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Autore: Gloom    19/09/2010    2 recensioni
Polverano è un tristissimo paesino, dimenticato tra le montagne abruzzesi, ed è anche la nuova casa di Angela: quindicenne abbattuta che vi si è traferita per seguire sua madre.
Polverano è anche la casa di Corrado e Raffaele: due gemelli, amici per la pelle, che saranno i primi ad accogliere Angela.
I tre diventeranno inseparabili... abbastanza per aiutare Angela a far pace con il suo passato, con suo padre e con un paio di conti in sospeso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornare a calcare i sampietrini della mia città natale dopo mesi e mesi di paradiso mi fece uno strano effetto: era come tornare a fare un sogno ricorrente, un posto familiare in cui era strano trovarsi. Era la prima volta che avevo la sensazione vera e propria di tornare a casa.

La cosa mi fece anche un po' tristezza: ormai non sarebbe dovuta essere a Polverano la mia casa?
Pensai di no.

Pensai che in ogni caso una persona può andare ad abitare anche in capo al mondo, ma niente sostituisce la città di origine. C’è qualcosa di diverso in tutte le altre città, come se la tua mente avesse la stessa piantina della città in cui sei nato.
Evitai di pensarci: da piccola ero solita perdermi nei vicoletti della mia città.

Molto meglio concentrarsi sulle persone che entravano nei negozi per ripararsi dal freddo, su vecchietti che andavano a pagare le bollette, sui fruttivendoli che mi guardavano incuriositi, chiedendosi perché me ne stessi tutta sola a bighellonare per il centro storico invece di stare a scuola.

Mi sedetti su una panchina di pietra, con le cuffiette dell'mp3 alle orecchie. Sentire la mia vecchia musica mi creava un vuoto dentro: avrei voluto ascoltare ancora una volta le canzoni che mi aveva passato Raffaele, e ancora, e ancora, fino a non averne abbastanza.

Controllai l'ora e vidi che all'uscita del ginnasio mancavano solo pochi minuti. Incrociai le gambe sulla panchina e aspettai.
 La canzone stava finendo quando uscirono le prime classi.

Aguzzai lo sguardo, ma non mi sembrò di vedere chi cercavo. Come al solito erano tra le ultime ad uscire.

Poi piombarono su di me improvvisamente, facendomi cadere le cuffiette: Pu e Pam tentarono di saltarmi addosso contemporaneamente, ma fu Pu ad averla vinta e mi stritolò per un minuto buono prima di passare il turno a Pam, il tutto costellato da "Angelaaa!! Che bello vederti!! Oddio quanto ci sei mancata!!"

Poi si calmarono. Si misero fianco a fianco, una bassetta e una alta, una castana e una bionda, e mi squadrarono da capo a piedi.
 -Allora? Qui vogliamo sapere le novità. Dicci tutto quello che è successo dall'ultima volta che ci siamo sentite- disse Pu.

Io sospirai. Loro mi guardarono preoccupate:
 -Oi, che è successo?- chiese Pam. Io alzai le spalle.
 -Io e Raffaele ci siamo lasciati-.

Sentii che non sarei riuscita ad aggiungere altro. La loro espressione cambiò di colpo.
 -Oddio. Ma...perché?-

Raccontai loro tutta la storia, mentre ci incamminavamo senza una meta precisa. Loro mi avevano garantito che sarebbero rimaste con me fino a quando non fossi ripartita insieme a mia madre, dopo pranzo. Avevamo tempo per parlare.
 Ci sedemmo in quella che l'estate precedente avevamo eletto al ruolo di "panchina preferita", situata sotto le fronde degli alberi e in un buon punto per osservare la gente che passava, perché dava sulla larga discesa che conduceva alla via principale del centro.
 -Che viscido che è stato. Mi dispiace tanto...eri felice con lui. Però non è detto che non lo ridiventerai con qualcun altro. Insomma, il mare è pieno di pesci- disse infine Pam.
 -Già, non preoccuparti. Adesso come stai?- Pu mi guardò preoccupata.
 -Io...oh, sto male, accidenti. Non mi sembra possibile...solo due giorni fa a quest'ora ero con lui, ed ora invece...non è giusto. Se penso al tempo in cui mi ha preso in giro...- mi si spezzò la voce.

