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Autore: Rucci    21/09/2010    7 recensioni
Ed ora veglio
sono Tuo e Mio
la notte mi annunziasti come vita
mi hai fatto uomo.

Ci sono centootto stelle che in verità sono demoni.
Centootto diversi demoni. "Inno alla notte" è per uno di loro.
{spectre-centric, original character}
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

IX.

 

Che cosa a un tratto zampilla

grondante di presagi

sotto il cuore

e inghiottisce la molle brezza

della malinconia?

Da noi derivi a tua volta piacere,

o buia notte?

 

 

All’inizio fu un palpito solamente.

Erano anni che la stella palpitava, viva e pronta al risveglio. Erano anni che chiamava Stevan e i vampiri battendo ritmica e regolare come un tamburo in lontananza. Quando venne il momento del Risveglio, però, l’intera notte e le creature che l’abitavano seppero distinguerne con assoluta certezza il primo palpito.

A notte fonda, nei Carpazi, il vento cessò di battere all’improvviso.

Dalle quiete profondità della terra batté un colpo. Uno soltanto.

Svegliati.

Stevan aprì gli occhi.

Svegliati, adorato.

Piegò e distese le dita, che scrocchiarono.

Svegliati e vieni a me.

Le creature si voltarono verso di lui contemporaneamente, come il meccanismo perfetto di un orologio, e Stevan vide nel buio come mai aveva visto prima. Quattro monete d’argento, nella cava di pietra: due soli erano rimasti, quella notte, mentre gli altri erano a caccia. Stevan non ebbe il tempo di riconoscerli: il suo corpo deflagrò.

 

Le stelle.

Erano tantissime.

Aprì di più gli occhi per vederle meglio, chiuse e fletté le dita a turni, scrocchiando.

Le stelle erano tantissime, una miriade di vetri infranti a precipizio sulla sua testa.

Se ne stette lì a lungo, in piedi sul terreno aspro all’imboccatura della dolina. Il vento batteva freddo, incollando la stoffa, vischiosa, alla sua pelle.

Era coperto di sangue, lo sentiva appesantire i vestiti, strisciare contro la sua pelle, gocciolare dalle mani, pizzicargli le labbra. Ma ancora non guardava. Le stelle erano tantissime.

Quando ebbe respirato abbastanza aria pulita, chiuse gli occhi ed inspirò a fondo, muovendo piano le dita. Saggiò la consistenza del sangue, che scorreva lento, impregnando le linee della sua mano, e lo immaginò nero sotto la luce della luna. Piegò le gambe, sedendosi con infinita lentezza sui talloni: il suo corpo gli rispondeva perfettamente, eretto e poi piegato, teso e duro, un grosso felino pietrificato in attesa del balzo. Era il Cosmo che aveva arso, spinto dal vento furioso che spazzava le pianure di Dite, gli era bruciato nelle vene spalancando abissi colmi di luce nera. Aprì gli occhi, stendendo le braccia magre, e osservò: il Cosmo e il Sangue l’avevano sanato. Non avrebbe più rischiato di morire. Le ferite erano chiuse. Non era più il ragazzino morente rinchiuso nella dolina, tra i mostri. Non lo era più, fatta eccezione per quelle labili cicatrici, bianche come le stelle sparse a scia sopra di lui. Allora, quando le vide, tremò e si risvegliò.

Era con tre cadaveri, con occhi spenti da secoli.

La donna smembrata in due parti, abbandonata come una bambola. L’uomo il collo squarciato, martoriato da artigli di belva. Stevan riconobbe Iulia e Gheorghe, e sfiatò.

Il terzo cadavere era un ragazzino: stava in piedi, e lo guardava.

Ricambiò lo sguardo, e quello sorrise. Sorrideva come il diavolo.

Allora Stevan capì che il suo Signore avrebbe dovuto attendere ancora.

 

 

 

 

 

Capitolo perno, che ho faticato a scrivere, ma è venuto per fortuna come desideravo venisse. Cruento, ma non patetico. Ineluttabile. Necessario.

Il Risveglio di uno spectre, è una cosa su cui vado ragionando da mesi, e ho provato a descriverne almeno uno. Almeno una parte. Poi chissà che non ci sia tempo, in futuro, per esplorare meglio questo momento rituale così forte. Io e i miei colleghi stiamo meditando. Sappiatelo.

