivata a tifare per loro?” chiedeva ogni volta Cristal, scandalizzata. Certo, sapeva che l’amica non condivideva la scelta del cugino di giocare, ma le sembrava eccessivo il suo comportamento. Così facendo lo stava solamente allontanando la lei, senza contare che James aveva più che mai bisogno dell’aiuto di tutti loro.
“È per il bene di James.” diceva Alice, per chiudere il discorso, fissando il vuoto.
Lily di solito guardava le due, scettica e poco convinta. Dopo l’appuntamento con James, non si era quasi più visti a causa degli impegni di lui se non hai pasti o per le lezioni di recupero. Ogni volta che la vedeva o la incrociava per i corridoi lo sguardo di James, da stanco e tirato tornava ad essere quello vispo e vitale di sempre. Anche lei era convinta che l’impresa di James una pazzia, ma allo stesso tempo era stupita dalla sua determinazione.
Charleen invece non si pronunciava quasi mai sull’argomento quitticht perché non c’era mai quando ne parlavano. O meglio, da un po’ di tempo a questa parte Charleen non c’era più per quasi nessuno tranne che per Lily. Gli impegni della squadra la assorbivano completamente e le poche volte che era libera passava il suo tempo aiutando James a rimettersi pari con i compiti. Lily non la biasimava, anzi, cercava anche lei di aiutare James più che poteva. Più o meno lo stesso faceva Frank, tanto che il rapporto con Alice si era incrinato. La ragazza non era arrabbiata perché si vedevano poco quanto perché lui appoggiava James in quella che lei riteneva una pazzia. Frank portava pazienza, convinto che prima o poi Alice avrebbe capito quanto tutto quello fosse importante per James.
Remus guardava i due amici e si chiedeva perché lo facessero. Anche la determinazione di James per quella che appariva chiaramente un’impresa impossibile lo stupiva e allo stesso tempo lo rendeva fiero del suo amico. Inoltre il suo sesto senso aveva una brutta sensazione; sapeva che quella storia sarebbe certamente finita male per un motivo o per l’altro. Sirius invece non aveva cambiato idea sul giocare. Secondo lui, come per Sebastian, la squadra era un discorso chiuso; una perdita di tempo e di energie tanto che non voleva nemmeno parlarne. James alla fine si era rassegnato e aveva smesso di cercare di convincere l’amico, convinto che la sua squadra potesse vincere anche senza Sirius.
“Alla fine dovrai ricrederti, ne sono sicuro.” disse James una sera, convinto. Non era arrabbiato con il suo amico, anzi, era più che mai determinato a dimostrargli che si stava sbagliando a non credere in lui. Dopo tutto Sirius non stava certo facendo di tutto perché lui fallisse, come invece stava facendo Alice. Per quanto odiasse ammetterlo, Alice aveva toccato il fondo e l’aveva deluso profondamente.
“Stiamo a vedere, nel frattempo cerca di non finire di nuovo a San Mungo.” commentò Sirius, fissando l’amico divertito. Il ragazzo era più che mai deciso a non tornare nella squadra, non perché non credesse in James ma perché era giunto alla conclusione che l’amico avesse bisogno di farcela da solo, senza il suo aiuto.
“Tutti pessimisti.” sbuffò James, lasciandosi cadere sul letto con fare teatrale. Remus, seduto sul cornicione della finestra, sorrise di quella sceneggiata; per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro di qualche anno, quando non c’erano problemi o segreti e i malandrini erano più uniti che mai.
“Chi altro ti ha previsto un esaurimento nervoso?” chiese Sirius, con aria interessata.
“Lily..” rispose James, arrossendo. Da quando aveva ritrovato la memoria James si era reso conto che la sua attrazione per la rossa era decisamente peggiorata, specie da quando la ragazza sembrava ricambiare le sue attenzioni. A volte mentre studiavano insieme aveva quasi la sensazione che Lily stesse cercando di provocarlo.
“La tua cara Lily?” chiese Sirius, divertito dall’espressione buffa dell’amico.
“Smettila.” borbottò James, imbarazzato, lanciando un grosso volume di storia della magia addosso al ragazzo mentre Remus, proprietario del libro, protestava rumorosamente.
“Sei tutto rosso, che tenero.” commentò Sirius, felice di poter passare un po’ di tempo a ridere con James come ai vecchi tempi. Certo, era stanco e pallido ma era comunque il suo migliore amico.
“La vuoi finire?” ringhiò James, vicino a perdere la pazienza.
“E tu, dichiarati..” sbuffò Sirius, sdraiandosi vicino a James.
“Dovrebbe prima trovare tempo.” si intromise Remus, saggiamente, avvicinandosi ai due ragazzi.
“Hai ragione, Lunastorta.” concordò Sirius, annuendo. Remus fissò il compagno di stanza, sorpreso; le volte che Sirius Black dava ragione a Remus Lupin si potevano contare sulle dita di una mano e puntualmente presagivano eventi nefasti.
“È una congiura?” chiese James, quasi esasperato.
“No, è vero. Non hai quasi tempo per andare in bagno, figurarti per dichiararti a Lily.” fece notare Remus, pazientemente.
“Per l’ultima volta, sto benissimo.” ripeté James, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che i suoi amici si preoccupavano per il suo bene, ma stava cominciando a pensare che stessero esagerando. Persino sua madre alla fine si era rassegnata al fatto che fosse tornato in squadra. Nell’ultima lettera aveva scritto che in fondo se lo era aspettata e che aveva di sicuro preso da suo padre.
“Si, come vuoi.” commentò Sirius, riscuotendo James dal pensiero del padre. Ricordava tutto di lui, tranne il periodo immediatamente successivo alla sua morte. Gli mancava moltissimo, ma non riusciva a provare dolore, quasi avesse giù versato troppe lacrime di cui non ricordava nulla.