Pu mi passò un braccio attorno alle spalle.
 -Non pensarci. Hai più visto questa -com'è che si chiamava?- Carolina?-. Scossi la testa:
 -Non ho il coraggio di vedere neanche lei. Non credo che riuscirò a sopportare la sua presenza. E poi per quello che ne so potrebbe anche già essersi messa con Raffaele. Non ci riesco...- non finii la frase.

Pam mi carezzò un braccio, poi prese a intrecciarmi i capelli.
 -E Corrado non si è più fatto sentire?- Chiese Pu.
 -Anche se fosse non voglio parlarci io. Me l'aspettavo migliore. Sembra come se mi abbia usata per fare un dispetto a Raffaele. Voi non potete capire il tono che ha usato quando mi ha dato la notizia: sembrava posseduto. Non gli è importato niente di me, non vedo perché dovrebbe importarmi di lui-.

Pu e Pam rimasero in silenzio. Poi Pu azzardò: -Forse perché ti manca?-
 -No...- sospirai.

Ma chi volevo prendere in giro? Mi mancava, mi mancavano tutti e due. Si erano rubati un pezzo di me, l’avevano portato lontano ed ora era in balia dei loro sentimenti e delle loro azioni. Ed era proprio di quel pezzo che percepivo l’assenza.
 -Ok, mi manca. Ma non mi sentirò pronta a rivolgergli la parola per un bel po'. E ora non so che fare...lì sono sola, non ci siete voi. Non ho amici, solo un po' di conoscenti, e non so se possono bastare per andare avanti-.
 -Tranquilla, basteranno. Tu sei Angela, non puoi perdere- Pu cercò di tirarmi su il morale. Io sorrisi mesta:
 -Sono sempre stata sfigata, diciamocelo, anche prima di trasferirmi a Polverano-.

Pu e Pam si scambiarono uno sguardo che, come nei film, sembrò fosse sincronizzato, poi partirono all'attacco:
 -Non puoi permettere che un verme del genere ti faccia sentire così male! Sveglia! Hai un po' d'orgoglio sepolto da qualche parte?- esclamò Pu.
 -Come puoi pensare che sia tu la sfigata? Ma pensa a quella poveraccia di Carolina, che se continua così ha già il mestiere assicurato sulla tangenziale- Pam rincarò la dose, bandendo le finezze.
 -Lo devo conoscere questo tipo, così potrò prenderlo a sberle- Pu scrocchiò le dita dandosi arie da pugile.
 -E io mi occupo di Carolina...già mi sembra una vacca- Pam arricciò l'angolo della bocca all'insù.
 -Invece è anche abbastanza carina- bisbigliai. Loro mi guardarono scioccate, poi Pam sospirò:
 -Lei era quella costantemente obiettiva vero?-

Mi guardò in faccia -ascolta, lo so che ora puoi starci male, ma in questi casi basta aspettare e il tempo ti farà tornare come nuova, pronta per un'altra avventura, ma con il tuo bel carico di nuove esperienze. Magari ora ti sembra impossibile, ma vedrai che riuscirai a dimenticarlo-.
 -Ma il problema è che io non voglio dimenticarlo...io voglio tornare con lui...voglio tornare a quando di Carolina non ne sapevo neanche l'esistenza...-

Pu mi carezzò affettuosamente la spalla: -lo immagino. Ma non si può tornare indietro. Devi guardare avanti...sai che ti ci vuole?- Sorrise.

La guardai scettica e lei si alzò dalla panchina, saltellando per il mini parco giochi.
 -Un bel trancio di pizza e una coca cola, come quando ne andasti a dire quattro a Big Pig, ricordi?- scoppiò a ridere, seguita da Pam.

