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Autore: Variabile    21/09/2010    4 recensioni
Un pittore bohème trascorre i propri giorni ritraendo giovani donne per poi ucciderle ad opera ultimata.
Alla ricerca estenuante dell'opera perfetta. Fino a che un giorno non incontra Eléonore, alla quale in nome dell'amore sarà risparmiata la vita.
Ma il passato non si può cancellare.
Genere: Drammatico, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina si alzò da letto con grande fatica.
L’estate non aveva migliorato le sue condizioni di salute. La tosse era sempre più persistente, e con essa le frequenti perdite di sangue. Non sarebbe sopravvissuto un altro inverno, ne era tristemente consapevole. Stava morendo, e stava morendo di tubercolosi. Si avvicinò al catino, e versò l’acqua dalla brocca. Iniziò a radersi con precisione.
Quello era un giorno importante, dopotutto. Avrebbe indossato il migliore dei suoi abiti, quello con i colori meno stinti e le maniche meno consumate.
Si pettinò, cercando di sistemare meglio i lunghi capelli biondi.
Quel giorno Elèonore si sarebbe sposata.
Gli aveva mandato una lettera, annunciando la data ed il luogo, più per una strana forma di correttezza che per un vero e proprio desiderio di vederlo partecipe alla cerimonia.
Si vestì e poi sollevò il voluminoso involucro del quadro.