“Sei noioso, Remus.” sbuffò James, scacciando l‘immagine di suo padre sorridente che lo guardava volare sulla sua scopa. Charlus Potter amava volare, e coglieva ogni occasione buona per scorrazzare per i cieli insieme al figlio e al cognato; erano decisamente un trio strano ma affiatato, e qualche volta Alice andava con loro.
“Ha ragione, crollerai tra un po’.” disse Remus, dando ragione a Sirius.
“Ma no, abbiate fiducia in me.” disse James, abbozzando il sorriso per cercare di convincerli che stava veramente bene. Tutto quello di cui aveva bisogno per riprendersi erano dieci ore di sonno, ma sapeva bene che sarebbe stato davvero difficile riuscire ad ottenerle.
“Va bene, ma vai a dormire ora.” si raccomandò Sirius, preoccupato per il suo amico. Da troppo tempo non dormiva come si deve.
“Non posso, devo finire i compiti.” mormorò James, cupo. Scrivere un complicato tema di incantesimi in quel momento era l’ultima cosa che voleva fare, ma purtroppo doveva, pena un brutto voto, una punizione e il divieto di partecipare alla partita; la McGranitt l’avrebbe ucciso e Frank non sarebbe certo rimasto a guardare.
“Copiali da me, così ci metti meno.” disse Remus, cogliendo Sirius e James di sorpresa.
“Remus, sicuro di stare bene?” chiese James, preoccupato per l’amico. Era la prima volta che l’amico gli proponeva di copiare i compiti invece che obbligarlo a farli.
“Si, sei tu quello fuori di testa qui.” sbuffò Remus, annoiato, andando a letto.
La giornata successiva trascorse veloce come le precedenti. I ragazzi, ormai liberi dagli allenamenti passavano i pomeriggi a parlare, organizzare scherzi e fare programmi per le vacanze estive. Sirius, Remus, Lily, Cristal e Alice erano nella sala comune da quasi tre ore, mentre come al solito di James, Charleen e Frank non c’era nemmeno l’ombra.
“È una pazzia, una grandissima pazzia.” sbuffò Alice, esasperata. Cristal sospirò; sapeva bene a cosa si stava riferendo la sua amica.
“Per me stai esagerando. Vuole solo giocare, lascialo fare..” mormorò Sirius, calmo. Aveva capito che fare cambiare idea a James era inutile, così aveva deciso che avrebbe aspettato in silenzio fino a quando quella storia assurda fossa finita. Sapeva bene che quel giorno se tutto fosse andato male James avrebbe avuto bisogno di un amico, e lui sarebbe stato al suo fianco. Un fratello serve a questo, dopotutto.
“Possibile che tu non te ne renda conto? Ormai questa storia lo assorbe a tal punto che non ha più tempo per nessuno. Sono giorni che non parliamo.” riprese Alice, seccata.
Le parole della ragazza lasciarono i presenti di stucco, tanto che Remus e Sirius si scambiarono un’occhiata preoccupata prima di commentare.
“Beh, con me ci parla.” mormorò Remus, imbarazzato, dopo lunghi istanti di silenzio. Il ragazzo evitò accuratamente di guardare Lily e Cristal, ma riusciva a percepire che anche loro erano imbarazzate.
“Si, anche con me. È stanco, certo, ma il tempo per due parole lo trova.” spiegò Sirius, evitando lo sguardo di Alice. Non voleva certo essere lui a dirle che in realtà James la evitava volontariamente perché era rimasto molto ferito dal suo comportamento.
“Cosa volete dire?” chiese Alice, spiazzata dalle parole degli amici.
“Alice, non credo che James si sia allontanato da te perché non aveva tempo.” suggerì Lily, cercando di usare le parole giuste per non ferire l’amica.
“Si, beh.. Le tue parole lo hanno ferito.” completò Remus prima che Sirius poter aprire bocca. Decisamente Sirius, con il suo poco tatto, non era certamente la persona più adatta a spiegare ad Alice doveva aveva sbagliato.
“Ho solo detto quello che pensavo.” disse Alice, sulla difensiva.
“Gli hai dato dell’egoista perché non voleva fare quello che avevi deciso tu.” fece notare Lily, cercando di essere comprensiva. Sapeva bene che la ragazza lo aveva fatto perché era molto legata al cugino, ma il suo comportamento era stato lo stesso pessimo.
“Si, ma io..” cercò di obiettare la ragazza, subito interrotta da Cristal.
“Hanno ragione, pensaci Alice. Hai fatto lo stesso anche con Frank.” suggerì la ragazza, fissando negli occhi la sua migliore amica.
“Io volevo solo..” mormorò Alice, gli occhi pieni di lacrime. Improvvisamente si era conto che il suo carattere impulsivo e protettivo aveva finito con il ferire le due persone che considerava in assoluto le più importanti e che ora stava rischiando di perdere entrambi.
“Lo so, volevi solo il bene di James. Solo, a volte non ti accorgi che quando si parla di lui diventi troppo possessiva.” spiegò dolcemente Remus.
“Dite che dovrei chiedere scusa?” chiese Alice, fissando gli amici seduti intorno a lei; mancavano solamente Peter e Sebastian.
“Al tuo posto io lo farei.” disse Sirius, sicuro. Nonostante i mille difetti Sirius sapeva sempre chiedere scusa quando sbagliava; certo, succedeva piuttosto spesso, ma nessuno avrebbe potuto affermare il contrario.
“Sapete dove si trova ora?” chiese Alice, guardando intorno ansiosa.
