Per la mia piccola
So. Un piccolo pensiero in anticipo per il tuo compleanno…
Ti voglio bene
Tua Ale :P
Ti voglio bene
Tua Ale :P
3
Galeotto fu l’aforisma
Galeotto fu l’aforisma
"Sapete perché la vendetta è così buona? Perché è dolce e non fa ingrassare!"
Hitchcock ne sa.
Ne sa davvero.
È a questo che penso mentre mi “preparo” per il fatidico appuntamento, per gustare appieno la dolcezza che per la prima volta nella mia vita non si depositerà sui miei fianchi.
Non sono agitata, non sono nervosa. Sono solo impaziente. Si perché chissà che questa non sia la volta buona che William Musterson e tutti quelli come lui imparino che non siamo tutte delle bamboline con la carica a molla che non aspettano altro che un loro giro di chiave per esistere.
Questa sera sarà La sera.
La sera in cui si renderà conto di cosa vuol dire avere un cervello pensante con cui interagire. A ben vedere, più che una vendetta, gli sto offrendo su un vassoio d’argento la possibilità della sua vita.
Non per peccare di presunzione, ma io sono la sua porta aperta sul mondo.
La mia teoria sul genere femminile mi ha portato a rivisitare in una chiave tutta nuova i concetti base del femminismo ed è alla luce di questi restyling che posso dire di essere il messia personale del poltergeist.
Lo dico con amarezza, sia chiaro, ma il mondo delle donne è diviso in classi.
C’è la classe delle sceme irrimediabili, quella delle romantiche patetiche, quella delle carrieriste, quella delle disilluse e quella delle depresse nichiliste. Poi ci sono io, che credo di fare categoria a parte forse accompagnata da uno sparuto gruppo di anime a me simili sparse in giro per il mondo.
Le donne, quindi, non sono sempre il sesso forte, anzi. Si dimostrano ancora più deboli di quanto in realtà non siano nel momento in cui si mettono a fare del facile femminismo, autoeleggendosi reginette dispotiche, protettrici della sacra collana degli “Harmony” e dei diritti delle loro sorelle, credendo che per avere il potere basti mettere una ramazza e uno straccio per la polvere in mano a un uomo. Ecco quelle sono le femministe patetiche. Patetiche perché, per quanto insulsi essi siano, buttano all’aria i loro principi davanti a un paio d’occhioni e un mazzo di rose.
Quelle sono le donne che pensano per schemi facili ed imposti, con anche la presunzione di essere originali nel loro modo di ragionare.
Sono femministe perché devono pur prendere partito dopo aver abbandonato quello del “diamo una speranza agli uomini”. Quelle donne cambieranno bandiera non appena si presenterà un esemplare Mustersoniano che farà loro gli occhi dolci.
Da una certa soddisfazione pensare che sarò il primo, incrollabile muro contro cui sbatterà il suo grazioso musetto. Perché anche lui sa che esistono le femministe patetiche e io non sono una femminista patetica.
Io sono il suo peggiore incubo.
Mi do un’ultima sistemata allo specchio e si, sono pronta.
Un ghigno malefico mi sorge spontaneo nel rimirare la mia “tenuta sexy”. Non è certo così che ci si veste per un vero appuntamento, ma siccome anche l’occhio vuole la sua parte… perché non iniziare proprio dall’impatto visivo per far capire al poltergeist quali sono le regole del gioco?
Faccio appena a tempo ad aggiungere l’ultimo dettaglio orrido che il campanello suona.
È puntuale.
Ma mi prende in giro??
Infastidita dalla puntualità imprevista, spalanco la porta e mi trovo davanti un’altrettanta tenuta sexy, praticamente copia della mia.
- ciao, raggio di sole!- mi saluta con un ghigno appoggiato con una spalla alla cornice della porta e con le mani volgarmente nelle tasche di una tuta sportiva. Paradossalmente sexy senza alcuna forma di ironia nell’affermazione. Diamine.
- se sei infastidita dalla mia puntualità posso sempre aspettare fuori dalla porta per un altro quarto d’ora e suonare di nuovo il campanello. Sono molto bravo a fingermi affranto per la mia maleducazione - mi canzona senza però menzionare la mia scarsa eleganza, né la sua.
- potrei anche decidere di fartelo fare, Musterson. Non mi sfidare- ribatto inviperita. Questa deve essere la Mia sera per dimostrare a Lui che è il caso che con me metta da parte il primo comandamento del manuale delle giovani Marmotte: regala un sorriso e la tua amicizia a chiunque.
