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Autore: Rosa di cenere     10/09/2010    6 recensioni
Ricordo con chiarezza quel giorno. Quel giorno durante il quale tutto è cambiato. In poche ore tutte le mie certezze sono crollate, lasciando spazio solo ad una enorme confusione. Il bene e il male non erano più due cose indistinte, non esisteva alcuna differenza. Il giorno e la notte erano solo le due facce della stessa medaglia. L’amore e l’odio erano la stessa cosa.   E se Hermione cominciasse improvvisamente ad essere attratta da Draco? E se una lezione di Pozioni potesse cambiare il destino di entrambi?
Questa é la mia prima fan fiction, e parla di Harry Potter, il libro di J.K. Rowling, anche se i personaggi e situazioni sono liberamente interpretati e inventati da me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ta tan!!!! Per prima cosa voglio ringraziare barbarak, Vera Auxilia 04 (anche per me é stato bello sentirti al di fuori di EFP, sembri una persona davvero fantastica!) , Padroncina, Lightofmyeyes e Hollina, che hanno commentato il mio ultimo capitolo in un modo talmente dolce e gentile che ogni volta che leggo le loro recensioni divento euforica! Voglio dire inoltre GRAZIE a tutti coloro che hanno letto la mia storia, ma soprattutto quelli che l'hanno aggiunta tra le preferite (spero di sentire presto le vostre opinioni, anche con poche parole sono felice :) )

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento

Vi voglio bene, quando leggo le vostre recensioni le mie giornate migliorano molto!!! La vostra Rosa di cenere

 

Non sono riuscita ancora oggi a comprendere perché lo feci.

Ormai da tempo mi era chiaro che l’affetto che provavo per Ron era come quello che avrei provato per un fratello, e nulla di più. Non lo amavo, e non era mia intenzione farlo soffrire facendo credere il contrario.

Ma quegli occhi grigi che mi guardavano, strafottenti, erano l’unica cosa che riuscivo a sentire.

Li sentivo su di me, li vedevo studiarmi … ma non sapevo cosa si celasse dietro quella facciata di ghiaccio.

Volevo capire se quella inspiegabile voglia che mi attanagliava il cuore fosse ricambiata, se anche Draco desiderava me come io desideravo lui.

Volevo che reagisse alla mia provocazione, dicendomi in faccia quello che provava, anche se dubitavo che lo avrebbe fatto. Dovevo provare, era l’unica possibilità che mi avrebbe permesso di tornare a vivere …

Lo sai anche tu che se ti respingerà non potrai tornare a vivere, perché lui si è preso il tuo cuore …

Lo sapevo, eppure continuavo a sperare che i miracoli potessero accadere.

Quando le mie labbra si furono staccate da quelle di Ron, il mio sguardo corse a lui.

La sua rabbia mi colpi come un pugno nello stomaco.

I suoi occhi grigi erano diventati freddi come il ghiaccio, e fissavano Ron talmente intensamente che sembravano poterlo tagliare a metà.

La sua mascella era talmente contratta, e i denti talmente digrignati che per un momento ebbi paura che quel viso perfetto si stesse per rompere in mille pezzi.

Con una mano tremante si strappò la maschera dal volto, mostrando un pallore ancora più marcato del solito.

Il silenzio attorno a noi era opprimente. Nessuno capiva cosa stesse accadendo, ma la furia ceca del Serpeverde, talmente chiara da alleggiare quasi nell’aria, teneva lontane le domande.

Con scatto felino, senza che nessuno potesse prevedere la sua mossa, Draco fu davanti al rosso Weasley.

Lui non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca per lo stupore, che il pugno chiuso di Malfoy lo colpi in pieno volto.

La maschera di porcellana che portava si frantumò, e una quantità incredibile di frammenti affilati e pericolosi  gli ferirono il viso.

Schizzi di sangue appartenenti ai due ragazzi andarono a macchiare i vestiti delle persone più vicine,  talmente immobili a causa dello stupore da sembrare statue di cera, ferme per sempre in quell’attimo di incredulità.

Alcuni si ripresero appena in tempo per  afferrare il povero Ron, stramazzato a terra e con il naso grondante liquido rosso.

Per quanto la mia coscienza mi urlasse di aiutarlo, non riuscivo a distogliere lo sguardo da Draco .

Per quanto assurda e tragica fosse la situazione, l’unica cosa che riuscivo a pensare era a quanto fosse bello.

Un angelo vendicatore.

La giacca bianca schizzata di gocce scarlatte, una mano ferita e dolorante stretta al petto, il fiato corto.

In un attimo i suoi occhi si spostarono  dal ragazzo a terra a me.

Quelle due voragini di tempesta erano diventate cosi espressive che faticavo a sostenere il suo sguardo.

Senza una parola si avvicinò a me, finché fummo talmente vicini che  i nostri respiri si mescolarono in una cosa sola.

Mi mise una mano dietro la schiena e mi attirò a se, il mio cuore martellante contro il suo petto.