“Al campo ad allenarsi o in biblioteca a studiare. Credo la prima.” suggerì Lily, sospirando. Trovare James non era certo un’impresa difficile. Trovarlo libero e disponibile per un pomeriggio di svago era invece un’impresa titanica, praticamente impossibile.
“Aspetta stasera, fa le cose con calma.” consiglio Cristal. Alice finì con il fare quello che le aveva detto la sua migliore amica e si ritrovò ad aspettare con ansia che arrivasse la sera, guardando l’orologio ogni cinque minuti.
“Ciao, cugino. Posso parlarti?” chiese Alice, non appena vide James comparire nella sala comune. Il ragazzo aveva ancora la divisa addosso e la sacca sulle spalle, ma si fermò lo stesso, evitando lo sguardo della ragazza.
“Credo di si, è una cosa lunga? Sai, sono un po’ stanco.” mormorò James, pallido e tirato. Non ci voleva certo un genio per capire quanto fosse distrutto e avesse assolutamente bisogno di dormire almeno qualche ora. Alice sospirò, e prese coraggio.
“No, voglio solo chiederti scusa..” disse Alice, fissando il pavimento con aria colpevole.
James ci mise qualche istante a realizzare le parole della cugina, sorpreso che la ragazza si fosse resa conto dei suoi errori e fosse tornata su suoi passi chiedendo scusa.
“Non c’era bisogno.” sospirò James, abbozzando un sorriso.
“Invece si, sono stata davvero troppo possessiva. Ma cerca di capirmi..” cercò di giustificarsi Alice, alzando lo sguardo ed incontrando gli occhi del cugino, luminosi come al solito.
La ragazza si perse in quello sguardo color nocciola, incredula; per quanto fosse stanco, James non riusciva a non trasmettere voglia di vivere ed entusiasmo.
“Lo so, eri preoccupata per me.” mormorò James, prevedendo quello che avrebbe detto la cugina. Sapeva che il suo comportamento era imprudente e che chi gli voleva era preoccupato per lui, ma allo stesso tempo voleva che loro capissero che non potevano pretendere che lui se ne restasse buono per tutto il resto della sua vita. C’erano delle persone che credevano in lui e che avevano bisogno del suo aiuto, e James non poteva certo deluderle.
“Ogni volta che penso alla partita mi immagino te che cadi dalla scopa. Non lo sopporterei, lo capisci vero?” chiese Alice, alzando lo sguardo sul cugino. James annuì appena, poi sospirò.
“Si, ma tu capisci che non posso passare tutta la vita a guardare gli altri vivere?” chiese James in rimando, fissandola dritta negli occhi.
“Lo so, questione chiusa?” domandò Alice, ridendo, sperando di chiudere lì il discorso.
“Certo, ma non per questo mi ritirerò dalla squadra.” avvisò James, serio. Alice sbuffò.
“Sicuro?” chiese Alice, sperando che il cugino cambiasse improvvisamente idea.
“Per favore, smettiamola qui. Non voglio litigare ancora.” sbuffò James, stanco dell‘egoismo della cugina; se avesse dato retta a lei si sarebbe dovuto rinchiudere in una stanza e non uscirne più, in modo da non farla preoccupare troppo.
“Avere opinioni diverse per te significa litigare?” chiese Alice, seccata.
James alzò gli occhi al soffitto, troppo stanco per continuare quella discussione.
“So solo che l’ultima volta mi sono preso dell’egoista e non voglio ripetere l’esperienza.” mormorò James. Alice improvvisamente capì che quelle parole lo avevano davvero ferito.
“Scusa, davvero.” sussurrò Alice, colpevole.
“Dai, basta. Piuttosto, hai visto la mia scopa nuova?” chiese James, guardandosi intorno. Alla fine gli zii e sua madre avevano mantenuto la loro promessa e la sua scopa nuova era finalmente arrivata al castello.
“Si, l’aveva Sirius prima.” disse Alice, alzando le spalle.
“Bella vero?” esclamò James, entusiasta. Suo zio come al solito aveva scelto la scopa migliore e nel biglietto di accompagnamento gli aveva scritto che doveva assolutamente vincere quella partita. Sembrava ancora parecchio distante, ma a James sembrava che stesse cercando di farsi perdonare per il comportamento che aveva tenuto a natale.
“Vorrei sapere che fine ha fatto quella vecchia..” sospirò Alice, pensierosa. La vecchia scopa di James era scomparsa misteriosamente dopo l’ultima partita della stagione precedente, probabilmente rubata da qualche serpe gelosa della vittoria dei grifoni.
“È sparita dopo la partita, credo. Non ricordo altro.” disse James, alzando le spalle.
“Lo so, la mia era una domanda retorica.” spiegò Alice, sorridendo.
“A proposito di quei mesi, sei sicura che non c’è nulla dovrei sapere?” chiese James, fissando con attenzione la cugina negli occhi. Quella domanda fece sussultare Alice.
“No, No.. Che dici?” balbettò la ragazza, ansiosa. Sapeva che avrebbe dovuto dire tutto a James, ma non ci riusciva; non voleva agitarlo o farlo arrabbiare.
“Non so, a volte ho come delle sensazioni.” spiegò James, grattandosi la testa.
“Ti stai sbagliando, te lo assicuro.” mormorò Alice, impacciata. Odiava mentire al cugino, ma non c’era altro modo.
“Sarà come dici tu. Vado a letto, sono stanco.” comunicò James, sbadigliando.
“Buona notte, cuginetto.” salutò Alice, abbracciandolo forte.
“Buona notte, piccola peste.” mormorò James sorridendo e ricambiando quella stretta, prima allontanandosi verso la propria stanza. Riuscì a fare solo qualche passo prima di essere travolto da una ragazza con un sacco di capelli ricci.