“Specialmente ai vicini”, deve essere il sottotitolo.
- potresti, ma sarebbe un vero peccato. Ci si congelerebbe la cena e… i panini del Mc Donald non sono il massimo quando si raffreddano, soprattutto le patatine -
I panini del Mc? E che centrano?
In risposta alla mia sicuramente visibile faccia a punto interrogativo, si sposta appena dallo specchio della porta, consentendomi di guardare oltre le sue spalle.
Al centro del pianerottolo un tavolo verde in plastica da giardino e due sedie coordinate fanno mostra di sé. Il tavolo è già imbandito di sacchetti marroni con una gigantesca M gialla sopra e svariati cartoni di happy meal. A far luce, due lampade da campeggio che illuminano più del faro di Alessandria d’Egitto, diffondendo ovunque una fredda e intensa luce bianca.
Fa molto “pasto caldo di fortuna per poveri disadattati”, non so se riesco a rendere il concetto.
- non volevo che scambiassi questa cena per un incontro romantico, cara la mia Samantha. Ma noto con piacere che nemmeno tu avevi intenzione di considerarlo tale -
1 a 0… per lui.
Dannazione!
- su, svelta, prendi posto! Non so te, ma io ho una fame nera! Scegli quello che vuoi. Non sapevo se eri tipo da Mc Chicken, da Big Tasty, da Mc Bacon… o da nuggets quindi ho preso praticamente tutto. Io personalmente sono più da Big Mac quindi ti sarei infinitamente grato se lo lasciassi a me -
Ok…
Un bel respiro.
Un altro.
Un altro più grosso.
Ecco… bene. Tu continua a respirare. Respira a fondo e cerca di non diventare viola.
Se vuoi vincere devi agire con discrezione e non fargli capire che ti stia venendo il dubbio che lui abbia acquisito per osmosi quest’immensa dose di sarcasmo soltanto inalando la tua stessa aria.
La prima cosa che farai domani sarà chiamare un’impresa edile per farti isolare meglio le pareti di modo che non respiri più nulla di questa “qualità” e non te la ritorca contro.
Si.
“La calma è la virtù dei forti”, disse qualcuno creando una frase che sarebbe diventato un cult.
Riducendo tutta la mia stizza al solo segno visibile di un’arricciata di labbra, mi siedo sull’altra sedia libera, quella davanti al mio portoncino. Allungo una mano verso i sacchetti che ho di fronte e pesco il Big Mac.
Poi, con studiata lentezza esasperante, apro il cartone che contiene il panino e gli do un morso pieno di soddisfazione.
Finta. Io odio il Big Mac.
- quindi è per questo che la nostra conversazione più lunga di tre anni di vicinato è stata quella di stamattina? Perché sei una stronza?-
Chiamando a raccolta quanto appreso dall’unica lezione di teatro seguita al liceo, inghiottisco il disgustoso boccone e sfodero il più innocente dei sorrisi del mio repertorio.
- una stronza dici? E perché mai?-
- perché è chiaro che hai preso il mio panino per farmi un dispetto. Sai, nella differenziata della carta del nostro cortile, oltre alle scatole del cinese, spesso ci trovo quelle del Mc e tra tutte manca proprio il Big Mac, chiaro segno che non ti piace. Già mi pare assurdo quanti di questi panini ti fai fuori da sola, perché non mi pare che tu abbia amici con cui dividerli, ma quello che trovo più sconcertante è la gratuità del tuo dispetto-
- rovisti nella mia spazzatura adesso? E poi che ne sai che non ho amici?-
- mah… allora…da dove comincio? torni a casa sempre alla stessa ora tutte le sere. Esattamente venti minuti dopo il tuo campanello suona ed è quasi sempre il fattorino del cinese qua di fronte quando non è quello della pizza a portar via della piazza in fondo alla strada. Non ti vedo mai uscire la sera se non per stare a prendere aria sul tuo terrazzo che, sebbene a volte tu sembra dimenticartelo, confina con il mio e lasciatelo dire, non mi piace per niente che tu ti sieda con le gambe a penzoloni fuori dal cornicione. Già è pericoloso che non ci sia una ringhiera, ma tu sfidi proprio la tua buona sorte e anche le regole della gravità!... Non sento mai il tuo telefono squillare a nessuna ora del giorno né della notte…-
- ok, ok, ok! Era meglio fermarmi alla prima domanda! Era meglio pensare che rovistassi nella mia spazzatura perché ti diverti a giocare all’investigatore segreto invece di scoprire che sei uno stalker!-