 

beat: Oddio, come ho fatto bene a fare il cammeo dei tre giganti. Sono sempre altamente significativi. Sì, li anche io tutti e tre, anche se mi fanno paura nella loro nerezza (specialmente Minos. Sì, Minos è uno spiffero dalla finestra vivente o_o). Sono particolarmente contenta, abituata a trattare Rhadamanthys nella BDT e Minos in Gamlehaugen di avere un poco di spazio in un’altra fic anche per Aiacos! È troppo un figo.

Shinji: Credo che ci voglia un dio ed anche un baaar: eh, sì, l’Inferno è lì che ci aspetta tutti, e alla fine finirà tutto lì, ovviamente. È giusto che i tre signori facciano da apriporte, così non ce lo dimentichiamo. Per la scelta della Stella, sì, ci ho messo un po’, ma alla fine sono soddisfatta! è_é <3 Bacioli a te!

LeFleurDuMal: Sì, sì. Tutto tuo. *spolver* Eh, sì, so che è un’operazione malvagia quella di lasciare tracciati tanti sentieri. Ma un po’ l’economia della storia non me lo permette: già il velo della morte cala sui vampiri dei Carpazi e non ne ho detto un centesimo. In un certo senso, la storia vuole che sia così, quindi non me ne lamento. Ma oddio,l’ipotesi che hai paventato è spaventosa: un seguito. Uno spin off. Cielo. Come mi rammaricherei a doverlo scrivere. Guarda, guarda come mi consumo dalla sofferenza! *C* <3

Ayako_Chan: Io ti ringrazio, mi genufletto e non rispondo punto per punto perché ormai sarebbe una risposta datata, ma sono così contenta che tu abbia recensito! Le atmosfere della Rice mi hanno fatto molto più che da ispirazione, è un’autrice che ho praticamente interiorizzato, quindi se un’altra estimatrice la riconosce, beh, vuol dir tanto. Sull’analogia in particolare che hai colto con Armand non mi pronuncio. Non posso pronunciarmi, in particolare, dopo le ultime tre righe che ho scritto in chiusura capitolo. Tieniti forte, davvero. oltre qui ci sono i mostri.

ribrib20: Oddio inizialmente avevo pubblicato senza la risposta al tuo commento, siccome è stato aggiunto al primo capitolo non me n'ero mica accorta subito! *O* Rimedio! Io sono molto, molto contenta di quello che riesco a suscitarti con questa storia, perché sento che l'apprezzi davvero e questo mi rende molto orgogliosa. l'unico problema è che ho paura che cercherai di uccidermi dopo questo capitolo. Quindi corro a nascondermi dietro una lanosa pecorella! *C*;

Clayre: Sì! Sì! Facciamogliela vedere, alle sanguisughe vegetariane! E ti dirò di più: questo capitolo l’ho scritto dopo l’aberrante lettura de “Il diario del vampiro”, edito a metà degli anni novanta, ma popolare di recente perché ne stanno traendo un telefilm (migliore del libro, mi dicono). Sai cosa significa rivalutare Twilight, seppure per pochi, smarriti secondi? No? Bene. Non c’è una goccia di dannatissimo sangue per tutto il tempo: solo descrizioni dell’abbigliamento della protagonista e seghe mentali del vampiro, Stefan, che veste Armani e che è quasi omonimo del mio. Non ci ho visto più e ho fatto scorrere il sangue a fiumi. Era già in scaletta, ma mi ha dato particolare soddisfazione. E che diamine.

Kiki May: Spero che il panino fosse buono. *^* Non temere di cogliere analogie, guarda, nessuna è quasi mai campata in aria. Spesso può capitare di estrarne di sconosciute all’autore, che però sono filtrate inconsciamente (non si è mai consapevoli al 100% di tutto quello che si scrive, insomma), è raro che con una sensibilità da lettore “ferrato” si sbagli. In questo caso l’analogia con le monete (tra l’altro non venuta da me, me l’ha ispirata Milo) era voluta, ma poteva essere anche solo un bel paragone. Grazie per il tuo amore per Stevan. Grazie. lo si vede, e lo si vede anche dal fatto che è penetrato nella tua fase REMjsksdjdk (finita la fanart del magico RAINBOW mi adopererò per la tua! <3 *C*)

 

  
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