“Capitano, ti cercavo.” esclamò Charleen, al settimo cielo per avere finalmente trovato James.
“Dimmi tutto.” disse James, ricambiando il sorriso. Negli ultimi tempi la riccia, insieme a Lily, erano state le due che avevano fatto di più per lui.
“Hai bisogno di aiuto per i compiti?” chiese la ragazza, decisa a fare il possibile per aiutare il suo amico.
“No, sono troppo stanco. Credo che andrò a dormire.” rispose James, sbadigliando.
“Bravissimo, allora a domani.” salutò Charleen, augurandogli la buona notte.
“Buona notte Charleen, grazie per tutto quello che fai.” ringraziò James, abbassando la testa. Senza l’aiuto di Charleen, di Frank e della squadra non avrebbe potuto fare nulla.
“Io ci credo.” rispose Charleen, decisa. Quelle parole stupirono James.
“Come?” chiese James, confuso.
“Alice e Sirius si sbagliano, noi vinceremo. Ne sono sicura.” spiegò Charleen, con un sorriso contagioso sulle labbra.
“Buona notte, campionessa.” mormorò James, salendo piano le scale.

Il giorno della partita alla fine arrivò; si trattava di una domenica mattina come le altre, tranne per l’agitazione della squadra di Grifondoro. A colazione James si guardava intorno, come faceva sempre prima di una partita importante, ma ciò che vide ebbe il potere di deluderlo. Non c’erano bandiere, ne striscioni o grida di incitamento. Tutti i suoi compagni mangiavano a testa bassa, fingendo di non sentire i cori di Serpeverde. Tassorosso e Corvonero tifavano Serpeverde, i Grifondoro non tifavano proprio.
Nessuno, nemmeno Sirius, Alice e gli altri alla fine decise di venire a vedere la partita. La tribuna di Serpeverde era più rumorosa che mai, quella di Grifondoro era vuota. James entrò nello spogliatoio, agitato e crollò a sedere fissando il vuoto davanti a sé. Sembrava svuotato da qualsiasi emozione, incapace di fare anche in minimo movimento. Il tanto temuto crollo nervoso alla fine era arrivato.
“Torniamo al castello!” ordinò deciso alla sua squadra, ricevendo in cambio una serie di occhiate confuse.
“Prego?” chiese Frank, incredulo, parlando a nome di tutta la squadra.
“Hai deciso di lasciare?” chiese Charleen, confusa.
“Io, No.. Ma, insomma..” balbettò James, insicuro. Non sapeva nemmeno lui quello che gli stava passando per la testa, figurarsi se sarebbe riuscito a spiegarlo agli altri.
“Si, Charleen. Il nostro capitano, James Potter, ha parlato bene ma ha finito con il lasciarci nella merda.” scandì Frank, furente, sperando che le sue parole avrebbero potuto scuotere l‘amico e spingerlo a reagire.
“Che stai dicendo Frank?” chiese James, spaventato dalla reazione dell’amico.
“Solo la verità. Hai parlato bene, ma alla prima difficoltà lasci.” mormorò Frank, deluso, mentre il resto della squadra, compreso Simon, ascoltava ogni parola con il fiato sospeso senza dire nulla. La situazione era già abbastanza tesa così senza che ci si mettessero anche loro.
“La vedi quella tribuna? È vuota! Hai mai visto la nostra tribuna così vuota?” esclamò James, indicando a Frank le gradinate spoglie.
“Sapevi dall’inizio che era un’impresa folle.” rispose Frank, deciso, mettendo James di fronte alla realtà; forse era doloroso, certo, ma era necessario.
“Si, ma..” provò ad obiettare James.
“James ascoltami. Siediti, calmati e respira. Devi tornare in te e fare il capitano. Perché vedi, noi questa cosa la possiamo fare. Possiamo scendere in campo e vincere, ma tu ci devi essere. Non perché sei bravo, ma perché sei l’anima di questa squadra.” disse Charleen, scuotendo James per le spalle, dando così anche a Frank il tempo di calmarsi. Non serviva a nulla urlare con James in quello stato; serviva solo a peggiorare le cose.
“Ha ragione lei, capitano. Noi crediamo in te.” mormorò Stephanie a bassa voce.
“Hai fatto un miracolo rimettendo insieme la squadra e convincendoci che ce la possiamo fare. Ora che fai, crolli tu?” chiese Frank, abbozzando un sorriso. James si guardò intorno e vide un sacco di persone che credevano in lui, nonostante tutto.
“Sono un idiota.” esclamò James scuotendo la testa.
“Lo sappiamo. Anzi, a dire il vero io lo avevo previsto che avresti avuto un crollo nervoso. Solo, speravano non oggi.” mormorò Frank, passando un braccio intorno alle spalle dell’amico.
“Grazie Frank.” ringraziò James, con gli occhi lucidi.
“Smettila. Piuttosto, questa è l’ora del discorso di incoraggiamento.” disse Frank, cercando di cambiare argomento per non peggiorare l’umore del suo capitano.
“Forse dovrebbe farlo Charleen..” suggerì James, impacciato, fissando la ragazza negli occhi.
“Ho solo detto quello che pensavo.” disse Charleen, arrossita improvvisamente.
“Va bene, allora. Da che parte inizio?” chiese James, guardandosi intorno in cerca di ispirazione. I discorsi di incoraggiamento di solito erano il suo forte, anche perché la squadra non ne aveva mai avuto un gran bisogno.
“Dall’inizio, poi continua fino alla fine.” suggerì Bob, ridendo. James alzò gli occhi al soffitto e proseguì, ignorando la battuta del compagno di squadra.