- perché sei così stronza? La solitudine ti inacidisce? Potresti sempre andare al parco a parlare con gli anziani sulle panchine… o potresti venire da me-
- e perché dovrei venire da te?-
- posso darti tutta una serie di motivi più che validi, a partire dal fatto che disto solo dieci passi dal tuo portone…poi perché faccio feste fantastiche…perchè ho amici fantastici …-
- i tuoi amici fantastici? Ma per favore! La maggior parte delle volte sono solo un gregge di pecore belanti che si dimenticano di essere dei bovidi e cinguettano come canarini stonati fuori dalla tua porta e nel migliore dei casi, come questa mattina, sono innocue salme sonnecchianti davanti alla mia porta, troppo lesi dalla sbronza che si sono presi durante una delle tue “feste fantastiche” per sentire anche solo una parvenza di dolore quando ci inciampo sopra. E tu ti chiedi perché la nostra conversazione più lunga in tre anni è stata davanti a una lavatrice? Bene… te lo spiego subito! Perché io non voglio avere nulla a che fare con te. Non voglio averci nulla a che fare perché sei un casinista irrispettoso, senza un minimo di decenza né pudore, con una scarsa percezione del confine tra tolleranza e molestia. Perché sei un nullafacente fannullone, senza passioni, senza interessi che siano tuoi. Perché sfoggi il tuo sarcasmo come se fosse un’arma irresistibile che in realtà non fa altro che indispettirmi, irritarmi e di conseguenza indispormi e perché sono quasi certa del fatto che, a giudicare dalle persone che frequenti, tu sia un ubriacone a tempo se non pieno almeno part-time!-
L’ho zittito, credo.
Le braccia incrociate sull’ampio petto muscoloso, il viso concentrato, sembra stia chiamando a raccolta tutti i suoi pensieri per trovare qualcosa di adeguato da controbattere.
- beh… sono un sacco di motivi – risponde pacato con un sorriso amaro.
- ne ho altri -
- Lascia che ti dica una cosa. “Non bisogna giudicare gli uomini dalle loro amicizie:Giuda frequentava persone irreprensibili!”. Sai chi l’ha detto? Hemingway. E sai chi ha detto “La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua."? È stato D'Annunzio. Oppure “Meglio bruciare in un attimo che spegnersi lentamente”? Cobain. E che ne dici di "Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui."? È di Nietzsche-
- e con ciò? Che vorresti dimostrare?-
- che non è vero che sono un… com’era? Ah si… un nullafacente fannullone, senza passioni, senza interessi. Ti sei fatta un’idea completamente errata di me e per di più arrogandoti il lusso di avere un’opinione senza nemmeno prenderti il disturbo di indagare sulla mia persona-
Giochicchia con le patatine che ha versato nella metà di scatola vuota del suo panino, apparentemente interessato più a contare i granelli di sale su una patatina piuttosto che a me.
Forse ho esagerato a rispondergli in modo così sprezzante e deliberatamente offensivo.
Non chiedetevi come sia possibile che il poltergeist sia riuscito a farmi sentire in colpa, ho un cuore anche io sotto tutti questi strati di acidità. Sono la prova vivente della veridicità delle teoria delle cipolle di Shrek.
E sono in difetto.
- vedi… se tu ti fossi presa il disturbo di scambiare quattro chiacchiere con me, di quando in quando, come normali ed educati vicini di casa… sapresti bene che non sono un nullafacente, ma che semplicemente lavoro a casa. Che ho fin troppo pudore, che ho molti interessi e che non devo essere giudicato male solo per essere in grado di gestire anche una vita sociale accanto a quella professionale e a quella privata. Se gentilmente tu mi fossi venuta a dare il benvenuto nel palazzo appena sono arrivato, io ti avrei certamente fatta entrare e ti avrei offerto un caffè e in mezzo a tutti gli scatoloni che avrebbero ingombrato il salotto… ti saresti resa conto che io vivo di passioni. Vivo di libri, vivo di cinema, vivo di musica. Mi diletto di fotografia e di cucina e non disdegno nemmeno lo sport sebbene – e anche questo lo avresti scoperto solo concedendoti di essere un pochino più garbata – non sia un corridore provetto.