-Di solito è cosi che finiscono i miei sogni … - lo disse in un sospiro, talmente piano che solo io potevo sentirlo.

E le sue labbra furono sulle mie.

Non era un bacio leggero, delicato, ma l’espressione perfetta del desiderio represso che sentivo nel corpo stretto contro il mio. Una scarica di energia pura mi attraversò il corpo, dalle punte dei capelli ai piedi, e mi sembrava quasi di essere in procinto di esplodere. Come un vaso rotto tenuto insieme da una colla scadente. Sarebbe bastato un soffio di vento troppo forte per distruggermi.

Mi sfuggì una lacrima.

Sapevo di aver rovinato tutto.

Sentivo che il sapore dolce di quel momento era guastato da qualcosa.

Ti sta dicendo addio, Hermione.

La sua mano sinistra si poggiò sulla mia guancia, mentre le nostre labbra si separavano, provocandomi un dolore quasi fisico.  Mi aggrappai come una bambina al bavero della sua giacca, come se potesse bastare a tenerlo li con me.

-… l’unica differenza, Mezzosangue, è che nei miei sogni di noi due quello malvagio sono io … -

Rumore di qualcosa che si frantuma.

Le mie dita persero la forza, e la mia presa su di lui si allentò.

Avrei potuto impedirgli di andarsene.

Avrei potuto dirgli che lo amavo.

Invece l’unica cosa che riuscii a fare, mentre lo guardavo  allontanarsi velocemente dalla stanza, fu accasciarmi a terra e piangere.

 

Il vecchio Malfoy non esisteva più, e il suo posto era colmato da un infinito nulla.

Non sentivo niente.

Non il freddo pungente sulla pelle, non la musica che aveva ricominciato a suonare all’interno del castello, non il sangue che scorreva veloce nelle vene.

Solo una cosa mi appariva terribilmente nitida.

La sua immagine, nella mia mente, ripeteva quel gesto all’infinito.

Lo baciava ancora.

E ancora.

Anche ad occhi aperti, l’immagine di quelle labbra sulle sue si sovrapponevano al paesaggio.

Probabilmente tuo padre si sta rivoltando nella tomba, vedendo suo figlio stare male per una sporca mezzosangue.

Sorrisi, un gesto abitudinario che però non aveva nulla di allegro.

Camminavo a testa bassa, fissandomi le scarpe, senza nessuna meta e senza sapere quando mi sarei fermato.

Volevo solo che quel dolore lancinante al petto scomparisse, portato via dal vento.

Perché?

Era l’unica cosa che la mia mente distrutta riusciva a chiedersi.

Perché dovevo innamorarmi proprio di lei?

Perché aveva baciato il rosso proprio davanti ai miei occhi?

Mi fermai, le costose scarpe a pochi centimetri dalla riva gelata del lago.

Ma soprattutto una assillante interrogativo mi stava distruggendo da dentro, scavando nel mio animo e arrivando sempre più vicino a distruggermi.

Perché continuavo a desiderarla nonostante tutto quello che mi aveva fatto?

Mi tolsi la giacca, desiderando ardentemente che quel gelo invernale mi entrasse dentro, spazzando via tutto il resto.

Ma non bastava.

Il gelo mi scalfiva solamente, attraversando la stoffa della camicia leggera e pungendomi fastidiosamente la pelle.

Eliminai anche l’ultimo poco di stoffa che mi divideva dal freddo polare. Una folata di vento mi fece rabbrividire, ma questo servì solo a ricordarmi quanto avrei essere coperto dal suo corpo caldo,  quanto avrei desiderato scaldare il mio viso gelato tra i suoi morbidi capelli.

Mi presi la testa tra le mani e caddi a terra, in ginocchio.

Urlai, talmente forte che nella foresta ci fu un attimo di fuggi fuggi generale, poi il silenzio più assoluto.

Tirai un pugno al terreno, ricordando troppo tardi il cazzotto che avevo dato a Ron. Mille aghi gelati andarono a conficcarsi nella mia pelle martoriata, facendomi trasalire.

Il mio prezioso sangue andò a tingere la neve, lasciando una scia scarlatta.

Guardai il mio riflesso nel ghiaccio, e capii che non sarei potuto tornare indietro.

I miei occhi trasudavano una tale frustrazione che non riuscii a guardarli per molto. Il mio volto era una maschera di tristezza, che mi ricordava solamente quanto fossi diventato dipendente da lei, ed era una cosa che mi ero sempre ripromesso di non fare.

Avevo sempre vissuto solo per me stesso, senza mai guardare in faccia nessuno.

Ero cambiato, per quanto impossibile questo potesse sembrare.

La superficie del ghiaccio si ruppe in mille pezzi, facendomi sussultare, e una mano palmata si protese verso di me.

Prima che potessi fare qualsiasi cosa numerose dita mi artigliarono, trascinandomi lentamente verso il fondo.

Forse era proprio quello che volevo.

Che la fine arrivasse.

Poi il buio mi avvolse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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