“La nostra tribuna è vuota, nessuno è venuto a vederci perché nessuno crede che ce la possiamo fare. Persino i nostri più cari amici e parenti hanno speranze.” iniziò James, tetro, pensando a quella tribuna così desolatamente vuota; nemmeno Sirius, Remus, Alice e Peter erano venuti a vedere la partita. Guardò Frank e vide che nonostante cercasse di nasconderlo anche lui era triste per l’assenza delle persone a cui teneva di più.
“Non dovevi incitarci?” chiese Mark, tra l’incredulo ed il divertito.
“Fallo andare avanti, il pezzo forte di solito arriva dopo.” ribatté Frank, mettendosi comodo.
James lanciò uno sguardo alla sua squadra, cercando di indovinare il loro umore. Nessuno sembrava essere in quella stanza perché costretto, anzi, ognuno di loro sembrava davvero motivato ed impaziente di giocare.
“Abbiamo perso le prime due partite e per la prima volta nella storia siamo ultimi.” continuò James, serio, elencando i tanti fallimenti a cui era andata incontro la squadra quell’anno.
“La più grande disfatta di Grifondoro, come non fa che ripetere Minnie.” disse Frank, riferendosi alle occhiatacce che la professoressa McGranitt non faceva che mandare loro. Persino a lezione ogni occasione era buona per fulminarli con lo sguardo, ed incitarli a vincere. In particolare la donna non sembrava avere perso bene l’abbandono di Sirius, Alice e Seba, tanto che non faceva che affibbiare loro punizioni.
“Per essere primi e superarli dovremmo fare almeno 400 punti di vantaggio.” sospirò Luke, sconsolato; si trattava di un’impresa impossibile, mai riuscita da quanto Hogwarts esisteva.
“È una vergogna, ma non per i punti. A questo punto vincere non è la cosa più importante. Dobbiamo riprenderci i nostri tifosi.” disse James, deciso come in allenamento.
“Andiamo nella torre e li trasciniamo?” chiese Frank, curioso.
“No, Frank. Voglio che ognuno di voi scenda in campo e dimostri a tutti, presenti e non, che non hanno capito nulla. Serpeverde crede che la cosa più importante sia vincere e che il gioco di squadra sia inutile. Dimostriamo loro l’importanza dell’essere una squadra e che ci sappiamo divertire. I risultati verranno da soli e la nostra gente tornerà a fare il tifo per noi. Io ci credo, e prometto che non prenderò il boccino fino a che la mia squadra non avrà segnato almeno 300 punti!” esclamò James, sorridendo. Il ragazzo aveva ritrovato tutto il suo entusiasmo e la fiducia in se stesso. Quando aveva parlato con Regulus aveva capito ciò che differenziava le serpi dai grifoni ed era intenzionato a dimostrarlo a tutti.
I Serpeverde giocavano per la gloria, senza fare gioco di squadra; Grifondoro ci metteva il cuore, il coraggio e lo faceva soprattutto per il gusto di farlo e per fare gioco di squadra.
“Beh, se la metti così anche io vi prometto qualcosa; nessuno riuscirà a segnare, anche a costo di prendermi dei bolidi in faccia resterò in campo a proteggere gli anelli.” affermò Frank, sicuro. Quello era il momento della svolta; Grifondoro doveva vincere.
Era intenzionato a mostrare a tutti che lui ancora il portiere eccezionale dell’anno prima, e che insieme ai suoi compagni poteva tranquillamente recuperare un anno iniziato nel peggiore dei modi.
“Non prenderai bolidi in faccia, ma loro si.” promise Mark, brandendo la mazza da battitore in modo minaccioso. James e Frank avevano ragione, quella doveva essere la partita del riscatto. Gli era stata data una seconda possibilità per dimostrare alla scuola che lui non era solo il giocatore imbranato che ferisce i compagni, ma anche quello che li sa portare alla vittoria.
“Ci dovranno temere.” confermò Luke, deciso. Non ci sarebbe stato suo fratello forse, ma lui avrebbe vinto lo stesso.
“Ed i nostri cacciatori, cosa ne pensano?” chiese Frank, fissando Bob, Stephanie e Charleen. I ragazzi infatti fino a quel momento erano rimasti in silenzio ad osservare la scena, quasi intimoriti dalla sicurezza dei compagni. Loro non erano dei fuoriclasse, erano solamente la seconda scelta.
“Davvero credi che ce la possiamo fare?” chiese Stephanie, incerta.
“Scherzi?” chiese Frank, incredulo.
“Noi non siamo forti come Sebastian o Sirius.” sospirò Charleen, scoraggiata. Forse con i tre ragazzi in squadra sarebbe andata meglio.
“Ascolta Charleen, voi siete meglio di Seba e Sirius perché sapete fare gioco di squadra.” esclamò James, sicuro. Quando aveva visto i tre cacciatori in allenamento aveva realizzato che Frank aveva fatto la scelta giusta. Nessuno di loro spiccava particolarmente, ma insieme erano una vera forza della natura tanto che si muovevano veloci, evitando gli avversari e facendo passaggi precisi tanto da sembrare una cosa sola.
“Insieme siete imbattibili.” confermò Simon, deciso. Anche se non sarebbe sceso in campo era più che mai deciso a fare di tutto per incitare i compagni e portarli così alla vittoria.
“Siamo con James?” chiese Frank, alzandosi in piedi.
“Tutti con il capitano!” esclamarono i ragazzi in coro.
“La coppa sarà nostra.” promise Frank stringendo forte un pugno.
“Vedrete, in breve tempo saranno tutti lì a tifare per noi!” assicurò James, deciso.
Nel frattempo nella sala comune di Grifondoro tutti si guardavano tra loro, pieni di sensi di colpa. Era la prima volta che saltavano una partita ed era evidente che la cosa pesava a tutti. Persino i Tassorosso erano sempre scesi in campo, anche quando sapevano di non avere la minima speranza di vincere.