Io vivo di passioni, cara Samantha. Tu di cosa vivi? Oltre che del tuo lavoro spesso mediocre, di cosa vivi? Di saggezza, forse? Di… disprezzo per i tuoi consimili? “Le passioni fanno vivere l'uomo, la saggezza lo fa soltanto vivere a lungo.” E anche questa… l’ha detta De Chamfort-
E detto ciò , si allunga oltre il tavolo e afferra disinteressato il Big Mac che ho davanti per poi dargli un morso soddisfatto, tornando a sedere comodo sulla sua sedia da giardino.
2 a 0.
Ancora per lui.
E ben presto segnerà anche il terzo punto perché mi ha lasciata letteralmente senza parole. Senza parole perché le posizioni che avremmo avuto l’uno rispetto all’altro nella mia testa erano perfettamente chiare. Io dovevo sottolineare quanto fosse inutile accollarsi l’onere di fare la mia conoscenza perché tanto io non avrei provato lo stesso interesse nel fare la sua, e lui avrebbe dovuto essere un vegetale, appena in grado di afferrare il filo conduttore del discorso non tralasciando di non capire alcune parole per cui mi avrebbe chiesto il permesso per alzarsi e andarle a cercare su un dizionario.
Mi ha praticamente dato della ridicola, della sgarbata, della cafona e dell’incapace in un modo talmente sottile che a stento era riconoscibile come un insulto diretto piuttosto che come un rimprovero.
Quello che è peggio è che ha centrato perfettamente il segno.
Lo so io, lo sa lui, che ora mangia tranquillo, per niente intenzionato a spezzare il silenzio imbarazzato che si è venuto a creare e che ora mi sta mettendo addosso tutta la vergogna rabbiosa che vorrebbe vedermi correre verso il mio portone e non di certo seduta e taciturna davanti a un bicchiere maxi di coca cola e le buste del Mc.
Dopo un lungo silenzio, e dopo un intero panino, finalmente alza gli occhi su di me. Azzurrissimi e penetranti. Sono letteralmente incatenata a quella sedia da quegli occhi, e anche se avessi voluto alzarmi per rientrare in casa mia ponendo fine a quella strana messinscena, a fermarmi più del suo sguardo è il suo schiarirsi la voce, prima di iniziare a parlare di nuovo.
- Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. -
- Neruda - soffio con il fiato mozzo, gli occhi ancora sgrananti dalla meraviglia di sentire da una voce nemica le parole del mio poeta preferito.
La sua voce calda e leggermente arrochita hanno dato una musicalità tutta nuova a quelle parole che lette dalla mia di voce mi erano sempre sembrate atone… aride.
- Neruda - conferma con un sorriso tenendo sempre gli occhi fissi su di me.
- Dubium sapientiae initium! Prima di giudicare così rapidamente avresti almeno potuto concedermi il beneficio del dubbio! Ora…Hai intenzione di scusarti con me prima o poi o devo aspettarmi un’invasione aliena prima che tu possa abbassarti a tale forma di umana cortesia?- continua riprendendo il suo solito tono canzonatorio.
In un’altra circostanza probabilmente avrei saputo metterlo al suo posto con una rispostaccia che gli facesse capire di non tirare troppo la corda con me. Che il fatto di avermi rimbrottata con tale serietà e forza di convincimento non gli da il diritto di prendersi così tanta confidenza. Eppure l’unica cosa che riesco a fare è sorridergli e infilare una mano in un sacchetto di carta per tirare fuori un panino e iniziare a mangiare dicendogli di stare zitto.
Dubium sapientiae initium. Il dubbio è l’inizio della sapienza. Lo disse Cartesio.
Forse avrei davvero dovuto concedergli il beneficio del dubbio di essere un ragazzo diverso dagli altri. Non che non sospetti ancora che, sotto sotto, sia davvero un bastardo egocentrico spezzacuori…ma se non altro potevo concedergli di non apparire così zotico e stupido ai miei occhi cinici.
Avrei dovuto concedergli la possibilità di vantare una forma di vita attiva all’interno di quella testa che si ostina a portare sul collo nonostante io gliel’avessi falciata più e più volte con la forza del pensiero.
Scoprire che è un possibile bastardo egocentrico spezzacuori con un cervello funzionante è una dura botta. Insomma… chi è scemo per natura almeno è giustificato!
E invece no. Lui è un poltergeist raziocinante.