***
Sapeva che tutti i presenti la stavano fissando, sporgendosi dalle panche completamente addobbate con piccoli fiori bianchi ed azzurri. Si domandò ad un tratto se anche lui, il pittore, era presente. Il suo abito era sfarzoso, ed ogni particolare era curato. I suoi genitori avevano fatto di tutto per nascondere la pancia della sposa. Era ormai al terzo mese, e avevano dovuto pagare moltissimo il signor Charles Neige perché non annullasse le nozze.
Charles si alzò e si diresse verso di lei, perché aprissero le danze. Si avviarono al centro del salone, mano nella mano. Il quartetto d’archi iniziò a suonare una melodia lenta e romantica. Elèonore volteggiava leggera fra le braccia di suo marito, cercando di non avvicinarsi troppo allo stesso.
-Elèonore, mia bellissima sposa, sembrate malata!-
-Difatti credo di aver ecceduto nel mangiare… Mi scuso, non vorrei rovinare la festa…-
-Puoi andare a riposarti qualche attimo dopo il ballo, se la cosa ti è gradita. Una domestica ti mostrerà la stanza padronale, peccato solo che speravo di essere il primo a mostrarti la dimora.
Quelle parole artificiose suonavano come inaspettatamente gentili. Riprese a volteggiare stretta nel suo candido abito nuziale, scambiando spesso il compagno di ballo.
Quando anche le ultime note furono disperse nell’aria, congedò le due damigelle e si fece accompagnare nella stanza padronale da una domestica.
-Un uomo ha portato un quadro per voi, poco tempo fa…-
-Un quadro?-
La sua mente balzò ovviamente al volto di Sèbatienne, ed il suo cuore ebbe un sussulto. -Si, ha detto di consegnarvelo nei prossimi giorni.-
-Credete forse sia ancora nella villa, quest’uomo? Vorrei ringraziarlo…-
-Credo di si. Qualche attimo fa l’ho visto in giardino, stava discorrendo con un amico del signor Neige.-
-Potreste andarlo a chiamare?-
-Certo, madame.-
La accompagnò nella stanza. Elèonore appoggiò contro le pesanti tende blu di broccato e minuziosi disegni, sicuramente tessuti da qualche paziente ricamatrice. Si accarezzò la pancia con una mano. Era appena una lieve sporgenza, nulla di così palese.
Era figlio di Sébatienne. Lui non sapeva ancora nulla.
Quando udì la porta schiudersi cigolando, rimase immobile.
Il pittore fece il suo ingresso, mimando un brevissimo inchino che appariva terribilmente buffo nella sua figura. Era particolarmente elegante quel giorno, senza barba e con i capelli raccolti. Sembrava quasi un ragazzino, malgrado avesse quasi trent’anni.
-Elèonore! Ho ardentemente desiderato incontrarvi ancora!-
-Eccomi qui!- rispose sorridendo. Lo abbracciò e, dopo aver controllato se la porta fosse perfettamente chiusa, lo baciò.
Sèbatienne prese le mani minuscole e delicate della ragazza nelle sue.
-Non posso immaginarvi con un uomo così, madame. E’ gretto ed orribile…-
-E’ più gentile di quanto immaginassi, anche se non lo amerò mai.- constatò la ragazza.
-Appunto! Bisogna che siate più boheme! Dov’è l’amore in questa unione? L’unica bellezza è la vostra!-
-Vi devo confessare una segreto…-
Sèbatienne le fece cenno di parlare, evidentemente incuriosito.
La ragazza cercò di scandire bene le parole, malgrado la voce tremesse: -Sono incinta. Aspetto il vostro bambino.-
-Dite sul serio?-
Quel particolare non poteva ostacolare i suoi piani. Doveva pagare il tributo. Anche se sarebbe pagato con il sangue di… di suo figlio. Era una prospettiva che non aveva mai considerato, quella di avere un figlio. Ma non poteva cambiare i propri piani, non arrivato a quel punto.
La baciò sulle labbra, e poi iniziò a piangere.
Era un pianto disperato, colmo di singhiozzi e di amarezza. La strinse a sé, per sentire il suo cuore battere.
Il suo cuore pulsare, colmo di vita, per l’ultima volta.
-Anche io… Anche io ho un segreto da confessarvi!- mormorò fra le lacrime.
-Parlate pure…-
La mano del pittore, avvezza a maneggiare strumenti delicati come i suoi pennelli, scivolò nella profonda tasca della giacca, cercando qualcosa. Trovò subito l’oggetto della sua ricerca.
Ebbe un fremito quando sfiorò il metallo gelido.
Afferrò il coltello, portandolo alle spalle della giovane.
Avvicinò le proprie labbra all’orecchio della ragazza, scostandole un poco i capelli.
-Io devo pagare il tributo…-
Le parole della giovane vennero mozzate dal coltello che penetrava con forza nella sua schiena. La mano sinistra di Sèbatienne coprì la sua bocca perché non potesse gridare. Affondò ancora più a fondo il coltello, imbrattandosi le mani col il suo sangue.
Elèonore cadde a terra, accasciandosi sul tappeto. Sèbatienne scivolò con lei, stringendola ancora a sé.
La baciò sulle labbra, ancora calde.
-Elèonore… Amore mio…- iniziò a piangere: -Oddio… Cosa ho fatto? Padre! Padre mio! Cosa mi avete fatto fare? Perché? Elèonore, amore mio… Non volevo! Il tributo! Il tributo! Dovevo pagare…-
La porta si aprì alle sue spalle ed entrò una cameriera, preoccupata.
Rimase pietrificata nel vedere il corpo dell’uomo coprire quasi completamente, come un’ombra, quello della signora. Madame Elèonore giaceva in una pozza di sangue, come in una novella noir. Il suo abito bianco si era già impregnato di sangue.
Iniziò a gridare.
Sèbatienne, correndo, uscì dalla finestra.
Il suo volto era fradicio di lacrime e sangue.



***
Ho impiegato moltissimo tempo per scrivere questo capitolo e chiedo pubblica ammenda! Scusate! Mi dispiace molto per Sarangel, che recensisce ogni capitolo e quindi ha dovuto aspettare molto! Scusa!
Ho notato con sommo dispiacere che le recensioni sono diminuite. Ho perso pubblico, mi piacerebbe sapere perché. In ultimo, avviso che ci saranno ancora uno o due capitoli, al massimo.
Variabile
  
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