“Dovremmo essere là a vederli giocare.” sospirò Lily, triste. Aveva visto il viso stanco ma allo stesso tempo deciso di James in quelle settimane, e sapeva bene che il ragazzo non si meritava affatto una tribuna vuota. Si era impegnato a fondo per dimostrare che ce la poteva fare, ma nessuno sarebbe andato lì a dimostrargli che aveva capito il messaggio. Non era assolutamente giusto.
“È inutile, li umilieranno.” spiegò pazientemente Alice, quasi la cosa non la riguardasse. Remus la fissò incredulo; come poteva parlare della sua casa come se non gliene importasse nulla?
“Non potete saperlo.” ribatté Lily, decisa. Non se ne intendeva per nulla di sport, ma sapeva che se James e Frank ci credevano allora Grifondoro ce la poteva fare. Ne era sicura.
“È scontato. I migliori cercatori di Grifondoro sono qui.” mormorò Sebastian, alzando le spalle ed indicando se stesso, Sirius e Alice. Quelle parole fecero perdere le staffe a Lily; come potevano dichiarare di essere i migliori se rimanevano in una stanza senza nemmeno andare a vedere la partita?
“Siete solo dei codardi, avete paura di quello che diranno i Serpeverde. Io vado alla partita, anche da sola.” sbuffò Lily, chiudendosi la porta alle spalle senza aspettare risposta.
Pochi istanti dopo la porta sbatté ancora, e la ragazza intuì che qualcuno la stava seguendo.
“Aspetta Lily.” chiamò Remus, correndo verso la ragazza.
“Remus?” mormorò Lily, stranita.
“Vengo anche io.” spiegò Remus.
“Perché hai cambiato idea?” chiese Lily, curiosa.
“Beh, al mio posto James sarebbe di sicuro andato.” rispose Remus, pratico.
“Vinceranno, ne sono sicura.” disse Lily, decisa.
“Speriamo.” sospirò Remus.
Una volta arrivati sulla tribuna i due ragazzi la trovarono vuota fatta eccezione per un ragazzino con un braccio fasciato.
“Da questa parte, venite qui.” chiamò il ragazzino, sorridendo.
“Simon, giusto?” chiese Remus, studiando a fondo il compagno di casa. Da quello che gli aveva raccontato James Simon era rimasto insieme alla squadra anche se non poteva giocare, assistendo agli allenamenti, raccattando le pluffe e i bolidi a fine allenamento, aiutando James con i compiti e facendo da supporto morale.
Era incredibile, quel ragazzino da solo aveva fatto più di quanto avessero fatto lui e Sirius insieme pur senza scendere in campo.
“Si, il battitore infortunato.” annuì Simon, felice di non essere l’unico spettatore della partita. Era sicuro che fosse solo questione di tempo. James aveva ragione, alla fine sarebbero arrivati tutti a vederli giocare.
“Siamo gli unici, che tristezza.” borbottò Lily, delusa.
“È solo questione di tempo.” spiegò Simon, studiando a fondo la tribuna opposta già gremita di gente. Non sembrava agitato o deluso; credeva davvero alle parole di James e sapeva che si trattava solo di aspettare.
“Come?” chiese Lily, confusa.
“Appena iniziaranno a giocare arriveranno tutti. Vedrete, sono inarrestabili.” spiegò Simon, sicuro. Aveva visto giocare i suoi compagni e sapeva bene che le serpi non avevano speranza.
“Allora James ha fatto un buon lavoro.” commentò Remus, sorridendo, fiero del suo amico.
“James è eccezionale.” assicurò Simon, entusiasta.
“Non so come ha fatto a non crollare in queste settimane.” sbuffò Lily, preoccupata per il ragazza di cui si era accorta di essere irrimediabilmente innamorata.
“Beh, è crollato poco fa.” disse Simon, alzando le spalle mentre sui visi dei due compagni si disegnava un’espressione terrorizzata.
“Dici sul serio?” chiese Remus, pallido, imprecando silenziosamente. James alla fine era crollato, aveva avuto bisogno di loro e ancora una volta gli amici lo avevano lasciato solo.
“Non voleva scendere in campo.” spiegò Simon, tranquillo.
“E poi?” chiese Lily, ansiosa, aspettando che il ragazzo continuasse il racconto.
“Charleen, Frank e la squadra gli hanno fatto cambiare idea.” raccontò Simon, serio, ricordando le parole della ragazza. Charleen era stata davvero grande; in quelle settimane aveva già abbondantemente dimostrato di non essere la ragazza superficiale che sembrava, ma ogni giorno era una continua scoperta.
“Meno male.” sospirò Remus, sollevato che James si fosse ripreso.
“Avreste dovuto vederli, sono carichi. Serpeverde dovrà impegnarsi per vincere.” assicurò Simon, entusiasta.
Remus e Lily si scambiarono uno sguardo complice, poi tornarono a fissare il campo in attesa che i giocatori scendessero in campo e la partita potesse avere inizio.

Poco prima di scendere in campo Charleen lanciò un’ultima occhiata alle tribune, fissando incredula ciò che si trovava di fronte.
“Ehi ragazzi, guardata là.” urlò Charleen, facendo sobbalzare tutti quanti i compagni.
“Dove?” chiese Frank, precipitandosi a vedere.
“Sulle tribune, avanti guarda.” lo incitò Charleen, agitata.
“Charleen, non c’è nessuno. Solo Simon.” sbuffò James, indossando l’uniforme senza prestare troppa attenzione all’entusiasmo della ragazza.
“Guarda meglio.” sbuffò Charleen.