Io mi lasciai andare a un sorriso: Big Pig era stato il suo primo ragazzo, un'avventura durata il tempo di un'estate. Poi lui l'aveva mollata senza spiegazioni, con un sms lapidario.

Quanto tempo ci era stata male? Mesi e mesi. Fino a quando, stufa di vederla con il morale a terra, una sera non andai a parlargli; lui stava cercando di infilarsi il casco sul suo motorino quando gli diedi due pacche non proprio delicate sulla schiena.

Il resto è storia... ma ogni volta che riusciva il discorso il ridere era spontaneo. Pam aveva addirittura riassunto la serata sul suo blog.
 -Ok. Andiamo. Oggi stiamo insieme noi tre, come ai vecchi tempi. Ora raccontatemi di voi- dissi balzando giù dalla panchina.

Le mie amiche mi guardarono sorridendo:
 -Non puoi capire quante cose sono successe!-

Cominciarono a raccontare aneddoti, pettegolezzi, ancora aneddoti, ancora pettegolezzi, interrompendosi a vicenda e canzonandosi allegramente. Per la strada verso la pizzeria la gente lanciava occhiatacce a quelle due ragazze dalle voci troppo alte, ma noi ci divertivamo ancora di più.


 Non che mi fossi già lasciata tutto alle spalle. Solo pensare al giorno prima mi cancellava il sorriso dalle labbra. Ma se c'era una cosa che avevo imparato era che piangersi addosso serve solo a prolungare il periodo di coma profondo, dal quale invece io volevo uscire al più presto possibile.

Come al solito mi imponevo di essere forte, e se non lo fossi stata lo sarei diventata. Era una sfida con me stessa.


 Avrei sempre ricordato quella giornata con un sorrisetto sulle labbra: era stato divertente quando Pam aveva raccattato le monetine del resto che le si erano sparse per tutto il locale, cadendo dalla mano della cassiera che glie le porgeva, o quando Pu aveva deciso che nel suo pezzo di pizza mancava il sale. Ma la scena più divertente fu quando uscimmo: era ancora presto, abbastanza per incontrare i ragazzi della loro classe, tra i quali uno aveva disperato bisogno di capire i compiti per il giorno dopo. N gruppo c'era Tigatto. Non lo vedevo da mesi... che cotta assurda che mi presi per lui, l'anno prima. Ma scoprii che in quel momento mi sembrava molto più bello Raffaele. Soffocai l'amarezza.

Mentre Pu stava dettando gli esercizi al compagno di classe, Pam mi diede un pizzicotto.  

-Che c'è?- chiesi.

Mi accorsi che stava sogghignando talmente tanto da non riuscire quasi a parlare:
 -Guarda T-gatto!- biascicò sottovoce. Io lo guardai, senza farmi notare.
 -Allora?- chiesi a Pam.
 -Ti sta mangiando con gli occhi!-

Tornai a farci caso: in effetti aveva una faccia poco equivocabile. Arrossii voltandomi verso Pam, proprio nel momento in cui Pu diceva -Andiamo ragà-.

Ci voltammo e appena fummo fuori portata di orecchio Pam liberò le risate che aveva trattenuto per tutto quel tempo. Mi voltai in tempo per vedere Tigatto guardarmi come Corrado guardava a suo tempo Morena. Tornai a dargli le spalle, ritta come un ciocco.
 -Ma cosa si guarda?!?- sussurrai.

Pu e Pam risero:
 -Vedi un po' tu! Ma non te ne sei resa conto?-.
 -Di cosa?-. Di nuovo, loro due si lanciarono uno sguardo complice.
 -Mettiamola così: questi jeans ti stanno molto bene... se Raffaele ha preferito il culo di una vacca al confronto col tuo, ha dei seri probelmi-.
 Guardai Pu scioccata, poi i miei jeans e relativo contenuto, non notando alcuna differenza, poi ancora Pu.

Pam prese la parola.
 -Abbiamo sbagliato. Angela non è sempre obiettiva: pensa ancora di essere un cesso, e non si è resa conto che in questo periodo è diventata una vera topa-.

  
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