E lo sta dimostrando ampiamente, sciorinando uno per uno tutti i suoi aforismi preferiti, che sembra avvezzo infilare in ogni frase come a darle una giustificazione oggettiva, come a dire “non sono io che lo dico, uomo umile tra gli umili. È un saggio a dirlo!”. Poco importa che il saggio in questione fosse quasi sempre Kurt Cobain.
Gesticola molto mentre parla, e parla tanto. Tanto che a stento ha tempo di cacciare in bocca un morso di panino ormai freddo. Stranamente la cosa non mi infastidisce, anzi quasi mi diverte.
Ok… senza quasi.
Mi diverte osservare la carica emozionale che investe nella spiegazione delle sue teorie balzane, che anche se per lui sono perfettamente logiche, per me non hanno né capo né coda. Mi piace il modo in cui le sue lunghe dita si intrecciano tra loro prima che lui le porti dietro la testa, ascoltandomi parlare altrettanto divertito.
Mi piace quasi come ragazzo.
Che è ancora peggio.
- "Accade talvolta che una donna nasconda a un uomo tutta la passione che prova per lui”- declama a conclusione del suo discorso sulle donne prima di bere un lungo sorso dal suo bicchiere.
- già… “e lui, dal canto suo, finge per lei tutta la passione che non sente."- termino amaramente io, arrivati forse al punto della questione.
Dovrei dirgli del vero motivo per cui lo odio tanto? Sarebbe saggio espormi così tanto a lui tutta in una sola volta? Con la mia voce, intendo.
A quanto pare è anche un buon osservatore, con una mente pronta e acuta, attenta ai minimi dettagli rivelatori. L’ipotesi che un semplice poltergeist sia anche un veggente mi spaventa quasi di più della notizia di eventuali attacchi terroristici fuori dalla mia porta.
- “Le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato". Il vecchio Balzac.-
- già… e voi uomini non vi prendete nemmeno la decenza di imputare a voi la colpa della nostra passione spenta- commento ridacchiando, come se prendere l’argomento alla leggera potesse farlo passare quasi inosservato.
- "Errare è umano. Dar la colpa ad un altro lo è ancora di più."-
- hai finito di parlare per aforismi?-
- scusa… non ce la faccio più a fermarmi!-
Scoppia a ridere, gettando indietro la testa e portandosi le mani sullo stomaco. È così affascinante quando ride…
Samantha! Non permetterti di trovarlo affascinante! Già è grave che tu lo stia considerando interessante, non peggiorare la situazione!
- certo, devi recuperare il tempo in cui non sei riuscito a mettere in bella mostra tutta la tua sconfinata cultura letteraria. Mi sembra giusto riscattare in modo tanto onorevole la tua fino ad oggi presunta stupidità- commento acida, scacciando con parole dure e un insulto velato la debolezza di averlo osservato sotto un altro aspetto.
Non posso espormi con lui, non posso. Mai mostrare il fianco all’avversario, potrebbe ferirti.
- si, ho una cultura sconfinata. Mi piace farne un vanto- risponde ignorando la provocazione e portando il discorso lontano da quello che già iniziava a centrare con il motivo della mia reticenza nei suoi confronti.
- Sono bello, intelligente, colto, simpatico…-
- modesto, umile… non vedo così tanto amore in una stanza da quando Narciso ha scoperto sé stesso- lo canzono felice di essere ritornata su un terreno a me congeniale.
- perché? Tu c’eri?-
Ok… non è affascinante. È irritante! Irritante e basta.
Estremamente… irritante.
E inizia a piacermi.
Più di quanto sia lecito.
Dannazione! Sono una femminista patetica!
SAM
WILL
Bene, bene, bene… bene. Arrivati a questo punto devo ammettere che mi servirà del tempo per condurre la storia sui binari giusti. Ho ancora un’idea vaga della sua forma e inoltre ho un piccolo progetto che è balenato improvvisamente tra i miei pensieri e che mi sta assorbendo quasi totalmente. L’altra metà di me è stata risucchiata dagli esami all’uni e spero mi risputi fuori la settimana prossima possibilmente vincente e illesa.
Per chi non se ne fosse accorto qualche giorno fa ho pubblicato l’ultima rossa di PLVK, “I love you too” e il progetto che ho in mente ora riguarda ancora una volta il Pattinson ma fuori dalla serie “Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia”… a breve scoprirete di che si tratta. Un microscopico spoiler… un’armatura, una spada e un cavallo per il nostro vampiro. E non dico di più!
Ricordo come sempre il blog!
|
||
|
||
|
||
|
||
|
||
|
||
|
||
|