“Ha ragione lei, ci sono Lily e Remus.” esclamò Frank, sorpreso ed allo stesso tempo deluso che non ci fossero anche Sebastian ed Alice.
“Non possiamo perdere allora.” esclamò James, deciso, guardando lui stesso dove stava indicando la ragazza.
“Perché c’è la tua bella?” scherzò Frank.
“Smettila subito Frank.” disse James, rosso in viso.
Charleen e Frank si guardarono e cominciarono a ridere di gusto; il portiere aveva colpito nel segno.
“Avanti, tutti in campo!” ordinò James, deciso.
Come al solito la stretta di mano tra i due capitani sembrò tutto tranne che amichevole, ma nessuno sembrò protestare. Non si poteva certo pretendere che una Serpe e un Grifone andassero d’amore e d’accordo dopo tutto.
Una volta saliti sulle scope fu chiaro a tutti che non sarebbe stato così facile per Serpeverde portare a casa la coppa, anzi. I giocatori di Grifondoro erano veloci, precisi e determinati.
Ogni volta che una serpe prendeva la pluffa c’era sempre un cacciatore pronto ad intercettarla, un battitore pronto a lanciare un bolide o Frank pronto a parare. Persino James un paio di volta si era lanciato in una mischia di cercatori, confondendo i Serpeverde per permettere a Stephanie e Charleen di riprendere la pluffa. Regulus assisteva divertito a quelle assurde mischie, fregandosene della disperazione dei suoi compagni e della sua casa; a lui importava prendere il boccino e battere James, per il resto Serpeverde poteva anche perdere. James invece non prestava la minima attenzione al boccino intento come era a dare consigli alla sua squadra, mettendo in atto complicati schemi di attacco che doveva avere pensato di notte. Solo un paio di volte si lanciò all’inseguimento del boccino, giusto per assicurarsi che Regulus non lo prendesse. La prima volta si lanciò nella direzione opposta, portando il Serpeverde fuori strada; la seconda volta invece inseguì Regulus, lo superò e fece in modo che la piccola sfera d’orata potesse volare via. Il pubblico era in delirio, tanto che Tassorosso e Corvonero avevano preso a tifare per Grifondoro. La professoressa McGranitt era fuori di sé dalla gioia e Silente sembrava alquanto compiaciuto.
Le grida dal campo arrivavano fino al castello, tanto che molti studenti si erano alla fine decisi ad andare alla partita. In particolare negli ultimi minuti c’era stata una mobilitazione generale; tutta quanta Grifondoro si stava riversando allo stadio.
“Che sta succedendo?” chiese Alice, guardando confusa gli amici.
“Non lo so..” rispose Seba, alzando le spalle. Per quanto odiasse ammetterlo, anche lui era curioso di sapere quello che stava accadendo al campo.
“Ehi tu, dove vanno tutti?” chiese Cristal ad una ragazza del settimo anno che si era colorata il viso con i colori della casa dei grifoni.
“Al campo a vedere la partita.” rispose lei, come se quella fosse una risposta più che ovvia.
“Cosa?” chiese Sirius, incredulo.
“Grifondoro sta vincendo.” spiegò meglio la ragazza, sorridendo.
“Per quello che vale, siamo lo stesso ultimi.” sbuffò Seba, depresso.
“Invece no, se vincono con 400 punti di vantaggio vinciamo noi.” si intromise un ragazzo del primo anno con l‘aria di chi la sa lunga.
“Non dire schiocchezze, nessuno a mai vinto con 400 punti vantaggio..” sbuffò Alice, seccata.
“Lo dici tu, intanto stiamo vincendo per 200 a 0!” disse la ragazza con il viso colorato, allontanandosi verso il campo.
“Cosa?” chiese Cristal, incredula.
“Non è possibile.” commentò Sirius, stupito.
“Andiamo, forza.” esclamò Sebastian, deciso a vedere se quella era la verità.
I ragazzi corsero al campo, cercando di fare più in fretta possibile. Una volta arrivati scoprirono che era tutto vero.
“Remus, Lily!” chiamò Cristal, correndo vero i due ragazzi.
“Eccoli.” urlò Lily, indicando gli amici.
“Visto?” chiese Simon, sorridendo.
“Che sta succedendo?” chiese Alice, senza riuscire a staccare lo sguardo dal campo.
La squadra di Grifondoro era scatenata, ed i suoi giocatori erano talmente veloci che risultava quasi difficile seguire le loro azioni.
“È la partita più incredibile che abbia mai visto!” esclamò Remus, indicando il tabellone che segnava il punteggio: 250 a 0 per Grifondoro.
“Charleen ha fatto un sacco di punti, e nessuno è ancora riuscito a segnare a Frank.” disse Lily, entusiasta, fissando l’amica volare veloce verso la porta e segnare un fantastico punto.
“James?” chiese Sirius, cercando l’amico con lo sguardo.
“Si diverte a prendere in giro Regulus.” spiegò Simon, divertito, mentre James si prendeva gioco per l’ennesima volta della serpe allontanandolo dal boccino per lasciare giocare i compagni.
“Quanto siamo?” chiese Sebastian, incredulo. Non poteva essere vero; come diamine aveva fatto James a compiere un simile miracolo? Era davvero bastato il suo entusiasmo e la sua voglia di fare a trasformare una squadra sull’orlo del fallimento in una squadra di campioni?
“280 a 0.” rispose Remus, battendo le mani. Alle loro spalle la curva era scatenata ed aveva preso ad incitare la squadra con cori e canti. Serpeverde invece si era ammutolito.
“Accidenti, che fa James?” chiese Seba, seccato. Grifondoro stava vincendo, se James avesse preso il boccino allora la coppa sarebbe stava loro.
“Ha detto che non prenderà il boccino fino a che Grifondoro non avrà 300 punti di vantaggio.” spiegò Simon, riassumendo brevemente ai nuovi arrivati il discorso di incoraggiamento di James.
“Beh, manca poco allora.” commentò Cristal, alzando le spalle mentre Charleen segnava l’ennesimo punto per Grifondoro. Prima ancora che la curva smettesse di esultare Bob aveva già raddoppiato e James, inseguito a breve distanza da Regulus, si era lanciato all’inseguimento del boccino; era arrivato il momento di chiudere quella dannata partita, entrare nella storia e riscattarsi davanti a tutta la scuola.
Poco dopo la voce del cronista risuonò forte in tutto lo stadio, annullando definitivamente le speranze dei Serpeverde.
“JAMES POTTE PRENDE IL BOCCINO E GRIFONDORO VINCE LA PARTITA E A SORPRESA ANCHE LA COPPA!” esclamò il cronista, incredulo.
“Incredibile!” commentò Sebastian, scuotendo la testa. James era riuscito dove lui aveva fallito. Avrebbe dovuto fidarsi di lui e giocare.
Proprio mentre tutti stavano esultando, Sirius e Lily si accorsero che qualcosa non andava. James infatti era ancora a mezz’aria e non sembrava dare segno di muoversi;
“Oddio, James!” urlò Alice, spaventata, mentre James perdeva l’equilibrio; il ragazzo infatti stava inspiegabilmente cadendo dalla scopa. Prima che fosse troppo tardi Frank riuscì a prenderlo al volo, salvando la situazione. Il capitano era svenuto e sembrò riprendersi solamente una volta toccato terra. Non appena si rese conto di quanto era successo James fece un segno verso la tribuna, per rassicurare la cugina e gli amici. Alice tirò un sospiro di sollievo e lo stesso fecero gli altri. Solo Sirius sembrava pensieroso; un brutto presentimento gli diceva che presto ci sarebbero stati guai.
“Ehi amico, tutto bene?” chiese Frank una volta nello spogliatoio.
“Si, credo.” mormorò James, ancora scosso.
“Che è successo?” chiese Charleen, sedendosi vicino a lui.
“Non lo so, un giramento di testa.” rispose James, prendendo la testa tra le mani.
Improvvisamente di nuovo tutto divenne nero e James dovette appoggiarsi al muro per non cadere.
“Ci sei?” chiese Frank, spaventato.
James cercò di rispondere, ma la voce gli morì in gola. Intorno a lui vedeva un sacco di immagini sfuocate di gente arrabbiata, che urlava. Stavano litigando con qualcuno che disprezzavano ma lui non riusciva a capire di chi si trattasse; chi era quel ragazzo? Perché tutti lo odiavano e ce l’avevano con lui? Che diamine aveva fatto di tanto grave?
“James, ci dici qualcosa?” implorò Charleen.
Il ragazzo aveva di nuovo perso i sensi. Non appena aprì gli occhi, fulminò gli amici con lo sguardo.
“Sto cominciando a spaventarmi.” avvertì Frank, ad un passo dall’andare a chiamare i professori.
“Mi avete mentito..” mormorò James, con il groppo il gola. Improvvisamente tutto era diventato chiaro; era lui quello che tutti loro odiavano. Gli avevano mentito da quando era uscito dal coma. Si erano presi gioco di lui e della sua buona fede. Chissà quante risate si erano fatti alle sue spalle in quei mesi.
“Che dici, James?” chiese Charleen, spaventata.
“Non voglio più vedere nessuno di voi, sparite dalla mia vita.” urlò James, fuori di sé.
Frank e Charleen cercarono di dire qualcosa, ma ancora una volta il cercatore li precedette.
“Come avete potuto mentirmi così?” chiese James, prima di andarsene sbattendo la porta.
“Dannazione.” imprecò Frank tirando un pugno al muro, mentre i ragazzi entravano nello spogliatoio. C’erano tutti. Alice, Sirius, Simon, Remus, persino il piccolo Peter; mentre Lily, con Cristal e Seba chiudevano il gruppo.
“Ehi ragazzi, dove si è cacciato il nostro campione?” chiese Alice, guardandosi intorno alla ricerca del cugino per fargli i complimenti.
“Fate un’altra domanda, meglio..” sospirò Charleen, depressa.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto chiedo perdono per la lunga assenza, sperando che questo altrettanto lungo capitolo addolcisca un po' il tutto!
ringrazio chi ha commentato e chi commenterà e visto che è tardi e che domani ho un colloquio importante passo subito a rispondere ai commenti!

STECULLEN94: grazie milleee!
partita vinta, eccome se l'ha vinta. con Alice ammetto di avere dato il peggio di me, Sirius invece qualche punto lo ha riguadagnato.. almeno fino a che James non ha ritrovato completamente la memoria.
da quel momento in poi credo che di punti ne abbiano persi parecchi tutti!

LOVE_VAMPIRE: grazie milleee!
eh si, lo ammetto.. Alice l'avrei presa a schiaffi anche io.
Lily invece è sempre più presa, innamorata e carina con James-
piaciuta la partita?

MALANDRINA4EVER: grazie milleee!
ma no, non uccidere tutti.. almeno qualcuno salvalo senno che scrivo io?
la squadra direi che si è riscattata, solo che James ha ritrovato la memoria.

ILOVEJAMES97: grazie milleee!
beh, in questa storia non ci sarà grande spazio per Regulus.
nell'altra storia che sto scrivendo, quella più lunga, diciamo che si riscatta abbastanza e fa una fine decisamente più piacevole che nel libro; se hai voglia vai a dare un'occhiata!

  
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